Foto Alta Bucastrella 23 ottobre 2015 |
Gianni, Franca |
La gita di oggi è una gita di esplorazione. Voglio controllare col gps i sentieri che si intrecciano sull’alta Bucastrella, che è sul versante padano dell’Alta Via nei pressi del Rifugio Argentea. Non avrei mai immaginato, quando Sara mi parlava di navigatore e poi di mappe, e neppure quando Stefano, due Natali fa, mi aveva regalato il GPS della Garmin, che mi sarei appassionata tanto da fare una gita ad hoc per poi lavorare alla mappatura dei sentieri. Gianni consenziente – o rassegnato? – naturalmente è con me. A lui delle mappe non importa niente perché di suo ha un senso dell’orientamento più che notevole ed è battuto solo da Stefano che ce l’ha eccezionale. Perché, in famiglia, solo io sono una talpa e solo a casa, con la mappa davanti e la cartina a lato, riesco a capire qualcosa? Però dalla mia è che sono paziente e precisa. Partiamo da Vara in una bella mattina di cielo azzurro e ci incamminiamo lungo la Bucastrella con l’intenzione di fare qualche scorciatoia. Ma scende un fuoristrada (per andare col fuoristrada sulla Bucastrella ci vuole l’autorizzazione) e si affaccia un signore che ci chiede se abbiamo trovato un cellulare. Aziendale, precisa, per farci capire che ha la sua importanza. Cosa possiamo fare se non frugare con gli occhi i sassi della strada alla ricerca del cellulare smarrito? E così, senza fare le scorciatoie, naso a terra come un cane da tartufi, io, che non ho mai trovato neppure un fungo, trovo lo smartphone che, a faccia in giù, giace sul bordo tra pietre e ciuffi di erba secca. Inizia così la lunga lotta tra il desiderio di riferire al suo padrone e il mio telefonino che non ha campo e poi ce l’ha a spizzichi e bocconi, tra il gps che vorrebbe un po’ di attenzione ora che stiamo per arrivare al sentiero da esplorare e i botta e risposta per questo benedetto telefono aziendale che non sappiamo come restituire. Una babilonia.
|
|
Superiamo l’incrocio con il sentiero del quadrato giallo che sale all’Argentea e la curva dopo imbocchiamo il tracciato da esplorare, quello che figura nella mappa addirittura come una strada agricolo-forestale e che porta il nome di Bucastrella, e che noi, in tanti anni, non abbiamo mai percorso. All’inizio c’è davvero, è largo e sembra promettere bene. Un attimo dopo si riduce a sentiero. Guarda, mi dice Gianni indicandomi una roccia sulla nostra sinistra, è il sasso che vediamo da Vara, ci andiamo? Un fuori programma visto che al sasso non avevamo pensato ma è una vita che quando guardiamo dalla finestra di Vara verso l’Alta Via notiamo un dentino minuscolo staccarsi dal profilo. Ora è talmente vicino che non possiamo ignorarlo ... |
|
... e in pochi minuti siamo ai suoi piedi. Salirci, non salirci? In fondo è alto pochi metri. Ma non mi sento tranquilla e rinuncio e anche Gianni, che però dopo si fa prendere dai rimpianti – avrei potuto … - , fa come me. Intanto ci ha raggiunti un signore che stava andando per funghi e ci ha visti salire. Ha un nome questo sasso? E’ quello che mi piacerebbe sapere. Siete voi quella coppia del sito? Sì, siamo noi, e vorrei stare un attimo a chiacchierare se non fosse per la petulanza del telefonino che anche in questo posto, ai piedi del masso, si conquista quel pizzico di campo che gli permette di trillare |
|
Il signore ci scatta una foto e ci saluta. Noi ci fermiamo ad ammirare il panorama: Vara Inferiore e Vara Superiore con lo sfondo lontano delle Alpi innevate |
|
Torniamo al sentiero, proseguiamo e superiamo un guado, oggi asciutto. Qui troviamo i resti di quella che effettivamente era stata una strada e ora non c’è più: un tubo in cemento dove passava il Rio Galada. Da questo momento non esiste più nulla, solo uno scavo eroso dall’acqua, una grossa cicatrice che nelle foto aeree delle mappe porta in inganno e sembra un evidente e percorribile tracciato. In questo punto siamo vicinissimi al sentiero del quadrato giallo che, alla nostra destra, attraversa come il nostro la prateria e va verso l’Alta Via. Quello del quadrato è più diretto e comodo, dove siamo noi invece è tutto un bricco e un fosso, tanto che camminiamo sul bordo dello scavo facendo attenzione alle buche |
|
Sotto il Passo Crocetta raggiungiamo la sterrata che dal rifugio Argentea va verso Case Tassara (ci sono i tre pallini gialli) e immediato mi sorge il dubbio se anche questa strada si può chiamare Bucastrella, dubbio che mi assilla visto che le mappe devono essere corrette e veritiere ma che a Gianni interessa men che meno. Poco più avanti l’abbandoniamo per seguire l’altra sterrata che voglio controllare e che unisce quella con i tre pallini gialli all’Alta Via passando sulla Rocca della Crocetta. Sì, questa c’è ed è giusto che sia mappata così |
|
Ora dobbiamo rifocillarci, possibilmente al riparo del vento, ... |
|
Ora dobbiamo rifocillarci, possibilmente al riparo del vento, e lo facciamo al Rifugio Argentea dove due cani grandi e riccioluti non ci lasciano gustare il panino perché ci fissano con insistenza nella speranza che gliene offriamo un pezzo (e infatti ci riescono …) |
|
Se non fosse per lo smartphone aziendale che ho nel borsello al rifugio ci starei un po’ di più e invece so che ci stanno aspettando a Vara (non si preoccupi per carità!). E così scendiamo: quadrato giallo, Bucastrella ecc. ecc.
Nel parcheggio di Vara restituiamo il telefono al legittimo proprietario e concludiamo la nostra gita-esplorazione. Non metto orari, né chilometri, perché non significherebbero nulla |
|
|