Il Baus è un severo tremila roccioso a forma piramidale che domina il circo superiore del Vallone di Nasta nel cuore delle Alpi Marittime. La salita dal Pian della Casa è lunga e faticosa. Nell’ultimo tratto, tra il Colle della Culatta e la cima, la via si presenta nel complesso sicura e poco esposta (difficoltà EE / F). L’ambiente di vetta, a cavallo tra le valli Gesso della Valletta e Gesso della Rovina, è spettacolare ed estremamente selvaggio.
Il toponimo “baus”, di antica origine provenzale, sembra stia a indicare un “grosso blocco di roccia situato in località impervia”. La prima ascensione ufficiale risale al 1878 e viene attribuita al tenente Cornaglia dell’Istituto Geografico Militare accompagnato da alcuni soldati. Secondo il Dizionario degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna, pare invece che il Baus sia stato raggiunto già prima del 1840. Quanto a me ci sono salito una sola volta, in un arroventato principio di agosto del 2017. Oggi mi fa compagnia Roberto che invece non ci è ancora stato.
Partiamo dal Gias delle Mosche (m. 1591) alle 7.45 dopo una tribolata salita con la macchina dalle Terme di Valdieri. La strada del Vallone della Valletta è stata oggetto di lavori di manutenzione durante questa primavera: sono stati asfaltati alcuni tratti e sono state create nuove canalette trasversali per lo scolo delle acque. A differenza di quelle vecchie che hanno un profilo dolce e una curvatura poco accentuata, queste canalette risultano invece eccessivamente profonde e con le auto normali si passa al pelo rischiando di grattare sotto. Al ritorno - in discesa - le ho dovute prendere addirittura in retromarcia! Ma che razza di lavori sono questi? Se avessero lasciato tutto com’era sarebbe stato sicuramente meglio!
Lungo la mulattiera che sale al Remondino ci mettiamo “a ruota” di tre baldi giovani (un ragazzo e due ragazze) che tengono un ritmo sostenuto e alle 9.30 siamo già al rifugio (m. 2464). Alle 10 raggiungiamo il ciglio della bastionata rocciosa che immette nell’anfiteatro superiore e alle 10.30 siamo al Lago di Nasta (m. 2800).
Da qui in avanti il percorso si fa più accidentato: non vi sono difficoltà ma occorre avere un passo sicuro per muoversi tra un masso e l’altro e l’occhio vigile per individuare le incerte file di ometti che solo più in alto tendono a convergere a sinistra verso il Colle della Culatta (m. 2950), sulla cresta di spartiacque tra il Gesso della Valletta e il Gesso della Rovina.
Dal colle si risale un sistema di cenge ampie e non esposte sul versante del Vallone di Nasta; poi, quando il pendio tende a inclinarsi maggiormente e le cenge a scomparire, si riguadagna il filo di cresta presso un intaglio roccioso che immette sull’opposto versante del Vallone della Rovina. Con alcuni traversi tra grandi massi ci portiamo alla base di un muretto di rocce articolate e friabili che superiamo con facile arrampicata. Riconquistiamo infine la cresta presso la gigantesca piramide di pietre situata sull’anticima settentrionale; ancora pochi passi tra grandi blocchi accatastati e alle 11.30 mettiamo piede in vetta (m. 3067). La giornata è tersa e ventilata e il panorama è mozzafiato, con la Nasta e l’Argentera di fronte e il Lago del Chiotas mille metri più in basso.
Al ritorno seguiamo con attenzione lo stesso percorso non incontrando difficoltà alcuna fino al Colle della Culatta. La discesa su pietrame che ci porta a toccare la sponda meridionale del Lago di Nasta è invece rognosa e stancante. Lunghissima ed estenuante sarà quella fino al fondovalle e al Gias delle Mosche dove giungiamo - cotti a puntino - alle 15.30.
E’ stata una grande gita: l’ambiente severo e spettacolare del cuore delle Marittime ti colpisce e te lo porti dentro anche nei giorni successivi |