26 settembre 2015 - M. TOBBIO da Ponte Nespolo
Stefano
Oggi bel giro ad anello nel Parco delle Capanne di Marcarolo con partenza dalla località Ponte Nespolo (m. 507). Questa località, più comunemente conosciuta come “Guado”, si trova presso il passaggio in cemento sul Gorzente della stretta e tortuosa provinciale che collega Bosio a Marcarolo: dista 15 km da Bosio e 6 km dalle Capanne.
Subito dopo il guado, in direzione Bosio, si stacca a destra l’itinerario per il Monte Tobbio (segnavia due rombi gialli). A lato della Baita Rio Gorzente inizia il sentiero vero e proprio che, dopo un breve e ripido tratto iniziale, sbuca poco più in alto su una comoda sterrata. Svolto a destra e proseguo in falsopiano fino alla Cascina Nespolo (m. 620).
Qui abbandono la carrareccia per imboccare sulla sinistra un’antica mulattiera che si innalza con stretti tornanti tra bellissimi castagni secolari. Dopo aver superato i ruderi della Cascina Tobbio (m. 700), il sentiero esce dal bosco e con un lungo traverso diagonale risale l’impervio versante sud-orientale del Tobbio: numerosi ometti di pietra si affiancano alla normale segnaletica F.I.E. Giungo così al Passo della Dagliola (m. 858), importante crocevia di itinerari escursionistici posto alle pendici orientali del Tobbio.
L’ultimo tratto di salita si svolge in un ambiente brullo e sassoso, tra radi pini marittimi e rocce affioranti. Superata la diramazione per il sottostante Valico degli Eremiti (segnavia un cerchio giallo barrato), si scorge l’antica chiesetta edificata sulla cima del Tobbio (m. 1092) nel lontano 1897 e inaugurata il 4 settembre 1899. Al suo interno si trova un locale, di proprietà del CAI, adibito a ricovero d’emergenza. Nelle immediate vicinanze della chiesetta sorgeva invece un rifugio, oggi scomparso, che rimase aperto fino all'inizio degli anni Quaranta: di questo rifugio restano soltanto i ruderi.
Con una veloce discesa mi riporto al Passo della Dagliola e qui imbocco il sentiero segnato con un quadrato giallo. Dopo aver tagliato a mezzacosta uno scosceso pendio, sbuco su una sterrata che conduce in breve alla Casa Carrosina (m. 834) situata in una verde radura in posizione panoramica.
Qui abbandono la dorsale che prosegue in direzione delle Monte delle Figne e del Monte Taccone dove si salda con lo spartiacque appenninico. Inizio ora una lunga e tortuosa discesa seguendo sempre il quadrato giallo, che mi guida attraverso un dedalo di pieghe orografiche particolarmente tormentato: dopo aver aggirato i costoni che scendono dalla Rocca Vergone e dal Bric Tavolin e dopo aver guadato i rivi tributari del Gorzente (Rio delle Figne e Rio Preadoga), giungo finalmente alla Casa Preadoga.
Abbandono il sentiero segnato con il quadrato giallo che prosegue verso il Lago Bruno e scendo sulla destra (segnavia tre pallini gialli) raggiungendo in pochi minuti la sponda del Gorzente: a fine estate il guado non è assolutamente un problema ma potrebbe rivelarsi difficoltoso, o addirittura impraticabile, dopo piogge abbondanti.
Sopra la sponda sinistra del torrente incontro la bella e comoda mulattiera che mi riporterà alla macchina (segnavia una linea-punto gialla). Questa mulattiera, che collega Ponte Nespolo alla diga del Lago Bruno, fiancheggia il corso del Gorzente in un ambiente aspro e selvaggio e offre scorci molto pittoreschi sulle innumerevoli pozze d’acqua che nella bella stagione richiamano un gran numero di persone in cerca di refrigerio.
A Ponte Nespolo concludo questo bel percorso ad anello di 14.5 km che permette di visitare alcuni tra i luoghi più interessanti nel Parco delle Capanne di Marcarolo.
25 gennaio 2014 – M. TOBBIO da Voltaggio
Gianni, Franca
Dopo un lungo periodo di perturbazioni ci eravamo dimenticati le belle giornate. Il meteo poi, novello testo sacro, giovedì ci ha tenuto a casa e non è neppure piovuto. Insomma fare una gita è diventato difficile. Oggi però è una splendida e scintillante giornata, l’ideale per salire al panoramicissimo Tobbio.
Alle 8 e mezza lasciamo l’auto nel parcheggio di Voltaggio, il termometro segna -1. Siamo in Val di Lemme a 353 m. di quota, una freccia tra le case al centro del paese ci indica il sentiero con il triangolo giallo. Prima un bosco di latifoglie con l’intreccio disordinato dei rami spogli per la stagione, poi un castagneto e più in alto i pini sempreverdi.
