Terza gita della settimana al Monte Castelgomberto e al Monte Fior sulle Melette di Foza. Lungo questa dorsale correva la linea italiana di massimo arretramento durante l’offensiva austriaca nel Trentino del 1916. Sulle Melette - definite la “chiave dell’altopiano” - si infranse l’avanzata nemica che mirava a scendere verso il Canal di Brenta e Bassano. Vista l’impossibilità di sfondare, il generale Conrad fece ripiegare le proprie truppe sulle fortissime e più razionali posizioni dell’Ortigara, dello Zebio e della Val d’Assa. Il settore delle Melette si incendiò nuovamente in seguito alla rotta di Caporetto: l’ala destra della 1a armata (cioè tutto lo schieramento italiano sull’altopiano) dovette essere arretrata di alcuni chilometri facendo perno sul Pasubio per mantenere il collegamento con la 4a Armata in ritirata dal Cadore verso il Massiccio del Grappa. Asiago e Camporovere, due paesi ormai completamente distrutti, furono abbandonati. Nel dicembre 1917, sotto la spinta nemica che pareva irresistibile, caddero il Monte Fior e tutte le Melette di Foza ma anche questa volta gli austroungarici non riuscirono a sfondare e vennero fermati a un passo dalla pianura su una nuova nuova linea imbastita tra la Val Frenzela, il Col del Rosso e il Monte Valbella.
Alessandro è sempre in ottima forma: è entusiasta di prendere la seggiovia che da Campomulo ci trasporta in pochi minuti sul crinale delle Melette di Gallio (m. 1651). Alle 9.15 ci mettiamo in cammino lungo la sterrata che scende verso la Piana di Marcesina e che conduce a Malga Slapeur (m. 1628, ore 10). La giornata è fresca e umida e il cielo risulta imbrattato da una nuvolaglia innocua ma persistente che limiterà non poco il panorama.
Da Malga Slapeur saliamo in un bellissimo bosco di abeti fino alla Selletta Stringa (m. 1731, ore 10.40) e da qui raggiungiamo a sinistra la sommità del Castelgomberto con il suo grande monumento (m. 1771, ore 11). Questa cima - invero modesta - è contraddistinta da una bancata calcarea che si presenta come una muraglia verso nord-ovest, la direzione dalla quale provenivano gli assalti austriaci: venne pertanto traforata e trincerata in più punti per farla diventare una fortezza invalicabile.
Il ritorno alla selletta lo effettuiamo proprio all’interno di una trincea. Alessandro vuole vedere tutto, mi tira di qua e di là; ora per entrare in un osservatorio, ora per esplorare una postazione di mitragliatrice: è affascinato da questi manufatti, parla in continuazione e non smette di farmi domande.
Dalla Selletta Stringa risaliamo in direzione opposta al Monte Fior (m. 1824, ore 11.35) purtroppo avvolto nella nebbia. Tira anche un fresco venticello e per mangiare troviamo un buon riparo dentro il cratere di una granata.
Dalla cima proseguiamo lungo il crinale toccando anche il Monte Spil (m. 1808) e scendendo poi a Casara Montagna Nova (m. 1724) affollata di pecore e mucche. Con una inversione a U imbocchiamo a destra un sentiero a mezzacosta che taglia i versanti ovest delle Spil e del Fior sopra la Val Miela. Qui il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di enormi massi sbilenchi formati da tanti strati di calcare impilati uno sopra l’altro e denominati “libri” per l’evidente somiglianza. Adesso il sole riprende un po’ di coraggio e ci accompagna ancora per un tratto fino a Malga Slapeur, dove arriviamo tallonati da un grosso gregge di pecore assetate in discesa dal Monte Fior.
Non ci resta che risalire alle Melette di Gallio (ore 14) e prendere la seggiovia per tornare giù alla macchina. Anche oggi - nebbia a parte - è andato tutto per il verso giusto |