Chissà poi perché Alessandro si era tanto fissato con questo Pian di Lerca. Tutto era iniziato in primavera mentre guardava al computer (o sul telefonino, ora non ricordo) le foto di alcune gite. A ogni foto mi chiedeva: “Qui dove sei?”. “Alla Cappella dei Cianetti”. “E qui?”. “Nel bosco dopo il Faiallo”. “E qui dove?”. “Sulla Rocca Vaccaria”. “La Rocca Vaccheria” ripeteva lentamente come estasiato. “E qui? Qui dove sei?”. “Al Pian di Lerca”. “Poi ci andiamo al Pian di Lerca!” esclamava convinto. “Si, poi ci andiamo”. “Quando ci andiamo?”. “Quest’estate” rispondevo senza troppa convinzione, sicuro che ben presto gli sarebbe passato di mente. E invece questo Pian di Lerca non se lo è più dimenticato.
“Quando ci andiamo al Pian di Lerca?”. “Ad agosto ci andiamo”; e poi “la prossima settimana”; e finalmente “venerdi”. “Venerdi! Venerdi andiamo al Pian di Lerca!”. A tutti quelli che incontrava per strada ripeteva che venerdi sarebbe andato a Pian di Lerca. Penso che ormai lo sapessero in tanti.
E così viene il venerdi del 9 di agosto e con Chiara e Alessandro ci ritroviamo di buon mattino al Passo del Faiallo per la grande avventura. Io avevo un po’ di timore che non ce la facesse: il percorso è abbastanza breve ma neppure brevissimo; cioè non è una passeggiatina. Invece tutto è andato per il meglio, Alessandro ha camminato senza mai lamentarsi e solamente al ritorno tra Casa Tassara e il Faiallo l’ho portato un po’ sulle spalle perché era proprio stanco. “Io sono un bravo camminatore. Io cammino proprio bene!” ha ripetuto più volte durante l’escursione.
Peccato che non si sia visto il mare, ma lo immaginavo. Al mattino presto il cielo era sereno ma si percepiva nell’aria una forte umidità: è un po’ come se il mare fosse un gigantesco pentolone d’acqua sotto il quale è stato acceso il fornello. Ben presto hanno preso a salire i primi vapori di condensa e il panorama verso Genova e Savona è andato a farsi benedire. Un po’ di delusione da parte di Alessandro che voleva vedere Portofino; ma presto è passata. E comunque anche le nebbie che ghermivano l’Alta Via hanno creato una certa suggestione.
Tra l’andata, uno spuntino al Rifugio Argentea e il ritorno abbiamo impiegato quasi cinque ore. E’ stata proprio una bella giornata!
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