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Foto Grosso 7 marzo 2020
Stefano, Roberto
Ancora qualche giorno e questa bella gita non l’avremmo potuta fare. Nella terza decade di febbraio la scintilla del contagio aveva già innescato i primi focolai e in tutta la striscia di territorio compresa tra il Milanese e la bassa piacentina l’infezione si era propagata con inarrestabile vigore. Eppure la maggior parte delle persone - noi compresi - guardava a questo malanno con un misto di preoccupazione, di diffidenza e di false certezze, e in quel primo fine settimana di marzo, complice il tempo splendido, si era riversata in massa nelle stazioni sciistiche e nelle località di mare. “Comportamento irresponsabile, dissennato, sciagurato!”, si sentenzia ora col senno di poi; ma che dire allora di quei virologi o di quegli infettivologi, massime autorità in campo medico, che parlando di semplici influenze (o addirittura di robusti raffreddori!) avevano clamorosamente sottovalutato il problema orientando in tal senso le scelte politiche e il pensiero comune? Ora gli stessi stanno ben zitti e defilati ma il danno creato dalle loro autorevoli opinioni è stato grande. E che dire poi di alcuni leader di partito? E di uno in particolare che, sul finire di febbraio, compariva nei social mentre con incosciente leggerezza scacciava i brutti presagi consumando l’aperitivo in un locale di Milano affollato di giovanissimi? Salvo poi comunicare una settimana dopo di avere contratto il virus! Pare incredibile ma è sembrata la messa in scena della narrazione manzoniana della peste di quattro secoli fa! “In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto ... Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso ... Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto”. Chiuso il preambolo passiamo alla gita nonostante la voglia di scrivere, in queste giornate di apprensione e di avvenimenti eccezionali, sia davvero poca: mi limiterò a un sintetica relazione. Siamo partiti alle 8.20 dalla Colla di Casotto (m. 1381) e abbiamo seguito le piste da sci fino al Gias del Roccassone (m. 1548)
Ancora qualche giorno e questa bella gita non l’avremmo potuta fare. Nella terza decade di febbraio la scintilla del contagio aveva già innescato i primi focolai e in tutta la striscia di territorio compresa tra il Milanese e la bassa piacentina l’infezione si era propagata con inarrestabile vigore. Eppure la maggior parte delle persone - noi compresi - guardava a questo malanno con un misto di preoccupazione, di diffidenza e di false certezze, e in quel primo fine settimana di marzo, complice il tempo splendido, si era riversata in massa nelle stazioni sciistiche e nelle località di mare. “Comportamento irresponsabile, dissennato, sciagurato!”, si sentenzia ora col senno di poi; ma che dire allora di quei virologi o di quegli infettivologi, massime autorità in campo medico, che parlando di semplici influenze (o addirittura di robusti raffreddori!) avevano clamorosamente sottovalutato il problema orientando in tal senso le scelte politiche e il pensiero comune? Ora gli stessi stanno ben zitti e defilati ma il danno creato dalle loro autorevoli opinioni è stato grande. E che dire poi di alcuni leader di partito? E di uno in particolare che, sul finire di febbraio, compariva nei social mentre con incosciente leggerezza scacciava i brutti presagi consumando l’aperitivo in un locale di Milano affollato di giovanissimi? Salvo poi comunicare una settimana dopo di avere contratto il virus! Pare incredibile ma è sembrata la messa in scena della narrazione manzoniana della peste di quattro secoli fa! “In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto ... Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso ... Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto”. Chiuso il preambolo passiamo alla gita nonostante la voglia di scrivere, in queste giornate di apprensione e di avvenimenti eccezionali, sia davvero poca: mi limiterò a un sintetica relazione. Siamo partiti alle 8.20 dalla Colla di Casotto (m. 1381) e abbiamo seguito le piste da sci fino al Gias del Roccassone (m. 1548)
Poco più in alto ...
Poco più in alto ...
... abbiamo infilato la valletta ...
... abbiamo infilato la valletta ...
... che si raccoglie sotto i fianchi orientali del Mussiglione
... che si raccoglie sotto i fianchi orientali del Mussiglione
Grazie alla nevicata di due giorni fa e alle temperature odierne rigidamente invernali, la neve è ottima e nei tratti non ancora scaldati dal sole si mantiene perfettamente farinosa
Grazie alla nevicata di due giorni fa e alle temperature odierne rigidamente invernali, la neve è ottima e nei tratti non ancora scaldati dal sole si mantiene perfettamente farinosa
Rimontato un ultimo ripido pendio ...
Rimontato un ultimo ripido pendio ...
... scavalliamo la dorsale (ore 10.15) ...
... scavalliamo la dorsale (ore 10.15) ...
... e, dal rovescio del Mussiglione, iniziamo una bella discesa ...
... e, dal rovescio del Mussiglione, iniziamo una bella discesa ...
... giù per la suggestiva conca di Perabruna
... giù per la suggestiva conca di Perabruna
Prima di raggiungerne il fondo, voltiamo decisamente a sinistra in direzione della Colla Bassa ...
... e, facilitati da una moltitudine di tracce, ...
... e, facilitati da una moltitudine di tracce, ...
... risaliamo con gran fatica il fianco sud-occidentale del Grosso ...
... risaliamo con gran fatica il fianco sud-occidentale del Grosso ...
... affrontando le ultime diagonali con i ramponi
... affrontando le ultime diagonali con i ramponi
Finalmente, ...
Finalmente, ...
... dopo quasi quattro ore di cammino, ...
... dopo quasi quattro ore di cammino, ...
... raggiungiamo il cupolino del Monte Grosso (m. 2006, ore 12.10) ...
... raggiungiamo il cupolino del Monte Grosso (m. 2006, ore 12.10) ...
... sferzato da un vento gelido e rabbioso: per ritrovare l’inverno smarrito abbiamo dovuto aspettare l’affacciarsi della primavera!
... sferzato da un vento gelido e rabbioso: per ritrovare l’inverno smarrito abbiamo dovuto aspettare l’affacciarsi della primavera!
In vetta ci fermiamo soli pochi minuti, giusto il tempo di scattare due o tre foto; poi via a gambe levate per non gelare e per andare a mangiar qualcosa al riparo del casotto di arrivo del vecchio skilift “Mussiglione”
In vetta ci fermiamo soli pochi minuti, giusto il tempo di scattare due o tre foto; poi via a gambe levate per non gelare e per andare a mangiar qualcosa al riparo del casotto di arrivo del vecchio skilift “Mussiglione”
Infine tranquilla discesa passando per il Monte Berlino (m. 1789) ...
Infine tranquilla discesa passando per il Monte Berlino (m. 1789) ...
... e ritorno alla macchina alle 13.50. Che dire? La gita è stata bellissima. Sicuramente è stata l’ultima ciaspolata di una stagione invernale partita discretamente, proseguita poi male per l’assenza di precipitazioni e per le alte temperature, e terminata in modo catastrofico con la chiusura di tutti i comprensori sciistici, con il divieto assoluto di spostarsi e - soprattutto - con l’esplosione del contagio e lo spaventoso numero dei morti. Un inverno davvero maledetto!
... e ritorno alla macchina alle 13.50. Che dire? La gita è stata bellissima. Sicuramente è stata l’ultima ciaspolata di una stagione invernale partita discretamente, proseguita poi male per l’assenza di precipitazioni e per le alte temperature, e terminata in modo catastrofico con la chiusura di tutti i comprensori sciistici, con il divieto assoluto di spostarsi e - soprattutto - con l’esplosione del contagio e lo spaventoso numero dei morti. Un inverno davvero maledetto!
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