21 luglio 2019 - M. SCALETTA da Argentera
Stefano
Bellissima gita al Monte Scaletta, castello roccioso a cavallo tra le valli Stura e Maira in superba posizione panoramica sui Laghi di Roburent, sull’Oronaye e sulla valle dell’Ubayette.
Partenza in auto da casa alle 2.15 e a piedi da Argentera (m. 1680) alle 5.45: ogni tanto mi assalgono queste follie. Dietro la chiesa inizia un sentiero ripido ma molto ben tracciato che sale a svolte fino alla Tinetta (m. 2021), balcone prativo affacciato sul Vallone di Roburent. La temperatura è mite e leggere velature sporcano un po’ il cielo.
Un traverso a mezzacosta e una salita piuttosto sostenuta portano a un alpeggio, superato il quale si scende ad attraversare il Rio Roburent. La mulattiera rimonta quindi il vallone disegnando un ampio semicerchio da sinistra verso destra e, dopo aver valicato un costone, sbuca sopra le sponde del Lago Inferiore di Roburent (m. 2333). In breve raggiungo anche il Lago Mediano (m. 2355) e il Lago Superiore di Roburent (m. 2430) dove spira un venticello teso e freddino proveniente dall’Ubayette mentre il cielo tende a rasserenarsi.
Sulla destra imbocco un’esile traccia (ometti) che poco più in alto si allarga a mulattiera; risalgo quindi un valloncello fino al Colle della Scaletta (m. 2614) dove incontro i segni rosso-azzurri del Sentiero “Roberto Cavallero” (SRC).
Con una ripida serpentina ci si innalza adesso su per il costone settentrionale dello Scaletta mentre tra i detriti affiorano ancora i paletti “a coda di porco” e i grovigli arrugginiti di filo spinato. Un buio cunicolo militare permette di attraversare la cresta dal lato dello Stura a quello della Maira. All’uscita della galleria, facili roccette seguite da brevi elementi di trincea e un’ultima rampa conducono sulla sommità del Monte Scaletta (m. 2840, ore 8.30).
Testimonianze dei tempi che furono sono i resti dell’osservatorio in calcestruzzo munito di feritoie e la rude e ferrea croce di vetta tirata su con i resti di una mitragliatrice. Bellissimo è il panorama sulle cime dell’Ubayette e sul Lago Superiore di Roburent. Il sole inizia finalmente a scaldare con decisione e il vento è meno insistente e fastidioso.
Inizia ora la parte più spettacolare della gita: il percorso SRC prosegue infatti la sua cavalcata di cresta tra suggestivi intagli, vertiginosi strapiombi, torrioni e salti rocciosi, in un ambiente spettacolare e molto “dolomitico”. I pochi passaggi un po’ esposti sono ben attrezzati con catene e non presentano alcuna difficoltà. Nel lungo traverso a mezzacosta sotto la Rocca Peroni, abbandono i segni rosso-azzurri per ricollegarmi alla via di discesa; dopo un buon tratto fuori sentiero giù per dolci balze prative e tenendo in basso alla mia destra il Lago Mediano, raggiungo le sponde del Lago Inferiore di Roburent sopra il quale intercetto la mulattiera dell’andata chiudendo così l’anello.
Infine tranquillo ritorno sotto un bel sole estivo, caldo ma non opprimente, incrociando parecchi escursionisti che si sono messi in cammino a un’ora decisamente più normale della mia. Dalla Tinetta velocissima picchiata sulle case di Argentera dove arrivo alle 10.40, a conclusione di una gita molto remunerativa con laghi, panorami e scorci paesaggistici davvero notevoli: la classica gita che ti sentiresti di consigliare a tutti.
4 agosto 2018 - ANELLO DEL M. SCALETTA da Pratorotondo (Acceglio)
Stefano
Oggi gita in Val Maira nel suggestivo Vallone di Unerzio con ripetizione del bellissimo anello del Monte Scaletta che già avevo fatto nel 2015 con cielo nuvoloso e che oggi ho voluto ripetere con tempo finalmente buono. Lungo viaggio in auto, come sempre quando si sceglie la Val Maira. Ad Acceglio imbocco l’ex strada militare per Prato Ciorliero e la percorro per circa 4 km fino alla borgata di Pratorotondo (m. 1629) dove parcheggio: in totale, tre ore e mezza di macchina.
