16 giugno 2019 - M. MONGIOIE da Viozene
Stefano
Partenza antelucana da Viozene (m. 1245, ore 5.20!) e celere salita al Rifugio Mongioie (m. 1550) dove seguo le indicazioni per il Passo del Cavallo dal quale non sono mai passato. Il primo tratto su per i prati è molto ripido ed è in comune con l’itinerario delle Scaglie; più in alto, a un’evidente biforcazione, si prende a sinistra.
Il sentiero è perfettamente segnato con una profusione e una sovrapposizione di bolli rossi e di tacche bianco-rosse: impossibile perdere la traccia, anche per gli escursionisti distratti o pasticcioni. Peccato solo che questa processione di segni vada a cozzare contro lo Scudo della Rocca dei Campanili e qui si fermi. Alla base della placconata calcarea mi ritrovo incredulo, un po’ fesso e anche parecchio incavolato: non posso credere che questa caterva di pennellate rosse e bianche, con tanto di paline indicatrici per il Passo del Cavallo, sia stata fatta solo per gli alpinisti che devono raggiungere le vie di arrampicata di questa parete. Altro che Cavallo, porca miseria ... ma roba da matti! Che fare ora? La tentazione di traversare alla mia sinistra alla ricerca di questo benedetto - anzi, maledetto - passo dura poco; qui c’è il rischio di buttare via l'intera giornata.
Colpito ma per nulla abbattuto dallo smacco, con un rabbioso dietrofront (visto che avanti non posso proprio andare a meno di non dare una facciata contro la roccia ...) “rotolo” giù in direzione del rifugio fino al grande masso della biforcazione dove imbocco la ben conosciuta via delle Scaglie.
Da qui in avanti il percorso è quello classico: Bocchino delle Scaglie (m. 2325, ore 8,35), Mongioie (m. 2630, ore 9.10), Bocchin dell’Aseo (m. 2292), Viozene (ore 11.20). Solo qualche annotazione: la giornata è splendida con cielo terso e ottima e nitida visibilità; tramontana un po’ freddina durante tutta la salita, poi più caldo in discesa; ma è ancora un caldo per modo di dire considerando che la temperatura di casa mentre sto scrivendo (son passate due settimane, oggi è il 30 giugno) è adesso di 27.2 gradi!
In conclusione una bella gita, già di suo abbastanza faticosa, e che l’errore (o meglio l’inganno doloso) del Passo del Cavallo ha reso faticosissima.
24 settembre 2017 - M. MONGIOIE da Viozene
Stefano
La montagna esprime il meglio di sé, almeno dal punto di vista cromatico, nei mesi invernali (quando c’è la neve!) e nella tarda primavera, quando il verde intenso dell’erba nuova contrasta con il candore degli ultimi nevai rimasti. L’inizio dell’autunno è invece il periodo dell’anno in cui la montagna presenta il suo aspetto più spento e dimesso: in alto dominano il beige e il marrone, in basso il grigio opaco della bruma mattutina che si raccoglie nei fondivalle; i laghi sono magri e hanno perso gran parte dell’azzurro scintillante di qualche mese prima; anche il sole è meno bello, pallido o tagliente, spesso fastidioso perché è basso e arriva dritto agli occhi; e infine le chiome infuocate degli alberi, pittoresche quanto si vuole ma pur sempre troppo effimere: non si riesce quasi mai ad azzeccare il momento giusto per ammirarle, si arriva sempre o troppo in anticipo o troppo tardi, quando ormai le foglie (o gli aghi dei larici) sono già cadute.
Oggi il Mongioie è malinconico, rischiarato da un cielo scialbo e rinsecchito da mesi di arsura. Se si hanno buoni polmoni e buone gambe la via di salita più rapida (e soprattutto più ripida) è quella che passa per la Gola delle Scaglie: più che un sentiero è una linea perfettamente retta tirata tra il Rifugio Mongioie (m. 1555) e la cresta di spartiacque Tanaro-Ellero presso, appunto, il Bocchino delle Scaglie; praticamente, la proiezione sul terreno del percorso di una funivia.
Stamattina mi sento in forma e, partito da Viozene (m. 1245) alle 8.05, dopo 1 ora e 20 minuti sono già in cima al canalone (m. 2325). La salita dalle Scaglie, su sfasciumi instabili, è dura e disagevole giacchè ogni quattro/cinque passi in avanti se ne fa perlomeno uno all’indietro; una volta messo piede sul crinale, il sentiero che porta al Mongioie è invece comodo e ben tracciato.
Da nord spira un vento teso, umido e fresco che mi costringe a coprirmi praticamente come in inverno e quasi mi fa rimpiangere i mesi di calura appena trascorsi. Alle 9.50 sono sulla vetta (m. 2630) che non raggiungevo da più di cinque anni e cioè da prima che mi sposassi: solo cinque anni, eppure mi sembra che sia trascorsa una vita intera.
