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12 luglio 2015 Laghi della Testa della Valletta da Sant'Anna di Valdieri
12 agosto 2014 Anticima SE della Rocca di Valmiana da Terme di Valdieri
18 luglio 2010 Matto (Cima Est) da Sant'Anna di Valdieri
 9 agosto 2009 Rifugio Livio Bianco e Lago Soprano della Sella da Sant'Anna di Valdieri

12 luglio 2015 - LAGHI DELLA TESTA DELLA VALLETTA da Sant'Anna di Valdieri

Stefano

Oggi lunga camminata nel Vallone della Meris per vedere i pittoreschi Laghi della Sella e in particolare il Lago Soprano che, con i suoi 123.000 metri quadrati, è il bacino naturale più esteso delle Alpi Marittime.
Alle 7.30 mi metto in marcia da Sant’Anna di Valdieri (m. 1011) e imbocco la stradina asfaltata che sale ripida tra le abitazioni per trasformarsi poi in una bella mulattiera acciottolata. Il tracciato si inoltra nel Vallone della Meris e procede a mezzacosta in una faggeta fresca e ombrosa sopra il torrente spumeggiante.
A quota 1400 la mulattiera esce dal bosco e raggiunge il ripiano pascolivo del Gias del Prato (m. 1529). Più in alto, dopo le ex Case Reali del Chiot (m. 1700), le pendenze aumentano e, dopo una svolta del sentiero, appare la bella cascata originata dall’emissario del Lago Sottano della Sella (m. 1882).
Trascuro la deviazione a sinistra che in pochi minuti porta al Rifugio Livio Bianco (m. 1910) e proseguo dritto tagliando in diagonale la sponda erbosa del lago. Una serie di tornanti e di lunghi trasversi conducono dapprima al Gias Gros (m. 2121) e successivamente risalgono la grande bastionata di rocce montonate che sorregge il Lago Soprano della Sella. Alle mie spalle si staglia l’imponente e frastagliata dorsale che chiude a nord il Vallone della Meris e sopra la quale svetta la Cima di Gorgia Cagna.
A quota 2300, presso una scrosciante cascata, si incontra un importante bivio: il ramo di sinistra porta al Monte Matto e al Colle di Valmiana mentre svoltando a destra si raggiunge in pochi minuti il ciglio della conca glaciale che ospita il Lago Soprano della Sella (m. 2329, ore 10.15). L’ambiente è severo e grandioso e la vista di questo magnifico lago ripaga abbondantemente della lunga e faticosa salita.
Lo scopo principale della mia gita l’ho già raggiunto visto che al Lago Soprano, prima d’ora, non ero mai stato. Mi resta ancora un’oretta scarsa (alle 11 al massimo voglio fare dietrofront) e così proseguo sulla bellissima mulattiera che, dopo aver scavalcato un dosso roccioso, entra in un verde valloncello costeggiando un piccolo specchio d’acqua. Da quassù si ha un colpo d’occhio veramente suggestivo su questo lembo estremo della Valle Gesso: tra la cresta del Monte Matto (a sinistra) e la Rocca di Valmiana (a destra), si apre la marcata depressione del Passo Cabrera, punto di passaggio obbligato per chi vuol salire al Matto dalle Terme di Valdieri.
Ormai sono in prossimità del Colle della Valletta (m. 2488) posto sullo spartiacque Gesso-Stura. Nel versante opposto, duecentocinquanta metri più in basso, si può ammirare il Lago Soprano della Valletta, quasi un “gemello” per forma ed estensione del Lago Soprano della Sella.
Ormai si è fatto tardi: entro le 17 voglio essere di ritorno a casa e la discesa fino a Sant’Anna, per quanto forte la possa fare, mi porterà via un bel po’ di tempo. Mi concedo ancora mezz’oretta per esplorare il tracciato che conduce al Colle Est della Paur: si tratta di una bellissima mulattiera acciottolata, sorretta in più punti da muri a secco, che si addentra in una selvaggia comba pietrosa, detta “la Vallettina”, tra la Testa della Valletta e la Rocca della Sella. Sul fondo di questa conca si incontrano due piccoli laghetti posti a breve distanza uno dall’altro e pressochè alla medesima quota: sono i Laghi della Testa della Valletta (m. 2470 e 2480) e qui, a malincuore, mi fermo per invertire la marcia. Il posto è bellissimo e in futuro ci tornerò di sicuro: sullo sfondo, lontanissima, spicca l’ardita cuspide della Rocca la Paur.
La discesa si conferma eterna, interminabile, estenuante: il tratto conclusivo tra il Lago Sottano e Sant’Anna di Valdieri, fatto sotto il sole implacabile del primo pomeriggio, mette a dura prova i muscoli delle mie gambe.
Arrivo alla macchina alle 13.40, stanco e soddisfatto al punto giusto, con il rilevatore GPS che segna quasi 26 km di cammino.


