Foto Anello del Sentiero AQ2 15 maggio 2014 |
Fausto, Adriana, Gianni, Franca |
I nostri amici sono impegnati in un trekking di tre giorni. E noi che con rammarico non abbiamo potuto partecipare proviamo il Sentiero AQ2 che è stato inaugurato dal CAI ULE sabato scorso. Possiamo farlo senza neppure muovere la macchina e il tempo è splendido |
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Da casa nostra scendiamo viale Pino Sottano che sbuca in via Geirato e qui, neppure ci fossimo dati l’appuntamento, incontriamo chi ha ideato e realizzato questo sentiero: Fausto e Adriana. Bene, è una bella fortuna. Ci spiegheranno e ci racconteranno.
Veniamo a sapere che il lavoro di preparazione è iniziato tre anni fa, che gli ostacoli sono stati tanti, soprattutto per il ripristino di una crosa franata e inagibile e di tratti di sentiero invasi dalla vegetazione, ma anche per le piogge che hanno dilatato i tempi per la realizzazione dei segnavia e per qualcuno che non ha voluto il segnavia nella loro proprietà. Tralasciamo il primissimo tratto (la partenza è in via Bernardini) e dopo aver attraversato il Geirato, con un po’ di gimkana tra Via Isola del Vescovo, Salita Costa Fredda, Via Roccatagliata, ci ritroviamo sull’Acquedotto nei pressi della Chiesa di Molassana Alta. Ora percorriamo l’Acquedotto fino alla casa isolata oltre il cimitero e svoltiamo a sinistra su via alla Costa di San Siro. Il cielo è sereno, l’aria frizzante e la visibilità ottima. Le bandierine bianco-rosse risalgono una crosa ora perfettamente percorribile ma prima coperta dalle frane e dalla vegetazione |
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Una grande e bella villa padronale ristrutturata di recente attira la mia attenzione |
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Alle sue spalle vecchie case e un fienile. E’ qui che parte il sentiero ripulito e perfettamente agibile che noi seguiremo |
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Il bosco è a dir poco lussureggiante ed è capace di inghiottire in pochi anni ogni traccia di passaggio. Pare che un albero abbia avuto tempo e modo di crescere indisturbato al centro del sentiero. Fino a quando Fausto e tutti gli altri volontari mobilitati per realizzare l’AQ2, zac, l’hanno abbattuto. Insomma per tracciare un sentiero si fa fatica e per conservarlo anche |
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In un crocevia i ruderi di un’antica casa ci raccontano una storia. Questa casa era una trattoria e la gente ci veniva a ballare. Bisogna sapere che a questo crocevia arriva il sentiero che abbiamo fatto noi e che serviva alla gente di San Siro di Struppa e ne arriva un altro che ha l’aria di essere stato molto usato nel passato e che sale da Cartagenova: pare si chiami via del Perdono. Del terzo parlerò tra poco.
Posso quindi immaginare che a mangiare e a ballare arrivasse gente di Molassana e di Struppa anche se guardandomi intorno tanto spazio per ballare non ne vedo. Ma non devo dimenticare il bosco che oggi è diventato famelico e forse una volta era più discreto. Via del Perdono. Mi fa venire in mente le processioni. Gente che sale su queste mulattiere pregando e cantando, magari per andare dove stiamo andando noi e cioè alla Croce di San Siro di Struppa |
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Ma andiamo con ordine e torniamo al terzo sentiero che parte dai ruderi della nostra antica trattoria e si snoda pianeggiante fino a raggiungere in una decina di minuti le Terre Rosse e il Castelluzzo. AQ2 fa una deviazione e lo percorre avanti e indietro. Terre Rosse è una piccola area composta da rocce e argilla rossa, spoglia dalla vegetazione; ... |
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... il Castelluzzo, a 307 m. di quota, era tra i più antichi baluardi difensivi e risale addirittura alla fine del X secolo. Quello che rimane oggi si limita ad alcuni resti del muro circolare e di quello a pianta quadra che costituivano la fortezza |
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Il panorama si apre sui monti che coronano la Val Bisagno, sul borgo di Cartagenova, ... |
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... e su quello di Pino |
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Torniamo alla nostra trattoria. Fausto e Adriana, che non ci hanno seguito in questa deviazione, sono intanto saliti. Il loro compito oggi è quello di prendere nota dei tempi di percorrenza e soprattutto di controllare i segnavia per aggiungerne eventualmente nei punti critici. L’antica strada, che ha tutta l’aria di aver avuto bisogno di una radicale pulizia da Fausto & C., si snoda nel bosco sulla dorsale che sale da Cartagenova e a tratti è fiancheggiata da muri a secco sui quali spiccano i segnavia bianco-rossi del percorso, ... |
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... a tratti è segnata da pietre piantate perpendicolarmente nel terreno. Insomma l’opera dell’uomo è evidente e continuo a pensare a gente in processione che sale per andare dove sto andando io. Perchè altrimenti si chiamerebbe via del Perdono? |
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Il bosco si apre e la dorsale diventa prativa, con il mare alle spalle che oggi è di uno splendido blu. Dovremmo essere alla Costa du Giancu |
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La Croce di San Siro è vicina ... |
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... e svetta alta nel punto più visibile da Molassana e da Struppa, a 500 metri di quota. La cima invece è 40 metri più in alto |
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Vicino alla Croce c’è la Cappella di San Siro al Monte Croce, una piccola costruzione che avrebbe bisogno di qualche restauro.
