24 maggio 2018 - PIZZO D’ORMEA da Chionea
Stefano
Parto da Chionea (m. 1102) alle 6.40 e dopo le ultime case prendo a destra la mulattiera che sale in breve alla Colla di Chionea (m. 1231) sullo spartiacque tra la Val d’Armella e il Vallone degli Archetti.
La mattinata è splendida, il cielo è terso e il sole già batte forte su tutta la Costa Valcaira fino alla punta del Pizzo. Fa caldo, forse un po’ troppo: è un caldo leggermente afoso, un po’ umidiccio, che dovrebbe spingermi ad accelerare il passo; e invece, forse assorto in chissà quali pensieri, me la prendo comoda.
Verso le 8 sono in vista del tratto superiore della costa e, dopo una ventina di minuti, già le prime ombre corrono su e giù per i prati. Accelero sensibilmente il passo e quando vedo il cono sommitale nuovamente sgombro dalle nubi inizio una corsa forsennata: non voglio arrivare in cima in mezzo alla nebbia!
Sono fradicio di sudore, come se mi avessero tirato una secchiata d’acqua; mi cambio veloce e affronto di slancio il pendio terminale. Prima un’esile traccia che si eleva a tornantini, poi un breve passaggio su roccia su cui metter le mani (difficoltà EE) e, alle 11.05, raggiungo la croce di vetta (m. 2476); giusto in tempo per vedere il panorama perché, tra pochi minuti, un cappuccio di nebbia grigio e opprimente avvolgerà tutta la montagna.
Riesco a scorgere ancora le Marittime che sfilano dietro il Bric di Conoia; la bella Val Corsaglia con la conca Revelli ancora innevata; il Colle del Prel (Prato Nevoso) tra il Fantino a sinistra e la Malanotte a destra; il crinale che corre verso il Mongioie; e, in lontananza, il Saccarello e la Missun. La Costa Valcaira è un vulcano fumante mentre le prime nebbie irrompono anche verso la Colla del Pizzo. Poi il sole si copre e i colori sbiadiscono.
Uno spezzone di corda penzola nell’unico passaggio - per così dire - “alpinistico”. Faccio una breve deviazione al Rifugio Valcaira (m. 2010) che non avevo mai visto; inaugurato nel 1977 è stato completamente ristrutturato nel 1985 e dispone ora di 18 posti letto. Il sole illumina la collina di Chionea mentre nubi basse e grigie si rinserrano veloci alle mie spalle.
I bei colori vivaci della primavera ricompaiono sopra la Colla di Chionea. Alle 11.25 raggiungo le case più alte della borgata e dopo pochi minuti concludo questa bella gita discretamente lunga e faticosa, molto panoramica ... quando c’è il panorama; che per fortuna oggi non è mancato.
21 giugno 2015 - PIZZO D'ORMEA dalla Stalla Rossa (Val Corsaglia)
Stefano
Oltre che da sud (Chionea e Quarzina), il Pizzo d’Ormea può essere raggiunto da nord con un lungo itinerario scarsamente frequentato che risale l’alta Val Corsaglia in un ambiente selvaggio e solitario. La partenza di questo tracciato si trova in località “Stalla Rossa”, così chiamata per la presenza di un’antica stalla in pietra con la facciata rosata.
Per arrivarci in macchina occorre percorrere la provinciale di fondovalle fin oltre le case di Bossea e, in corrispondenza di un tornante, imboccare sulla sinistra una strada sterrata che costeggia il Torrente Corsaglia. Dopo meno di 2 km si svolta a sinistra, si passa sopra un guado in cemento e, superata la stalla, si parcheggia in uno slargo (m. 1090) oltre il quale la strada diventa interdetta ai veicoli non autorizzati: in totale sono poco più di 3 km di sterrato che, sebbene in discrete condizioni, è sconsigliabile percorrere con auto basse.
Con la Panda 4x4 di mia moglie non ho ovviamente alcun problema e alle 7.30 sono già in cammino. Il tempo è bello e un filo di tramontana mantiene l’aria fresca e asciutta consentendomi di tenere un buon passo fin dall’inizio senza sudare.
La sterrata rimonta decisa il fianco sinistro orografico della vallata e, dopo aver trascurato una diramazione a destra per l’Alpe Zucco (palina segnaletica), si prosegue nella faggeta con pendenze meno accentuate. Più in alto la strada esce dal bosco raggiungendo un’ampia radura dove si trova il Gias della Traversa (m. 1364).