12 agosto 2014 - Anticima SE della ROCCA DI VALMIANA da Terme di Valdieri

Stefano

Oggi ho battuto un record, anzi l’ho stracciato: è il numero dei tornanti percorsi durante l’interminabile salita dal Pian del Valasco al Colle di Valmiana; roba da far girar la testa. Il numero va poi moltiplicato per due se si considera anche la discesa che, ancor più della salita, è stata eterna. Mi spiace soltanto di non averli contati, uno per uno: quando ci tornerò, se mai ci tornerò, dovrò ricordarmi di farlo.
Il Colle di Valmiana è il punto più elevato delle Alpi Marittime attraversato da una grande mulattiera: e che signora mulattiera! Dopo oltre un secolo e mezzo di vita è ancora lì al suo posto, perfetta e regolare, tenacemente aggrappata allo stretto e ripido Vallone di Valmiana che, durante l’inverno, si trasforma in un budello di neve spazzato dalle valanghe. Tracciata per scopi non essenzialmente militari, questa mulattiera doveva permettere a Re Vittorio Emanuele II di raggiungere a cavallo le sue imposte di caccia. Quanto lavoro e quale immane fatica deve essere costata la sua costruzione!
Ma partiamo dal principio. Trovare una giornata decente in questa estate schifosa e tormentata è una mera questione di intuito e di fortuna; le previsioni del tempo non aiutano, anzi deprimono lo spirito, visto che dispensano nuvole e pioggia in abbondanza anche quando c’è il sole. Oggi però la fortuna è stata dalla mia parte e per tutto il giorno, sopra le Marittime, non si è presentata neanche una nuvola.
Partito di buon ora dalle Terme di Valdieri (m. 1368), seguo il sentiero reale di caccia che taglia i tornanti della rotabile ex-militare, raggiungendo in breve la fonte del Piano Inferiore del Valasco (m. 1755) e il bivio per il Colle di Valmiana.
La mulattiera prende quota assai rapidamente nonostante la sua pendenza rimanga sempre costante e moderata. Superati i resti del Gias di Val Miana (m. 2078) si prosegue nella salita, tornante dopo tornante, attraverso ripidi pendii erbosi solcati qua e là da colate di sfasciumi.
A quota 2405 incontro il bivio per il Passo di Costa Miana e per i Laghi Inferiori di Valrossa. Fin qui sono salito a ritmo forsennato e ora mi ritrovo già con la maglia zuppa di sudore: un vento insistente e fastidioso mi induce a utilizzare subito il cambio che ho portato con me (canottiera e maglietta). D’ora in avanti dimezzerò l’andatura cercando di sudare il meno possibile.
L’ambiente si fa via via più aspro e severo mentre la mulattiera prosegue imperturbabile la sua marcia verso l’alto inanellando una sfilza di tornanti da capogiro. Cammino circondato da un’immensa pietraia e alzo di continuo lo sguardo per cercare di capire dove si andrà a finire.
A un certo punto trovo la strada sbarrata da due grossi stambecchi, probabilmente anzianotti, che sembrano non avere la benchè minima intenzione di spostarsi; avanzo con cautela e circospezione, anche perché uno dei due mi guarda torvo mentre fa la pipì. Penso: se questo mi dà una capocciata delle sue mi spedisce dritto e filato fin giù al Valasco. E così a malincuore esco dal tracciato e in precario equilibrio su pietroni ballerini inizio una circumnavigazione dall’alto dei due irascibili soggetti; salvo accorgermi poi, mentre annaspo tra una pietra e l’altra, che anche loro hanno paura di me: mentre io vado su, loro scappano giù.
E finalmente arrivo alla grande spianata del Colle di Valmiana (m. 2922) sullo spartiacque tra le valli del Valasco e della Meris. Nell’opposto versante la mulattiera scende verso il Lago Soprano della Sella ricamando un fitto zig-zag sopra un mare di pietre. Tra le pieghe della montagna occhieggiano i Laghi del Matto mentre a nord, alla testata della Valle della Meris, lo splendido Lago Soprano della Sella brilla di un blu cobalto. A est del Colle di Valmiana si spalanca l’immenso anfiteatro detritico che culmina con le quattro cime del Monte Matto.
Svolto a sinistra e rimonto la pietraia fino al culmine di una sommità da cui parte la tagliente e frastagliata cresta sud-est della Rocca di Valmiana. Una serie di cenge a mezzacosta sullo scosceso versante nord della cresta permette di avanzare in direzione della Rocca. Non vi sono passaggi particolarmente scabrosi o impegnativi e anche l’esposizione non è mai eccessiva; bisogna però prestare molta attenzione alla saldezza degli appoggi e degli appigli poiché si passa per lo più su rocce rotte e su detriti mobili. Oggi sono un po’ teso: sarà per la sterminata solitudine che mi circonda, sarà per il timore di cacciarmi in qualche guaio; fatto sta che, raggiunto uno stretto intaglio della cresta, preferisco fare dietro-front e accontentarmi della modesta anticima SE (m. 2998) dove un piccolo ometto di pietre conferisce un minimo di dignità a questa punta senza nome. Ma se la cima è modesta altrettanto non si può dire per il panorama che da quassù è davvero superbo.
In discesa seguo lo stesso itinerario dell’andata e mi riporto velocemente al Colle di Valmiana per riprendere la mulattiera.
Immerso nei miei pensieri e con gli occhi puntati in basso per vedere dove metto i piedi, faccio un salto all’indietro di paura quando all’improvviso sento uno strano fischio che sembra un soffio: sono gli stambecchi di prima che avevo completamente dimenticato e che, spaventati pure loro, balzano di scatto nella direzione opposta: è evidente che ci siamo presi un bello spavento tutti e tre!
Ormai le gambe viaggiano da sole; tornante a destra, tornante a sinistra, tornante a destra, tornante a sinistra, destra, sinistra, destra ... Il Valasco sembra lì a portata di mano ma fatica ad avvicinarsi: verrebbe voglia di lanciarvisi sopra. Alla macchina arriverò cotto a puntino: contento però di avere esplorato una zona bellissima che ancora non conoscevo.


