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Foto Testa Sud di Bresses 17 agosto 2013
Stefano, Franca
Alla vigilia le gite di Stefano sono brevi, facili e tranquille. Dove ancora non è dato sapere. La mattina, in auto, si allungano, più o meno così: Laghi di Valrossa? No, come tutti i laghi saranno un po’ infossati. Meglio una cima. Testa di Tablasses? Si potrebbe fare la Testa di Tablasses (da Terme di Valdieri). Ma forse è meglio fare prima la Testa Sud di Bresses, traversare verso il Prefouns e salire poi alla Testa di Tablasses. Due cime in una. Io dormo e non rispondo e chi tace acconsente. Salvo poi …
Ma andiamo con ordine. Alle 7,25 lasciamo la macchina poco prima di entrare alle Terme (mt. 1368) e ci incamminiamo verso il Valasco. Qualche nuvola passeggia stanca nel cielo calmo. Bene la dolce salita al Piano Inferiore del Valasco (mt. 1763) con la Casa Reale di Caccia, bene la dolce salita al Piano Superiore del Valasco (mt. 1832). Il sole non è ancora arrivato, fa fresco e si cammina divinamente
Ma andiamo con ordine. Alle 7,25 lasciamo la macchina poco prima di entrare alle Terme (mt. 1368) e ci incamminiamo verso il Valasco. Qualche nuvola passeggia stanca nel cielo calmo. Bene la dolce salita al Piano Inferiore del Valasco (mt. 1763) con la Casa Reale di Caccia, bene la dolce salita al Piano Superiore del Valasco (mt. 1832). Il sole non è ancora arrivato, fa fresco e si cammina divinamente
Ma quando, attraversato il ponticello, la salita da dolce si fa erta, la musica cambia. Le mie gambe diventano burro e se la fatica aumenta il burro è attraversato da un lieve tremolio. Non soffio neppure, semplicemente i battiti restano bassi e non vogliono saperne di salire. Sbadiglio e non certo per la noia perché l’ambiente è splendido e di una bellezza selvaggia ma solo perché sono in debito di ossigeno. Sto pagando la mancanza di allenamento di questo periodo. Comunque avanzo, prima sulla bella strada militare ...
Ma quando, attraversato il ponticello, la salita da dolce si fa erta, la musica cambia. Le mie gambe diventano burro e se la fatica aumenta il burro è attraversato da un lieve tremolio. Non soffio neppure, semplicemente i battiti restano bassi e non vogliono saperne di salire. Sbadiglio e non certo per la noia perché l’ambiente è splendido e di una bellezza selvaggia ma solo perché sono in debito di ossigeno. Sto pagando la mancanza di allenamento di questo periodo. Comunque avanzo, prima sulla bella strada militare ...
... poi su un terreno meno battuto che in alto è coperto da una frana e da residui vecchi nevai. Stiamo innalzandoci sopra la Valle Morta e costeggiamo la parete orientale della Testa di Tablasses
... poi su un terreno meno battuto che in alto è coperto da una frana e da residui vecchi nevai. Stiamo innalzandoci sopra la Valle Morta e costeggiamo la parete orientale della Testa di Tablasses
Stefano mi tiene al corrente dei progressi che fa l’altimetro, porta sulle spalle tutti i miei averi, mi osserva preoccupato. Torniamo indietro? Ma no, ce la faccio
Stefano mi tiene al corrente dei progressi che fa l’altimetro, porta sulle spalle tutti i miei averi, mi osserva preoccupato. Torniamo indietro? Ma no, ce la faccio
In alto intravedo la casermetta al Passo di Tablasses. Il più è fatto
In alto intravedo la casermetta al Passo di Tablasses. Il più è fatto
Sul piazzaletto antistante la caserma (mt. 2742) tre giovani stambecchi ci danno il benvenuto, poi si allontanano discretamente. La caserma è la loro casa, non ci sono dubbi
Sul piazzaletto antistante la caserma (mt. 2742) tre giovani stambecchi ci danno il benvenuto, poi si allontanano discretamente. La caserma è la loro casa, non ci sono dubbi