Al ritorno seguo il percorso tradizionale che passa per il Bocchin dell’Aseo (m. 2292) e per il Pian dell’Olio (m. 2090), tra innocui sbuffi di nebbia e ben pasciute mucche al pascolo.
Al Pian Rosso (m. 1550), nelle immediate vicinanze del Rifugio Mongioie, chiudo l’anello e in altri venti minuti di discesa faccio ritorno alla macchina (ore 11.15) concludendo quella che, a prescindere dalla stagione, resta comunque una gran bella gita.
27 settembre 2014 - BRIC DI CONOIA da Viozene
Stefano, Roberto
Bellissima gita insieme a Roberto, dopo oltre un anno e mezzo che non andavamo più insieme. Alle 8 ci mettiamo in marcia da Viozene (m. 1245) in una splendida mattinata d’inizio autunno: l’aria è frizzante, il cielo limpido e scende dai monti una fresca brezza settentrionale.
Saliamo veloci lungo il classico e battutissimo sentiero per il Mongioie e in un’ora e mezza di cammino siamo al Pian dell’Olio (m. 2090): oggi Roberto è in grande spolvero e fino all’Aseo mi tengo costantemente “alla sua ruota”.
Poco prima del colle svoltiamo a destra e andiamo a intercettare l’itinerario segnato che porta al Bric di Conoia. Dalla parte opposta si eleva il gigantesco piano inclinato che culmina, trecentocinquanta metri più in alto, con la vetta del Mongioie. Con una breve salita guadagniamo il ciglio del piccolo altipiano che si estende a sud del Monte Rotondo e costeggiamo la gigantesca dolina chiamata “Il Profondo” (m. 2397): giù in basso, al centro della voragine, resiste ancora un indomito piccolissimo nevaio.
Raggiunta la dorsale nord-occidentale del Conoia, la risaliamo per un breve tratto per poi spostarci a mezzacosta sul versante di Viozene, appena sotto il filo della cresta. Splendidi scorci panoramici s’aprono d’improvviso tra i suggestivi intagli che incidono l’ultimo tratto di crinale.
Alle 10.45 siamo in vetta (m. 2521). La visibilità è ottima e sopra la linea dell’orizzonte si intravede il profilo della Corsica. Magnifico è il panorama verso levante: a destra del Pizzo d’Ormea si distinguono nitidamente il Carmo di Loano e il Monte Galero.
Al ritorno scendiamo ripidamente dalla parte opposta fino al Bocchino del Bianco (m. 2380) che chiude a settentrione la testata di Val Corsaglia. Dal colle scendiamo verso nord lungo tracce di sentiero al cospetto delle “dolomitiche” pareti del Conoia. Con dolci saliscendi tra prati e rocce rotte costeggiamo quindi la base dei dirupati versanti orientali del Conoia e della Cima Revelli giungendo nelle vicinanze del Bivacco Cavarero. Poco più in basso, ai piedi del Pizzo d’Ormea, si raccoglie l’amena Conca Revelli che alla fine di giugno viene tappezzata da intense fioriture di rododendri, viole, gerani di montagna e orchidee selvatiche: un immenso giardino naturale incantevole e suggestivo.
Una breve risalita ci porta al Colletto Revelli (m. 2309) dal quale si gode una vista da cartolina sulla parete nord-est del Mongioie. Ormai non ci resta che raggiungere il Bocchino dell’Aseo prima di iniziare la discesa su Viozene. Un buon sentiero ci consente di restare a mezzacosta nell’alto Vallone del Raschera senza perdere eccessivamente quota.
Dopo lo scollinamento al Bocchino dell’Aseo (m. 2292), Roberto si mette nuovamente in testa e imprime una sensibile accelerata alla nostra marcia. La discesa è pertanto velocissima anche se ogni tanto ci fermiamo per scattare le ultime foto della giornata. Alle 14.20 facciamo ritorno alla macchina, contenti e soddisfatti per l’ottima riuscita di questa gita e per la splendida giornata che ci ha permesso di apprezzare appieno alcuni tra gli angoli più belli delle Alpi Liguri.
14 settembre 2013 - MONTE ROTONDO e CIMA REVELLI da Viozene
Stefano
Molto bella la Cima Revelli, fino ad oggi non c’ero mai stato: con la sua crestina rocciosa e con i suoi fianchi scoscesi, si erge come la chiglia di una nave rovesciata tra l’alto Vallone del Raschera e la Conca Revelli.
Il Monte Rotondo, pur essendo più alto di una decina di metri, appare invece come una semplice elevazione della dorsale: come dice il suo stesso nome, ha forma dolce e arrotondata e si innalza tra l’Aseo e il Conoia proprio in fronte alla gigantesca dolina denominata “Il Profondo”.
