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20 giugno 2017 Rocciamelone da La Riposa (Val di Susa)
9-10 agosto 1999 Rocciamelone da La Riposa (Val di Susa)

20 giugno 2017 - M. ROCCIAMELONE da La Riposa (Val di Susa)

Stefano, Roberto

Da Susa al Rocciamelone vi è uno sbalzo verticale di tremila metri in soli quattro chilometri di linea d’aria. Gli amanti delle imprese stratosferiche possono farsela tutta a piedi direttamente dal fondovalle, lungo le antiche mulattiere che convergono a La Riposa. Per chi invece, come me e Roberto, vuole “semplicemente” fare una gita sul Rocciamelone, la partenza è fissata a quota 2070 presso la partenza della teleferica di servizio al Rifugio Ca’ d’Asti. Non che arrivarci con la macchina sia proprio uno scherzo; gli ultimi quattro chilometri di sterrato sono probabilmente la penitenza che gli escursionisti fannulloni come noi, che pretendono di andare sul Rocciamelone facendosi solo 1500 metri di dislivello, devono scontare. Lo sterrato è perfetto, un biliardo, continuamente livellato da una ruspa che fa su e giù tutto il giorno; peccato solo che ogni cinquanta metri ci sia una canaletta trasversale. Chi ha a cuore la propria auto e la convergenza delle ruote deve fermarsi ogni volta, inserire la prima e ripartire. Quante canalette ci siano non lo so, sarebbe stato curioso e anche un po’ autistico contarle. Al mattino il sole negli occhi ti impedisce di vederle fino all’ultimo mentre al ritorno la stanchezza e la voglia di far presto hanno pressappoco lo stesso effetto del sole negli occhi. Per non parlare poi del polverone che ti costringe a tenere i finestrini ermeticamente chiusi anche quando dentro si cuoce. Parere personale: fosse per me, una bella colata d’asfalto e non se ne parlerebbe più.
Detto ciò, alle 8.15 ci mettiamo in cammino. Il sentiero parte subito bello ripido e non potrebbe essere altrimenti visto che da qui alla vetta sono solo sei chilometri lineari di percorso; comunque è pur vero il detto “sentiero che pende sentiero che rende”; e infatti alle 9.40, senza dannarci più di tanto, siamo già al Rifugio Ca’ d’Asti (m. 2854). Qui contavamo di trovare un po’ d’acqua e invece niente; il rifugio è ancora chiuso e all’esterno non vi sono né fonti né fontane: il mio mezzo litro dovrò gestirlo con molta parsimonia.
Dopo il Cà d’Asti l’ambiente muta sensibilmente e dai ripidi pendii erbosi si passa al regno degli sfasciumi e dell’alta montagna. Purtroppo la giornata non è affatto limpida come speravamo e l’aria afosa che grava sul fondovalle Susa, raffreddandosi durante il suo moto ascensionale, condensa in banchi di nebbia sempre più consistenti che salgono velocissimi a pelo del terreno sul versante est della montagna. Io e Roberto scrutiamo il cielo con comprensibile apprensione: siamo venuti fin qui proprio perché le previsioni del tempo erano ottime e sarebbe avvilente arrivare in cima senza vedere nulla. Fortunatamente le nebbie tendono a dissolversi verso i 3300 metri di quota e così, dopo il pilone della Crocetta (m. 3306), possiamo guardare con più ottimismo all’ultimo tratto di salita che ci attende. Il timore di essere beffato dalle nubi proprio "sulla linea del traguardo" mi spinge ad accelerare sensibilmente il passo per arrivare in vetta il prima possibile. Affronto di slancio la rampa finale che, sebbene attrezzata con dei canaponi, in condizioni di tempo buono e roccia asciutta non presenta la benchè minima difficoltà. Roberto è rimasto un po' indietro: mi dirà poi che sopra i 3200 metri ha patito la quota. Comunque si riprende alla grande e alle 11.15 ci troviamo tutti e due sul Rocciamelone (m. 3538), felici e soddisfatti.
La cima è decisamente "affollata": vi si trovano il Santuario con il Bivacco Santa Maria (costruito dopo la guerra del 15-18); un busto di Re Vittorio Emanuele II che salì sul Rocciamelone nel 1838 quando era ancora Principe di Sardegna; e una statua in bronzo della Madonna eretta nel 1899 e alta tre metri (fu trasportata a spalle, divisa in otto sezioni, dagli Alpini del Battaglione Susa).
A nord-ovest si distende il Ghiacciaio del Rocciamelone che digrada in territorio francese verso la Valle dell'Arc mentre a est corre la Valle di Viù con la strada che porta al lago artificiale di Malciaussia.
Alle 12 in punto, dopo una bella sosta rigeneratrice, iniziamo la discesa con le nebbie sempre ammassate alla parete sud-est. Dopo le corde fisse e dopo il traverso a mezzacosta fino al pilone della Crocetta, ci riportiamo sul grande crestone meridionale che seguiremo fin giù a La Riposa tenendoci sempre sul suo fianco orientale. Ripassiamo dal Ca' d'Asti dove troviamo i gestori al lavoro; sembra che, per problemi meccanici alla teleferica, l'apertura del rifugio subirà dei ritardi.
Infine lunga discesa verso i pascoli de La Riposa con due brevi deviazioni: una al Rio della Comba della Pala per un approvvigionamento idrico di fortuna e l'altra al Rifugio La Riposa (m. 2200), sempre alla ricerca disperata di acqua; anche qui niente fontane e rifugio rigorosamente sigillato. In fondo nel parcheggio scorgiamo la macchina dove abbiamo lasciato un po’ di bottigliette che ora stanno cuocendo allegramente al sole; ancora un po' di pazienza e potremo finalmente bere (sperando di non scottarci la bocca ...).
Alle 14.15, sei ore esatte dopo la partenza, concludiamo così la nostra gita al Rocciamelone, un autentico gigante di pietra che merita di essere salito almeno una volta nella vita; la sua forma conico-piramidale e la sua mole imponente che incombe su Susa da tre chilometri di altezza hanno fatto si che per secoli venisse considerato il monte più alto degli Stati sabaudi, se non addirittura il più alto delle Alpi.


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