E’ quasi mezzogiorno, ora di un piccolo spuntino. Ci accomodiamo sui sassi a cui è appoggiato il tetto della costruzione e ci rifocilliamo. Davanti a noi il ripido pendio appena salito, alle spalle il passo con il confine di stato, vicinissima la Testa Sud di Bresses. Qualche voce sale, qualche voce scende. Gli stambecchi se ne stanno silenziosi in disparte. Le nuvole si sono fatte coraggio e hanno rubato un po’ di cielo. Ma solo un po’
E’ quasi mezzogiorno, ora di un piccolo spuntino. Ci accomodiamo sui sassi a cui è appoggiato il tetto della costruzione e ci rifocilliamo. Davanti a noi il ripido pendio appena salito, alle spalle il passo con il confine di stato, vicinissima la Testa Sud di Bresses. Qualche voce sale, qualche voce scende. Gli stambecchi se ne stanno silenziosi in disparte. Le nuvole si sono fatte coraggio e hanno rubato un po’ di cielo. Ma solo un po’
Pochi metri di salita e siamo sul versante francese: qualche lago occhieggia tra i sassi, un sentiero attraversa le pendici meridionali della Testa di Tablasses e va al Passo del Prefouns. Quello che avremmo dovuto percorrere. Ci ho pensato io, ma senza volere, ad accorciare la gita. E’ tardi, giocoforza rinunciare
Pochi metri di salita e siamo sul versante francese: qualche lago occhieggia tra i sassi, un sentiero attraversa le pendici meridionali della Testa di Tablasses e va al Passo del Prefouns. Quello che avremmo dovuto percorrere. Ci ho pensato io, ma senza volere, ad accorciare la gita. E’ tardi, giocoforza rinunciare
Rimane la Testa Sud di Bresses (mt. 2820), vicinissima, una confusione di sassi sulla quale lascio salire solo Stefano. Ma è come ci fossi stata, due passi davvero. Ed è una cima che nel 2008 avevo già messo in carniere
Rimane la Testa Sud di Bresses (mt. 2820), vicinissima, una confusione di sassi sulla quale lascio salire solo Stefano. Ma è come ci fossi stata, due passi davvero. Ed è una cima che nel 2008 avevo già messo in carniere
L’orologio avanza indifferente, mezzogiorno e mezzo, ci aspetta una discesa infinita attraverso i Laghi di Fremamorta. Il cellulare non prende, neppure la fortissima rete francese SFR che su queste creste si spinge oltre i confini e cattura tutti i telefonini che passano. Prima che possa chiamare Gianni passerà un bel pò. Sto decisamente meglio, mi sono tornate le forze e le gambe mi sostengono bene attraverso gli sfasciumi. Seguiamo la cresta di confine ...
L’orologio avanza indifferente, mezzogiorno e mezzo, ci aspetta una discesa infinita attraverso i Laghi di Fremamorta. Il cellulare non prende, neppure la fortissima rete francese SFR che su queste creste si spinge oltre i confini e cattura tutti i telefonini che passano. Prima che possa chiamare Gianni passerà un bel pò. Sto decisamente meglio, mi sono tornate le forze e le gambe mi sostengono bene attraverso gli sfasciumi. Seguiamo la cresta di confine ...
... fino al Colletto di Bresses (mt. 2618) e ritorniamo in patria attraverso il ripidissimo sentiero che a stretti tornanti scende dal valico. In basso il Lago Soprano di Fremamorta (mt. 2371) ...
... fino al Colletto di Bresses (mt. 2618) e ritorniamo in patria attraverso il ripidissimo sentiero che a stretti tornanti scende dal valico. In basso il Lago Soprano di Fremamorta (mt. 2371) ...
... che mano a mano scendiamo diventa più grande: in realtà due laghi affiancati e un unico nome. Bellissimo
... che mano a mano scendiamo diventa più grande: in realtà due laghi affiancati e un unico nome. Bellissimo
Una brevissima risalita (ogni lago è adagiato in una conca) e la discesa prosegue. Lago Mediano di Fremamorta, ...
Una brevissima risalita (ogni lago è adagiato in una conca) e la discesa prosegue. Lago Mediano di Fremamorta, ...