Alle 7 in punto mi incammino lungo l’antica mulattiera che sale a lato della rotabile e che raggiunge, poco più in alto, il minuscolo villaggio di Viviere (m. 1713). Ritornato sulla “militare” (ora sterrata), la seguo per alcune centinaia di metri fino alla palina che indica lo stacco del sentiero S10 per il Colle della Scaletta.
A quota 2180 incontro il bivio che segna l’inizio dell’anello: proseguo a destra sul tracciato S10 mentre al ritorno percorrerò l’itinerario S27. Il sentiero sale nel vallone pietroso punteggiato di larici e, dopo aver scavalcato uno stretto intaglio (Passo dell’Escalon, m. 2415), prosegue con pendenza più dolce fino al Colle della Scaletta (m. 2614, ore 9).
Inizia ora il tratto più spettacolare della gita che comincia con la ripida salita al Monte Scaletta sul Sentiero Roberto Cavallero (SRC, tacche rosso-azzurre). Percorro l’angusto e buio cunicolo militare sbucando sull’opposto franoso versante e, tra brevi elementi di trincea e parapetti in pietra, raggiungo la cima dello Scaletta (m. 2840, ore 9.30) con vista superba sull’Oronaye e sul Lago Superiore di Roburent. Testimonianze dei tempi che furono sono i resti dell’osservatorio in calcestruzzo munito di feritoie, la rude croce di vetta fatta con due pezzi di mitraglia e la puleggia dentata della teleferica militare che rimontava il Vallone di Unerzio.
Proseguo ora sul sentiero SRC tra suggestivi intagli tra le pareti, vertiginosi strapiombi, torrioni e salti rocciosi ben attrezzati con catene (difficoltà EE), in un ambiente davvero spettacolare e schiettamente “dolomitico”. Il sentiero traversa a mezzacosta le “sfasciumose” pendici sud-occidentali della Rocca Peroni e al termine di una breve ma ripidissima salita guadagna l’omonimo passo (m. 2578, ore 10.45).
Superato il Passo Peroni, con un ulteriore traverso, raggiungo dapprima il Bivacco Due Valli (m. 2620) per scendere successivamente alla Colletta Vittorio (m. 2522, breve tratto attrezzato con cavi d’acciaio in cattivo stato di manutenzione).
Dal colletto inizia quindi la discesa conclusiva. A quota 2270 si incontra la Caserma della G.A.F. dell’Escalon al cui interno resistono ancora affreschi di propaganda bellica in buono stato di conservazione. Sotto la caserma ritrovo il sentiero percorso all’andata e chiudo così l’anello.
Infine tranquillo ritorno alla macchina in un ambiente ameno e rilassante con il grande Prato Ciorliero illuminato dal sole. Alle 12.50 arrivo a Pratorotondo nel bel mezzo di una affollata sagra paesana concludendo così una gita davvero bella e meritevole di essere ripetuta altre volte.
11 agosto 2015 - ANELLO DEL M. SCALETTA dal Vallone di Unerzio (Val Maira)
Stefano
Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ho fatto una gita in Val Maira e stamattina, mentre percorrevo in auto la tortuosa provinciale che da Dronero sale ad Acceglio, era per me come scoprire un mondo antico ancora incontaminato, lontano dal turismo di massa. Già Dronero vale di per sé una visita, con il suo bel centro storico e con il caratteristico ponte merlato detto anche il “Ponte del Diavolo”: fu in questo collegio elettorale che Giolitti, i cui avi erano della Val Maira, venne eletto più volte deputato; e fu grazie al suo interessamento che vennero costruiti il ponte nuovo sulla Maira e la linea ferroviaria Busca-Dronero, oggi dismessa. La media valle è un susseguirsi di brevi radure alternate a profonde gole rocciose, sopra le quali spuntano qua e là antichi villaggi di pietra tenacemente aggrappati ai fianchi della montagna. L’alta valle vede invece il diramarsi di alcuni grandi vallate laterali come il Vallone d’Elva, il Vallone di Marmora e il Vallone di Unerzio: io risalgo quest’ultimo che si stacca presso Acceglio in destra orografica e, dopo aver superato le piccole borgate di Chialvetta, Pratorotondo e Viviere, posteggio la macchina a lato di un tornante dove termina l'asfalto e inizia lo sterrato (m. 1813).
