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27 febbraio 2014 Pegge da Chiavari per Rapallo
4 ottobre 2012 Manico del Lume e Pegge da Camogli per Rapallo
26 gennaio 2012 Pegge da Chiavari per Rapallo
20 gennaio 2011 Pegge e Manico del Lume da Rapallo per Camogli
9 ottobre 2008 Pegge da Chiavari per Rapallo
29 novembre 2007 Pegge da Chiavari per Rapallo
7 dicembre 2005 Pegge da Rapallo
4 novembre 2004 Pegge da Ruta per Rapallo
12 dicembre 2002 Pegge da Montallegro
14 dicembre 2000 Pegge da Montallegro

27 febbraio 2014 - M. PEGGE da Chiavari (ritorno a Rapallo)

Renato, Bruno, Giancarlo, Angela, Cesare, Sara, Lodovico, Giorgio, Gianni, Franca

Ore 6 del mattino, a casa: la luce dei lampioni illumina le pozzanghere sulle quali si allargano decine e decine di piccoli cerchi concentrici. Piove. La tentazione di tornare a letto è forte ma più forte è il timore che smetta di piovere appena tornati a letto. E facciamo bene perché in stazione incontriamo gente: Bruno, Lodovico, Angela e via via gli altri. Siamo in dieci. La gita è una traversata da Chiavari a Rapallo con salita al Monte Pegge, l’ultima volta che l’abbiamo fatta era il gennaio del 2012.
A Chiavari (ore 8,30) è il solito tempo imbronciato ma c’è anche qualche spazio di azzurro: siamo fortunati perché le previsioni volevano pioggia soprattutto sul Levante. Attraversiamo il centro storico e proseguiamo per San Pier di Canne dove inizia il segnavia dei due quadrati vuoti rossi.
All’inizio una ripida scalinata si snoda tra le case e poi tra le fasce e gli ulivi raggiungiamo il poggio con la bella chiesa parrocchiale di San Martino di Maxena. Lunghi tratti pianeggianti si alternano ad altri più ripidi con scorci panoramici sul mare. Verso i monti invece nubi basse coprono le cime più alte e il Ramaceto e lo Zatta rimangono nascosti.
Un’edicola votiva dedicata alla Madonna è inglobata nel muro di confine; attraversiamo le località di Case Camiade e, più in alto, di Case Costa. Le precipitazioni copiose e le temperature elevate di questo insolito inverno hanno fatto anticipare la primavera e sul sentiero l’erba è di un bel verde tenero. Ho caldo, mi sono vestita troppo.
I segnavia sono buoni, non esistono dubbi di percorso eppure spesso mi sorprendo a prendere dal marsupio il gps nuovo per vedere se la mia traccia coincide con quella della mappa: la minuscola traccia colorata si allunga e si sovrappone a quella già segnata da altri.
A lato del sentiero ritrovo la bella baita in legno che avevo già notato due anni fa. Costruita da privati è aperta a chiunque lo desideri. La chiave è appesa all’esterno insieme ad un cartello che invita all’ordine.
Dopo aver costeggiato le pendici nord del Monte Anchetta arriviamo in un punto particolarmente panoramico: il golfo e il promontorio di Portofino sono ai nostri piedi. Il grosso del gruppo intanto è parecchio avanti.
Continuiamo a seguire i quadrati rossi che scendono, attraversano la strada asfaltata, la seguono per un brevissimo tratto, risalgono. Siamo alle pendici del Monte Castello, la prossima meta è il Santuario di Montallegro dove il segnavia che abbiamo seguito fin’ora avrà termine. Nel bosco, diventato pianeggiante, luccicano le pozzanghere.
A mezzogiorno, sul sagrato dell’imponente e ricco Santuario (612 m.), ritroviamo il gruppo, solo Renato ha proseguito da solo per il Pegge. Angela e Cesare decidono di scendere a Rapallo da qui mentre noi, dopo la foto di rito, seguiamo le orme di Renato. Dolci saliscendi nel bosco, alcuni caproni barbuti e dalle corna ricurve che pascolano tranquilli e il panorama sul golfo di Portofino quando il sentiero si affaccia sul mare.
Incrociamo la strada asfaltata al Passo della Crocetta. A quota 599 m. è il valico che mette in comunicazione il Golfo del Tigullio con la Val Fontanabuona. Il Pegge è davanti a noi, con il Rifugio Margherita dell’Associazione Nazionale Alpini posizionato sulla cima, pochi metri sotto la bandiera. Alle falde del Pegge, aggrappato alla montagna, si trova il paesino di Coreglia circondato da fasce coltivate a ulivo.
Un ultimo breve e ripido strappo si conclude alle 13,15 (per me) con l’arrivo al rifugio. E’ ora di pranzo. A fotografare il panorama, la strada che si snoda attraverso l’abitato di Coreglia, il Golfo del Tigullio, ci ha già pensato Giorgio. Qualche squarcio di sereno filtra tra le nuvole grigie e basse.
Ci sediamo sulle panche all’interno del rifugio e tra un boccone e l’altro chiacchieriamo. Si parla di lunghe camminate e di pellegrinaggi. Giorgio racconta che è partito da casa sua a Genova ed è arrivato a Santiago di Compostela, millecento chilometri fino a Lourdes, altrettanti da Lourdes a Santiago. A piedi per duemiladuecento chilometri! Mamma, penso, come mi sarebbe piaciuto aver fatto qualcosa del genere!
Pochi metri più in alto (774 m.) sventola la bandiera, la foto di vetta va scattata qui. Ci arrampichiamo quindi sul piccolo cocuzzolo erboso e ci impegniamo a riprenderci l’un l’altro così che qualcuno di solito manca nell’inquadratura. L’asta della bandiera è troppo alta, il controluce scurisce l’immagine: alla fine scelgo la foto di Bruno che ci ritrae con lo sfondo del Golfo del Tigullio che si distende sotto di noi.
Il sentiero che seguiamo  al ritorno è segnato con il cerchio rosso barrato e scende direttamente a Rapallo. All’inizio ripido e a volte scivoloso si snoda lungo una dorsale quasi sempre nel bosco. La vegetazione è fitta, i rampicanti avvolgono i tronchi degli alberi e nascondono vecchi ruderi isolati. Su uno di questi Sara scopre la scritta “Pian dei Merli”.
Attraversiamo le case più alte e panoramiche di Rapallo e alla stazione (ore 16,15) terminiamo la bella traversata lunga circa 19 chilometri e con un dislivello, tenuto conto dei saliscendi, che raggiunge i 1000 metri. E’ tempo di saluti. Il treno di Sara va a Levante, il nostro a Ponente. E il viaggio in treno diventa un piacevole prolungamento della gita che si conclude a Genova con un “arrivederci alla prossima” e con la scoperta che in città è piovuto tanto e per tutto il giorno. Siamo stati davvero fortunati.