Il Tobbio si presenta davanti a noi massiccio e spoglio, le cime più alte del Rosa fanno capolino così come la sagoma inconfondibile del Monviso. Al bivio per il Colle degli Eremiti (ore 10,25) l’orizzonte è già ampio e man mano saliamo e ci alziamo sulla pianura si allarga sempre di più. Il terreno è sassoso, i pini sono diventati radi.
Mezz’ora dopo arriviamo al Passo della Dagliola (m. 856), importante crocevia di molti sentieri del Parco delle Capanne di Marcarolo, ai piedi del Tobbio. Resta un’ultima ripida salita che ora, con l’aria tersa e qualche refolo di vento, affrontiamo senza fatica.
Ci superano alcune persone che arrivano, credo, dal Colle degli Eremiti, l’itinerario più breve e paesaggisticamente più bello per salire al Tobbio, e a mezzogiorno meno un quarto siamo alla chiesetta-rifugio sulla vetta (m. 1092). Annesso alla chiesetta, dedicata a Nostra Signora di Caravaggio, c’è infatti un piccolo rifugio del CAI di Novi e Ovada con qualche sedia, panche in ferro e una stufa. Fuori, tutto intorno, hanno trovato posto parecchi escursionisti e anche noi ci fermiamo a mangiare un boccone scaldati dal tiepido sole.
Il Tobbio è un balcone isolato sulla pianura, il panorama a trecentosessanta gradi superbo: a nord la pianura e l’arco alpino, a est l’Appennino dal Giarolo all’Antola, a sud il mare con la Corsica, a ovest il massiccio del Beigua e le Alpi Liguri. Belli i vicini laghi del Gorzente e le Figne. In questi casi l’esercizio di rito è riconoscere le cime più vicine e i gruppi montuosi più lontani: io guardo e ascolto.
A mezzogiorno e mezzo ci rimettiamo sulla via del ritorno. Davanti, controsole, abbiamo le Figne e i laghi del Gorzente. Cerchiamo con lo sguardo la cascina Carrosina che da lontano ci sembra senza il tetto come se fosse crollato, ma la foto che ho scattato, e che a casa ho ingrandito, ci restituisce una Casa Carrosina intatta con il solito tetto rossiccio.
Passo della Dagliola, bivio per il Colle degli Eremiti. Ci teniamo e destra per tornare a Voltaggio. Nessuno, tra gli escursionisti che abbiamo trovato sulla cima, ha fatto il nostro percorso. Prima attraversiamo la fascia dei pini, poi dei castagni e infine tra l’intreccio dei rami ci appaiono le case di quello che è uno dei comuni più "liguri" della Provincia di Alessandria, ricco di storia e di architettura.
Alle 15 e 25 siamo di ritorno alla macchina, a conclusione di un’interessante e piacevole gita invernale.
15 novembre 2012 - M. LECO da Pontedecimo e ritorno a Busalla
Paola, Mauro, Renato, Lodovico, Paolo, Bruno, Sara, Patrizia, Angela, Gianni, Franca
Dalla Val Polcevera alla Valle Scrivia passando per il monte Leco: questa la gita che abbiamo deciso per oggi e che io non avevo mai fatto.
Pontedecimo ci accoglie in una splendida mattinata, l'aria frizzante e il cielo limpido. Sono le 8 e dalla stazione prendiamo la strada per Campomorone, poi svoltiamo a destra sulla comoda e ampia mulattiera che sale a Cesino (segnavia tre pallini rossi).
Due oche "guardiane" controllano il sentiero e cercano di fermare il gruppetto. Non convinte, lo seguono per un po' mentre alcune caprette al di là del reticolato osservano tranquille.
Incontriamo prima la cappellina e poi la chiesetta della Madonna delle Vigne (ore 9), posta sulla displuviale tra il torrente Verde e il torrente Riccò.
Alle 10,10 siamo a Pietra Lavezzara, un bel paese ai piedi del Passo della Bocchetta. L'aria intanto si è fatta più fredda e nuvole veloci arrivano alle spalle del monti e ne coprono le cime.
I pallini rossi sono sbiaditi e quando, più avanti, attraversiamo praterie adibite a pascolo, facciamo fatica a riconoscerli.
Trovato il percorso giusto incrociamo l'Alta Via e, alle pendici del monte, il bivio Praglia-Passo della Bocchetta. Qui si innalza un maestoso ripetitore. Gli altri già affrontano la salita che porta in vetta.
Il vento fa correre le nuvole verso la cima, che raggiungiamo alle 12,20, e una folata più forte mi fa volare il berretto al di là della recinzione. Bruno, con un bastoncino, riesce a recuperarlo. Intorno a noi altre antenne si alzano nella nebbia.
Scendiamo fino al bivio incontrato in salita e svoltiamo a sinistra per raggiungere il passo della Bocchetta (ore 13,10).