... altra gente che sosta tranquilla, altra risalita. Ma quanto mi pesano le salite
... altra gente che sosta tranquilla, altra risalita. Ma quanto mi pesano le salite
Lago Sottano (mt. 2359). E’ l’ultimo specchio d’acqua che vediamo. Bellissimi tutti, il colore cangiante a seconda che ci si specchi l’azzurro del cielo o il grigio delle rocce
Lago Sottano (mt. 2359). E’ l’ultimo specchio d’acqua che vediamo. Bellissimi tutti, il colore cangiante a seconda che ci si specchi l’azzurro del cielo o il grigio delle rocce
Il Gias delle Mosche (mt. 1591) è lontanissimo. Stefano, dietro di me, mi grida “attenta” ad ogni istante. Ha paura che scivoli sulla ghiaia che ricopre i massi, che mi inciampi tra gli sfasciumi. Ma avanzo lo stesso veloce. Davanti a noi l’Argentera è incappucciata dalle nuvole, forse già da questa mattina. Dove siamo noi il cielo è sostanzialmente sgombro, salvo qualche nuvoletta che ogni tanto si lascia scappare qualche goccia, ma solo per farci alzare gli occhi al cielo a guardarla. Più in basso il telefono risorge. Con un messaggio la Francia, che abbiamo abbandonato da un pezzo, ci dà il benvenuto. Mi inchiodo nell’unico punto dove l’etere ci fa grazia di una tacca e telefono a Gianni mentre Stefano fa altrettanto con Chiara. Salgono ancora degli escursionisti e mi chiedo curiosa dove arriveranno. Il nastro tortuoso della strada che si snoda lungo il fiume non è più un filo sottile. Il Gias delle Mosche si avvicina. Alle tre e mezzo passate da poco attraversiamo il ponticello in legno sul Gesso della Valletta e saliamo alla strada. La macchina è alle Terme, quasi un’ora di cammino. Troppo, non per la stanchezza che stranamente non avverto più di tanto, quanto per il ritardo infinito che per colpa mia abbiamo accumulato. Un’ auto si muove a passo d’uomo, il finestrino è abbassato. Scende alle Terme? Sì. Posso chiedere un passaggio? Si accomodi. E a Stefano, che sta in disparte: non sale anche lei? Stefano si vergogna un po’ ma poi cede. Si accomoda sul sedile e spegne il gps. La rinuncia a tornare a piedi alle Terme ha compromesso la perfetta geometria dell’anello compiuto. Pazienza. La gita, lunga diciannove chilometri e con un dislivello di 1500 metri, è stata molto bella. Soprattutto per l’ambiente selvaggio in cui si svolge, per me motivo di grande fascino
Il Gias delle Mosche (mt. 1591) è lontanissimo. Stefano, dietro di me, mi grida “attenta” ad ogni istante. Ha paura che scivoli sulla ghiaia che ricopre i massi, che mi inciampi tra gli sfasciumi. Ma avanzo lo stesso veloce. Davanti a noi l’Argentera è incappucciata dalle nuvole, forse già da questa mattina. Dove siamo noi il cielo è sostanzialmente sgombro, salvo qualche nuvoletta che ogni tanto si lascia scappare qualche goccia, ma solo per farci alzare gli occhi al cielo a guardarla. Più in basso il telefono risorge. Con un messaggio la Francia, che abbiamo abbandonato da un pezzo, ci dà il benvenuto. Mi inchiodo nell’unico punto dove l’etere ci fa grazia di una tacca e telefono a Gianni mentre Stefano fa altrettanto con Chiara. Salgono ancora degli escursionisti e mi chiedo curiosa dove arriveranno. Il nastro tortuoso della strada che si snoda lungo il fiume non è più un filo sottile. Il Gias delle Mosche si avvicina. Alle tre e mezzo passate da poco attraversiamo il ponticello in legno sul Gesso della Valletta e saliamo alla strada. La macchina è alle Terme, quasi un’ora di cammino. Troppo, non per la stanchezza che stranamente non avverto più di tanto, quanto per il ritardo infinito che per colpa mia abbiamo accumulato. Un’ auto si muove a passo d’uomo, il finestrino è abbassato. Scende alle Terme? Sì. Posso chiedere un passaggio? Si accomodi. E a Stefano, che sta in disparte: non sale anche lei? Stefano si vergogna un po’ ma poi cede. Si accomoda sul sedile e spegne il gps. La rinuncia a tornare a piedi alle Terme ha compromesso la perfetta geometria dell’anello compiuto. Pazienza. La gita, lunga diciannove chilometri e con un dislivello di 1500 metri, è stata molto bella. Soprattutto per l’ambiente selvaggio in cui si svolge, per me motivo di grande fascino
Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps. Partenza da Terme di Valdieri - Piano Inferiore del Valasco - Piano Superiore del Valasco - Valle Morta (incrocio con mulattiera militare) - pendici orientali della Testa di Tablasses - Passo di Tablasses - Testa Sud di Bresses - Colletto di Bresses - Lago Soprano, Lago Mediano e Lago Sottano di Fremamorta - Gias delle Mosche
Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps. Partenza da Terme di Valdieri - Piano Inferiore del Valasco - Piano Superiore del Valasco - Valle Morta (incrocio con mulattiera militare) - pendici orientali della Testa di Tablasses - Passo di Tablasses - Testa Sud di Bresses - Colletto di Bresses - Lago Soprano, Lago Mediano e Lago Sottano di Fremamorta - Gias delle Mosche
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