i miei racconti

di Franca Caluzzi

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E se provassi a far vivere un sogno che mai potrà diventare realtà?

 

Il nonno e il nipote

(una storia raccontata dall’insegnante ai ragazzi)

 

     Ragazzi, oggi vi leggo una storia. Fate silenzio e ascoltatemi. Una storia che ancora non ho letto nemmeno io. Apriamo il libro, così, una pagina a caso.

" Nonno, mi ci porti tu domani all'asilo?
"No, Ale, domani è giovedì"
"E se è giovedì?"
"Al giovedì vado per monti. Gli altri giorni li dedico a te"
"Quando mi ci porti per monti? "
"Quando avrai cinque anni"

     Avete sentito? Questa storia comincia con una promessa fatta dal nonno al nipotino.

" Nonno, ho cinque anni" le cinque dita della manina sono tese e allargate a ventaglio.
"Bugiardo, non li hai ancora"
"Ma tra un po' li ho. Sono grande, mi porti per monti? "

     Secondo voi questo nonno manterrà la parola? Quando i vostri nonni vi promettono qualcosa poi la mantengono? Ssshhh, un po' di calma per favore. Dobbiamo sfogliare le pagine una per una, adagio.

Alessandro non sta nella pelle, è elettrico. Parla parla parla, tira il nonno per la giacca. Tuta giacca a vento zainetto dell'asilo scarponcini nuovi fiammanti e doppi calzettoni per riempire i due numeri in più che il nonno ha preteso per far fronte alla fretta con cui il bambino cresce.
L'autunno ha colorato di rosso e di giallo il bosco dove nonno e nipote camminano. Qualche albero resiste, le foglie ancora verdi, ma gli altri hanno le chiome con tutte le sfumature del rosso e del giallo, dal mattone all'ocra al paglierino. E tanti si sono già scrollati delle foglie che sono diventate un tappeto soffice e frusciante.
"Ale, vedi gli alberi? Si preparano all'inverno"
"Cosa fanno?"
"Aspettano la neve. Guarda questi ricci, erano appesi lassù. Sono diventati pesanti perché sono pieni di castagne e l'albero li ha lasciati cadere. Attento che pungono. Al ritorno raccogliamo le castagne e le portiamo alla mamma".
Nonno e nipote salgono nel bosco e ridiscendono al torrente. Sul sentiero le foglie sono rosse e lucide dalla guazza notturna. Alessandro si corica su quel tappeto frusciante mulinando braccia e gambe e ridendo di gioia. Ride di gioia anche al guado sul torrente e il nonno gli tiene la mano mentre salta da un sasso all'altro. Risalgono, escono dal bosco e attraverso sterminate praterie raggiungono la cima. Sotto di loro una distesa ondulata di monti si allarga all'infinito e in fondo spunta il mare. Il bambino tace incantato.
Sulla cima c'è una croce e tra le pietre del basamento un grosso tubo in acciaio col coperchio avvitato. Il nonno lo svita e tira fuori un quaderno e una biro. Scrive i loro nomi, seguiti dalla data. Poi lascia che Alessandro faccia un piccolo disegno sul quaderno e lui disegna un monte a punta e un sole rotondo che sembra una ruota.

     Avete sentito? Il nonno ha mantenuto la promessa e ha portato il suo nipotino a conoscere i monti che tanto ama. Mi sembra che ad Ale sia piaciuto questo mondo incantato fatto di colori, di suoni e di silenzi e di grandi spazi che ti fanno sentire piccoli piccoli. Qualcuno di voi ha già fatto qualche escursione sui monti? Tu? Anche tu? Poi mi raccontate. Ora chiudiamo il libro e se siete d'accordo lo riapriamo parecchie pagine più avanti. Saltiamo, vediamo un po', quasi due lustri e andiamo a cercare Alessandro. Lo sapete quanti anni sono due lustri? Dieci. Bravi, vedo che lo sapete. Come faremo a riconoscerlo ora che sarà tanto cresciuto? Semplice. Lui è il protagonista del libro insieme a suo nonno e questa è la storia della loro vita. A noi interessa sapere se di quella gita fatta a cinque anni gli è rimasto qualcosa nel cuore. Ssshhh, eccolo, l'abbiamo ritrovato. Com'è cresciuto! Guardate che pezzo di ragazzo. Sta facendo il liceo e … va ancora in montagna. E' tutto scritto qui. Cartine, itinerari, previsioni meteo, adesso le gite le decide lui.
     E ora cerchiamo il suo nonno. Se non sbagliamo i calcoli gli ottant'anni li ha già festeggiati. Un'età mica male. Qualcuno a questa età ha già smesso di scrivere il libro della vita. Lo vedete? No? Sì, eccolo. Vedo che anche voi state tirando un respiro di sollievo.
Perdirindindina!
     Non ridete, mia nonna diceva così. Guardate, fa ancora le gite del giovedì. Il giovedì passato no, aveva un po' di mal di schiena, ma quest'altro - che ora è? le sette del mattino? - sta aspettando con gli amici il treno per fare una traversata e quest'altro ancora … le cime però sono più basse. Dalle Alpi è passato agli Appennini, gli anni sono passati anche per lui.
     Quanto siamo curiosi! Voi dite che questo nonno che abbiamo scovato nel libro sarebbe felice di sapere che lo stiamo osservando? Stiamo attenti però. Usiamo dei riguardi. Sfogliamo il libro in punta di dita, pronti a richiuderlo se ci dovessimo accorgere di dare fastidio.
     Ecco, ecco, siamo di nuovo sui monti.

