Foto anticima SE Rocca di Valmiana 12 agosto 2014 |
Stefano |
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Oggi ho battuto un record, anzi l’ho stracciato: è il numero dei tornanti percorsi durante l’interminabile salita dal Pian del Valasco al Colle di Valmiana; roba da far girar la testa. Il numero va poi moltiplicato per due se si considera anche la discesa che, ancor più della salita, è stata eterna. Mi spiace soltanto di non averli contati, uno per uno: quando ci tornerò, se mai ci tornerò, dovrò ricordarmi di farlo. Il Colle di Valmiana è il punto più elevato delle Alpi Marittime attraversato da una grande mulattiera: e che signora mulattiera! Dopo oltre un secolo e mezzo di vita è ancora lì al suo posto, perfetta e regolare, tenacemente aggrappata allo stretto e ripido Vallone di Valmiana che, durante l’inverno, si trasforma in un budello di neve spazzato dalle valanghe. Tracciata per scopi non essenzialmente militari, questa mulattiera doveva permettere a Re Vittorio Emanuele II di raggiungere a cavallo le sue imposte di caccia. Quanto lavoro e quale immane fatica deve essere costata la sua costruzione! Ma partiamo dal principio. Trovare una giornata decente in questa estate schifosa e tormentata è una mera questione di intuito e di fortuna; le previsioni del tempo non aiutano, anzi deprimono lo spirito, visto che dispensano nuvole e pioggia in abbondanza anche quando c’è il sole. Oggi però la fortuna è stata dalla mia parte e per tutto il giorno, sopra le Marittime, non si è presentata neanche una nuvola. Partito di buon ora dalle Terme di Valdieri (m. 1368), seguo il sentiero reale di caccia che taglia i tornanti della rotabile ex-militare, raggiungendo in breve la fonte del Piano Inferiore del Valasco (m. 1755) e il bivio per il Colle di Valmiana. La mulattiera prende quota assai rapidamente nonostante la sua pendenza rimanga sempre costante e moderata |
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Superati i resti del Gias di Val Miana (m. 2078) si prosegue nella salita, tornante dopo tornante, attraverso ripidi pendii erbosi solcati qua e là da colate di sfasciumi |
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A quota 2405 incontro il bivio per il Passo di Costa Miana e per i Laghi Inferiori di Valrossa. Fin qui sono salito a ritmo forsennato e ora mi ritrovo già con la maglia zuppa di sudore: un vento insistente e fastidioso mi induce a utilizzare subito il cambio che ho portato con me (canottiera e maglietta). D’ora in avanti dimezzerò l’andatura cercando di sudare il meno possibile |
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L’ambiente si fa via via più aspro e severo ... |
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... mentre la mulattiera prosegue imperturbabile la sua marcia verso l’alto inanellando una sfilza di tornanti da capogiro |
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Cammino circondato da un’immensa pietraia e alzo di continuo lo sguardo per cercare di capire dove si andrà a finire |
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A un certo punto trovo la strada sbarrata da due grossi stambecchi, probabilmente anzianotti, che sembrano non avere la benchè minima intenzione di spostarsi; avanzo con cautela e circospezione, anche perché uno dei due mi guarda torvo mentre fa la pipì. Penso: se questo mi dà una capocciata delle sue mi spedisce dritto e filato fin giù al Valasco. E così a malincuore esco dal tracciato e in precario equilibrio su pietroni ballerini inizio una circumnavigazione dall’alto dei due irascibili soggetti; salvo accorgermi poi, mentre annaspo tra una pietra e l’altra, che anche loro hanno paura di me: mentre io vado su, loro scappano giù |
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E finalmente arrivo alla grande spianata del Colle di Valmiana (m. 2922) sullo spartiacque tra le valli del Valasco e della Meris |
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Nell’opposto versante la mulattiera scende verso il Lago Soprano della Sella ricamando un fitto zig-zag sopra un mare di pietre. Tra le pieghe della montagna occhieggiano i Laghi del Matto ... |
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... mentre a nord, alla testata della Valle della Meris, lo splendido Lago Soprano della Sella brilla di un blu cobalto |
