i miei racconti

di Franca Caluzzi

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Rigantoca, Rigantoca, l’hanno fatta tutti meno che noi

 

La mezza Rigantoca

17 giugno 2007

    Tutta no, è troppo lunga. A metà ci potremmo provare. Peccato che quella a metà sia competitiva e gli abbiano dato il nome Trail dell’Antola. Il vantaggio è che parte da Avosso e non dal Righi e a un’ora cristiana, alle nove e mezzo invece che alle quattro e mezzo. Se è competitiva pazienza, non siamo gli unici, sul trenino di Casella ho visto anche zaini e bastoncini.
    Ad Avosso parte una salita bella ripida dove ci incrociamo e superiamo i ritardatari del Righi. Ognuno per sè, Gianni ovviamente avanti, io dietro. Non sia mai, andare insieme vorrebbe dire sommare i tempi delle soste.
   Sole, nuvole, umido, fango. Ma mai come quando l’anno dopo ci abbiamo riprovato e il vero protagonista è stato il fango, spesso, liquido, pastoso, appiccicaticcio. Questa volta c’era ma si poteva camminare e per chi ci riusciva anche correre.
   Quando cammino più veloce che posso il panorama va a farsi benedire e anche ai ristori salvo un po’ di the zuccherato non prendo niente. Meno che mai alla Costa della Gallina dove vicino alla Chiesetta della Guardia ci sono i pentoloni col brodo di gallina. Ma forse sono io che non apprezzo.
    Interminabili i saliscendi, arrivo alla Casa del Piccetto che sono in crisi. Poi mi riprendo e quando finalmente passo sotto alla vetta dell’Antola sto di nuovo bene.
    Nebbia, qualche goccia di pioggia, i sassi bagnati. Un addetto all’organizzazione se ne sta seduto a terra tra la nebbia, le braccia intorno alle gambe. Si scivola, mi grida. Tra il fango appiccicato alle suole e i sassi lisci e lucidi di pioggia si scivola davvero.
   Ora inizia la discesa, micidiale perchè passa dal Ciuffo che è ripidissimo. Caprile è laggiù in fondo che mi aspetta.
   Motivata lo sono, motivatissima, ventitrè chilometri fatti tutti con spirito competitivo anche se nemmeno so il perchè. Il risultato è che ci metto quattro ore e cinquantasette minuti, cinque più di Gianni che quando arrivo si sta già rifocillando, e scopro con sorpresa che sono tra le prime dieci donne arrivate.
    In quante donne quell’anno abbiamo fatto il Trail dell’Antola non so. Immagino poche, pochissime. Però, intanto, mi guadagno una bella confezione con bottiglie, salami e formaggio che mi trascino a fatica fino al pullman che ci aspetta per riportarci a Genova.