Il cielo è cupo e grigio nonostante tutti i siti meteo prevedessero per oggi sole splendente: "Soleggiato con modesti annuvolamenti pomeridiani sui rilievi" recitava ieri il bollettino di un noto sito piemontese che fornisce sempre previsioni puntuali e attendibili; e invece oggi resterà nuvoloso per gran parte della giornata ... con modesti raggi di sole pomeridiani sui rilievi.
Un po' contrariato mi metto in cammino lungo la strada sterrata che porta a Prato Ciorliero fino a imboccare sulla destra l'itinerario S10 per il Passo dell'Escalon e per il Colle della Scaletta (palina segnaletica). Il sentiero sale a mezzacosta in un bel boschetto di larici lasciandosi in basso a sinistra l'amena conca di Prato Ciorliero dove si trovano i resti di edifici militari e di baraccamenti per la truppa. Con un traverso in diagonale abbastanza ripido si esce dal lariceto e si entra nel Vallone di Costa Denti dove trascuro le diramazioni a sinistra per il Colle Oserot e per la Colletta Vittorio. Più in alto il tracciato si sposta sulla sinistra orografica del vallone e con alcuni tornanti rimonta un canale che termina al Passo dell'Escalon (m. 2415).
Mano a mano che salgo la copertura nuvolosa si fa sempre più bassa e opprimente: ormai sono rassegnato a percorrere gli ultimi duecento metri di dislivello avvolto in un gran nebbione. In breve raggiungo il Colle della Scaletta (m. 2614) che si apre sullo spartiacque Maira-Stura tra il Monte Vanclava (a nord) e il Monte Scaletta (a sud): qui incontro il Sentiero "Roberto Cavallero", un tracciato escursionistico ad anello percorribile in cinque tappe e dedicato alla memoria di un giovane alpinista caduto su queste montagne nel 1991.
Svolto quindi a sinistra e seguo il Sentiero Cavallero (SRC) che con una ripida serpentina risale il crestone settentrionale del Monte Scaletta: tra gli sfasciumi affiorano ancora grovigli intricati di filo spinato, resti degli appostamenti difensivi degli anni Trenta; a guardia del colle si trova una tipica casermetta di quegli anni, appollaiata sotto uno sperone roccioso del Vanclava. I segnavia rosso-azzurri del SRC conducono all’imbocco di una buia galleria militare che attraversa la cresta dello Scaletta da parte a parte: tiro fuori dal mio zaino una piccola torcia alimentata a manovella e percorro così lo stretto cunicolo.
Alla nebbia si aggiungono ora folate di tramontana fredda e umida: avessi un berretto di lana e dei pantaloni lunghi li metterei subito. Tra parapetti di pietre e salti rocciosi sbuco sulla spianata sommitale della montagna. Una rude croce fatta con due pezzi di mitraglia e i blocchi di calcestruzzo dell’osservatorio di vetta mi annunciano che sono arrivato sul Monte Scaletta (m. 2840): ovviamente panorama zero.
Inizia qui la parte più spettacolare della gita e cioè il tratto in cui il SRC si snoda lungo l’articolata cresta sud spostandosi ora sul lato della Maira, ora su quello dello Stura. Non si incontrano vere difficoltà ma è comunque bene prestare attenzione (EE) soprattutto in caso di terreno bagnato: alcuni salti rocciosi e brevi passaggi su cenge leggermente esposte sono attrezzati con catene.
La nebbia si dirada e lascia il posto a scorci “dolomitici” molto suggestivi mentre in basso a destra compaiono finalmente i Laghi Inferiori di Roburent. Il sentiero è ben marcato e ottimamente segnato e procede tra pinnacoli e torrioni rocciosi per attraversare infine a mezzacosta le pendici sud-occidentali della Rocca Peroni; in fondo, tra la Rocca e il Bric, si apre l’insellatura di Passo Peroni (m. 2578) che si raggiunge al termine di una ripidissima risalita. Alle mie spalle, appena sotto il Colle di Roburent illuminato dal sole, si scorge anche il Lago Superiore.
