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3 agosto 2016 Testa della Frema da Chiappera
18 e 19 agosto 1994 Testa della Frema da Chiappera

3 agosto 2016 - TESTA DELLA FREMA da Chiappera

Stefano

Val Maira splendida e inarrivabile! Da Tiglieto a Chiappera ho impiegato tre ore e un quarto all’andata, e tre ore e mezza al ritorno: totale quasi sette ore! Ancora un’oretta e potevo fare quasi una gita nelle Dolomiti di Brenta ... Tanta strada in macchina è giustificata dal fatto che, dopo ben ventidue anni, desideravo tornare sulla Testa della Frema della quale ho conservato un bel ricordo.
Era l’agosto del 1994. Pantani aveva fatto terzo al Tour de France e la Sampdoria era reduce dalla vittoria in Coppa Italia e da un gran terzo posto in campionato: praticamente un mondo che non c’è più. Quella volta - ero con i miei genitori - dormimmo al Rifugio Stroppia e il giorno seguente, prima di raggiungere la Frema, tentammo di slancio anche la Testa dell’Homme: sbagliammo però via di salita e ci dovemmo arrendere, poco sotto la punta, a causa delle difficoltà per noi insormontabili.
Oggi non voglio assolutamente sorprese o “emozioni forti” e quindi l’Homme è già scartata in partenza. Posteggio l’auto ai Piani di Stroppia (m. 1650, raggiungibili dal Rifugio Campo Base di Chiappera con un breve tratto di sterrata pianeggiante) e mi metto in cammino. Il cielo è limpido e la giornata si preannuncia splendida. Seguo la strada sterrata che attraversa tutta la piana fino a incontrare, dopo una quindicina di minuti, l’inizio del Sentiero Dino Icardi (m. 1686).
E’ questo un itinerario escursionistico ad anello di circa 15 km, segnato con tacche giallo-blu, che si snoda attraverso due tra i più affascinanti valloni della zona: il Vallonasso di Stroppia e l’Infernetto. Io lo percorrerò in senso orario e quindi imbocco il ramo di sinistra che si eleva subito, con numerosi tornanti, sopra un conoide di erba e pietrame. Il sentiero raggiunge il ciglio superiore di una fascia rocciosa che nei mesi primaverili è attraversata dal salto inferiore delle Cascate di Stroppia e, più in alto, sbuca su di un verde belvedere che offre un’ottima visuale verso il gruppo Castello-Provenzale. Successivamente risale una ripida china di detriti portandosi alla base della grande bastionata incisa dal salto mediano delle Cascate di Stroppia. Qui il Battaglione Alpini Valcamonica realizzò, tra il 1939 e il 1940, un ardito e suggestivo percorso scavato nella roccia che permette di raggiungere un’ampia e allungata cengia erbosa, attrezzata con dei canaponi, al termine della quale sorge il Rifugio Stroppia (m. 2260), costruito nel lontano 1933.
Dopo il rifugio si passa il rio alla base del salto superiore delle cascate e, valicato il poco appariscente Passo dell’Asino (m. 2309), si entra nel grandioso Vallonasso di Stroppia costeggiando la sponda occidentale del limpidissimo Lago Niera (m. 2302).
Il Vallonasso di Stroppia è un cosiddetto "vallone sospeso" poiché non si raccorda con il fondovalle ma termina quasi seicento metri più in alto; questo notevole dislivello, coperto dai tre salti delle Cascate di Stroppia, è stato creato nel tempo dall’azione erosiva del ghiacciaio che scorreva sul fondo della Val Maira e che ne ha abbassato la quota in modo significativo.
Da qui in avanti il sentiero, sempre ben tracciato, risale tutto il Vallonasso di Stroppia in uno scenario severo e maestoso, al cospetto di cime di oltre tremila metri e di pareti quasi verticali. Si trascura dapprima il bivio a sinistra per il Colle della Portiola, poi quello a destra per il Colle dell’Infernetto e ancora quello a sinistra per il Colle di Nubiera e per La Forcellina. Più in alto l’ambiente diventa aspro e marcatamente detritico finchè, raggiunta la sommità di un dosso, posso finalmente scorgere la meta della mia escursione che si eleva massiccia sullo spartiacque alpino principale a oriente del Colle di Gippiera.