E' ora di pranzo. A nessuno di noi viene in mente di utilizzare le panche e i tavoli sistemati sul passo battuto dal vento: scendiamo qualche metro e ci sediamo sull'erba per ripararci alla bell'e meglio.
Scatto una foto alla stele commerativa posta su questo passo mitico per il ciclismo e, a passo veloce, riprendiamo il cammino sull'Alta Via. Il sentiero è comodo e pianeggiante.
Chiacchero o lascio correre il pensiero. I chilometri scorrono veloci e alla fine di questa gita saranno all'incirca 23, tanti se confrontati a gite più brevi ma molto più faticose.
Alle pendici del Bric Montaldo svoltiamo a sinistra e, tra boschi e prati, alle 15,45 siamo alla stazione di Busalla.
7 aprile 2011 - M. DELLE FIGNE da Isoverde e ritorno a Voltaggio
Bruno, Sara, Angela, Chiara, Franco S., Paolo, Renato, Mino, Gianni, Franca
Tanto sole e tanto caldo, è arrivata l'estate agli inizi di aprile. Partiamo alle 9 da Isoverde, un pò tardi a causa di una mancata coincidenza del bus a Campomorone, e seguiamo il quadrato rosso su per la ripida salita fino al Passo di Prato Leone (10,25). Qui svoltiamo a destra lungo il percorso dell'Alta Via. Superato il Bric di Guana ci appare il Lago Lungo completamente pieno e di un bel colore azzurro e poco dopo spunta anche il Lago Bruno mentre quello di Badana è asciutto per lavori di manutenzione. Il sentiero si mantiene in quota in posizione panoramica e l'ambiente, come tutta la zona dei laghi del Gorzente, è brullo con rocce di colore scuro. Solo qualche pino resiste tenacemente e regala un pò di verde al paesaggio. Lasciato alla nostra destra il monte Taccone, dopo l'ennesimo scollinamento arriviamo al Passo di Mezzano (11,45) dove la vista spazia dalle Alpi ai monti della Val Borbera fino all'Antola. Alle 12 ci riuniamo in vetta al monte Figne per una breve sosta e la foto di gruppo, prima di rimetterci in cammino (12,15) lungo la ripida la discesa della cresta Nord delle Figne. Poi una lunga sterrata ci conduce alla casa Carrosina ( ore 13 i primi) dove mangiamo velocemente. Anzi i più temerari (Bruno, Renato, Paolo) decidono di raggiungere la cima del monte Tobbio nonostante l'ora tarda e il gran caldo. Gli altri alle 13,45 lasciano la casa Carrosina per il Passo Dagliola (14,05) e proseguono sul sentiero con il triangolo giallo che porta a Voltaggio. Un pò prima del paese i reduci del Tobbio ci raggiungono e alle 16 facciamo sosta al bar di Voltaggio per un meritato ristoro prima di salire sul bus per Arquata e al volo sul treno per Genova.
11
settembre 2010 - M. TOBBIO dal Valico degli Eremiti
Stefano
Dopo
24 anni sono ritornato sul Tobbio in una splendida giornata di settembre.
Breve gita mattutina.
Sono partito dal Valico degli Eremiti alle 7.15 ed ho seguito il sentiero
segnato con un cerchio barrato giallo che risale a tornanti l’aspro
versante settentrionale del Tobbio.
Durante tutta la salita si ha una bella vista sulle colline e sulla
piana alessandrina.
In un’ora di cammino sono giunto in vetta.
Ancora bel panorama sui monti circostanti con i colori sfumati dell’alba.
Al ritorno sono sceso al Passo della Dagliola e da qui, seguendo il
tracciato segnato con una linea e due punti gialli, sono ritornato
in breve agli Eremiti (ore 9.15).
5
ottobre 1986 - M.TOBBIO da Voltaggio
Gianni
Stefano Franca Luca
Tanto
caldo. Abbiamo trovato tre funghi. In vetta c'era il raduno del CAI
di Ovada.
20
ottobre 1985 - M. TOBBIO da Voltaggio
Gianni
Franca
Da
Voltaggio al Tobbio con tempo nebbioso. Abbiamo arrostito le castagne
nel rifugio.
23
dicembre 1984 - M. TOBBIO da Voltaggio
Gianni
Stefano Franca
Fitta
nebbia al mattino. Poi lungo il percorso si è diradata. Itinerario
bello in mezzo ai pini ma piuttosto lungo. In vetta alcune sorprese:
il rifugio accanto alla cappelletta, con tavolo sedie e stufa che
abbiamo acceso. E poi è arrivato un elicottero dei Vigili del
Fuoco che ha tentato invano di posarsi a causa del vento forte. Ritorno
con veloce discesa in un paio di ore, mentre in salita ne erano occorse
più di tre. Dimenticavo: nel rifugio c'erano anche il presepe
e l'albero di Natale.