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A est del Colle di Valmiana si spalanca l’immenso anfiteatro detritico che culmina con le quattro cime del Monte Matto |
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Svolto a sinistra e rimonto la pietraia fino al culmine di una sommità ... |
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... da cui parte la tagliente e frastagliata cresta sud-est della Rocca di Valmiana. Una serie di cenge a mezzacosta sullo scosceso versante nord della cresta permette di avanzare in direzione della Rocca. Non vi sono passaggi particolarmente scabrosi o impegnativi e anche l’esposizione non è mai eccessiva; bisogna però prestare molta attenzione alla saldezza degli appoggi e degli appigli poiché si passa per lo più su rocce rotte e su detriti mobili. Oggi sono un po’ teso: sarà per la sterminata solitudine che mi circonda, sarà per il timore di cacciarmi in qualche guaio; fatto sta che, raggiunto uno stretto intaglio della cresta, preferisco fare dietro-front ... |
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... e accontentarmi della modesta anticima SE (m. 2998) ... |
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... dove un piccolo ometto di pietre conferisce un minimo di dignità a questa punta senza nome |
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Ma se la cima è modesta altrettanto non si può dire per il panorama che da quassù è davvero superbo |
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Ecco la Cresta Savoia (a sinistra) e il Lago delle Portette con il Rifugio Questa |
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Ecco il Lago del Claus solcato da piccole penisole rocciose e sormontato dall’omonima Testa |
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Ed ecco la Val Scura con uno dei Laghi Superiori e con la Cima di Tavels che si erge tra la Bassa della Lausa e la Bassa del Druos |
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Dalla parte opposta incombono invece le quattro cime del Matto: da sinistra a destra la Cima Est (la più accessibile), la Cima Centrale (il punto più elevato), la Cima Bobba e la Cima Verani (detta anche gendarme del Matto) |
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In discesa seguo lo stesso itinerario dell’andata e mi riporto velocemente al Colle di Valmiana per riprendere la mulattiera |
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Immerso nei miei pensieri e con gli occhi puntati in basso per vedere dove metto i piedi, faccio un salto all’indietro di paura quando all’improvviso sento uno strano fischio che sembra un soffio: sono gli stambecchi di prima che avevo completamente dimenticato e che, spaventati pure loro, balzano di scatto nella direzione opposta: è evidente che ci siamo presi un bello spavento tutti e tre! |
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Compare la prima erba e il paesaggio piano piano si addolcisce; ma la discesa è ancora molto lunga |
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Di fronte a me, sul versante opposto e pressappoco alla mia stessa altitudine, si intravede (ma bisogna aguzzare bene la vista) il piccolo Lago di Valcuca |
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Ormai le gambe viaggiano da sole; tornante a destra, tornante a sinistra, tornante a destra, tornante a sinistra, destra, sinistra, destra ... Il Valasco sembra lì a portata di mano ma fatica ad avvicinarsi: verrebbe voglia di lanciarvisi sopra. Alla macchina arriverò cotto a puntino: contento però di avere esplorato una zona bellissima che ancora non conoscevo |
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Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps. Partenza dalle Terme di Valdieri (m. 1368) - sentiero reale di caccia che taglia i tornanti della rotabile ex-militare - fontana del Piano Inferiore del Valasco (m. 1755, inizio mulattiera per il Colle di Valmiana) - Rio di Valmiana (m. 1870 circa) - Gias di Val Miana (m. 2078) - bivio Laghi di Valrossa-Colle di Valmiana (m. 2505, palina segnaletica) - costone Miana-Cabrera - Colle di Valmiana (m. 2922) - anticima SE della Rocca di Valmiana (m. 2998). Ritorno per lo stesso itinerario
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