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6 febbraio 2013 Croce e Acuto da Ceriale

6 febbraio 2013 - M. CROCE e M. ACUTO da Ceriale

Bruno, Paolo, Dino, Lodovico, Renato, Sara, Chiara, Angela, Giancarlo, Giorgio, Franca

Pioggia e ancora pioggia, fino a questa notte, e neve a quote anche basse. Ma oggi è finalmente sereno e la gita proposta da Bruno è l’ideale.
Lasciamo l’auto presso il cimitero di Ceriale e poco dopo le 8 e mezza siamo pronti a partire. Segnavia il quadrato rosso vuoto. 
Saliamo tra la macchia mediterranea lasciandoci il mare alle spalle fino a quando, poco più di un’ora dopo, con una breve deviazione raggiungiamo un grazioso pilone votivo rivestito di sassolini bianchi posto in posizione panoramica poco sotto la sommità del Monte Piccaro. Da un lato la vasta piana di Albenga tappezzata di serre e l’isolotto della Gallinara, dall’altro Borghetto, Pietra e Loano.
D’ora in poi godremo sempre di una vista magnifica perché dal sentiero che segue il crinale la vista spazia libera sugli opposti versanti. Il terreno è sassoso, asciutto nonostante le piogge, e solo bassi cespugli  hanno trovato qui il loro habitat. Il Carmo di Loano, bianco di neve, spunta appena dietro le cime minori. Il cielo è di uno splendido azzurro, la temperatura mite, non un alito di vento.
Alle 10 e mezza siamo sul Monte Croce a quota 541, prossima tappa il Monte Acuto. Perdiamo  quota scendendo ad un colletto (478 m) e risaliamo. Intanto il panorama si è arricchito verso nord dei monti delle Alpi Liguri bianchi di neve e Giorgio con una zoomata cattura il bianco cono del Pizzo d’Ormea.
Sul Monte Acuto (quota 747, ore 11,40) la piccola croce in legno è vestita con una maglietta rossa. Pizzo d’Ormea, Mongioie, Galero, Antoroto, Colla Bassa, Grosso: il panorama è magnifico.
Ci resta da raggiungere l’ultimo obiettivo, il Santuario di Monte Croce, e perciò proseguiamo sul crinale in direzione ovest. In una stessa gita abbiamo due monti con lo stesso nome.
L’ambiente si fa vario, una sottile striscia di alberi e praterie su cui si alzano quelle piccole curiose costruzioni circolari in pietra che si chiamano “caselle”. Grandi massi  sembrano torri di sentinella alla cresta. E poi dal nulla spunta la strada cintata del Santuario.
Io non sapevo niente di questo santuario e perciò quando ho visto grandi scritte che invitano a un rigoroso silenzio, che proibiscono di calpestare la scala centrale  perché deve servire a chi sale in ginocchio, e un’abbondanza di croci e statue, ho pensato con nostalgia alle piccole e care chiesette di montagna. Poi, a casa, ho chiesto lumi a Internet e ho scoperto che nel 1949 in questo luogo ci sono state apparizioni della Madonna e che il Santuario, della giurisdizione del comune di Balestrino, è meta di frequenti pellegrinaggi.
Bene, ci sediamo sui gradini e in rigoroso silenzio ci accingiamo a mangiare. Il cielo intanto si è rannuvolato, l’intervallo di bel tempo è prossimo a scadere. La catena delle Alpi Liguri fino a poco fa sorridente si è corrucciata, è ora di tornare (ore13,30).
Nel breve tratto dove il ritorno coincide con l’andata abbiamo la sorpresa di incontrare due cacciatori a guardia della loro preda, una femmina di daino. Poi, più o meno a metà strada tra il santuario e il monte Acuto, incontriamo due X rosse che scendono tagliando a mezzacosta le pendici sul del monte.
Il sentiero è stretto e spesso capita di camminare sui rami dei bassi e fitti cespugli di cisto. Il panorama, non trovandoci sul crinale, è più ristretto e il mare si affaccia qua e là avvicinandosi velocemente. Attraversiamo il bel paese di Peagna di antiche origini medievali e infine, alle 16,20 e dopo 16 chilometri e mezzo di cammino, facciamo ritorno a Ceriale.


 

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