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20 agosto 2015 Testa dell'Ubac da Prati del Vallone (Pontebernardo)
20 luglio 2012 Tenibres dal Pian della Regina (Pietraporzio)
luglio 1997 Tenibres dal Pian della Regina (Pietraporzio) (Stefano e gruppo Vara)
22 e 23 luglio 1994 Tenibres dal Pian della Regina (Pietraporzio)

20 agosto 2015 - TESTA DELL'UBAC da Prati del Vallone (Pontebernardo)

Stefano

La Testa dell'Ubac è una cima massiccia, in verità un po' tozza e non particolarmente elegante, posta sullo spartiacque principale della catena alpina. Chiude a occidente l’imponente circo glaciale del Vallone Superiore del Piz e la sua cupola sommitale, ricoperta di detriti e rocce rotte, manca per soli nove metri l'ambito traguardo dei tremila. La via normale di salita percorre il Vallone Superiore di Pontebernardo in un ambiente aspro e solitario, e risulta molto faticosa nel tratto in cui rimonta il ripido conoide di sfasciumi che conduce al Passo della Lausa. Il percorso tra il passo e la vetta si sviluppa invece tra massi e ghiaioni ed è segnalato unicamente con ometti non sempre evidentissimi: pertanto, pur non presentando passaggi esposti o in qualche modo impegnativi, l’itinerario può essere valutato di difficoltà EE.
La partenza della gita si trova in località Prati del Vallone (m. 1712), un’ampia conca pascoliva raggiungibile comodamente in auto percorrendo una stradina asfaltata di cinque chilometri che si stacca dalla strada nazionale del Colle della Maddalena presso Pontebernardo. Io posteggio la macchina dove termina l’asfalto e in pochi minuti raggiungo e supero il gruppo di edifici adibiti a colonia estiva che, in origine, erano casermette utilizzate dalla G.A.F. (Guardia alla Frontiera).
Una pista sterrata rimonta con ampi tornanti la ripida balza prativa che adduce alla parte superiore del Vallone di Pontebernardo. Ben presto si stacca sulla sinistra la mulattiera militare per i passi di Vens e della Lausa che sale dolcemente a svolte tra le mucche al pascolo e i radi larici.
Più in alto si entra nella zona impervia dei dirupi e delle pietraie e, con un lungo traverso, ci si porta proprio sotto il Rifugio della Lausa (m. 2404, non custodito), ricavato all’interno di una tipica casermetta difensiva degli anni precedenti il secondo conflitto mondiale. Trascuro la deviazione a destra per il rifugio e continuo a seguire la mulattiera che, dopo una decisa impennata, guadagna il ciglio del grande anfiteatro terminale (cippo commemorativo, m. 2514).
Al bivio successivo (m. 2522) abbandono il ramo principale della mulattiera diretta al Passo di Vens e mi sposto sul lato destro orografico della conca portandomi ai piedi del gigantesco e ripido conoide di sfasciumi che conduce al Passo della Lausa. Una labile traccia a zig-zag risale alla meglio il canalone tra ghiaia e pietrame instabile mentre il panorama si allarga tutto d’un tratto verso il Monviso. Il lento approssimarsi del Bivacco Vigna annuncia la vicina conclusione della dura salita. Dalla parte opposta del vallone, a una quota leggermente inferiore, si trova lo stretto intaglio del Passo di Vens, anche questo vigilato da un piccola casermetta in posizione defilata a ridosso della cresta di confine.
Finalmente raggiungo il Bivacco Vigna, ex-postazione militare, vero nido d’aquila appollaiato al riparo dei roccioni: risistemato dal CAI, funziona ora come ricovero d’emergenza. Pochi metri sopra il bivacco, sullo spartiacque Stura-Tinea (frontiera Italia-Francia), si distende l’ampia insellatura del Passo della Lausa (m. 2880).
Per arrivare sulla Testa dell’Ubac (in alto a destra) occorre scendere di alcune decine di metri sul versante francese e compiere poi un diagonale a mezzacosta sotto le Cime della Lausa (in alto a sinistra). Non esiste una traccia vera e propria e gli ometti che indicano la direzione sono radi e poco visibili: individuare due o tre pietre impilate una sopra all’altra in un immenso mare di pietre è un po’ come andare per funghi; e siccome io di funghi ne ho sempre trovati pochissimi, allo stesso modo, ben presto, perdo completamente di vista gli ometti.
Saltando di sasso in sasso raggiungo comunque la Bassa dell’Ubac (m. 2905) dove individuo una traccia appena accennata che risale gli sfasciumi del cupolone sommitale e che mi permette di arrivare comodamente in vetta (m. 2991).
Oltre alla vista vertiginosa sull’immenso anfiteatro del Vallone Superiore del Piz (dove transita l’itinerario per il Monte Tenibres) il panorama che si gode dalla cima ripaga abbondantemente dello sforzo compiuto. Sul versante francese spiccano i bei Laghi Tenibres (a destra), Malignes e Varicles (a sinistra), oltre i quali il vallone del torrente Tenibres compie un gran balzo di oltre mille metri su Santo Stefano di Tinea. A nord-ovest, in lontananza, si riconoscono il Brec e le Aiguille de Chambeyron. Dalla parte opposta svetta il Corborant e, molto più vicino, il Monte Tenibres. A sinistra del Tenibres si riconosce il Becco Alto d’Ischiator e, sullo sfondo, il profilo inconfondibile dell’Argentera. Infine, a settentrione, risalta il gran castello roccioso del Monte Oronaye.
Al ritorno riesco di nuovo a perdere gli ometti e, assorto nei miei pensieri, ceffo incredibilmente il percorso scambiando un’anonima forcella per il Passo della Lausa: mi affaccio perplesso sul precipizio sottostante e, contrariato per il tempo perduto, mi dirigo un po’ scocciato verso il vero Passo della Lausa. Il sole, che all’andata avevo fastidiosamente negli occhi, si è finalmente alzato consentendomi una visione nitida della Testa dell’Ubac.
La ripida discesa sotto il passo, a dispetto delle apparenze, si rivela tutto sommato rapida e agevole e così, saltellando da un masso all’altro, raggiungo velocemente il fondo della conca. Mi lascio definitivamente alle spalle questo ambiente impervio e desolato e, dopo una lunga discesa, ritrovo un paesaggio verde e riposante che mi accompagnerà giù fino alla macchina.
In conclusione e’ stata proprio una bella gita che mi ha permesso di salire una cima delle Marittime che ancora mi mancava e di esplorare un altro angolo di alta montagna della Valle Stura.


