Foto Cimone 8 settembre 2018
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Stefano, Roberto |
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Oggi gita d’esplorazione con Roberto alla ricerca dei sentieri “scomparsi” della Val Tanarello; volevamo un po’ d’avventura e ne abbiamo trovato a sufficienza. Sulle cartine sembra tutto facile, tutto molto logico e lineare: si sale per questo sentiero, si scende per quest’altro, si fa un pezzo di cresta ed ecco che vien fuori un bel giro ad anello. Poi, sul terreno, si scopre che quel sentiero svanisce nel nulla, che quell’altro è quasi impercorribile e che quell’altro ancora proprio non esiste; ed ecco allora che la cartina studiata con tanta minuzia diventa buona soltanto per fasciarci il panino con il prosciutto. Però non siamo degli sprovveduti e ci siamo attrezzati di conseguenza. La nostra arma risolutiva è stata il navigatore GPS di mia mamma al quale ci siamo affidati ciecamente dal principio alla fine, come un non vedente al proprio cane accompagnatore; e pensare che fino a oggi l’avevo sempre guardato con malcelata sufficienza considerandolo - a torto! - un giocattolo tecnologico di scarsa utilità. Presso l’area picnic che si incontra tra Ponte di Nava e Viozene (m. 950 circa), posteggiamo la macchina e ci incamminiamo (ore 7.15) sulla strada sterrata che si inoltra nella valle del Torrente Tanarello; obiettivo dichiarato, la Cima di Piano Cavallo che domina la Gola delle Fascette |
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Dopo il Ponte Schiarante (m. 951) iniziano i problemi perché lo stacco del sentiero che vogliamo fare proprio non si vede e non c’è verso di trovarlo. I nostri arditi propositi sembrano naufragare e già si mormora di Valdinferno e di Antoroto per raddrizzare la giornata. Provvidenzialmente, sulla mappa caricata nel navigatore, è presente una traccia reale inserita da un escursionista che, come noi, aveva piacere a giocare al piccolo esploratore. Grazie all’estrema precisione del rilevatore riusciamo a trovare l’introvabile: a lato della strada, perfettamente occultato dietro le fronde degli alberi, scoviamo l’imbocco del sentiero. Alcuni segni rossi stinti dal tempo e qualche bollo azzurro ci confermano che ci siamo sulla retta via; il morale torna a essere buono |
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Saliamo a svolte nel fitto bosco fino a un costone che offre un bel colpo d’occhio sull’anfiteatro del Frontè-Saccarello da cui il Tanarello ha origine. Fino a questo punto il sentiero è stato pulito e ben marcato; ... |
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... un po’ meno evidente da qui ai ruderi delle Case Baussun (m. 1341) ... |
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... dove comunque arriviamo abbastanza agevolmente; sopra Case Baussun scompare del tutto
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Ci ritroviamo così a razzolare nell’erba alta tra ortiche e rovi che sempre crescono rigogliosi sui terreni concimati intorno alle vecchie malghe abbandonate; Roberto, in pantaloncini corti, ne esce martoriato. Io tengo gli occhi incollati al display del GPS e procedo dritto come un cinghiale tra arbusti e ramaglie avendo cura soltanto di far coincidere la freccia indicante la nostra posizione con il tracciato della mappa. Presi dalla sconforto e dalla rassegnazione, siamo quasi sul punto di abbandonare la partita quando incredibilmente ritroviamo il sentiero e, come per magia, anche i segni rossi: la tensione si scioglie e torniamo a essere fiduciosi. Il problema è che questo sentiero, peraltro non bello, conduce con un lunghissimo mezzacosta alla Colla Bassa sopra Upega (e qui cartina e GPS concordano) mentre noi vogliamo raggiungere la Cima di Piano Cavallo o, per consolazione, almeno una significativa elevazione della cresta di spartiacque Tanarello-Negrone che adesso ci sovrasta alla nostra destra. Ci aspetta quindi un ulteriore tratto “a vista”, si spera questa volta su terreno scoperto |
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Appena il bosco si trasforma in un rado lariceto e l’intricato sottobosco in ripide chine prative, rompiamo ogni indugio e tiriamo su dritti per la linea di massima pendenza: ... |
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... ora, più che i cinghiali, imitiamo i camosci |
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E dopo tanto penare, mettiamo finalmente piede su un punto imprecisato della cresta proprio sopra Viozene, ... |