"Nonno, ti piace? Quanti anni sono che non torni su cime alte così? Sei contento?"
Il sentiero attraversa dapprima ombrosi boschi di larici e poi esce allo scoperto tra erba e rocce, circondato dalle cime che svettano superbe.

     Guardate! Guardate che valle stupenda e selvaggia! Alessandro sta parlando a suo nonno. Ma dove lo state cercando? Chi di voi lo vede per primo … Bravo! L'hai visto. E' sul sentiero che porta al rifugio. Avete visto che tornanti ripidi? Perché va così piano? Sale adagio per non affaticare il nonno. Si volta di continuo a guardarlo.

"Nonno, hai visto i camosci? E' un bel po' che non li incontravi ma oggi siamo qui insieme. E' bello, vero?"
Nonno e nipote osservano i camosci che in pochi eleganti salti si allontanano e frugano con gli occhi tra il grigio delle rocce per riconoscere il tetto del rifugio. Il torrente scende impetuoso e spumeggiante accanto a loro.

     Un po' di silenzio per favore! C'è già il rumore dell'acqua che scende ruzzoloni tra le rocce. Vogliamo capire che cosa sta dicendo Alessandro a suo nonno.

"Più piano nonno, più piano. Prendi fiato, non ti stancare"
L'aria è frizzante e il cielo è blu che sembra di smalto. E i larici: in basso colorano le rocce ma in alto si fanno sempre più radi. Ecco che raggiungono il rifugio, si fermano.
"Nonno, una fetta di crostata, mangia. Mangia perché la salita è ancora lunga"

     Vi piace il racconto? Vorreste andare in montagna anche voi? Chissà, un giorno potremmo andarci con la scuola. Ohè, zitti eh, sennò smetto di leggere. Ho capito, ho capito. Vi faccio una promessa: un giorno vi porto in montagna. Tutti. Zitti però. Farete festa dopo.

Ora ripartono sulle rocce, i larici sono scomparsi, c'è qualche chiazza di neve, dei piccoli nevai anche se è luglio.
"Hai visto che bella neve? Voltati un attimo. Guarda il rifugio come è distante, tra poco arriveremo al lago"

     Aspettate, mi sembra … mi sembra che ci sia l'acqua. E' il lago. Sul lago galleggiano piccoli iceberg e intorno c'è neve. Alessandro apre una tasca del suo zaino, prende il thermos e …

"Nonno, bevi il the caldo. Ci riposiamo un po'. E dammi il tuo zaino che lo porto io, non siamo ancora arrivati"

     Vedete? Alessandro offre a suo nonno il tè caldo e un pezzo di cioccolata. Poi gli sfila lo zaino e se lo mette sulle spalle sopra al suo. Tu non lo vedi? Avvicinati. E tu tirati su che occupi due posti. Sta per cominciare la parte più difficile.

"Te la senti di arrivare lassù? Quanti anni sono che c'eri andato? Peccato che ero troppo piccolo e non mi ci avevi voluto. Sei contento di tornarci?"

     Occhio eh, qui non si scherza, bisogna stare attenti.

Si rimettono in cammino e si arrampicano sui ripidi ghiaioni che sovrastano il lago. Qualche breve tratto richiede l'uso delle mani e il nipote diventa l'ombra di suo nonno, lo controlla, lo aiuta e lo sprona. Ancora un passo e sono in vetta.

     Sono in vetta! Evviva! Non vi sembra di esserci anche voi? Guardate Alessandro come è trionfante. Stringe la mano al nonno.

"Hai visto? Ce l'abbiamo fatta. A ottant'anni sei tornato quassù"
Quanto è piccola e aerea la vetta! Girano lo sguardo sulle montagne, cime, rocce, laghetti azzurrissimi circondati dai nevai. Cime alte imponenti dai nomi importanti, come quelle che il nonno saliva quando era più giovane.

     Volete che porti anche voi su questa cima? No, qui no. La vedete quanto è piccola? Ci stanno solo loro due.

"Nonno, ti piace? Sei contento? Vedi? Quella è Punta … . No, dimmelo tu come si chiama. Dimmeli tu i nomi di queste vette, una per una"
Poi Alessandro prende tra le pietre una scatola di ferro, toglie il coperchio, tira fuori un quaderno e una biro. Scrive il nome del nonno e il suo e poi ...

     Presto! Se mi date quella lente cerco di leggere.

"Su questa montagna insieme a chi mi ha insegnato ad amarla".

     Ragazzi, questo libro non si può tornare indietro a rileggerlo. Siamo stati fin troppo curiosi. Lasciamo che Alessandro e il suo nonno tornino all'anonimo scorrere quotidiano della storia. E' bello chiuderlo qui. E' iniziato con una promessa, è finito con un regalo. C'è stato chi ha seminato e poi è arrivato il momento del raccolto. Anche l'amore si semina, cresce, dà frutti che si possono raccogliere e donare.
     Chi dà riceve, avrebbe detto mia nonna. E chi riceve può donare di nuovo, aggiungo io.