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Foto Canate 4-5 febbraio 2016
Gianni, Franca
4 febbraio, da San Cosimo di Struppa (non riuscita)
Due settimane fa avevamo visto il paesino di Canate dall’Alpesisa e ci era rimasta la voglia di visitare questo borgo abbandonato da decenni.
Abbandonato del tutto no perché sappiamo che ci vive una persona. E che ha galline, oche e capre. Ma dall’Alpesisa non avevamo visto nessun camino fumare e così avevamo pensato che quell’unico abitante se ne fosse andato. Dobbiamo andare a vedere, avevo detto a Gianni
Ci proviamo oggi da San Martino di Struppa. Lasciamo la macchina a San Cosimo con l’idea di seguire il cerchio rosso barrato che da San Martino va a Canate e prosegue per Capenardo, scendere a Cavassolo e tornare a San Cosimo. Le notizie che avevamo raccolto sul percorso erano pressoché nulle, diciamo che lo abbiamo preso sottogamba e pensavamo di andare e tornare in breve tempo. Pieni di entusiasmo partiamo alle 9,40 (tardi) come dovessimo fare una passeggiata. La giornata è splendida e mite. Da San Cosimo risaliamo velocemente a San Martino dove troviamo il cerchio rosso barrato ...

Ci proviamo oggi da San Martino di Struppa. Lasciamo la macchina a San Cosimo con l’idea di seguire il cerchio rosso barrato che da San Martino va a Canate e prosegue per Capenardo, scendere a Cavassolo e tornare a San Cosimo. Le notizie che avevamo raccolto sul percorso erano pressoché nulle, diciamo che lo abbiamo preso sottogamba e pensavamo di andare e tornare in breve tempo. Pieni di entusiasmo partiamo alle 9,40 (tardi) come dovessimo fare una passeggiata. La giornata è splendida e mite. Da San Cosimo risaliamo velocemente a San Martino dove troviamo il cerchio rosso barrato ...

... che si affianca ai due rombi rossi per l’Alpesisa ...
... che si affianca ai due rombi rossi per l’Alpesisa ...
... e li abbandona più avanti per scendere e aggirare il Monte Piano di Croce
... e li abbandona più avanti per scendere e aggirare il Monte Piano di Croce
Subito dopo il bivio col sentiero per l’Alpesisa, appena inizia il tratto in discesa, un albero crollato ostruisce il sentiero. Un fitto intreccio di liane lo avvolge. Coricati a terra strisciamo sotto e con qualche graffio siamo dall’altra parte
Subito dopo il bivio col sentiero per l’Alpesisa, appena inizia il tratto in discesa, un albero crollato ostruisce il sentiero. Un fitto intreccio di liane lo avvolge. Coricati a terra strisciamo sotto e con qualche graffio siamo dall’altra parte
Il primo tratto a mezza costa è bello e incoraggiante ...
Il primo tratto a mezza costa è bello e incoraggiante ...
Dopo le cose si complicano (per noi che abbiamo poco tempo e pensavamo a un giro veloce) perché il sentiero, che segue le infinite curve del monte con alcuni tratti scoscesi e anche esposti in cui c’è da prestare attenzione, ...
Dopo le cose si complicano (per noi che abbiamo poco tempo e pensavamo a un giro veloce) perché il sentiero, che segue le infinite curve del monte con alcuni tratti scoscesi e anche esposti in cui c’è da prestare attenzione, ...
... si allunga tanto che Canate è sempre lì davanti e non si avvicina di un millimetro. E non sembra che Capenardo dove dovremmo arrivare sia a un tiro di schioppo dal paese …
... si allunga tanto che Canate è sempre lì davanti e non si avvicina di un millimetro. E non sembra che Capenardo dove dovremmo arrivare sia a un tiro di schioppo dal paese …
E così, dopo un ultimo scatto ravvicinato, decidiamo di tornare indietro. Peccato
E così, dopo un ultimo scatto ravvicinato, decidiamo di tornare indietro. Peccato
Sulla via del ritorno, superate le case Tigui ...
Sulla via del ritorno, superate le case Tigui e in prossimità di San Martino, ci raggiunge veloce un escursionista di Valenza. E’ partito da Cavassolo, ha fatto la salita dei 1100 gradini, ha visitato Canate e conosciuto il suo abitante (sono contenta di sapere che è sempre là, vuol dire che sta bene e ci sta bene) ed ora va verso Struppa. Ci riconosce per quelli del blog. Quando arriviamo dall’albero crollato tira fuori un lungo coltello a serramanico e in un attimo taglia l’intreccio di liane e di rovi permettendoci di passare comodamente carponi attraverso il varco. Io non ho nemmeno un coltellino per sbucciare la mela e, sinceramente ammirata, dimentico a terra il mio zaino costringendolo a portarmelo …

