14 febbraio 2024 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano, Roberto
La perturbazione del 10 febbraio - l’unica degna di nota in questo inverno - è stata insolitamente calda e ha dispensato ingenti quantitativi di pioggia fino a quote molto elevate: solamente sopra i 1800 metri le precipitazioni sono state nevose dal principio alle fine e ciò ha permesso buoni accumuli (oltre mezzo metro) e una rinfrescata di bianco sulle cime del Cuneese.
Oggi con Roberto torno dopo dieci anni sulla montagna più alta della Liguria in una giornata splendida dal sapore già primaverile. Partiamo alle 9.15 con le ciaspole ai piedi da Monesi (m. 1376) su tanto ghiaccio e pochissima neve, e risaliamo la pista da sci deviando a sinistra fino alla Margheria Panizzi (m. 1656). Proseguiamo quindi a mezzacosta in direzione del Passo di Garlenda per poi dirigerci a destra: su di un manto nevoso finalmente consistente e consono alla stagione in corso, risaliamo i dolci declivi che ci permettono di raggiungere la dorsale di spartiacque presso il Rifugio Sanremo (m. 2078, ore 11.30). Qui passa l’Alta Via dei Monti Liguri che nella sua lunga cavalcata da Ventimiglia a Ceparana tocca in questa zona le sue quote più elevate.
Ci lasciamo alle spalle il rifugio e seguiamo il crinale in direzione ovest, a cavallo tra i vasti pendii - mai troppo ripidi - del versante nord e gli impressionanti burroni che incombono su Verdeggia e Triora in Valle Argentina. La grande statua del Cristo Redentore (m. 2164) alta ben quattordici metri, che dal 1900 veglia sulle vallate della provincia di Imperia, precede di poco la cima del Monte Saccarello.
Alle 12.40 siamo in vetta (m. 2201): niente vento, temperatura gradevole e bellissimo panorama. In discesa vogliamo goderci la neve fresca e farinosa e così ci lanciamo giù lungo la linea di massima pendenza, infilando dapprima il valloncello che scende verso Piaggia e poi tagliando destra fino alla partenza dello skilift in località Pian del Guso (m. 1669). Non ci resta che percorrere la Monesi-Limone e far ritorno alla macchina (ore 14.45).
In conclusione è stata una gita molto bella e probabilmente abbiamo anche azzeccato la giornata e le migliori condizioni possibili in questa parodia d’inverno.
5 febbraio 2016 - M. FRONTE’ dal Colle San Bernardo di Mendatica
Stefano, Roberto
Bella gita, tranquilla e rilassante, in compagnia di Roberto che non vedevo da più di un anno. Per questa escursione abbiamo scelto un itinerario semplice e panoramico che dal Colle San Bernardo di Mendatica conduce al Monte Frontè, la seconda cima più alta della Liguria dopo il Saccarello.
Le condizioni che abbiamo trovato sono eccezionalmente anomale e difficilmente ripetibili in futuro; sicuramente irripetibili in questa stagione considerato che, tra due giorni, è prevista la prima vera nevicata che finalmente imbiancherà le Alpi. A oggi, venerdi 5 febbraio, tutte le montagne dal Cadibona al Tenda sono completamente asciutte.
Una lunga strada stretta e tortuosa di circa 20 km ci porta da Pieve di Teco a San Bernardo di Mendatica (m. 1263), piccolo nucleo turistico raccolto intorno all’omonimo colle tra le valli Arroscia e Tanarello.
Ci mettiamo in cammino relativamente tardi (sono quasi le 9), accarezzati da una leggera brezza di mare e con il sole che diffonde un piacevole tepore: sembra di stare in autunno o, se si preferisce, in primavera. La palina in legno dell’Alta Via indica 4.15 ore per arrivare al Rifugio Sanremo, un tempo che ci è parso francamente esagerato.
La mulattiera sale a svolte nel bel bosco di faggi seguendo dapprima il filo del crinale, per spostarsi successivamente sul versante del Tanarello dove prende quota con un lungo diagonale a mezzacosta.
