Foto Alpesisa 21 gennaio 2016 |
Gianni, Franca |
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Lasciamo la macchina in via dei Filtri, che raggiungiamo da via Trossarelli, proprio dove parte la crosa di San Cosimo di Struppa. Sono le 9 e 10 ed è una bellissima giornata con tanto sole e tanto freddo nelle zone in ombra. Abbiamo in mente di fare l’Alpesisa, che domina la Valbisagno con la sua elegante forma trapeizodale e per pochi metri non raggiunge quota 1000. Tenendo conto che partiamo da 150 e che lo sviluppo è molto breve ha una pendenza niente male. La crosa (ma si dovrebbe dire creuza) risale la collina di Struppa tagliando i tornanti di via Trossarelli e a seconda delle località che incontra cambia nome: salita San Cosimo per il tratto che sbuca presso la chiesa della borgata omonima ... |
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... e poi salita San Martino di Struppa |
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A San Martino c’è il capolinea dell’autobus, la chiesa, una manciata di case che si affacciano sulla vallata e altre crose e stradine che, salendo, si perdono nel bosco. Al bivio poco sopra la piazza della chiesa scegliamo di trascurare per il momento il segnavia dei due rombi rossi che portano direttamente all’Alpesisa e di andare a sinistra in salita Gave, dove c’è la croce rossa che va alla Gola di Sisa e a Tre Fontane. Vogliamo infatti fare un anello e i due rombi rossi, sicuramente più panoramici, li seguiremo in discesa |
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Salita Gave diventa presto un sentiero, attraversa il bosco e sbuca in un ripiano erboso dove, accanto al serbatoio dell’acquedotto, c’è una fontanella.
Siamo ad un crocevia e la croce rossa sceglie una strada in cemento costruita, credo, a servizio dell’allevamento di bovini della cooperativa Alpe Sisa. Larga, comoda, con pendenza regolare, ha l’unico difetto di essere poco panoramica e in questa stagione in ombra |
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Più su c’è un cancello e un cartello avvisa: animali al pascoli con tori. Da qui alla Gola di Sisa Gianni non spiccica parola, in ascolto del latrare dei presunti cani maremmani a difesa della mandria |
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In realtà non incontriamo nessuna bestia e arriviamo tranquilli alla Gola di Sisa (ore 11) |
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La terra è colorata di rosso e prende il nome, come in altri posti, di Terre Rosse.
Abbiamo abbandonato la croce rossa, che diventa gialla e prosegue per Tre Fontane, per seguire l’Alta Via in direzione del Candelozzo. Al di là del valico, in basso e nell’ombra, c’è la diga del lago Val Noci.
Ripidissimo questo tratto di Alta Via e altrettanto ripida la deviazione verso destra che ci accompagna in vetta. Una ragazza in scarpette da corsa scende saltellando. “E’ bello lassù”, dice, e si riferisce al tempo e al sole che illumina la cima |
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Siamo in vetta che sta per scoccare il mezzogiorno, accanto alla bella croce ricurva che hanno costruito i tranvieri |
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Il panorama è notevole nonostante la foschia a grande distanza. Solo la cima dell’Aiona sembra innevata. Per il resto neve zero |
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Di fronte a noi in direzione nord è ben visibile il sentiero dell’Alta Via che passa alle pendici del Monte Lago e poi a quelle del Candelozzo prima di arrivare, a fine tappa, al Passo della Scoffera |
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Verso sud il ripido crinale che scende verso la Val Bisagno e che faremo in discesa seguendo il segnavia dei due rombi rossi |
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In basso le case di Aggio, un po’ più in alto quelle di Creto e, dietro, il Forte Diamante. Il mare si perde nella foschia |
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Quindici minuti per girare lo sguardo intorno e per scattare qualche foto. Per mangiare scenderemo più in basso, dove il sentiero spiana un po’ prima di tuffarsi di nuovo a picco sulla vallata |
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Scendiamo lungo la dorsale facendo un po’ di attenzione a dove mettiamo i piedi |
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In basso, sulla nostra sinistra, c’è il paese di Canate che non ho mai visto e che una volta o l’altra vorrei visitare. Magari salendo dalla strada dei 1100 gradini che parte da Cavassolo e che non ho idea in quale stato di conservazione si trovi. Guardo le case alla ricerca di un filo di fumo perché sapevo che Canate aveva ancora un residente. Ma i camini sono tutti spenti e non posso credere che a gennaio, con il freddo che fa nonostante la splendida giornata, non ci sia la stufa accesa per quel signore gentile che a tutti offre il caffè. Ci fermiamo a mangiare proprio di fronte a questo antico borgo, addirittura di origine medievale, abbandonato verso la metà del secolo scorso dopo la costruzione della strada che si è fermata a Marsiglia |
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(Il Colle di Creto e alle sue spalle il Forte Diamante) |
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La dorsale si allarga e diventa prateria, si sentono i muggiti delle mucche che ora sono lontane ma hanno lasciato da poco il segno del loro passaggio. A dire il vero, sul sentiero, non ci sono solo i segni delle mucche ma anche quelli che forse sono del lupo, “fatte” di pelo attorcigliato, anche queste molto recenti |
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Il bel profilo regolare dell’Alpesisa si allontana alle nostre spalle, ...
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il sentiero passa ai piedi di un alto pilone per la linea elettrica, ben visibile dalla vallata, ... |
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... e ci fa scoprire un minuscolo e curioso riparo nel bosco. Di forma circolare, in pietra e di buona fattura, ha solo il tetto in cemento, un tetto a cupola fatto, immagino, per consolidare la struttura.
Poi il sentiero diventa di nuovo molto ripido perché segue la linea retta del gasdotto ed è questo il tratto più brutto, o meno bello se vogliamo, del percorso |
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Una casa antica, e un’altra col tetto sfondato, ci annunciano che siamo vicini al paese. E infatti poco dopo sbuchiamo in via Borgano e poi a San Martino chiudendo l’anello |
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Ci resta da percorrere la parte finale del percorso e un po’ per crose e un po’ su asfalto per paura di scivolare alle tre e un quarto siamo di ritorno alla macchina. Un signore ci guarda con nostalgia e un po’ di invidia. “Siete stati lassù? C’è una vaccheria sull’Alpesisa ma non trovano gente per lavorarci. Io sono di qua, sono del Bano, ma a camminare non ci riesco più”. E allarga le braccia.
Undici i chilometri percorsi, ottocentosettanta metri il dislivello, quattro ore e trenta il cammino effettivo. Quello che avanza è dovuto alle mie soste, numerosissime in queste escursioni fuori porta ricche di nomi da annotare per il mio navigatore (e sempre deprecate da Gianni che si volta ad ogni istante a vedere se sono rimasta indietro …) |
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Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (l’anello è stato percorso in senso orario). Partenza da Via dei Filtri (Genova Struppa) - Salita di San Cosimo di Struppa - Chiesa di San Cosimo di Struppa (m. 220) - Salita di San Martino di Struppa - Chiesa di San Martino di Struppa (m. 357) - Salita Gave - Case Seixola - pendici occidentali del Monte Pian di Croce - pendici occidentali dell’Alpesisa - La Gola di Sisa (m. 729, incrocio con l’Alta Via) - breve tratto di Alta Via in direzione levante - svolta a destra per l’Alpesisa (pendici nord-occidentali dell’Alpesisa) - Monte Alpesisa (m. 989) - costone meridionale dell’Alpesisa - Monte Pian di Croce (m. 777) - Case Treisera - La Croce - Chiesa di San Martino di Struppa - Chiesa di San Cosimo di Struppa - Via dei Filtri |