Foto Valle del Rosto 27 luglio 2014 |
41 partecipanti |
Quella di oggi è una gita insolita e particolare. “Una camminata storico-didattica nella Valle del Rosto” come è definita nel volantino di Urbe che porta i loghi del Comune, della Pro Loco, della Croce Rossa e della Protezione Civile. L’appuntamento è alla Chiesa di Acquabianca alle 9,30 |
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Il tempo che questa mattina presto era così e così sta migliorando. I partecipanti arrivano alla spicciolata e alla partenza siamo in 41. Più Cloe, che è un bel cane fulvo al seguito di due simpatiche ragazzine. Ci sono parecchi giovani e anche qualche straniero, i “capi” e anche i rappresentanti della Croce Rossa. Non si sa mai… Il programma prevede un giro ad anello sulle due sponde del torrente Rosto. Un territorio, la Possa, ancora di proprietà dei marchesi Raggi, ormai abbandonato ma dove una volta vivevano, sparse in numerose cascine, tante famiglie che tenevano le bestie e coltivavano a mezzadria. Manenti dei Raggi |
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Risaliamo la strada che dalla chiesa porta ... |
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... alla Colla ... |
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... e seguendo il segnavia dei tre pallini gialli scendiamo al Rio Rosto. Il ponte che lo attraversava è crollato una ventina di anni fa. I due piloni laterali, risparmiati dalla piena, si alzano inutili dal greto del torrente |
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La nostra guida, parca di parole, si ferma a radunare la truppa e prima di attraversare il corso d’acqua, ... |
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... con una breve deviazione ci accompagna a Ca’ Rosto. Ancora in ordine nonostante sia stata abbandonata e con il tetto rifatto di recente per paura che crolli |
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Dietrofront ora, ... |
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... si torna nel bosco ampio e pianeggiante che costeggia il Rosto. Gli alberi alti e slanciati sono attraversati da una comoda mulattiera |
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Visto che il ponte è crollato, per portarci sull’altra sponda ci aspetta un bel guado, per fortuna tranquillo visto che negli ultimi giorni non ci sono state grandi piogge |
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E dopo il guado saliamo inerpicandoci nel folto. I grandi massi che costeggiano il sentiero sono tappezzati di muschio e circondati da ciuffi di felci |
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Siamo a Ca’ Batin, senza tetto, brandelli di pareti sopravvissute e seminascoste dai faggi che l’hanno circondata |
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Poco più in alto incrociamo il sentiero che sale al Dente (triangolo pieno giallo) e lo seguiamo fino a giungere alla Gattazzè. Irriconoscibile rispetto alle vecchie foto che ci mostrano un grande casa (il casino di caccia dei marchesi), una più piccola per il custode e la splendida cappelletta a forma circolare. In una bella e ampia radura. Irriconoscibile anche da come l’avevo vista io una trentina di anni fa, sopravvissuta a un incendio ma ancora al centro di un ridente prato. Ora la radura non esiste più e soffocate dal bosco sono rimaste poche macerie dell’abitazione più grande mentre la cappella è ancora miracolosamente in piedi. Ma per quanto? Si è parlato di promuovere un’iniziativa per salvare questo piccolo ma bellissimo capolavoro di architettura e spero che si possa arrivare in tempo |
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Abbandoniamo il triangolo giallo e proseguiamo nel bosco su quella che una volta era una strada frequentata e ordinata e ora è un sentiero disseminato di rami spezzati. La guida davanti al gruppo ci fa strada e i volontari della Croce Rossa stanno in coda a controllare che nessuno si perda. A ogni passo il cra cra dei legni spezzati.
Ho tempo di pensare. E anche di farmi prendere da una sorta di malinconia.