18 luglio 2010 - M. MATTO (Cima Est) da S. Anna di Valdieri

Stefano

Erano tanti anni che volevo andare sul Matto ma non avevo mai trovato la voglia o il coraggio di farmi una salita di 2100 mt di dislivello, segnata 6–7 ore di cammino e 30 km tra andata e ritorno.
Finalmente mi sono deciso, le previsioni erano ottime. O adesso o mai più.
Partenza da Vara alle 3.30 alla volta di S. Anna di Valdieri. Alle 6 in punto mi sono messo in marcia.
Tempo splendido e brezza fresca che scendeva dal Vallone della Meris.
Velocissima salita al Lago Sottano della Sella che ho raggiunto alle 7.30. Per guadagnare tempo ho evitato la deviazione al Rifugio Livio Bianco.
Con un’altra oretta di cammino sono arrivato al grande masso (sopra il Lago Soprano della Sella) dove si dividono gli itinerari per il Colle di Valmiana e per il Monte Matto.
Seguendo gli ometti ho raggiunto in breve il pittoresco Lago Inferiore del Matto. La preoccupazione maggiore era legata alla neve perchè i pochi nevai incontrati erano di una consistenza marmorea.
Una ripida salita mi ha portato sul ripiano roccioso dove si trovano i Laghi Superiori del Matto.
Continuando il cammino su immense e disagevoli distese di detriti sono arrivato alla base dell’ampio nevaio che si estende ai piedi delle cime del Matto.
Essendo la neve durissima e nonostante avessi i ramponi nello zaino, ho preferito deviare verso la base della cresta del Matto e rimontare il ripido pendio detritico che si innalza alla sinistra del nevaio.
Questo cambio di percorso ed il sole perennemente negli occhi hanno contribuito a farmi compiere un clamoroso errore di valutazione. Ho così puntato verso quella che credevo essere la vetta e mi sono inaspettatamente ritrovato sulla cresta affilatissima a nord di un’anonima anticima: dalla parte opposta il baratro.
Scendendo allora con attenzione su instabili macigni ho riguadagnato il nevaio in un punto dove la pendenza è modesta e dove la neve, battuta dal sole, si era un poco ammorbidita.
Risalendo quindi su neve e poi sugli sfasciumi del cono terminale, sono giunto finalmente in vetta alla Cima Est del Matto dopo 4 ore e 20 minuti di duro cammino.
Panorama fantastico, uno dei più belli visti in vita mia. Cielo terso senza neanche una nuvola. 1700 mt sotto di me, minuscole, le Terme di Valdieri.
La discesa l’ho fatta molto forte e, come temevo, si è rivelata interminabile.
Nonostante un altro errore di percorso al Lago Inferiore del Matto (qualche segno di vernice aiuterebbe molto) alle 14.15 ho fatto ritorno a S.Anna di Valdieri.
In totale più di 8 ore filate di cammino fatte tutte a passo di bersagliere.


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