Dopo aver raggiunto la Margheria Garlenda (m. 1593), il sentiero piega bruscamente a sinistra e rimonta uno stretto valloncello in direzione del crinale precedentemente abbandonato. In questo tratto, dove in inverno il sole compare - se compare - per pochi minuti al giorno, ci ricordiamo di essere a febbraio e Roberto, che è attrezzato di tutto punto, mi comunica prontamente il repentino crollo della temperatura che scende a valori prossimi allo zero: non vediamo l’ora di tornare al sole.
Quando sbuchiamo sul crinale è quasi estate! Roberto si mette addirittura in maglietta e pantaloni corti; io, che sono più freddoloso, non rinuncio al tepore del mio pile. Il tracciato dell’Alta Via percorre ora fedelmente il filo dello spartiacque serpeggiando tra i radi larici e offrendo splendide vedute panoramiche in direzione dell’Armetta e del Galero. Superiamo agevolmente alcuni brevi tratti ghiacciati e ci avviamo a raggiungere la Cima Garlenda, primo duemila della catena alpina principale a ovest del Cadibona. D’improvviso, sopra il ciglio occidentale della conca di Monesi, appaiono le Marittime mentre sui dolci declivi che scendono dalla Missun e dalla Bertrand possiamo ammirare in tutta la sua estensione il gran Bosco delle Navette.
Dalla Cima Garlenda (m. 2141) si abbraccia con lo sguardo tutto l’anfiteatro di Monesi che culmina con la vetta del Saccarello, punto d’incontro tra Liguria, Piemonte e Francia.
Una breve discesa ci porta al Passo Frontè (m. 2090), dove arriva anche il sentiero proveniente dalla strada del Garezzo e che seguiremo al ritorno. Prima di salire sul Frontè decidiamo però di proseguire fino al Rifugio Sanremo dove ci fermeremo a mangiare comodamente seduti sulle panche di legno. Imbocchiamo quindi l’ampia e comoda mulattiera che taglia a mezzacosta tutto il fianco nord-occidentale del Frontè e che porta con un breve percorso pianeggiante al Passo Garlenda (m. 2012), ampia sella erbosa sullo spartiacque Tanarello-Argentina.
Dagli opposti versanti giungono due sentieri: uno proveniente da Monesi e l’altro, più lungo e più ripido, risalente da Verdeggia attraverso il Passo della Guardia. Monesi e Verdeggia sono entrambe frazioni del comune di Triora ma di fatto sono nettamente separate dalla formidabile bastionata del Saccarello e precariamente collegate, quando non c’è neve, da ardite e sconnesse rotabili militari.
Da qui al Sanremo il crinale è una grande balconata che offre una vista superba sulle rupi del versante sud del Saccarello e sulla costiera rocciosa del Monte Bego. Sul mare si distinguono nettamente la Corsica e la Capraia ma purtroppo non riesco a fotografarle perché controsole.
Dopo una bella sosta ristoratrice sullo spiazzo assolato del rifugio (m. 2054), ritorniamo sui nostri passi fino al Passo Garlenda, oltre il quale abbandoniamo la mulattiera per salire ripidamente lungo il filo della crestina sud-occidentale del Frontè: vertiginosi dirupi precipitano alla nostra destra sull’alta Valle del Torrente Capriolo.
In vetta (m. 2153) si trova una grande statua della Madonna inaugurata nel lontano luglio del 1955: il suo sguardo è rivolto verso la Valle Arroscia e Albenga. Il 27 giugno del 2009 venne colpita da un fulmine che la spaccò in tre pezzi: il busto, del peso di circa sette quintali, cadde ai suoi piedi e la testa rotolò a valle dove fu recuperata successivamente dagli abitanti di Mendatica. Per poter trasportare le parti, del peso complessivo di diciassette quintali, in un laboratorio attrezzato, i valligiani dovettero sistemare la grande mulattiera che scende fino alla galleria del Garezzo e poi, con un trattore, la trasportarono giù fino a Mendatica. Dall’agosto del 2011, dopo un lungo lavoro di restauro, la statua della Madonna è tornata a rivolgere il suo sguardo verso le valli sottostanti.
La cima del Frontè è anche un nodo orografico sui cui convergono i due rami principali della catena alpina e la lunga dorsale di spartiacque Arroscia-Argentina con i monti Monega e Carmo dei Brocchi.