A Viozene (mt. 1245), al primo mattino, il tempo è splendido. Le previsioni però danno un inizio di peggioramento dal pomeriggio e quindi sarà bene affrettarsi: le Liguri infatti, a differenza delle Marittime, sono più esposte all’aria umida del mare e sono molto più soggette alla formazione di nubi e di improvvisi nebbioni.
Salgo veloce lungo il classico e battutissimo sentiero per il Mongioie fin quasi al Bocchin dell’Aseo, poi svolto a destra ed intercetto la traccia che dall’Aseo porta al Conoia. Poco prima della dolina “Il Profondo” abbandono l’itinerario per il Conoia e rimonto a sinistra per prati fino alla sommità del Monte Rotondo (mt. 2495).
Scendo poi sul versante opposto (direzione nord) fino all’ampia insellatura che lo separa dalla Cima Revelli. Infine raggiungo la bella e affilata crestina al termine della quale trovo l’ometto di pietre che marca la vetta della Revelli (mt. 2486). Bel colpo d’occhio sul suggestivo versante nord-orientale del Bric di Conoia, sulla sottostante Conca Revelli e sull’alto Vallone del Raschera.
Al ritorno scendo direttamente al sottostante Bocchin dell’Aseo (mt. 2292), un po’ per prati, un po’ zigzagando tra innocue placconate rocciose.
Poi tranquillo ritorno a Viozene con i vapori e i primi brandelli di nebbia che cominciano a cingere la poderosa bastionata calcarea del Mongioie.
24 agosto 2012 - M. MONGIOIE da Viozene
Stefano
Veloce gita mattutina nell'ennesima bella e calda giornata di questa estate.
Partenza all'alba (ore 6.45) da Viozene e rapida salita fino al Pian dell'Olio.
Qui ho abbandonato il sentiero per seguire a sinistra una variante (non segnata) che passa attraverso un suggestivo intaglio roccioso e che sbuca poco sopra il Bocchino dell'Aseo.
Alle 8.25 sono giunto in vetta. In passato la montagna era nota anche con il nome di Cima Rascaira, come compare nella "Gran carta degli Stati Sardi in Terraferma" pubblicata nel 1852 dal Corpo Reale di Stato Maggiore.
Dalla croce mi sono diretto verso la grande statua in bronzo della Madonna col Bambino. Per raggiungerla è stato predisposto un apposito tracciato, aereo e divertente (difficoltà EE), da percorrere comunque con la dovuta attenzione. Un muretto a secco di sostegno permette il superamento di un angusto intaglio della cresta.
La statua è stata collocata poco a nord della cima sull'orlo della vertiginosa parete nord-est: è alta circa tre metri e rivolge lo sguardo verso la piana di Mondovì. Da quassù si domina la conca del Lago Raschera: in lontananza si odono i muggiti e i campanacci delle mucche al pascolo.
Al ritorno ho seguito lo stesso percorso fatto in salita: poco sopra il Bocchino dell'Aseo ho quindi deviato a destra e sono sceso attraverso il suggestivo passaggio tra le rocce che consente di raggiungere direttamente il Pian dell'Olio.
Alle 10.15 ho fatto ritorno a Viozene.
30 marzo 2012 - BRIC DI CONOIA da Viozene
Stefano
Bella e faticosa gita al Bric di Conoia in una giornata di tempo splendido.
Sono partito da Viozene alle 8.15 ma dopo un quarto d'ora di cammino mi sono accorto di aver dimenticato gli occhiali da sole in macchina. Rapida discesa e ripartenza da Viozene alle 8.35.
Sotto un bel sole caldo sono salito velocemente al Pian Rosso. Tutto il versante sud del Mongioie è completamente sgombro di neve a testimonianza di un inverno assai avaro di precipitazioni. Al Pian dell'Olio ho incontrato i primi nevai e alle 10.15 sono giunto al Bocchin dell'Aseo.
Attirato dalle candide distese immacolate, sono sceso nel Vallone del Raschera senza avere ben chiara la meta della mia escursione. Inizialmente ho puntato verso il Lago Raschera con l'idea di salire alla Brignola ma il manto nevoso, esposto ad est, dava già segni di cedimento. Essendo senza ciaspole ho preferito deviare a destra in cerca di neve più dura.
Calzati i ramponi sono quindi salito al Colletto Revelli che si affaccia sull'omonima e bellissima conca. Poi, con percorso abbastanza pianeggiante, ho proseguito in direzione sud transitando alla base delle suggestive pareti calcaree della Cima Revelli e del Bric di Conoia.
Raggiunto il crinale al Bocchino del Bianco, ho svoltato a destra e con ripida salita su terreno scoperto sono arrivato in vetta al Bric di Conoia (ore 12.05).
