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Foto Dente 11 agosto 2015
Gianni, Franca
Alle 8 e mezza siamo nella piazza della chiesa di Masone, il paese dove sono nati i nonni di Gianni e dove l’estate passava le vacanze: è un racconto a quattro mani, punteggiato di ricordi. Non ero mai entrata nella Chiesa di Cristo Re, incredibilmente imponente e sontuosa. Tanto grande che mi fa venire in mente il Santuario della Guardia. Dal piazzale, che oggi è inondato di sole, partono diversi segnavia ma non i due quadrati gialli pieni che cerchiamo noi. Li troviamo più avanti, lungo la strada della Cascata del Serpente, provenienti dal Mulino
Passiamo sotto il viadotto dell’autostrada, poi sul ponte del Rio Masone che ci porta nell’altro versante della vallata, per seguire la sterrata che si stacca sulla destra verso Casa Ronchetto
Passiamo sotto il viadotto dell’autostrada, poi sul ponte del Rio Masone che ci porta nell’altro versante della vallata, per seguire la sterrata che si stacca sulla destra verso Casa Ronchetto
“Mio nonno mi parlava spesso del Ronchetto, che è l’ultima casa prima della giogaia. Non so se passava di qui quando andava a portare la polenta ai suoi fratelli che facevano l’erba sul Dente, ma per andare a mangiare i ravioli all’Acquabianca ci passava di sicuro. Pensa che è la prima volta che ci vengo. Mi parlava anche di Pestummu, che non so se è solo il nome del torrente o anche di una cascina, ma diceva: Postumia. Come l’antica via romana.”
“Mio nonno mi parlava spesso del  Ronchetto, che è l’ultima casa prima della giogaia. Non so se passava di qui quando andava a portare la polenta ai suoi fratelli che facevano l’erba sul Dente, ma per andare a mangiare i ravioli all’Acquabianca ci passava di sicuro. Pensa che è la prima volta che ci vengo. Mi parlava anche di Pestummu, che non so se è solo il nome del torrente o anche di una cascina, ma diceva:  Postumia. Come l’antica via romana.”
Più su lasciamo la strada ed entriamo nel bosco
Più su lasciamo la strada ed entriamo nel bosco
Al di sopra degli alti pini si possono osservare il Monte Giallo, il Bric del Dente e la depressione della Sella del Barnè che li divide
Al di sopra degli alti pini si possono osservare il Monte Giallo, il Bric del Dente e la depressione della Sella del Barnè che li divide
Ore 10 - Al cartello con scritto Passo della Fruia - che si chiama anche Colle di Masca - lasciamo i quadrati gialli che vanno verso il Colle di Masca e seguiamo invece il percorso, più breve e diretto ma con un dislivello leggermente superiore, che è stato segnato di recente con tre pallini gialli e passa sulla dorsale salendo al Bric Masca
Ore 10 - Al cartello con scritto Passo della Fruia - che si chiama anche Colle di Masca - lasciamo i quadrati gialli che vanno verso il Colle di Masca e seguiamo invece il percorso, più breve e diretto ma con un dislivello leggermente superiore, che è stato segnato di recente con tre pallini gialli e passa sulla dorsale salendo al Bric Masca
Querce, pini, sorbi, noccioli e alti brughi di un verde tenero ci accompagnano ...
Querce, pini, sorbi, noccioli e alti brughi di un verde tenero ci accompagnano ...
... verso le praterie dove troviamo il sentiero che proviene dal Colle di Masca con i segnavia rombo giallo pieno (da Rossiglione) e triangolo giallo vuoto (da Campoligure). Sarà quest’ultimo simbolo ad accompagnarci fino in vetta
... verso le praterie dove troviamo il sentiero che proviene dal Colle di Masca con i segnavia rombo giallo pieno (da Rossiglione) e triangolo giallo vuoto (da Campoligure). Sarà quest’ultimo simbolo ad accompagnarci fino in vetta
“Mio nonno era piccolo quando i suoi fratelli andavano a far l’erba sul Dente. Su questi prati oppure più su, non so.  Sono prati magri, pieni di pietre. Ma c’era poco bosco allora. Mio nonno era un ragazzetto e lo mandavano sul Dente a portare da mangiare ai suoi fratelli. Polenta e formaggio dentro a due piatti fasciati da una salvietta legata con un nodo. I fratelli si fermavano a dormire lassù e lui scendeva e si portava  un po’ del fieno già tagliato. Un carico leggero perché era poco più che un bambino. Avrà avuto una corba per portarlo giù, non so. Io avevo sette anni quando sono venuto sul Dente con mio papà e mia sorella, è stata la mia prima gita.”
“Mio nonno era piccolo quando i suoi fratelli andavano a far l’erba sul Dente. Su questi prati oppure più su, non so.  Sono prati magri, pieni di pietre. Ma c’era poco bosco allora. Mio nonno era un ragazzetto e lo mandavano sul Dente a portare da mangiare ai suoi fratelli. Polenta e formaggio dentro a due piatti fasciati da una salvietta legata con un nodo. I fratelli si fermavano a dormire lassù e lui scendeva e si portava  un po’ del fieno già tagliato. Un carico leggero perché era poco più che un bambino. Avrà avuto una corba per portarlo giù, non so. Io avevo sette anni quando sono venuto sul Dente con mio papà e mia sorella, è stata la mia prima gita.”