4 ottobre 2012 - MANICO DEL LUME e PEGGE da Camogli per Rapallo

Sara, Chiara, Dino, Lodovico, Bruno, Renato, Paolo, Gianni, Franca

Sara ci sta aspettando alla stazione di Camogli. Il cielo è grigio e in alto la nebbia copre le cime ma non piove e a tratti spunta un pallido sole.
Il bus per Ruta è partito qualche minuto fa e così poco dopo le 8 ci incamminiamo senza aspettare il successivo. Mezz'ora dopo siamo a Ruta.
Superata la bella Chiesetta Millenaria seguiamo il sentiero con i due cerchi rossi che porta al Colle Caprile. Camminiamo nel bosco e ogni tanto attraversiamo qualche radura dalla quale possiamo ammirare il mare. Recco è sotto di noi.
Al Passo dei Quattro Pini incrociamo il sentiero col triangolo rosso che proviene da Recco e sale al Manico del Lume e, più avanti, aggiriamo sulla sinistra il Monte Caravaggio, rinunciando a salire al Santuario perchè il cammino è ancora molto lungo.
Al Passo del Gallo abbandoniamo i due cerchi rossi per seguire il sentiero di destra (triangolo rosso) che contorna a mezza costa il Monte Bello.
Superato il Passo Serra (ore 11,30) inizia la parte più divertente della gita: alcuni passaggi su roccette attrezzate con catene ci permettono di salire in vetta al Manico del Lume (ore 12,20).
Ora proseguiamo verso levante su sentiero precario per via dei rovi e del fango, ci lasciamo alle spalle il Manico del Lume e finalmente, alle 13,45, arriviamo al Pegge.
La nebbia e un venticello fastidioso ci fanno apprezzare la sosta al riparo del rifugio: un'ora di pausa per mangiare e scambiare quattro chiacchere.
Il segnavia del cerchio rosso barrato ci accompagna infine lungo la discesa, un percorso ben segnato che si snoda ripido prevalentemente nel bosco.
Alle 17 completiamo la lunga traversata (circa 19 chilometri) alla stazione di Rapallo


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