Dopo le foto di rito e una perlustrazione a trecentosessanta gradi con il binocolo di Roberto, scendiamo al sottostante Passo Frontè dove si trovano i ruderi di antiche casermette militari. Al passo abbandoniamo l’Alta Via e imbocchiamo il sentiero, perfettamente segnato, che scende sulla destra e che taglia con lunghi traversi e stretti tornantini i ripidi pascoli del versante sud-orientale della Cima Garlenda.
Giungiamo così sulla sterrata ex-militare del Colle del Garezzo (m. 1600 circa) nelle immediate vicinanze delle Case Penna. Non ci resta quindi che percorrere i 3 km di strada (di cui l’ultimo asfaltato) in direzione del Colle San Bernardo di Mendatica dove arriviamo poco dopo le 15.
Roberto è sempre in maglietta e pantaloni corti ma tra due giorni - finalmente! - la neve tornerà a cadere su queste belle montagne che, è proprio il caso di dirlo, così spoglie, asciutte e marroni non riesco proprio più a vederle.
24 marzo 2014 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Ora che è arrivata la primavera è tornato l’inverno: a Monesi (m. 1376) la mattinata è fredda e limpida e il paesaggio è nuovamente bianco immacolato dopo il palmo di neve fresca caduta ieri.
Con le ciaspole ai piedi mi incammino su per la pista da sci per poi deviare a sinistra fino alla Margheria Panizzi (m. 1656) circondata da un mare di neve. Proseguo a mezzacosta in direzione del Passo di Garlenda, dopodichè piego a destra e per dolci pendii e candide distese di neve raggiungo il Rifugio Sanremo (m. 2078). Qui passa l’Alta Via dei Monti Liguri che nella sua lunga cavalcata da Ventimiglia a Ceparana tocca proprio in questa zona le sue quote più elevate.
Mi lascio alle spalle il rifugio e seguo il crinale in direzione del Saccarello tra giganteschi accumuli nevosi e grosse cornici che orlano il dirupato versante di Triora. Tra il Sanremo e il rifugio privato “La Terza” (Sella della Valletta, m. 2046) mi tengo prudenzialmente sul lato di Monesi per evitare un tratto di cresta solitamente caratterizzato da insidiosi buchi nella neve.
Superata la grande statua del Redentore (m. 2164) raggiungo in breve la vetta del Saccarello (m. 2200). La piccola casermetta posta a ridosso della cima è praticamente sepolta dalla neve: una cosa del genere non l’avevo mai vista, neanche durante il grande inverno del 2008-2009.
Al ritorno seguo un percorso più agevole e dal Redentore scendo lungo la pista da sci fino al cartello di confine delle due province (Cuneo e Imperia). I piloni dello skilift sembrano nani e i piattelli sfiorano la neve!
Poi comodo rientro a Monesi sotto un sole sfolgorante e un cielo cristallino.
22 novembre 2013 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Prima ciaspolata della stagione in una giornata livida e fredda con cielo coperto e vento gelido sul crinale: un vero e proprio anticipo d’inverno. In basso di neve ce n’è poca ma sopra i 1700 metri l’innevamento è più che buono.
Parto dal parcheggio della seggiovia di Monesi (mt. 1376) e seguo la stradina fino al cartello di confine delle due province (Imperia e Cuneo) dove mi fermo a mettere le ciaspole. Lasciata la strada, salgo tra i larici e poi su terreno scoperto in direzione della grande statua del Redentore. Pian piano una debole brezza si trasforma in un gelido vento di grecale: il cielo è plumbeo ma fortunatamente la visibilità è ottima.
Raggiunto il crinale (mt. 2164) mi infilo subito all’interno della cappelletta-riparo per indossare i guanti e la giacca a vento: ho le mani gelate e le dita insensibili e devo agitare le braccia per riattivare la circolazione.
Dal Redentore, con breve percorso di cresta, mi porto sulla cima del Saccarello (mt. 2200) in un ambiente glaciale. Tra la neve spuntano ancora le riservette in caverna per i quattro cannoni installati a ridosso della cresta nel 1900.
Rapido dietrofront e veloce discesa lungo le piste da sci per sottrarmi alla morsa del freddo e del vento.
