Il “pezzo forte” della vacanza a Claviere è stata l’avventura del ponte tibetano, costituito da una successione di tre ponti sospesi su cavi d'acciaio che attraversano in senso trasversale e longitudinale le Gorge di San Gervasio sul cui fondo scorre la Piccola Dora.
L’accesso al ponte (che è tra i più lunghi del mondo) avviene partendo dalla biglietteria presso la rotonda della statale che sale da Cesana, proprio all’ingresso dell’abitato di Claviere: qui io e Alessandro veniamo imbragati dalle guide e dopo una breve spiegazione imbocchiamo da soli il sentiero che passa accanto alla Cappella di San Gervasio. Chiara ha rinunciato in anticipo a partecipare a questa “avventura” e rimane ad attenderci sul piazzale della biglietteria.
In una quindicina di minuti di ripida discesa giungiamo alla piccola capanna di appoggio posizionata all’imbocco del primo ponte e, dopo aver agganciato i moschettoni, muoviamo i nostri primi incerti passi sopra la gola alta settanta metri. All’inizio - è inutile negarlo - si prova un senso di angoscia e di trepidazione: il grande vuoto sotto i piedi fa impressione. Poi piano piano ci si rilassa e si acquista il giusto ritmo. Alessandro, che sta davanti a me, è bravissimo nel gestire e superare la comprensibile fifa iniziale.
Il secondo ponte (lungo quasi mezzo chilometro) segue in senso longitudinale il corso della forra a un’altezza di circa trenta metri sopra la Piccola Dora ed è composto da più campate sostenute in aria da tiranti trasversali.
Infine un breve tratto di sentiero a zigzag conduce al terzo ponte, quest’ultimo visibile anche dal soprastante piazzale. Chiara ci osserva sbalordita mentre attraversavamo la gola a quasi cento metri da terra. “Sei stato veramente coraggioso, io mai e poi mai ci sarei riuscita”, dice ad Alessandro arrivato emozionato e raggiante.
Ritornati a Claviere decidiamo di andare a pranzare alle baite di La Coche (m. 1924), una splendida conca erbosa circondata da boschi di larici e raggiungibile in poco più di mezz’ora di sentiero. Dopo mangiato Chiara e Alessandro si mettono a riposare sulle sdraio del rifugio mentre io salgo velocemente alla Rocca Clarì (m. 2051), un’elevazione che si affaccia sulla Piccola Dora con un’alta e ripida parete rocciosa e su cui si trovano i ruderi di un presidio della Guardia alla Frontiera.
Dopo essere ridisceso a La Coche per un altro sentiero, tutti insieme facciamo ritorno a Claviere archiviando con piena soddisfazione anche questa seconda giornata di vacanza |