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29 luglio 2011 dal Gias delle Mosche (Terme di Valdieri)
14 agosto 2009 dal Gias delle Mosche (Terme di Valdieri)

29 luglio 2011- RIFUGIO BOZANO dal Gias delle Mosche

Stefano

Notte da tregenda in questa parodia d'estate: tuoni, folgori e violentissimi scrosci di pioggia. Alle 6 del mattino il cielo è però sereno e così decido per una breve escursione nelle Marittime.
Alle 9,20 sono al Gias delle Mosche e mi metto in cammino alla volta del Rifugio Bozano. Il tempo è buono anche se grosse nubi rimangono aggrappate ai versanti delle cime più alte. L'Argentera è imbiancata dall'ennesima nevicata del mese di luglio alle alte quote.
Superato il Gias del Saut si spalanca ai mei occhi il suggestivo vallone dell'Argentera. Ogni tanto qualche raggio di sole riesce a perforare le nubi che coronano la Serra.
Il sentiero prende quota sul versante destro orografico del vallone al cospetto delle grandi pareti del Corno Stella e dell'Argentera. Solo all'ultimo si scorge il rifugio appollaiato in mezzo a spuntoni rocciosi sotto la vertiginosa parete del Corno Stella.
Alle 11,05 sono al Bozano. Sull'angusta terrazza affacciata sul vallone alcuni alpinisti scrutano le pareti scambiandosi le loro impressioni sulla qualità della roccia e sulle linee da seguire. Altri invece sono direttamente impegnati sulle difficili vie della Plent e dell'Argentera.
Poco sotto il rifugio parte l'itinerario EE per il Rifugio Remondino che taglia a mezzacosta tutta la testata del Vallone dell'Argentera e scavalca la cresta che scende dalla Madre di Dio in prossimità della Cima del Piano della Casa.
Inizio ora la discesa lungo lo stesso itinerario circondato da un paesaggio bellissimo finalmente illuminato dal sole.
Un ultimo sguardo al vallone e alla Regina delle Marittime e via a passo spedito lungo il ripido sentiero che entra nel bel bosco di larici e sbuca nella strada ex militare al Gias delle Mosche dove sono giunto alle 12,30.


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Aggiungo un appunto personale alla relazione di Gianni. Al rifugio Bozano, il vecchio rifugio che è rimasto appena sotto la nuova costruzione, salivo spesso oltre quarant'anni fa con i compagni del corso di alpinismo di allora. A questo rifugio sono legati i più bei ricordi di quel periodo e tornando dopo così tanto tempo avevo paura di sciupare questi ricordi. Nessuna delusione: l'atmosfera è quella di allora anche se l'attrezzatura è cambiata e ora si parla di friend, di nuts e si indossano scarpette aderentissime e leggere al posto degli scarponi rigidi di allora. Alla Cima Plent è legato il ricordo di un'avventura: il ritrovamento di un piccolo giocattolo proveniente dalla sciagura aerea del 20 marzo 1963 in cui persero la vita donne e bambini del re Saud d'Arabia e il temporale che ci aveva costretti ad una ritirata precipitosa in corda doppia. Ecco un racconto "L'aereo persiano" che avevo scritto su questa mia avventura di allora. Un pò nostalgico come tutti i ricordi del passato, con una montagna idealizzata ed eroica come io la vivevo a vent'anni.

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