Sulla via del ritorno, superate le case Tigui e in prossimità di San Martino, ci raggiunge veloce un escursionista di Valenza. E’ partito da Cavassolo, ha fatto la salita dei 1100 gradini, ha visitato Canate e conosciuto il suo abitante (sono contenta di sapere che è sempre là, vuol dire che sta bene e ci sta bene) ed ora va verso Struppa. Ci riconosce per quelli del blog. Quando arriviamo dall’albero crollato tira fuori un lungo coltello a serramanico e in un attimo taglia l’intreccio di liane e di rovi permettendoci di passare comodamente carponi attraverso il varco. Io non ho nemmeno un coltellino per sbucciare la mela e, sinceramente ammirata, dimentico a terra il mio zaino costringendolo a portarmelo …

5 febbraio, da Marsiglia (Davagna)
Canate mi è rimasto qui. Ci dobbiamo andare: proveremo da Marsiglia, il percorso più agevole, almeno sulla carta. Il tempo è ancora splendido, con tanto sole, cielo limpido e niente vento. Non sembra davvero che sia febbraio.
Sono le 13,30 (tardi anche oggi ma questa mattina non potevamo) quando partiamo da Marsiglia: le case in ordine dai colori vivaci che digradano sulla collina, la chiesa, la piazzetta col nome altisonante – Piazza della Vittoria – e una targa che recita “Nucleo storico-rurale Secolo XII”. Siamo a quota 548. Indico le quote perché il sentiero sale, scende, risale
Sono le 13,30 (tardi anche oggi ma questa mattina non potevamo) quando partiamo da Marsiglia: le case in ordine dai colori vivaci che digradano sulla collina, la chiesa, la piazzetta col nome altisonante – Piazza della Vittoria – e una targa che recita “Nucleo storico-rurale Secolo XII”. Siamo a quota 548. Indico le quote perché il sentiero sale, scende, risale
Attraversiamo l’abitato, scendiamo fino a un bivio (una quindicina di metri il dislivello), ...
Attraversiamo l’abitato, scendiamo fino a un bivio (una quindicina di metri il dislivello), ...
... prendiamo il sentiero a destra (privo di segnavia) che inizia con alcuni gradini in cemento e risaliamo fino a un colle che sfiora i 600 metri
... prendiamo il sentiero a destra (privo di segnavia) che inizia con alcuni gradini in cemento e risaliamo fino a un colle che sfiora i 600 metri
La mulattiera che scende era importante. Tutta in pietre, a oggi ben conservata, si snoda tra un bel bosco di castagni. In ombra, rivestita dalle foglie che sono cadute a terra, è punteggiata qua e là da ciuffetti di primule e di crochi che le regalano briciole di colore. In fondo c’è un ponte in legno dove scorre il Rio Canate ...
La mulattiera che scende era importante. Tutta in pietre, a oggi ben conservata, si snoda tra un bel  bosco di castagni. In ombra, rivestita dalle foglie che sono cadute a terra, è punteggiata qua e là da ciuffetti di primule e di crochi che le regalano briciole di colore. In fondo c’è un ponte in legno dove scorre il Rio Canate ...
... e in alto, dalla Costa d'Arvigo, precipita una cascata. Si tratta dell'acqua che in alcune occasioni viene fatta tracimare da un grande serbatoio che, tramite una condotta forzata, alimenta la centrale di Canate. E’ interessante sapere – almeno per me che sono andata a chiedere a un tecnico di Genova Acque - che l’acqua che arriva a questo serbatoio proviene dall’invaso del Brugneto tramite un condotto di parecchi chilometri quasi tutto in galleria e che, dopo essere servita a produrre energia elettrica alla centrale, arriva all’impianto di potabilizzazione di Prato e ai nostri rubinetti
... e in alto, dalla Costa d'Arvigo, precipita una cascata. Si tratta dell'acqua che in alcune occasioni viene fatta tracimare da un grande serbatoio che, tramite una condotta forzata, alimenta la centrale di Canate. E’ interessante sapere – almeno per me che sono andata a chiedere a un tecnico di Genova Acque - che l’acqua che arriva a questo serbatoio proviene dall’invaso del Brugneto tramite un condotto di parecchi chilometri quasi tutto in galleria e che, dopo essere servita a produrre energia elettrica alla centrale, arriva all’impianto di potabilizzazione di Prato e ai nostri rubinetti