Ai lati del sentiero l’erba è alta e c’è una fila di vasche per abbeverare le bestie che però non si vedono in giro, ...
Ai lati del sentiero l’erba è alta e c’è una fila di vasche per abbeverare le bestie che però non si vedono in giro, ...
... il Dentino è fasciato dal bosco e il Dente da questo versante è coperto anche lui di vegetazione
... il Dentino è fasciato dal bosco e il Dente da questo versante è coperto anche lui  di vegetazione
Più avanti c’è un cartello con scritto “Saliera”. Non so se c’è ancora qualche rudere che la ricordi ma io non ho visto niente. So solo che era un edificio fatto costruire dalla Repubblica di Genova e che serviva da deposito per il sale.“Mio nonno mi parlava della Saliera, chissà se a quei tempi c’era ancora qualcosa. Fino ai piedi del Dente per fare erba! Non saranno mica stati scemi a fare tanta strada se avessero potuto farla più vicino. Si vede che qui potevano e giù no. Mica venivano come facciamo noi, perché ci piace, era una vita dura, di fatica.”
Più avanti c’è un cartello con scritto “Saliera”. Non so se c’è ancora qualche rudere che la ricordi ma io non ho visto niente. So solo che era un edificio fatto costruire dalla Repubblica di Genova e che serviva da deposito per il sale.“Mio nonno mi parlava della Saliera, chissà se a quei tempi c’era ancora qualcosa. Fino ai piedi del Dente  per fare erba! Non saranno mica stati scemi a fare tanta strada se avessero potuto farla più vicino. Si vede che qui potevano e giù no. Mica venivano come facciamo noi, perché ci piace, era una vita dura, di fatica.”
A una decina di minuti un altro cartello: “Bric Dente 0,15”. Che bello, penso io, un quarto d’ora e siamo arrivati. Ma è un cartello bugiardo perché dopo quindici minuti siamo ancora distanti. Inizia per me la parte più faticosa della gita perché l’ultimo tratto è ripido e perché fa caldo
A una decina di minuti un altro cartello: “Bric Dente 0,15”. Che bello, penso io, un quarto d’ora e siamo arrivati. Ma è un cartello bugiardo perché dopo quindici minuti siamo ancora distanti. Inizia per me la parte più faticosa della gita perché l’ultimo tratto è ripido e perché fa caldo
Saliamo le roccette che ci dividono dalla cima ...
Saliamo le roccette che ci dividono dalla cima ...
... e siamo al cippo sormontato dalla piccola croce trasparente (ore 12,10). Il panorama si perde nella foschia. Il mare si confonde con l’orizzonte
... e siamo al cippo sormontato dalla piccola croce trasparente (ore 12,10). Il panorama si perde nella foschia. Il mare si confonde con l’orizzonte
"Scendiamo dalla diretta o facciamo il giro?”
"Scendiamo dalla diretta o facciamo il giro?”
Mi pento subito di aver scelto la via meno ripida ma ben più lunga che contorna il Dente: il sole, in quest’ora che è allo zenith, e l’assenza di un refolo di vento che spira soltanto, e non sempre, nel punto più alto del crinale, rendono l’aria rovente. Mentre ci avviciniamo alla Sella del Barnè, con la prospettiva di salire al Monte Giallo che abbiamo di fronte per proseguire lungo l’Alta Via verso levante fino alla sella prima del Forte Geremia, ci tenta l’idea di percorrere invece un tratto della strada del Faiallo come se fosse più breve. Idea per fortuna subito abbandonata. Questo, sul versante marino, è oggi, per via del caldo, il tratto più faticoso della gita
Mi pento subito di aver scelto la via meno ripida ma ben più lunga che contorna il Dente: il sole, in quest’ora che è allo zenith, e l’assenza di un refolo di vento che spira soltanto, e non sempre, nel punto più alto del crinale, rendono l’aria rovente. Mentre ci avviciniamo alla Sella del Barnè, con la prospettiva di salire al Monte Giallo che abbiamo di fronte per proseguire lungo l’Alta Via verso levante fino alla sella prima del Forte Geremia, ci tenta l’idea di percorrere invece un tratto della strada del Faiallo come se fosse più breve. Idea per fortuna subito abbandonata. Questo, sul versante marino, è oggi, per via del caldo, il tratto più faticoso della gita
Sul Monte Giallo, tra le praterie bruciate dal sole, incontriamo un ragazzo e i genitori, francesi, che arrivano dal Geremia. Non un filo d’ombra tra i cespugli di erica di un viola sbiadito tra l’erba color delle stoppie
Sul Monte Giallo, tra le praterie bruciate dal sole, incontriamo un ragazzo e i genitori, francesi, che arrivano dal Geremia. Non un filo d’ombra tra i cespugli di erica di un viola sbiadito tra l’erba color delle stoppie
Quando finalmente scendiamo a toccare la provinciale del Faiallo, nella sella tra il Monte Giallo e il Forte Geremia dove c’è il Prato Sambughetto, possiamo finalmente ripararci nel versante nord, ombreggiato dal bosco. Con qualche dubbio però, perché il sentiero, con il segnavia di due rombi gialli vuoti, sembra tornare indietro verso il Dente. Ma dopo un primo tratto pianeggiante e anche in leggera salita, scende poi verso Masone. “Non so se in questo sentiero ci sono mai stato. Forse sì, quando facevo le marce di Masone. Ma allora correvo e non avevo tempo di guardarmi in giro.”
