Foto Acquedotto Storico (antico percorso del 1600) e Castelluzzo 11 maggio 2017 |
Gianni, Franca |
Le antiche crose che univano i paesi sulle alture della città mi hanno sempre affascinato. Raccontano una storia antica che vorrei non andasse perduta ma per la maggior parte purtroppo sono state ingoiate dal bosco, distrutte dalle frane e dal tempo che scorre implacabile. I borghi che costellano le alture della Val Bisagno dovevano essere collegati tra loro da un reticolo di mulattiere, scalinate, creuze. La strada di fondovalle non esisteva, la gente abitava sulle colline, i campanili sorgevano in alto.
Adesso ho scoperto che il sentiero che corre sull’antico acquedotto del 1600 è stato ripristinato. L’anno scorso ne era stato inaugurato un tratto dall’altro lato della valle rispetto al mio paese che è Pino Sottano. Tra pochi giorni, il 20 di maggio, verrà inaugurato l’anello completo. Non una mulattiera qualsiasi, che sarebbe già tanto, ma addirittura un pezzo di storia che risale a quattro secoli fa. Volontari che da due anni lavorano di picco e di pala per rendere transitabile il percorso. Non era un segreto, avrei potuto venirne a conoscenza tanto tempo fa se solo mi fossi tenuta informata, e invece è stata una bella sorpresa rivelatami dalla mail di un volontario, Bruno. Il 20 di maggio deve ancora arrivare e già Gianni lo ha percorso, in parte o per intero, per tre giorni di fila. Partendo direttamente da casa e non dalla Casetta dei Filtri di via alle Brughe. Oggi ci sono anche io e lo allungheremo con una variante che ci porterà fino a Terre Rosse e al Castelluzzo |
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L’azzurro del cielo è mescolato al bianco delle nuvole come sulla tavolozza di un pittore, il bosco ha i colori della primavera, cespugli fioriti ci accompagnano lungo il percorso. Quando partiamo da casa le mamme stanno accompagnando i bambini a scuola. Dove andate? Davvero? Potremmo portarci i bambini. Il 20 di maggio? Giriamo dietro a Villa Durazzo che oggi si chiama Villa Santa Caterina e di giorno ospita gli anziani, percorriamo un tratto di strada asfaltata fino ad un gruppo di case e, subito prima che finisca l’asfalto ...
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... scendiamo nel bosco sul sentiero che si stacca sulla sinistra |
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All’inizio del sentiero, ripulito, l’antico acquedotto liberato dalla terra che l’aveva sepolto, un ponticello con l’arco di pietre, alcuni manufatti di origine incerta che probabilmente erano serviti per portare l’acqua a Villa Durazzo, facciamo un incontro. L’aria da esploratore, bandana in testa, una piccola roncola per gli ultimi lavori al sentiero. Un saluto, conosce il mio nome, quello di Stefano, sa tanto di noi, chi sarà? La timidezza mi impedisce di chiedere, escludo che si tratti di Bruno. Troppo giovane. Me lo figuro più anziano |
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Solo dopo, un po’ più avanti nel sentiero quando incontriamo il minuscolo borgo che sulla carta tecnica della regione si chiama Molinetto ma ora, forse per un incendio di cui sono ancora visibili le tracce, viene chiamato Case Bruciate, Gianni e io ci guardiamo in faccia. Sarà stato Bruno? Lo era. Abbiamo fatto una figura da scemi |
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Il primo paese che incontriamo è San Giacomo che in macchina, tra scendere nel traffico e risalire strade tortuose, mi è sempre sembrato scomodo da raggiungere. A piedi, come oggi, mi sembra invece comodo e vicino |
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Il sentiero prosegue sul tracciato dell’antico acquedotto, alti muri in pietra lo costeggiano |
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E poi, dopo un breve tratto di asfalto, c’è il borgo di Carpi, tra cespugli fioriti bianchi e rosa e l’acquedotto che corre a fianco delle case ricoperto appena da uno strato di cemento |
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Costeggia campi cintati, ordinati, piante di ulivo, ... |
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... attraversa il ponte sul Geirato, che risale anch’esso al 1600 e ha grandi archi in pietra e soltanto un muretto di protezione su di un lato ... |
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... e subito dopo raggiunge il borgo Geirato |
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A questo punto facciamo una variante e allunghiamo il nostro itinerario arrampicandoci sul sentiero che sale, scende e sbuca a Cartagenova. Poi seguiamo via San Felice, oltrepassiamo la località chiamata Tre Coste e prima del galoppatoio ... |
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... svoltiamo a sinistra su Via del Perdono dove, a fianco della targa, c’è la palina con il segnavia del quadrato rosso per il Colle di Creto |
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Il segnavia, pochi metri dopo, svolta a sinistra tra le case. Lo seguiamo e l’abbandoniamo subito dopo per salire lungo un’antica mulattiera che un tempo doveva essere importante e frequentata. La via del Perdono inizia quindi a Cartagenova, prosegue sulla mulattiera, passa per la Coce di San Siro e termina a Creto all'omonima curva |
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(Cartagenova) |
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Noi la lasciamo al crocevia che unisce Molassana a Struppa e ci arrampichiamo al Castelluzzo, ... |
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... attraversiamo le Terre Rosse fiorite di gialle ginestre, ... |
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... ci affacciamo sulla vallata del Bisagno, ... |
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... ritorniamo e scendiamo infine all’antico acquedotto che ci accompagnerà alla chiesa dell’Assunta a Molassana Alta e a Vie delle Brughe.
Qui c’è una casetta, la casetta dei filtri, dove si imbocca il ponte-sifone. Oggi è chiusa, di qui non si può. Rinunciare a percorrere l’ultimo tratto dell’anello dell’acquedotto secentesco che tra pochi giorni verrà inaugurato ci spiace. Siamo qui, il ponte che con una lunghezza di 600 metri attraversa la valle del Geirato è davanti a noi. Una piccola infrazione la merita, è tanto che non ci sono più stata e so che i volontari che hanno recuperato il sentiero, che hanno riportato alla luce un pezzo di storia, l’hanno ripulito alla perfezione |
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Proseguiamo, raggiungiamo via San Felice e una breve scaletta a pioli in ferro ci permette di scendere dalla strada al ponte |
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Che ponte! Ripulito come l’ho trovato oggi è tanto diverso da come l’avevo visto anni fa col fondo invaso dalle piante e dai detriti che rendevano difficoltoso il cammino |
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Oggi si cammina con agio tra i parapetti altissimi, ... |
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... una serie lunghissima di colonne attraverso le quali si può vedere la valle ... |
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... e due grandi tubi in ghisa rugginosi che vi si appoggiano. Dapprima scende e poi risale. Il cielo, che spunta sulle nostre teste e ci è nascosto sui lati, è come questa mattina una miscela di azzurro e di bianco |
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Piccoli cespugli di fiori rosa sono cresciuti tra la poca terra che si è posata e colorano il grigio della pietra e il marrone della ruggine |
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Il campo di Cà dei Rissi sulla nostra sinistra, Villa Durazzo a destra, il nostro anello arricchito dalla variante si è concluso. I bambini stanno uscendo di scuola. 9,5 chilometri percorsi, 355 metri di dislivello quasi tutti per salire al Castelluzzo, 3 ore e 10 di cammino effettivo con un ritmo da passeggiata |