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Foto Forti di Genova 17 aprile 2014
Gianni, Franca
E poi dicono che la vita è noiosa … Pasqua mi ha regalato un soggiorno a sorpresa in ospedale, in tema con la Settimana Santa. Ma se non ho potuto festeggiare prima, posso farlo ora che sono di nuovo a casa. E’ con un po’ di ritardo quindi che vi posso raccontare la mia escursione cittadina ai Forti di Genova dell’altro giovedì. Una gita a due passi da casa. Partiamo un quarto alle 9 da Pino Sottano e ci incamminiamo sull’antico acquedotto. E’ una bella mattinata di sole e cielo limpido. In pochi minuti incrociamo il sentiero AQ1 (segnalato da una palina) e svoltiamo a destra. AQ1 non è una sigla misteriosa, è semplicemente l’abbreviazione di Acquedotto1 e cioè il primo sentiero tracciato dal CAI ULE sull’Acquedotto Storico di Genova. A maggio verrà inaugurato l’AQ2.
Il Bisagno, che un mese fa era limpido e impetuoso come un torrente di montagna, si snoda con larghe anse e disegna la vallata. Palazzi dappertutto, nessuno spazio piano è sopravvissuto alla cementificazione, il cavalcavia dell’autostrada e, lontano, uno spicchio di mare
Il Bisagno, che un mese fa era limpido e impetuoso come un torrente di montagna, si snoda con larghe anse e disegna la vallata. Palazzi dappertutto, nessuno spazio piano è sopravvissuto alla cementificazione, il cavalcavia dell’autostrada e, lontano, uno spicchio di mare
Saliamo lungo il sentiero, dapprima ripido poi più pianeggiante, tra cespugli di timo e brevi boschetti. E’ la stagione migliore per queste colline prima che il caldo le faccia bruciare dall’arsura. Tra poco fiorirà la ginestra e le colorerà di giallo ma per ora il verde tenero è il colore dominante. Una dietro l’altra raggiungiamo le modeste sommità del Monte Pinasco (m. 313), ...
Saliamo lungo il sentiero, dapprima ripido poi più pianeggiante, tra cespugli di timo e brevi boschetti. E’ la stagione migliore per queste colline prima che il caldo le faccia bruciare dall’arsura. Tra poco fiorirà la ginestra e le colorerà di giallo ma per ora il verde tenero è il colore dominante. Una dietro l’altra raggiungiamo le modeste sommità del Monte Pinasco (m. 313), ...
... del Monte Trensasco (m. 414) ...
... del Monte Trensasco (m. 414) ...
... e del Monte Bastia (m. 444). Con una breve discesa siamo alla Baita Diamante ...
... e del Monte Bastia (m. 444). Con una breve discesa siamo alla Baita Diamante ...
... dove parte il ripido e faticoso sentiero sul filo della dorsale tra il Bisagno e il Polcevera ...
... dove parte il ripido e faticoso sentiero sul filo della dorsale tra il Bisagno e il Polcevera ...
... e alle 11 e un quarto siamo al Forte Diamante (m. 667) dove una volta si poteva entrare e salire le scale che raggiungono il torrione
... e alle 11 e un quarto siamo al Forte Diamante (m. 667) dove una volta si poteva entrare e salire le scale che raggiungono il torrione
Ora ci si deve accontentare di attraversare le mura più esterne ed è qui che incontriamo una bella comitiva di ragazzi in gita parrocchiale
Ora ci si deve accontentare di attraversare le mura più esterne ed è qui che incontriamo una bella comitiva di ragazzi in gita parrocchiale
Scendiamo lungo i numerosi tornanti ...
Scendiamo lungo i numerosi tornanti ...
... fino alla Sella del Diamante, la posizione migliore per ammirare l’imponenza del forte, ...
... fino alla Sella del Diamante, la posizione migliore per ammirare l’imponenza del forte, ...
... e risaliamo al secondo forte della giornata, il Fratello Minore (Monte Spino m. 622)
... e risaliamo al secondo forte della giornata, il Fratello Minore (Monte Spino m. 622)
Qui si può entrare, osservare il muro col soffitto a volta e la finestrella con la grata, ...
Qui si può entrare, osservare il muro col soffitto a volta e la finestrella con la grata, ...
