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8 agosto 2016 Enciastraia e Rocca dei Tre Vescovi da Argentera

8 agosto 2016 - M. ENCIASTRAIA e ROCCA DEI TRE VESCOVI da Argentera

Stefano

Oggi gita sulle ultime due grandi cime delle Marittime prima del Colle della Maddalena, nell’estremo lembo occidentale della Valle Stura.
Posteggio la macchina in corrispondenza del primo tornante a destra subito dopo l’abitato di Argentera (m. 1769) e imbocco una stradina sterrata che guada lo Stura e porta a una vicina baita in legno decrepita e fatiscente. Tre cagnacci rabbiosi, fortunatamente ben legati alle catene, mi danno subito il loro benvenuto. Inoltre la mulattiera risulta interrotta da un recinzione all’interno della quale stazionano decine e decine di mucche pigramente accovacciate sull’erba e un toro di grossa stazza tutt'altro che mansueto. Molto prudentemente compio il periplo del recinto e riprendo la mulattiera poco sopra, lasciandomi alle spalle questo fastidioso e invadente alpeggio. Dopo un ponticello in legno iniziano i segnavia (tacche rosse) che seguirò fino al Colle di Puriac.
Il sentiero, ben tracciato, costeggia inizialmente il corso d’acqua per spostarsi poi sulla destra orografica del vallone. Più in alto, con una serie di tornanti, prende quota allontanandosi dal torrente e, in corrispondenza di un restringimento della valle, attraversa a mezzacosta il ripidissimo fianco detritico e franoso dove occorre prestare un minimo di attenzione.
Sbuco così in una splendida e immensa conca prativa chiusa a ovest dalla bastionata dell’Enciastraia, a est dalla Cima delle Lose e a sud dal Colle di Puriac. Nonostante ci si trovi ancora sulle Alpi Marittime, l’ambiente è già quello tipico delle Cozie, con grandi distese erbose che si spingono fino a quote relativamente elevate e con cime caratterizzate da possenti e severe pareti rocciose qua e là incise da gigantesche colate di sfasciumi.
Al Colle di Puriac (m. 2506), sullo spartiacque Stura-Tinea al confine con la Francia, terminano le tacche rosse e iniziano i segnavia giallo-rossi. Il sentiero disegna ora un grande arco tenendosi dapprima poco sotto il filo di cresta sul versante italiano e attraversando poi, in ambiente sempre più severo e sopra un immenso ghiaione, le pendici della Rocca dei Tre Vescovi e dell’Enciastraia.
A un certo punto si incontra un bivio (m. 2650) in corrispondenza del quale i segni giallo-rossi si scindono: la striscia rossa, che sale decisa a sinistra, conduce alla Rocca dei Tre Vescovi; la striscia gialla rimonta invece a mezzacosta il ripido versante orientale dell’Enciastraia avvicinandosi progressivamente alle spettacolari stratificazioni rocciose e sbucando infine sullo spartiacque Stura-Ubaye leggermente a nord-est della vetta (Passo dell’Enciastraia, m. 2900). Da qui si sale in diagonale lungo facili e non esposte cenge erbose e in breve si raggiunge la cima dell’Enciastraia (m. 2955) sulla quale si trovano un’edicola votiva, una croce e un segnale trigonometrico.
Veramente esteso è il panorama che si gode da quassù: a nord la testata della Valle dell’Ubayette; sempre a nord, il Monte Sautron, il Brec e le Aiguille dello Chambeyron; tracciando invece una linea retta in direzione nord-nord-est si intersecano contemporaneamente l’Oronaye e il Monviso; a ovest, in basso, la testata del Vallone di Lauzanier con il Lago di Derrière la Croix; a sud-est lo spartiacque alpino che scende al Colle di Puriac; a destra, in lontananza, i due tremila e i tanti “quasi tremila” della Valle Stura; settecento metri più in basso, sul versante francese, il bel Lago di Lauzanier.
L'elegante Rocca dei Tre Vescovi è il mio secondo obiettivo della giornata: tra l’altro è molto più ardita e scenografica dell’Enciastraia. Scendo quindi fino al bivio di quota 2650 e imbocco una labile traccia che sale serpeggiando su per la pietraia e che ben presto si fa ripidissima. Non ci sono difficoltà ma occorre procedere con piede sicuro per evitare di sdrucciolare sul terreno ghiaioso.
Uno stambecco si affaccia all’improvviso dal ciglio della cresta facendomi sobbalzare: mi osserva con sufficienza e se ne torna subito al suo beato ozio sull’orlo di dirupi e precipizi. Con molta fatica risalgo il cono sommitale e conquisto così la seconda vetta di giornata (m. 2867), proprio di fronte all'Enciastraia che da questa posizione offre il suo lato più bello.
Splendido panorama sul Vallone di Lauzanier, sui due piccoli Laghi d'Agnel in alta Tinea, sul Vallone di Puriac con la Cima delle Lose e sul sottostante spartiacque alpino che procede verso sud-est in direzione delle grandi cime delle Marittime. Ancora bei primi piani del Lago di Lauzanier e dell'accoppiata Oronaye-Monviso che, dalla Rocca dei Tre Vescovi, non risulta più perfettamente allineata.
Seguendo a ritroso la traccia di salita scendo velocemente al bivio di quota 2650 dove riprendo il sentiero principale.
Il ritorno sarebbe senza storia se non decidessi all'improvviso di tagliare giù a sinistra per i prati e di accorciare così il grande arco di circonferenza che il tracciato disegna ai margini della testata del Puriac. Mentre procedo tranquillo e rilassato, saltellando tra pietre e macchie d'erba, mi blocco di colpo per non calpestare due strani oggetti posati sul terreno. Mi fermo e li osservo con attenzione e mi rendo subito conto che si tratta di proiettili da mortaio inesplosi. Cercando poi su internet scoprirò che sono di fabbricazione tedesca. Forse erano difettosi o forse, dopo il tiro, sono affondati nella neve soffice senza esplodere.
Su queste montagne le truppe germaniche affluirono in forze a partire dall’agosto del 1944 per fare fronte agli Alleati che erano sbarcati in Provenza. Magari sono stati sparati durante uno scontro a fuoco con i partigiani, oppure per arrestare un attacco di truppe golliste che negli ultimi mesi di guerra cercarono più volte, senza riuscirvi, di forzare i valichi di confine. O magari sono stati utilizzati dai soldati repubblicani della Divisione Littorio, che fino alla fine difesero la linea delle Alpi Occidentali dalle mire espansionistiche francesi.
Sul momento dimentico di memorizzare le coordinate; ci penserà poi mia madre il giorno seguente, incrociando l’orario della foto con il tracciato GPS della gita, a estrapolare l’esatta posizione degli ordigni e a inviare ai Carabinieri di Pietraporzio il materiale in nostro possesso per il ritrovamento e l'eventuale disinnesco.
Ritornando alla gita, non mi resta che scendere in libertà per magnifici prati fino a intercettare, a valle del colle, il sentiero per Argentera. Il sole inonda di luce il bel Vallone di Puriac che questa mattina, quando sono salito, era ancora completamente in ombra. Passo sul ponticello in legno e attraverso il sottostante alpeggio accompagnato dai latrati rabbiosi dei tre stupidi cani che quasi si strozzano con le catene a cui sono ben ancorati.
Concludo così questa bellissima gita che mi ha permesso di esplorare l'ultimo solco laterale della Valle Stura e di salire due importanti cime delle Marittime che ancora mi mancavano.


 

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