Al ritorno ho seguito il tracciato che porta al Bocchin dell'Aseo. Dopo essere passato sul bordo della gigantesca dolina chiamata "Il Profondo", ho iniziato l'infida discesa verso l'Aseo: in questo tratto, chiazze di neve gelata unite a placche rocciose coperte di vetrato mi hanno costretto a procedere con estrema cautela e con snervante lentezza. Finalmente, dopo essermi districato da questo insidioso labirinto, ho guadagnato il sentiero per Viozene poco a sud dell'Aseo.
Infine alle 14, dopo una velocissima discesa giù per i prati assolati, sono tornato alla macchina.
11 agosto 2011 - BRIC DI CONOIA da Viozene
Paolo, Dino, Leonardo, Angela, Mino, Gianni, Franca
Il tempo è splendido e fa quasi freddo quando ci incontriamo con gli amici all'Autogrill di Primero. Meta: il Bric di Conoia.
Proseguiamo per Viozene (1245 mt) e alle 8,20 ci mettiamo in cammino. Attraversiamo il paese, superiamo il bosco e raggiungiamo Pian Rosso alle 9.
Con una lunga e bella salita ci portiamo verso il Bocchino dell'Aseo (2292 mt) e poco prima del passo (10,55) svoltiamo a destra e seguiamo la traccia del sentiero segnato in rosso, bianco e verde che corre lungo le pendici sud-ovest del Monte Rotondo.
Alle nostre spalle si innalza maestoso il Mongioie mentre davanti a noi si spalanca la voragine di una grande dolina che aggiriamo per portarci infine sulla cresta finale.
Il sentiero si tiene alto e si avvicina agli intagli rocciosi che aprono scorci sulla Val Corsaglia.
Alle 11,50 siamo in vetta e possiamo ammirare il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e la Val Corsaglia dove riconosciamo la Punta del Zucco e il Bivacco Cavarero.
Consumiamo il nostro pranzo vicino alla croce che segna la quota di 2521 mt e alle 12,50 riprendiamo il cammino lungo il sentiero della salita.
Attraversando prati fioriti facciamo ritorno al Bocchino dell'Aseo. Davanti a noi si snoda il sentiero che ci riporterà al Pian Rosso.
Il Bric di Conoia è ormai lontano quando alle 15 facciamo sosta al Rifugio Mongioie. Qui incontriamo tanti gitanti e altri ne incontriamo lungo il sentiero per Viozene (che raggiungiamo alle 16).
29 maggio 2011 - M. MONGIOIE da Viozene
Stefano
Fulminea escursione al Mongioie in una mattinata di tempo splendido.
Sono partito prestissimo (6.25) da Viozene e dopo un'ora di cammino ero già a quota 2100 in vista del Bocchino dell'Aseo.
Nonostante l'aggiramento di alcuni nevai gelati abbia rallentato un po' la mia marcia alle 8 sono giunto in vetta.
Bellissimo il panorama del primo mattino quando l'aria è ancora tersa e la visibilità è ottima.
Al ritorno avrei voluto scendere per la Gola delle Scaglie ma la neve gelata, presente sull'altro versante e non ancora ammorbidita dal sole, mi ha persuaso a ripercorrere lo stesso itinerario dell'andata.
Dopo una discesa veloce (ma non velocissima) alle 9.35 ho fatto ritorno a Viozene.
In totale ho impiegato 3 ore e 10 minuti: il viaggio in auto, tra andata e ritorno, è durato molto di più!
22
agosto 2010 - Bric di Conoia da Viozene
Stefano
In una
bella e (finalmente) calda giornata di sole ho voluto provare questa
nuova montagna sulla quale non ero mai salito.
Partenza all’alba da Viozene: alle 6.50 ero già in cammino.
Salita a passo sostenuto tanto che in un’ora e mezza ero al
Bocchino dell’Aseo.
Dall’Aseo ho seguito la traccia che risale dapprima il versante
meridionale del Monte Rotondo e passa poi sul bordo di un’enorme
dolina chiamata “Il Profondo”.
Alle 9 sono giunto in vetta al Bric di Conoia, bellissima cima con
suggestive pareti calcaree che precipitano nella conca Revelli.
Al ritorno sono sceso verso est al Bocchino del Bianco da dove ho
preso il sentiero per il Bivacco Cavarero.
Per non perdere troppa quota, anziché scendere al bivacco ho
puntato verso il Colletto Revelli che mette in comunicazione l’alta
Val Corsaglia con il Vallone del Raschera.
Dal colletto sono sceso nella conca del Raschera per poi risalire
in breve al Bocchino dell’Aseo.
Infine velocissima discesa su Viozene che ho raggiunto alle 11.30.