Superato il Passo Peroni, l’itinerario piega a sinistra (ovest). Con una leggera salita raggiunge dapprima il Bivacco Due Valli (m. 2620) e, subito dopo, il Passo la Croce (m. 2645) da dove si ha una panoramica del vallone da percorrere al ritorno. Alcune catene facilitano la discesa lungo un ripido e malagevole canalino terroso (nessuna difficoltà) che conduce alla sottostante Colletta Vittorio (m. 2522). Begli scorci paesaggistici si aprono sulla dirimpettaia Rocca Brancia, avvolta dalla nebbia, e sul Colle Oserot.
Dalla Colletta Vittorio inizia la discesa conclusiva. A quota 2270 si incontra la Caserma dell’Escalon utilizzata negli anni trenta dalla Guardia alla Frontiera a presidio del Vallo Alpino. Al suo interno resistono ancora affreschi di propaganda bellica perfettamente conservati: in un dipinto sono raffigurati presidi di alta montagna sormontati dal motto della G.A.F; in un altro, che oggi può far sorridere ma che ai tempi era motivo d’orgoglio, sono rappresentate le Forze Armate d’Italia che il fascismo esaltava come strumento di guerra formidabile e potentissimo.
All’uscita dalla caserma mi accolgono i modesti raggi di sole pomeridiani sparsi sui rilievi che mi accompagnano, bontà loro, nell’ultimo tratto di discesa. Alla ricongiunzione con l’itinerario dell’andata posso vedere il Monte Scaletta finalmente sgombro dalle nubi.
Infine tranquillo ritorno alla macchina in un ambiente bucolico e riposante. E’ stata sicuramente un gita molto interessante, sia sotto il profilo ambientale che sotto l’aspetto storico. Peccato soltanto che le nuvole e la nebbia abbiano tolto colore e vitalità al paesaggio: ma è andata bene lo stesso.
10 settembre 2012 - M. SCALETTA da Argentera
Stefano
Ultima gita dell’estate in Valle Stura e precisamente sul Monte Scaletta, cima molto panoramica situata sull’articolata dorsale di spartiacque Stura-Maira (Alpi Cozie).
Partito alle 8.30 dal piccolo villaggio di Argentera sono salito lungo un ripido sentiero fino ad una spalla prativa denominata “la Tinetta” che si affaccia sul Vallone di Roburent.
L’itinerario risale il vallone disegnando un ampio semicerchio da sinistra a destra e, dopo aver valicato un costone, sbuca sulle sponde del Lago Inferiore di Roburent. La mulattiera, larga e ben tracciata, porta in breve al Lago Mediano e al Lago Superiore di Roburent.
Qui ho svoltato a destra e ho seguito il sentiero che sale verso il Colle della Scaletta. Dopo aver superato i resti di un reticolato sono arrivato al valico che si apre tra il Monte Vanclava e la Scaletta sullo spartiacque Stura-Maira.
Al valico ho imboccato il Sentiero “Roberto Cavallero” (ottimamente segnato con numerose tacche rosso-azzurre) che, con tracciato ardito e suggestivo, rimonta l’erto versante occidentale della Scaletta.
Negli anni trenta, nell’ambito della costruzione del Vallo Alpino del Littorio, la Scaletta era stata sistemata a caposaldo con bunker, osservatori e postazioni per fotoelettriche. Ancor oggi, per raggiungerne la vetta, si utilizza una galleria che attraversa da parte a parte la ripida cresta rocciosa. Al suo interno è consigliato l’utilizzo di una torcia: io l’ho percorsa al buio tastando con le mani le lisce pareti di calcestruzzo.
La traccia, che in alcuni tratti corre al riparo di parapetti in pietra, sbuca sulla cima del Monte Scaletta (ore 11.10).
Qui si trovano i resti di un malloppo in calcestruzzo che ospitava l’osservatorio: dopo la guerra, in conformità con le disposizioni del Trattato di Parigi, venne fatto saltare con la dinamite. La croce di vetta è fatta con due pezzi di mitraglia mentre poco sotto si trovano il carrello e la stazione di arrivo della teleferica militare che saliva dal Vallone di Unerzio.
Al ritorno ho seguito lo stesso itinerario di salita e, alle 13.30, ho fatto ritorno ad Argentera mentre cominciavano a cadere alcune gocce di pioggia.
In conclusione è stata proprio una bella gita in luoghi fino ad oggi da me poco o per nulla frequentati.