Quando finalmente scendiamo a toccare la provinciale del Faiallo, nella sella tra il Monte Giallo e il Forte Geremia dove c’è il Prato Sambughetto, possiamo finalmente ripararci nel versante nord, ombreggiato dal bosco. Con qualche dubbio però, perché il sentiero, con il segnavia di due rombi gialli vuoti, sembra tornare indietro verso il Dente. Ma dopo un primo tratto pianeggiante e anche in leggera salita, scende poi verso Masone. “Non so se in questo sentiero ci sono mai stato. Forse sì, quando facevo le marce di Masone. Ma allora correvo e non avevo tempo di guardarmi in giro.”
A un bivio troviamo un cartello che indica la Cascina Troia, noi proseguiamo sui rombi gialli ...
A un bivio troviamo un cartello che indica la Cascina Troia, noi proseguiamo sui rombi gialli ...
... verso le case di Pian del Colle dove ci aspettano la strada asfaltata e un furioso abbaiare di cani (ore 14,45)
... verso le case di Pian del Colle dove ci aspettano la strada asfaltata e un furioso abbaiare di cani (ore 14,45)
Un tornante dietro l’altro andiamo a costeggiare il Rio Masone dove, più in alto, c’è la Cascata del Serpente. Qui invece c’è un altro laghetto dove la gente va a fare il bagno.“Mio nonno raccontava che alla cascata del Serpente si tuffava con un sasso per andare a fondo e pescare con le mani. Io alla cascata del Serpente ci andavo ma non mi bagnavo. Il bagno lo facevo in questo laghetto che è meno profondo ma forse è più grande e che ora dalla strada non si riesce a vedere perché è cresciuto il bosco.”Oltrepassati i ruderi della Cartiera Savoi chiudiamo l’anello che si è sviluppato prima sul versante orografico sinistro del Rio Masone e poi su quello destro e percorriamo il tratto finale che è comune e ci riporta al piazzale della chiesa dove, per fortuna, troviamo la macchina in ombra (ore 16). 17 i chilometri percorsi, 860 i metri di dislivello, una bella gita non particolarmente adatta nel pieno dell’estate ma molto bella nelle stagioni intermedie
Un tornante dietro l’altro andiamo a costeggiare il Rio Masone dove, più in alto, c’è la Cascata del Serpente. Qui invece c’è un altro laghetto dove la gente va a fare il bagno.“Mio nonno raccontava che alla cascata del Serpente si tuffava con un sasso per andare a fondo e pescare con le mani. Io alla cascata del Serpente ci andavo ma non mi bagnavo. Il bagno lo facevo in questo laghetto che è meno profondo ma forse è più grande e che ora dalla strada non si riesce a vedere perché è cresciuto il bosco.”Oltrepassati i ruderi della Cartiera Savoi chiudiamo l’anello che si è sviluppato prima sul versante orografico sinistro del Rio Masone e poi su quello destro e percorriamo il tratto finale che è comune e ci riporta al piazzale della chiesa dove, per fortuna, troviamo la macchina in ombra (ore 16). 17 i chilometri percorsi, 860 i metri di dislivello, una bella gita non particolarmente adatta nel pieno dell’estate ma molto bella nelle stagioni intermedie
Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (l’anello è stato percorso in senso antiorario). Partenza dalla chiesa di Masone (m. 415) - Via Cascata del Serpente - sottopasso autostrada - Casa del Ronchetto - Collina Badè (m. 785) - Bric Masca (m. 902) - dorsale di spartiacque Stura-Orba - Rocca Gianni (m. 901) - pendici nord-ovest del Dente - Bric del Dente (m. 1107) – pendici meridionali del Dente - Sella del Barnè (m. 894) - pendici meridionali del Monte Giallo - Prato del Sambughetto (sella Giallo-Geremia, m. 775) - Cascina di Pian del Colle (m. 616) - Masone
Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (l’anello è stato percorso in senso antiorario). Partenza dalla chiesa di Masone (m. 415) - Via Cascata del Serpente - sottopasso autostrada - Casa del Ronchetto - Collina Badè (m. 785) - Bric Masca (m. 902) - dorsale di spartiacque Stura-Orba - Rocca Gianni (m. 901) - pendici nord-ovest del Dente - Bric del Dente (m. 1107) – pendici meridionali del Dente - Sella del Barnè (m. 894) - pendici meridionali del Monte Giallo - Prato del Sambughetto (sella Giallo-Geremia, m. 775) - Cascina di Pian del Colle (m. 616) - Masone
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