Un cartello informa di prestare attenzione perché potrebbero arrivare onde di piena. Siamo alla quota più bassa che è di 375 m.
Un cartello informa di prestare attenzione perché potrebbero arrivare onde di piena. Siamo alla quota più bassa che è di 375 m.
Inizia ora la salita verso Canate e dopo poco intravvediamo nel bosco sottostante due case di Scandolaro, abbandonato come Canate da tanti anni. La mulattiera è perfettamente in ordine e risale il versante più soleggiato
Inizia ora la salita verso Canate e dopo poco intravvediamo nel bosco sottostante due case di Scandolaro, abbandonato come Canate da tanti anni. La mulattiera è perfettamente in ordine e risale il versante più soleggiato
Erba verdissima ai margini, muri a secco oppure banchi di roccia sulla nostra destra mentre sulla sinistra il fianco del monte (Monte Lago est) scende verso il Rio Canate. E’ davvero un bel sentiero. Incontriamo qualche palo della luce ormai inutile. Una volta, sembra strano, c’era l’illuminazione
Erba verdissima ai margini, muri a secco oppure banchi di roccia sulla nostra destra mentre sulla sinistra il fianco del monte (Monte Lago est) scende verso il Rio Canate. E’ davvero un bel sentiero. Incontriamo qualche palo della luce ormai inutile. Una volta, sembra strano, c’era l’illuminazione
A una svolta del monte improvviso mi appare Canate. Un nido d’aquila aggrappato alle pendici sud del Monte Lago. Per me è stata davvero un’apparizione. Mi immaginavo di arrivarci da sotto, di vedere una casa prima e poi un’altra. Invece è lì, tutto in fila, come volesse mostrarsi. Da qualche parte avevo letto che da Marsiglia a Canate ci vuole un’ora. Noi ci abbiamo messo un’ora e venti, sia all’andata che al ritorno
A una svolta del monte improvviso mi appare Canate. Un nido d’aquila aggrappato alle pendici sud del Monte Lago. Per me è stata davvero un’apparizione. Mi immaginavo di arrivarci da sotto, di vedere una casa prima e poi un’altra. Invece è lì, tutto in fila, come volesse mostrarsi. Da qualche parte avevo letto che da Marsiglia a Canate ci vuole un’ora. Noi ci abbiamo messo un’ora e venti, sia all’andata che al ritorno
Entriamo in paese, ...
Entriamo in paese, ...
... incontriamo le oche e le galline ...
... incontriamo le oche e le galline ...
Ci sono panni appesi a un balcone
Ci sono panni appesi a un balcone
Un trogolo getta acqua fresca
Un trogolo getta acqua fresca
Poi, da una fascia in alto, qualcuno ci scorge e ci invita a salire e quando vede che tentenniamo scende veloce e ci viene incontro. “Volete un caffè?” “Un the, vi faccio un the?”. Eppure ha fretta perché la capra ha avuto i piccoli e hanno bisogno di aiuto. I “piccini”, li chiama così. Nello zaino ho qualche vettovaglia che lui non può comperare e che ho portato apposta. Accetta volentieri e ci invita in casa e vuole offrirmi le uova d’oca, di quelle magnifiche oche che razzolano sul sentiero. Ne prendo uno, me lo fascia e insieme l’avvolgiamo nella mia felpa perché non si rompa. Avete visto il ronfò?” ma noi non siamo abbastanza pronti a rispondergli che è proprio un bel ronfò. La sua casa forse era la più bella del borgo. Le case di Canate, ormai distrutte, conservano ancora qualcosa dell’insolito lusso che potevano vantare. Il ronfò in ceramica decorata, i balconi con le ringhiere in ferro battuto a riccioli e torciglioni, e qualcuna, come questa, con resti di intonaco colorato. Leggo che è un paese di origine medievale, risale al XII secolo, nel 1930 ci hanno portato la luce e oltre all’illuminazione pubblica ogni casa aveva un suo impianto, che nel 1950 aveva ancora un centinaio di abitanti. Francesco, così si chiama questo signore così gentile, ancora giovane, con uno sguardo limpido che ispira simpatia, ci invita a tornare con più calma. Lui oggi deve andare dai piccini, noi dobbiamo tornare prima che venga buio