In questa valle, come in altri luoghi isolati, tutto è stato lasciato come quando è stato abbandonato. Il tempo però non si è fermato e ha voluto un suo prezzo: le radure inghiottite, i sentieri distrutti, le case in macerie. Eppure sono passate solo poche decine di anni. Nei miei pensieri vedo campi coltivati a grano e patate, mucche al pascolo e tanta gente e tanti bambini che affollano questi posti così diversi da come li vedo ora. Un giardino, qualcuno ha detto, sembravano un giardino. Non è rimpianto per un mondo dove povertà e fatica la facevano da padroni ma la consapevolezza che non solo il passato ma anche il ricordo del passato è andato perduto |
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Alle 12,10 siamo a Ca’ Agrifoglio, abbandonata anche questa negli anni ’60 e dove viveva una ventina di persone. E’ ora di pranzo e ognuno di noi si cerca un masso per sedersi e mangiare un boccone. Lame di luce filtrano tra le fronde, tutto il resto è in ombra |
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Ci rimettiamo in cammino. Il cra cra dei legni spezzati continua e a volte dobbiamo aggirare il sentiero per l’intrico dei rami. A terra sono disseminati piccoli e grandi sassi. Avete mai visto quei mucchi di sassi che si trovano lungo i sentieri? Erano per la “posa”, per posare i carichi che avevano in spalla e riposarsi un po’.
Più avanti vedo qualche rudere, credo che si tratti di Ca’ Aberghin. Chi ci accompagna sa tutto di questi posti dove viene a cercare funghi e oggi magari si sente in castigo perché deve seguire solo il sentiero |
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Ora si sale. Sento Gianni che sta chiacchierando e parla di Napoleone. Chissà se i soldati di Napoleone che nell’anno 1800 hanno combattuto non lontano da qui sono arrivati anche nella valle del Rosto … fatto sta che è uscito il ricordo di una trisnonna che li aveva visti e ne aveva paura … Eh già, avevano paura perché i soldati di Napoleone campavano di razzie. E Dio sa se i poveri abitanti del posto avevano bisogno di essere derubati del poco che c’era |
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Ecco Ca’ Batun e, ... |
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... sorpresa, il fuoristrada della Croce Rossa. Che ci fa qui? A tutti viene chiesto se è gradito un passaggio. Intanto arrivano i militi in divisa rossa con la coda del gruppo e qualcuno approfitta dell’inaspettato aiuto per salire a bordo |
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Il sentiero diventa una carrareccia che scende ad attraversare il guado in cemento sul Rosto e risale ripida. Sotto la strada passa l’acquedotto |
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Ci avviciniamo alla civiltà quando incontriamo una strada asfaltata e ci tuffiamo nuovamente nel passato per visitare Ca’ Iovina. Due case, abbandonate forse in tempi più recenti. Nella più grande una nicchia a volta con la cappelletta dove in qualche occasione veniva celebrata la messa |
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Entro e visito le stalle. Poi salgo la scala esterna in pietra e mi fermo sulla soglia: il pavimento in tavole di legno sembra precario. Ho pregato tutto il giorno e non vorrei … commenta un addetto alla sicurezza.
Ma non è successo niente! Non è successo niente perché ho pregato |
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Ormai siamo in dirittura di arrivo, attraversiamo un grande campo recintato che dopo l’ombra del bosco è un’esplosione di luce, ... |
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... raggiungiamo la Colla e poco dopo le 15,30 siamo in paese. Ci aspettano le frittelle preparate nel bel locale adiacente alla scuola di Acquabianca. L’escursione è terminata, 11 i chilometri percorsi, 400 metri il dislivello, 4 ore di cammino effettivo. Un grazie a tutti i volontari che si sono dati da fare e ci hanno regalato un’organizzazione super e una gita bella e interessante |
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Il tracciato dell'escursione rilevato con il gps. Partenza dalla chiesa di Acquabianca - località Colla - ponte crollato sul Rio Rosto - Ca' Rosto - guado sul Rosto - Ca' Batin - località Gattazè - Ca' Agrifoglio - Ca' Aberghin - Ca' Batun - guado in cemento sul Rosto - Ca' Iovina - località Colla - Acquabianca |