Foto Antoroto 26 giugno 2016 |
Stefano |
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La gita di oggi all’Antoroto è stata un viaggio avventuroso nelle pieghe della montagna che mi ha impegnato ben più del previsto. Parto da Valdinferno (m. 1213) di primo mattino (ore 6.30) e alle Case Mulattieri (m. 1418) prendo l’itinerario per la Colla Bassa |
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La mulattiera risale il Vallone del Rio della Bura e, intorno ai 1700 metri di quota, ... |
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... si incontra questa palina in legno: a sinistra è indicato un tracciato alternativo che ancora non conosco e che passa per la Colla della Suria e per la cresta orientale. Le difficoltà, dapprincipio EE, salgono a EEA tra il colle e la vetta (Escursionisti Esperti con Attrezzatura alpinistica) |
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Un labile sentierino, segnato con tacche bianco-rosse, effettua un lungo mezzacosta in direzione est ...
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... passando sotto le balze rocciose della costiera dell’Antoroto |
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Arrivato su di un costone allo scoperto posso finalmente scorgere la Colla della Suria: per raggiungerla devo compiere un faticoso traverso fuori sentiero seguito da una ripida salita finale. Non esiste alcuna traccia, neanche appena accennata, e le strisce bianco-rosse risultano poco visibili |
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Il sole batte forte contro questo angolo della montagna ... |
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... e di conseguenza giungo sul crinale completamente fradicio di sudore |
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La Colla della Suria (m. 1820 circa) è un semplice ripiano sulla costiera orientale dell’Antoroto a cavallo tra la Valle dell’Inferno e quella del Tanaro |
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Comincia ora la parte più impegnativa della gita |
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Inizialmente si aggirano a sud alcune elevazioni tramite fastidiosi mezzacosta mentre la ricerca dei segni si trasforma pian piano in una caccia al tesoro: sono tutti verniciati sopra la superficie orizzontale di piccoli massi nascosti dall’erba e mai sulle rocce verticali visibili anche da lontano; cosicchè li vedo soltanto quando ci passo praticamente sopra. Il caldo eccessivo è spesso causa di tanti guai: voglio quindi supporre che questo itinerario sia stato segnato sotto la canicola opprimente di un’afosa giornata di luglio, per un elementare rispetto all’intelligenza di chi è salito quassù con pennello e vernice |
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Poi riguadagno la cresta ... |
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... per abbandonarla nuovamente poco più in alto ... |
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... e ritrovarla ancora in corrispondenza di una forcella |
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Affronto ora il primo tratto ostico che è rappresentato da un antipatico traverso sul ripidissimo pendio del versante sud (nella foto, il versante di sinistra). La zona è ancora parzialmente in ombra e l’erba è umida di rugiada. Con estrema attenzione e molta apprensione percorro questo tratto delicato che sembra non finire mai ... |
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... sbucando finalmente su un terrazzino a ridosso del filo di cresta |
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Segue ora una parte più tranquilla ... |
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... che comporta l’attraversamento a mezzacosta di un pendio più abbordabile, la risalita di un facile canale d’erba e di detriti e un banale passaggio su roccia |
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Risbucato per l’ennesima volta sul sempre più aereo crinale, devo affrontare un’ultima delicata traversata, questa volta sul versante nord. La forte esposizione mi stringe lo stomaco e se si fosse trattato di un pendio di sola erba sarei sicuramente tornato indietro. Invece la folta presenza di robusti cespugli di rododendro semplifica di parecchio questo passaggio. Le radici contorte sono ottimi e sicuri ancoraggi a cui appigliarsi e su cui appoggiare le suole degli scarponi: scivolare è praticamente impossibile
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Tuttavia giungo ai piedi della rampa finale teso come la corda di un violino (nella foto, in alto al centro, si può vedere la “parete” di rododendri che ho appena attraversato). Le difficoltà sono ormai terminate ...
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... e in vetta (m. 2144) posso finalmente rilassarmi: oggi non è stata una passeggiata |
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Così mi godo appieno la tranquilla discesa ... |
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... lungo il comodo sentiero che porta alla Colla Bassa (m. 1846) |
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I rododendri tappezzano la parte alta del vallone ... |
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... e altre bellissime fioriture mi accompagnano giù fino alle Case Mulattieri |
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In quest’ultima foto si può ben vedere tutta la costiera orientale dell’Antoroto tra la Colla della Suria (all’estrema sinistra) e la cima. Non avendo portato il GPS, non ho potuto registrare la traccia ma poco importa: un percorso di questo tipo va affrontato, oltre che con le dovute attenzioni e con il terreno in condizioni ottimali, anche e soprattutto con lo spirito dell’esploratore
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