i miei racconti

di Franca Caluzzi

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Ci sono fatti che è una fortuna se si possono raccontare. Questo è uno di quelli.

 

I ramponi nuovi   

 

     "Due!" Che vergogna! Quando ci penso mi viene ancora da piangere. Non verrò nemmeno promossa. Ieri c'è stata la prima uscita su ghiaccio, in Apuane, e io mi ero comprata i Grivel a dodici punte. Il mio istruttore era Augusto e siamo saliti alla Pania Secca mentre altri sono andati alla Pania della Croce. Come ero contenta, salendo il canale, dei miei ramponi nuovi! Sentivo la neve scricchiolare mentre le punte davanti la mordevano. Mi davano sicurezza.
     Cosa serve adesso il "brava" che ho meritato in vetta?
     Ho cominciato a scendere sul nevaio piantando i tacchi come ero abituata a fare quando non li indossavo. A venti metri era legato il mio compagno di corso, ad altri venti c'era Augusto. "Attenta!" mi aveva gridato Augusto "con i ramponi devi tenere i piedi piatti, tutte le punte devono entrare nella neve". Il pendio non era tanto ripido. Sulla mia destra si indovinava l'uscita di un canalino. Dovevo evitarlo.
     E' stato un attimo. L'anellino interno del rampone destro, dove passa la fettuccia che lo fissa allo scarpone, si è agganciato con l'anello di quello sinistro. Con le caviglie improvvisamente legate sono caduta in avanti, braccia dietro la schiena, e ho imboccato come una pallina da flipper il canale che non avrei dovuto fare. Incredibile la velocità che ho raggiunto in pochi attimi. Sui bordi c'erano dei massi e intorno la neve si era sciolta. Il mio unico pensiero è stato di infilarci la becca della piccozza, mentre ci passavo vicino. Per due volte ho tentato ma ho solo graffiato la superficie ghiacciata. Poi lo strappo. Mi sono fermata. Sopra di me c'era il mio compagno di corso che cercava di rimettersi in piedi. Ancora più in alto Augusto, con la corda attraverso la spalla e la piccozza piantata per intero. Si andava di conserva e lui è riuscito a mettersi in sicurezza in pochi istanti. Ma se non avesse fatto in tempo? Se la neve non avesse tenuto?
      Augusto mi avrebbe strozzata se avesse potuto. Io avrei voluto scomparire, bruciavo di vergogna. Ha preso la mia scheda e ha scritto "Due", calcando con la penna. Poi, per punirmi e consolarmi insieme, mi ha caricato lo zaino con le corde. Pesavano un po', le ho portate in discesa, e se di solito è un onore e un piacere portarle questa volta quando sono arrivata alle macchine mi sono sentita osservata da cento occhi. E quello che è peggio è che sono sicura che tutti hanno letto, nelle corde che avevo in spalla, il marchio del disonore.