Ah, cosa ci siamo persi! Sabato, all’inaugurazione del sentiero, settantacinque persone hanno partecipato alla Santa Messa celebrata ai piedi della Croce da Don Isidoro |
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Non siamo nel punto più alto dell’anello ma sicuramente in quello più suggestivo e panoramico. Da qui si ha chiaro come il monte Montanasco, che è quello a sinistra della croce, dove si trova Sant’Eusebio e dove ci sono la cave, ha costretto il Bisagno a girargli intorno prima di puntare a sud verso il mare. Le prime ginestre fiorite contrastano col verde dei prati e l’azzurro intenso del mare lontano |
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Fausto e Adriana ci hanno aspettato e insieme proseguiamo il giro ... |
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... che ora segue una carrareccia che sbuca sulla provinciale per Creto, esattamente alla Curva del Perdono |
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A lato della curva riprendiamo il sentiero, che corre sul crinale poco sopra alla provinciale e parallelo a questa, ... |
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... fino a intercettare il quadrato rosso vuoto che sale diretto da Cartagenova ... |
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... e a sbucare poi in via Villini di Creto. Stiamo per raggiungere il punto più elevato dell’anello che è il Colle del Canile (645 m.). E qui ci fermiamo a mangiare qualcosa |
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Dal Colle del canile scendiamo ripidi nel bosco. Il cielo azzurro spunta tra gli alberi che hanno tutte le sfumature del verde. Una volta il bollo rosso Crocera di Pino-Creto passava di qui mentre ora segue un tracciato più in quota. L’unico segnavia è quindi il nostro: la bandierina bianco rossa e quella rosso-bianco-rossa con la scritta AQ2 |
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Solo sulla carrareccia, dopo che ci siamo lasciati alle spalle la galleria dell’Acquedotto Val Noci, fanno la loro comparsa il bollo rosso e la X rossa (Righi-Santuario della Vittoria) |
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Ma per poco perché nella curva dove è presente un traliccio dell’alta tensione intercettiamo il sentiero che ci porterà a Castello di Pino |
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Grandi pulizie anche su questo sentiero che altrimenti non sarebbe percorribile |
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Il segnavia dell’AQ2 ritorna a essere l’unico e merita qualche parola. La scelta dei punti. La considerazione che sulla roccia è più difficile farli perché il colore non prende. Bisogna spazzolarla con una spazzola metallica e pulire le impurità con uno straccio. Disegnare il contorno con una matita grassa. Dipingere l’interno tutto di bianco. Poi di rosso per una metà e magari dare una seconda mano sul bianco. Poi, dove i segni sono con tre bande, scrivere col pennarello AQ2.
Tanto lavoro fa sì che chi lo ha fatto, in questo caso Adriana che gli ha dedicato un mare di tempo e di fatica (insieme a Pina, responsabile della segnatura), ci si affezioni e via via, segno per segno, controlli che non sia sciupato e la vernice sia ancora brillante. Quanta delusione quindi quando ha incontrato qualcuno che il segnavia nella sua proprietà proprio non lo ha voluto e ha preteso che venisse cancellato! Ormai siamo a Castello di Pino, poi in via Cà di Scarretta col trogolo, poi in Salita San Giacomo. Mattonate che scendono la collina e ci riportano in via Geirato. Fausto e Adriana salgono in macchina, noi risaliamo a Pino. Una quindicina i chilometri percorsi, un po’ più di 600 metri il dislivello se non consideriamo l’ultimo strappo verso casa, un bell’anello che ancora non conoscevamo
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Il tracciato dell'escursione rilevato con il gps (l’anello è stato percorso in senso antiorario). Partenza da Pino Sottano - Molassana - acquedotto storico - Terre Rosse - Castelluzzo - Monte Croce di San Siro - strada provinciale di Creto (“curva del perdono”) - Colle di Creto - Colle del Canile - acquedotto di Val Noci - Castello di Pino - San Giacomo - Molassana |