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... sicuramente ancora lontano dall’agognato Piano Cavallo; ma non importa: ... |
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... appena più a est c’è una bella montagnola da conquistare e per oggi ce n’è d’avanzo |
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La cima bifida e la presenza di un piccolo ripetitore (non inquadrato nelle foto) sulla gobba orientale ci permettono di dedurre che siamo finiti sul Monte Cimone (m. 1832, ore 10.25). Dai ripetitori si ha di regola un panorama notevole: in lontananza, oltre Gola delle Fascette, riconosciamo la Cresta del Ferà fino al Pertegà; ... |
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... a sud il Saccarello; ... |
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... a nord, proprio davanti a noi, il Mongioie ... |
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... e il Conoia; ... |
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... appena più defilato il Pizzo d'Ormea; ... |
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... a est il profondo solco vallivo che corre verso Ponte di Nava |
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Al ritorno ci proponiamo di seguire lo stesso percorso di salita ... |
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... ma, senza volerlo, deviamo leggermente verso destra |
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Questo errore ci consente di incrociare inopinatamente dei segni bianco-rossi verniciati di recente; una palina porta l'indicazione per il Ponte Schiarante attraverso un percorso un po' più lungo che passa per Dova Soprana e per le Case dell'Isola. L'itinerario sembra ben segnato e ci pare una buona idea seguirlo |
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Fino alle Case Dova nessun problema: il sentiero quasi non esiste ma le tacche bianco-rosse sono chiare e abbondanti e ci permettono di scendere in tutta tranquillità
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Presso i ruderi di Dova Soprana (m. 1334) viviamo invece momenti di panico e di tensione; la traccia sparisce nella boscaglia e non c'è più verso di trovarla: imprecazioni e ricerca frenetica dei segni che, dopo una palina, sembrano spariti pure loro! Infine l'ennesimo miracolo della giornata: nel bosco sotto le case ritroviamo sentiero e segnavia |
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Ora possiamo definitivamente rilassarci; il sentiero si trasforma in una comoda mulattiera che, dopo una lunga e tortuosa discesa, ... |
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... sbuca sulla sterrata presso le Case dell'Isola (m. 1060), circa un chilometro e mezzo a monte del Ponte Schiarante |
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Breve deviazione sul greto del Tanarello, dove ne approfitto per pulirmi un po' gli scarponi e i vestiti tutti sporchi di fango, ... |
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... e infine tranquillo ritorno alla macchina. Arriviamo all'area picnic alle 13.40 un po' stanchi, un po' graffiati (io con una zecca sotto il braccio come souvenir), comunque soddisfatti per una gita diversa dal solito che ci ha impegnato a fondo sia fisicamente che mentalmente |
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Il tracciato dell’escursione rilevato con il gps (l’anello è stato percorso in senso antiorario). Partenza dal bivio Tanarello sulla provinciale tra Ponte di Nava e Viozene (m. 950 circa, 5 km sopra Ponte di Nava) - strada sterrata fino a poco oltre il Ponte Schiarante (m. 951) - sentiero per Case Baussun (inizio assai poco visibile e invaso dalla vegetazione, circa cento metri dopo il Ponte Schiarante; poi sentiero in discrete condizioni con segni rossi radi e sbiaditi e qualche bollo blu) - ruderi di Case Baussun (m. 1341; qui il sentiero si perde nella vegetazione e si ritrova una vaga traccia a mezzacosta in cima ai prati sopra le case) - traccia poco evidente a mezzacosta per la Colla Bassa (segni rossi radi e sbiaditi) - salita fuori sentiero sul versante meridionale del Monte Cimone fino alla cresta di spartiacque Tanarello-Negrone - Monte Cimone (o Monte Simone, m. 1832). Al ritorno discesa fuori sentiero fino a incontrare l’itinerario Colla Bassa-Ponte Schiarante (qui segnaletica buona: tacche bianco-rosse e paletti) - ruderi di Dova Soprana (m. 1334) - Case dell’Isola (m. 1060) - strada sterrata - Ponte Schiarante - bivio Tanarello |
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