Dopo aver abbandonato alla mia destra il Sentiero Dino Icardi diretto al Bivacco Barenghi e dopo aver attraversato, tra rocce e grossi massi, la piana del Lago del Vallonasso di Stroppia, affronto un’ultima ripida rampa giungendo così, in un paesaggio quasi lunare, al Colle di Gippiera (m. 2948), sull’ampio e arrotondato spartiacque Maira-Ubaye al confine con la Francia.
Dalla parte opposta, poco sotto il colle, si distende il magnifico Lago dei Nove Colori (Lac des Neuf Couleurs) mentre in alto svettano le Aiguille dello Chambeyron. Sembra che il toponimo “des Neuf Couleurs” derivi in realtà da una storpiatura del nome originario “des Neuf Couloirs” (dei Nove Canaloni); e in effetti, sotto l’imponente parete sud delle Aiguille, si possono contare giusto nove conoidi. A nord-est del lago svetta aguzza la Testa dell’Homme che con tanta spensieratezza e anche un po’ di incoscienza affrontammo nel 1994.
A questo punto non mi resta che risalire gli ultimi duecento metri di dislivello su di un ripido pendio di sfasciumi e pietrame. Il sentiero è sempre ottimo e permette una progressione relativamente rapida e poco dispendiosa. In realtà le tracce di salita sono due: all’andata prendo quella di sinistra che aggira i roccioni dell’anticima sul lato francese; in discesa percorrerò invece l’altra, un po’ meno ripida, che si tiene in parte sul versante italiano.
L’arrivo in vetta (m. 3142) regala un panorama mozzafiato: a sud il Vallonasso di Stroppia con il Monte Sautron in fondo a sinistra; a ovest l’imponente castello roccioso del Brec de Chambeyron e, in basso a destra, l’ampio vallone che digrada verso l’Ubaye con i laghetti Etoile e Noir; a nord la Testa dell’Homme; a nord-est, in lontananza, il Monviso; infine, a sud-est, il Vallone dell’Infernetto con le Marittime sullo sfondo.
Come già detto, per la discesa al Colle di Gippiera scelgo la traccia che aggira gli speroni rocciosi dal lato italiano. Quindi, nei pressi del Lago del Vallonasso di Stroppia, svolto a sinistra arrivando in breve al Bivacco Barenghi (m. 2815) dove mi ricongiungo con il Sentiero Dino Icardi precedentemente abbandonato.
Da qui alla macchina ne seguirò fedelmente i segni giallo-blu che si dirigono verso est andando a valicare l’insellatura tra la Cima della Finestra e la Guglia Bonacossa e raggiungendo poi, in leggera discesa, il piccolo Lago della Finestra (m. 2794) sormontato da un caratteristico foro nella roccia. Il Sentiero Icardi supera ancora un costone per compiere poi un grande arco a mezzacosta fino al Colle dell’Infernetto (m. 2783), aldilà del quale si apre la testata dell’omonimo vallone.
Non mi resta che iniziare la discesa facendo attenzione, nel primissimo tratto attrezzato con funi d’acciaio, al terreno ghiaioso e ai piccoli detriti mobili. Procedo abbastanza agevolmente giù per il ripido canalone seguendo l’ottimo sentierino che serpeggia tra i massi e che mi deposita infine sui verdi pascoli dell’Infernetto.
Uno splendido panorama sull’alta Valle Maira mi accompagna nell’ultimo tratto di discesa fino alla confluenza con il Vallone del Maurin dove incrocio la strada sterrata che sale da Chiappera e che seguo per un breve tratto. Poco più in basso (Grange Ciarviera, m. 1904) imbocco la vecchia sterrata militare che percorre la destra orografica della vallata e che mi riporta, dopo circa 2 km, ai Piani di Stroppia dove concludo questa magnifica gita.
Alcuni minuti dopo essermi messo in viaggio, mi fermo ancora un attimo per scattare un’ultima foto al piccolo villaggio di Chiappera dominato dall’imponente cono roccioso della Rocca Provenzale. Chissà se passeranno altri ventidue anni prima di tornare quassù ...



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