Fino a sette anni fa, in corrispondenza del tornante dopo il gias, si staccava sulla sinistra il sentiero originario che, dopo aver attraversato il Corsaglia su di un ponticello, risaliva il versante opposto fino a incrociare la strada a quota 1570. Una grossa valanga, staccatasi nell’eccezionale inverno del 2008-2009, ha distrutto il ponte e ha sconvolto questo tratto di sentiero attualmente non più percorribile per la presenza di ramaglie e di alberi abbattuti. Di conseguenza continuo a seguire la sterrata che, dopo due tornanti, inizia un lungo traverso a mezzacosta tra i detriti e i primi larici.
A quota 1570 si attraversa il torrente spumeggiante sopra un guado in cemento e, subito dopo, si stacca sulla destra il sentiero (palina segnaletica) che taglia un buon tratto di strada. Purtroppo, a causa della scarso passaggio degli escursionisti, anche questo tratto di sentiero sarà tra non molto destinato a scomparire per l’invadente vegetazione arbustiva che, anno dopo anno, rende sempre più disagevole il cammino.
Con una serie di stretti tornantini supero una balza ammantata di cespugli di rododendro e sbuco in un ripiano pascolivo dove si incontra la Sella di Sambiet (dove per “sella” si intende un locale seminterrato con volta a botte utilizzato per la stagionatura dei formaggi d’alpeggio). Continuo a salire tra la fitta vegetazione fino a incontrare nuovamente la strada (m. 1720 circa) che termina poco sopra per trasformarsi definitivamente in sentiero.
Adesso l’ambiente si fa più aperto e suggestivo e i segni bianco-rossi, chiari e abbondanti, mi guidano perfettamente tra verdissime radure e grandi massi accatastati. Manca purtroppo il rosa dei rododendri in fiore che nell’ultima decade di giugno sono il “pezzo forte” di questa bellissima gita e che quest’anno, contrariamente a ogni mia previsione, sono già sfioriti. Il Pizzo d’Ormea svetta imponente nel cielo limpido e oggi sono sicuro di arrivare in vetta prima che la nebbia o le nubi di calore guastino il panorama.
Dopo aver guadato il corso d’acqua (che adesso prende il nome di Rio di Revelli), proseguo tra radi larici e rocce montonate arrivando così alla Sella Revelli (m. 2000), porta d’accesso all’omonima e splendida conca.
Si trovano qui due antichi locali seminterrati risalenti con molta probabilità agli inizi del 1800 visto che, nell’anno 1846, il Comune di Ormea fece risistemare le porte delle celle e, nel 1868, dispose il rifacimento del tetto di una di esse. La loro quota particolarmente elevata rispetto ai pascoli (che si estendevano più a valle) era dovuta al fatto che, per clausole contrattuali, i formaggi prodotti dovevano essere portati esclusivamente al Mercato di Ormea (che veniva raggiunta scavalcando la Colla del Pizzo). Quando in epoca più recente i formaggi poterono essere inviati al Mercato di Mondovì, la Sella Revelli fu abbandonata e la stagionatura venne spostata molto più in basso al Gias Sambiet alla medesima quota dei pascoli.
Alla Sella Revelli abbandono il tracciato per il Bivacco Cavarero (segnavia E6b) e mi dirigo a sinistra, con percorso pianeggiante, costeggiando il margine settentrionale della conca che in origine raccoglieva uno o più laghi oramai completamente interrati. Vecchie tacche rosse un po’ sbiadite, assolutamente non visibili in caso di nebbia, conducono sul fondo di questo magnifico anfiteatro sopra il quale si affaccia imponente la cima del Pizzo.
Dopo aver attraversato il Rio di Revelli (il cui guado, con acqua abbondante, può rivelarsi difficoltoso), risalgo velocemente dalla parte opposta su pendii inizialmente dolci che diventano via via più pendenti mano a mano che ci si avvicina all’erto canalone finale. Con un ultimo tratto assai ripido raggiungo l’intaglio della Colla del Pizzo (m. 2202) che si apre sullo spartiacque Corsaglia-Armella proprio ai piedi dello spigolo settentrionale del Pizzo d’Ormea.
Dopo un breve tratto a mezzacosta poco sotto il filo di cresta sul versante della Val d’Armella, il sentiero si arrampica con decisione lungo il crinale per tagliare poi a destra e risalire in diagonale il versante nord-occidentale della montagna; si sbuca così sulla dorsale di spartiacque Corsaglia-Tanaro poco a ovest della cima che si raggiunge in breve seguendo una labile traccia tra erba e roccette.