Poi, da una fascia in alto, qualcuno ci scorge e ci invita a salire e quando vede che tentenniamo scende veloce e ci viene incontro. “Volete un caffè?” “Un the, vi faccio un the?”. Eppure ha fretta perché la capra ha avuto i piccoli e hanno bisogno di aiuto. I “piccini”, li chiama così. Nello zaino ho qualche vettovaglia che lui non può comperare e che ho portato apposta. Accetta volentieri e ci invita in casa e vuole offrirmi le uova d’oca, di quelle magnifiche oche che razzolano sul sentiero. Ne prendo uno, me lo fascia e insieme l’avvolgiamo nella mia felpa perché non si rompa. Avete visto il ronfò?” ma noi non siamo abbastanza pronti a rispondergli che è proprio un bel ronfò. La sua casa forse era la più bella del borgo. Le case di Canate, ormai distrutte, conservano ancora qualcosa dell’insolito lusso che potevano vantare. Il ronfò in ceramica decorata, i balconi con le ringhiere in ferro battuto a riccioli e torciglioni, e qualcuna, come questa, con resti di intonaco colorato. Leggo che è un paese di origine medievale, risale al XII secolo, nel 1930 ci hanno portato la luce e oltre all’illuminazione pubblica ogni casa aveva un suo impianto, che nel 1950 aveva ancora un centinaio di abitanti. Francesco, così si chiama questo signore così gentile, ancora giovane, con uno sguardo limpido che ispira simpatia, ci invita a tornare con più calma. Lui oggi deve andare dai piccini, noi dobbiamo tornare prima che venga buio

A ritroso scendiamo fino al ponte ...
A ritroso scendiamo fino al ponte ...
... e risaliamo al colle
... e risaliamo al colle
Nel cielo che prima era azzurro si addensano le nuvole ma Marsiglia è splendidamente illuminata dall’ultimo sole. In una manciata di minuti scende la sera. Sono le 17. La promessa è di tornarci con più calma, fare altre foto perché mi sono accorta che non ho visto tutte le case, chiacchierare con Francesco e cercare di capire, senza chiederglielo, come fa a vivere senza l’energia elettrica, senza i negozi, senza tutto, ed essere così sereno. Nello zaino ho il suo uovo di oca. 7 i chilometri percorsi oggi, 500 metri il dislivello, 2 ore e 50 il cammino effettivo

Nel cielo che prima era azzurro si addensano le nuvole ma Marsiglia è splendidamente illuminata dall’ultimo sole. In una manciata di minuti scende la sera. Sono le 17. La promessa è di tornarci con più calma, fare altre foto perché mi sono accorta che non ho visto tutte le case, chiacchierare con Francesco e cercare di capire, senza chiederglielo, come fa a vivere senza l’energia elettrica, senza i negozi, senza tutto, ed essere così sereno. Nello zaino ho il suo uovo di oca. 7 i chilometri percorsi oggi, 500 metri il dislivello, 2 ore e 50 il cammino effettivo

Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (notevolmente impreciso in questo vallone molto chiuso). Partenza da Marsiglia (frazione di Davagna, m. 548) - Costa di Arvigo (m. 595) - discesa sul versante sinistro della Val Canate - ponticello in legno sul Rio Canate (m. 375) - Scandolaro (m. 400) - versante meridionale del Monte Lago - Canate (m. 545). Ritorno per lo stesso itinerario
Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (notevolmente impreciso in questo vallone molto chiuso). Partenza da Marsiglia (frazione di Davagna, m. 548) - Costa di Arvigo (m. 595) - discesa sul versante sinistro della Val Canate - ponticello in legno sul Rio Canate (m. 375) - Scandolaro (m. 400) - versante meridionale del Monte Lago - Canate (m. 545). Ritorno per lo stesso itinerario
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