Foto anello di Creto 20 aprile 2018 |
Gianni, Franca |
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Il tempo è davvero bizzarro. Fino a pochi giorni fa c’era freddo, pioggia e neve in quota e ora c’è un caldo estivo. Usciamo da casa (Pino Sottano) e in pochi passi siamo all’antico ponte-sifone che domina dall’alto la valle del Geirato e che solo qualche anno fa, prima dei lavori di ripristino e della pulizia costante del fondo, era impercorribile |
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(Cartagenova) |
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Al di là del ponte risaliamo la crosa che porta al maneggio e proseguiamo su Via San Felice fino a incontrare Via del Perdono. L’intenzione è quella di seguire il quadrato rosso vuoto per il Colle di Creto. Un piccolo appunto. Il segnavia è ovunque ben visibile ma mancano due segni di svolta: a destra per Via del Perdono e, poco più in alto, a sinistra dove bisogna costeggiare un basso muretto a secco e una radura con gli alberi già in fiore |
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Ci attende una bella mulattiera che un tempo doveva essere importante ed era, fino alla costruzione della carrozzabile di Creto nei primi decenni del secolo scorso, una via di collegamento per la Valle Scrivia: una delle tante vie del Sale |
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Dolce nel primo tratto la mulattiera sale decisamente quando si supera un ponticello e un piccolo specchio d’acqua |
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Come mai sia così ben tenuta lo scopriamo solo dopo quando, ben più in alto ... |
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... incontriamo una casa isolata e abitata |
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Oltre la casa invece è dissestata in alcuni punti e il sentiero del quadrato vuoto rosso è costretto a correrle a fianco. Due cavi metallici posti in diagonale ad altezza d’uomo dove sono rimasti appesi solo minuscoli brandelli di nastro potrebbero costituire un pericolo per chi la volesse discendere in bicicletta. I resti di due auto accartocciate fanno un contrasto stridente con la tranquillità del bosco e ci danno la certezza di essere sotto la famigerata Curva del Perdono dove c’è chi si diverte a far precipitare macchine certamente non guadagnate col sudore della fronte |
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Il pendio si fa meno ripido e si allarga in accoglienti radure |
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Poco sopra raggiungiamo l’altopiano di Creto con i suoi pianori ondulati e verdeggianti |
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L’ombra che fin qui ci ha regalato un po’ di frescura lascia il posto a un sole accecante, il vento caldo scuote le fronde rade dell’albero dove ci sediamo a mangiare, un piccolo gregge ritorna all’ovile |
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La discesa si snoda sul ripido pendio coperto di piante di rovere e cespugli bassi che dal Colle del Canile ... |
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... scende all’Acquedotto. Il mezzogiorno ha fatto salire di parecchio la colonnina di mercurio. Il cuculo canta |
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Seguiremo le bandierine bianco-rosse dell’AQ2 sulla larga sterrata dell’Acquedotto ... |
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... e lungo la discesa nel bosco che parte dalla curva del traliccio e porta al Castello di Pino e poi a San Giacomo |
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Su questo sentiero, che si chiama AQ2 e che vuol dire Acquedotto 2, vorrei spendere due parole. Ideato qualche anno fa da Fausto Papini e realizzato insieme a un gruppetto di volontari, è tenuto costantemente in ordine da poche persone. Quando lo percorriamo incontriamo spesso Giancarlo, un “grande” come lo definisce l’amico Fausto, che sfronda i rami e sistema il sentiero. Il ponte della foto, bellissimo, largo, robusto, è stato costruito alcune settimane fa. Poche, pochissime persone stanno facendo un grande lavoro |
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Torniamo alla nostra gita perché a questo punto, dopo essere arrivati al Castello di Pino ... |
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... e aver percorso la bella Via Ca’ di Sciarretta, ... |
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... stiamo per giungere a San Giacomo |
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Noi dobbiamo andare a Pino e perciò lasciamo l’AQ2 che scende al Geirato e seguiamo il sentiero dell’Acquedotto Seicentesco che ci traghetta sull’opposto versante |
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Anche questo sentiero, che per semplicità chiamiamo il sentiero celeste perché il segnavia è un bollo azzurro, merita due righe. Un tratto di acquedotto che risale al 1600 è stato recuperato e reso transitabile. Il lavoro è stato grande e continua tutt’ora. L’ultimo intervento, reso necessario da una frana, ha comportato la costruzione di parecchi gradini: tronchi sistemati a sostenere il pendio, addirittura incisi in superficie con la motosega per non scivolare |
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Tutto volontariato quello dell’AQ2, dell’AQ1 del quale abbiamo parlato in altre occasioni, dell’Acquedotto Seicentesco. Tutto volontariato che ha permesso di recuperare dall’oblio parte di quel reticolo di sentieri, crose, sterrate che attraversano le alture della Valbisagno |
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Siamo arrivati a casa. Accaldati, sudati e anche un po’ stanchi nonostante la lunghezza dell’anello non superi forse i tredici o quattordici chilometri. Ma posso assicurare che, quando poco prima di Villa Santa Caterina ne ho individuato lo sviluppo al di là della vallata, mi è sembrato ben più lungo |