Alle 10 in punto sono in vetta (m. 2476) e la giornata, seppur non limpidissima, permette di godere di un bel panorama. A est si può ammirare il susseguirsi di costoni, di pieghe e di canaloni che caratterizzano il ripido e tormentato fianco sinistro della Val d’Armella mentre in lontananza, oltre la Cresta delle Panne (o Rocce di Perabruna), svetta il Monte Antoroto. A nord si ha un un bel colpo d’occhio sull’alta Val Corsaglia e sull’itinerario appena percorso mentre a ovest si può ammirare il Bric di Conoia dal suo lato più pittoresco con la catena delle Marittime che si profila sullo sfondo. Quattrocento metri più in basso, adagiato in una piccola conca sospesa tra la Costa Valcaira e la displuviale Armella-Corsaglia, luccica il piccolo Lago del Pizzo tra residue lingue di neve in rapido scioglimento.
Al ritorno seguo lo stesso percorso dell’andata eccetto il tratto compreso tra le quote 1720 e 1570 dove, invece del sentiero, preferisco percorrere la più comoda strada sterrata.
Alle 12.20 faccio ritorno alla macchina contento e soddisfatto per questa bella gita. Dopo circa mezzo chilometro di strada fermo l'auto e scendo un attimo per fotografare la “Stalla Rossa” che dà il nome al luogo di partenza di questo itinerario. E’ un vero peccato che una zona così bella e incontaminata sia poco conosciuta e poco frequentata dagli escursionisti: in tutto il giorno non ho incontrato anima viva eccetto un gentile signore, proveniente da Quarzina, che mi ha scattato la foto di vetta.
25 settembre 2010 - PIZZO D'ORMEA da Chionea
Stefano
Di nuovo in Val Tanaro per una veloce puntata al Pizzo d’Ormea da Chionea: in 3 ore sono salito e sceso lungo l’itinerario che percorre la Costa Valcaira.
Alle 7 di mattina, a Garessio, il cielo era coperto da nuvoloni bassi e opprimenti.
Fortunatamente, salendo in macchina verso Chionea, le nuvole si diradavano lasciando il posto ad un bel cielo azzurro.
Partenza alle 7.30 dalle ultime case di Chionea (dove fortunatamente ho trovato parcheggio).
Veloce salita lungo la dorsale della Costa Valcaira battuta da un fresco vento di Maestrale.
Sopra i 2000 mt. di quota il vento, divenuto più intenso e più freddo, mi ha costretto a coprirmi come in pieno inverno.
Alle 9.15 sono giunto sul Pizzo. In vetta stranamente meno vento e temperatura gradevole. Bel panorama (nonostante il Mongioie chiuda un po’ la visuale verso occidente): ad est l’accecante riverbero del sole sui bassi strati nuvolosi sopra la Val Tanaro; dall’altra parte le Marittime in lontananza con una leggera spolverata di neve sulle cime più alte.
Il ritorno è stato rapidissimo e alle 10.30, 3 ore dopo la partenza, facevo ritorno alla macchina.
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ottobre 2009 - PIZZO D'ORMEA da Chionea
Paolo,
Dino, Maurizio, Bruno, Gianpiero, Chiara, Renato, Mino, Gianni, Franca
Tempo
incerto. Per tutta la giornata nuvole basse alternate ad improvvisi
rasserenamenti. Partiti da Chionea alle 8,20 e superate le fasce che
sovrastano il centro abitato abbiamo svoltato a sinistra per iniziare
la lunga camminata sulla dorsale della cresta nord est (Costa Valcaira).
Verso le 11,30 siamo arrivati sotto l'enorme ripetitore. I più
veloci erano già in vetta, gli altri sono arrivati sgranati,
Gianni e Franca per ultimi alle 12,25. Gianpiero si è fermato
poco sotto. Il panorama non è stato eccezionale a causa delle
nuvole e della nebbia. Alle 13,05 abbiamo iniziato la discesa lungo
le ripide roccette del cono sommitale e sui segnavia che portano al
rifugio Valcaira (ore 14). Sosta al tiepido sole a ridosso del rifugio
e alle 14,35 abbiamo ripreso a scendere lungo le pendici del Pizzo
per arrivare alle 15,20 a Chionea.
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giugno 2009 - PIZZO D'ORMEA dalla Val Corsaglia
Stefano
Tempo
bello fino alle 11, dopodichè nebbia sul Pizzo. Sono partito
alle 6.45 dal ponte di Borello ed alle 7.15 ho raggiunto la Stalla
Rossa, dove finisce la strada accessibile alle auto. Ho proseguito
sulla carrareccia fin oltre il Gias della Traversa. Quindi ho seguito
il sentiero segnato raggiungendo la Sella Revelli, la Conca Revelli
e la Colla del Pizzo. Sono arrivato in vetta alle 10 con tempo buono.
In discesa ho impiegato 2.45 ore. Sono evidentissimi e notevoli i
danni causati dalle valanghe. Moltissimi i tronchi abbattuti sul fondo
del vallone sopra il Gias della Traversa.