20 luglio 2012 - M. TENIBRES dal Pian della Regina (Pietraporzio)

Stefano

Altra gita nelle Marittime, questa volta in Valle Stura. Giornata bella, fresca e ventilata.
Sono partito prestissimo dal Pian della Regina (ore 6.15) e, percorrendo la rotabile ex-militare che da Pietraporzio sale al Passo Sottano di Scolettas, in un’ora di cammino ho raggiunto il Gias del Piz.
Qui ho abbandonato la strada e ho imboccato la mulattiera che, con numerosi tornanti, rimonta la bastionata di erba e rocce ed entra nel grande anfiteatro del Vallone Superiore del Piz. Il vallone è sormontato a sinistra dalle lisce placconate della Rocca Rossa mentre al centro è chiuso dall'angusto Passo di Tenibres.
A ridosso del passo sorge una piccola casermetta. Con semplice arrampicata ho superato la fascia rocciosa sopra la caserma (difficoltà EE / F) guadagnando la cresta di spartiacque Stura-Tinea poco a destra del Passo di Tenibres.
Infine, con un'ultima ripida salita tra massi e detriti sul versante della Tinea, sono arrivato in vetta al Monte Tenibres (ore 8.50).
Sono passati ben quindici anni dall'ultima volta che sono stato sul Tenibres e non ricordavo quanto bello e immenso fosse il panorama da quassù.
Alle 9 in punto ho iniziato la discesa.
Dalla casermetta sotto il Passo di Tenibres si abbraccia tutto il Vallone Superiore del Piz: una sterminata e caotica distesa di macigni racchiusa tra le pareti rocciose del Becco Alto del Piz e della Rocca Rossa. Quasi al termine della pietraia un grazioso specchio d'acqua scintilla ai raggi del sole: è il piccolo Lago Mongioie.
Poco oltre raggiungo l'orlo dello sbalzo dal quale si gode una magnifica vista sul sottostante Vallone Inferiore del Piz. Con un'infinita serie di svolte scendo al Gias del Piz dove incontro la sterrata.
Sopra il Laghetto di Lausarel, la carrareccia passa davanti a questo splendido larice secolare, forse millenario, denominato "Lou Merze Gros". Sul gigantesco tronco è fissata una lastra in pietra che riporta il motto del Battaglione Alpini Dronero: "I L'OMA FAIT POLISSIA". Sul particolare di questa incisione esistono due versioni: la prima ne fa risalire l'origine ai lavori di completamento della strada militare n.324 Pietraporzio-Passo Sottano di Scolettas nel 1936; una seconda ipotesi dice che la pietra testimonia invece le manovre militari eseguite in loco dal Battaglione Dronero.
Infine veloce discesa fino al Pian della Regina dove arrivo alle 11.30. Una gran bella gita.


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