... sostare nel perimetro circondato dalle mura. C’è addirittura una sedia a sdraio di legno celeste e di tela gialla, con la scritta Fratello Minore. E’ mezzogiorno, mangiamo. Il cielo è azzurro, si sta d’incanto. Ma non possiamo indugiare troppo, il giro è ancora lungo
... sostare nel perimetro circondato dalle mura. C’è addirittura una sedia a sdraio di legno celeste e di tela gialla, con la scritta Fratello Minore. E’ mezzogiorno, mangiamo. Il cielo è azzurro, si sta d’incanto. Ma non possiamo indugiare troppo, il giro è ancora lungo
Alle 13 siamo al Forte Puin. Bello e inaccessibile. Costruito dai piemontesi nei primi decenni dell’ottocento e poi abbandonato e dato in concessione a privati. Puin significa padrino e il nome deriva probabilmente dalla baracca del “padrino” situata dove c’è l’Osteria delle Baracche
Alle 13 siamo al Forte Puin. Bello e inaccessibile. Costruito dai piemontesi nei primi decenni dell’ottocento e poi abbandonato e dato in concessione a privati. Puin significa padrino e il nome deriva probabilmente dalla baracca del “padrino” situata dove c’è l’Osteria delle Baracche
Ora tocca al vicinissimo Sperone
Ora tocca al vicinissimo Sperone
Arriviamo al fossato, costeggiamo le alte mura e in basso la vista si apre sul porto. Di qua non si passa. Torniamo indietro sperando inutilmente in una breccia che ci lasci dare un’occhiata al Forte. Dappertutto mura, ringhiere e cancellate ci impediscono l’accesso e dalla posizione in cui ci troviamo è impossibile scattare una foto. Rinunciamo e facciamo dietrofront. La mezza idea che avevamo di arrivare anche al Forte di Begato è svanita. Il giro si sta facendo lungo
Arriviamo al fossato, costeggiamo le alte mura e in basso la vista si apre sul porto. Di qua non si passa. Torniamo indietro sperando inutilmente in una breccia che ci lasci dare un’occhiata al Forte. Dappertutto mura, ringhiere e cancellate ci impediscono l’accesso e dalla posizione in cui ci troviamo è impossibile scattare una foto. Rinunciamo e facciamo dietrofront. La mezza idea che avevamo di arrivare anche al Forte di Begato è svanita. Il giro si sta facendo lungo
Scendiamo all’Osteria delle Baracche per poi proseguire a mezza costa verso il Passo Gandino
Scendiamo all’Osteria delle Baracche per poi proseguire a mezza costa verso il Passo Gandino
Genova dall’alto sembra un plastico: lo stadio, il quartiere di Marassi e quello di San Fruttuoso, la cupola in rame della Chiesa di Santa Fede, il Bisagno, il Biscione, Corso Gastaldi, il mare. Lo spettacolo è notevole
Genova dall’alto sembra un plastico: lo stadio, il quartiere di Marassi e quello di San Fruttuoso, la cupola in rame della Chiesa di Santa Fede, il Bisagno, il Biscione, Corso Gastaldi, il mare. Lo spettacolo è notevole
Il trenino di Casella che passa in questo momento sembra un modellino
Il trenino di Casella che passa in questo momento sembra un modellino
Riprendiamo il sentiero AQ1 che avevamo abbandonato ...
Riprendiamo il sentiero AQ1 che avevamo abbandonato ...
... e scendiamo questa volta sulla ripida dorsale per San Gottardo. Tra poco gli innumerevoli cespugli di ginestra sbocceranno
... e scendiamo questa volta sulla ripida dorsale per San Gottardo. Tra poco gli innumerevoli cespugli di ginestra sbocceranno
Eccoci al Monte Croce di Pinasco, che poi monte non è ma solo un rilievo appena accennato. Vale la pena sostare qualche minuto vicino alla croce inaugurata quattro anni fa con una grande festa dalla parrocchia di San Gottardo
Eccoci al Monte Croce di Pinasco, che poi monte non è ma solo un rilievo appena accennato. Vale la pena sostare qualche minuto vicino alla croce inaugurata quattro anni fa con una grande festa dalla parrocchia di San Gottardo
Ma ora comincia il brutto. Mi attacco ai rami e poi alla ringhiera di protezione in legno per non scivolare lungo il ripidissimo sentiero e tiro un respiro di sollievo solo quando metto piede sulle lastre di pietra dell’acquedotto. Sotto di noi il popoloso quartiere di San Gottardo, la cava, il Bisagno e le due strade che lo affiancano. Dopo un ultimo tratto di cammino in piano siamo finalmente a casa (ore 17). E’ stata una bella scarpinata tra natura e storia, lunga 18 chilometri e con un dislivello di oltre 900 metri
Ma ora comincia il brutto. Mi attacco ai rami e poi alla ringhiera di protezione in legno per non scivolare lungo il ripidissimo sentiero e tiro un respiro di sollievo solo quando metto piede sulle lastre di pietra dell’acquedotto. Sotto di noi il popoloso quartiere di San Gottardo, la cava, il Bisagno e le due strade che lo affiancano. Dopo un ultimo tratto di cammino in piano siamo finalmente a casa (ore 17). E’ stata una bella scarpinata tra natura e storia, lunga 18 chilometri e con un dislivello di oltre 900 metri
Il tracciato dell'escursione rilevato con il gps. Partenza da Pino Sottano - antico acquedotto di Genova fino al bivio con il sentiero AQ1 - Monte Pinasco - Monte Trensasco - Monte Bastia - Sella di Trensasco (Baita Diamante) - pendici orientali del Monte Diamante - Forte Diamante - sella sud del Diamante - Forte Fratello Minore (Monte Spino) - Forte Puin - Forte Sperone – Osteria delle Baracche (Ostaia de Baracche) - Passo Gandino - Monte Croce di Pinasco - antico acquedotto di Genova - Trensasco - Pino Sottano
Il tracciato dell'escursione rilevato con il gps. Partenza da Pino Sottano - antico acquedotto di Genova fino al bivio con il sentiero AQ1 - Monte Pinasco - Monte Trensasco - Monte Bastia - Sella di Trensasco (Baita Diamante) - pendici orientali del Monte Diamante - Forte Diamante - sella sud del Diamante - Forte Fratello Minore (Monte Spino) - Forte Puin - Forte Sperone – Osteria delle Baracche (Ostaia de Baracche) - Passo Gandino - Monte Croce di Pinasco - antico acquedotto di Genova - Trensasco - Pino Sottano
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