Che piacere, una volta raggiunta Monesi, prendere un bel cappuccino caldo nel tepore del bar!
29 marzo 2013 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Veloce ciaspolata al Saccarello approfittando di una breve finestra di tempo discreto tra una perturbazione e l'altra.
Alle 7.15, ciaspole ai piedi, mi metto in cammino da Monesi e seguendo la strada innevata arrivo al cartello di confine delle due province (Imperia e Cuneo), praticamente sepolto dalla neve: il manto nevoso supera abbondantemente il metro di spessore. Oggi però la neve non è bellissima e tra Monesi e il Saccarello incontro un campionario di croste di tutti i tipi.
Sulla pista da sci si cammina comunque bene e senza faticare troppo raggiungo il crinale in corrispondenza della grande statua del Redentore. Imponenti accumuli di neve orlano il ciglio del crinale e ci vorrà ancora molto tempo prima che possano spuntare il verde dei prati e i cespugli di rododendro.
Alle 9.15 sono in vetta al Saccarello. L'idea era quella di proseguire verso nord fino alla Cima Ventosa ma il vento fortissimo e le nubi che salgono minacciose dalla Val Roia mi spingono a tornare per dove ero salito.
La discesa lungo la pista da sci è ovviamente rapida e un bel sole caldo mi accoglie nei pressi del confine delle due province.
Alle 10.20 sono di ritorno a Monesi mentre il cielo, nel frattempo, si prepara per l'arrivo dell'ennesima perturbazione.
1 dicembre 2012 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Gita particolarmente azzeccata: le previsioni non erano certo incoraggianti ma mi sono fidato delle mie (limitatissime) conoscenze meteo e sono andato a colpo sicuro a Monesi per una bella ciaspolata sul Saccarello.
Oggi infatti c’era la classica configurazione meteorologica da vortice di bassa pressione centrato sul Tirreno: nel loro moto ciclonico (antiorario) le correnti risalgono l’Adriatico caricandosi di umidità, entrano nella Valle del Po colmandola come un lago e, quando piegano a sud-ovest, si schiacciano contro la diga delle Alpi (dal Monviso a Cadibona) e degli Appennini; nel valicarla rilasciano umidità sui versanti padani (nuvole basse, pioviggine e nevicate) per poi precipitare come una cascata lungo i versanti meridionali con venti impetuosi di nord-est. La dorsale alpina-appenninica si presenta quindi incappucciata con il classico cappello di nubi (che sembra panna montata) mentre a sud il cielo è sostanzialmente pulito. In questi casi, le montagne meridionali dell’alta Val Tanaro, dal Saccarello all’Armetta, pur facendo parte dalla catena alpina principale, risultano protette dalla ben più imponente dorsale Marguareis-Antoroto; il Galero non beneficia di questa protezione perche’ davanti a sè ha soltanto la conca di Garessio (dove il Tanaro curva di novanta gradi) così che le nubi basse risalenti da Ceva vanno proprio a cozzarvi contro. I modelli matematici non tengono conto di questa particolare caratteristica orografica e infatti, su tutti i siti meteo, il tempo previsto per Monesi era identico a quello previsto per Limone o per Pratonevoso: con la differenza che mentre là la nebbia si tagliava con il coltello, qui a Monesi il cielo era azzurro e splendeva un bellissimo sole.
Sono partito tardi (9.35) dal piazzale della seggiovia e sono salito lungo la strada innevata fino al cartello che segna il confine tra le province di Imperia e di Cuneo. Da qui in avanti ho seguito la traccia provvidenziale di due scialpinisti che mi ha risparmiato gran parte della fatica.
Il paesaggio è splendido: un mare di neve soffice e farinosa scintilla sotto i raggi del sole.
Al Redentore l’aria è gelida e tagliente. Al riparo del grande basamento in pietra indosso i guanti, la giacca a vento col cappuccio e metto una fascia di pile davanti alla bocca.
A mezzogiorno sono in vetta: il grande cippo bianco, innalzato nel 1891, fu posto a ricordo di una pattuglia di alpini travolti da una valanga.
Dopo essere tornato al Redentore, ho proseguito in cresta fin quasi alla stazione di arrivo della storica seggiovia (oggi Rifugio privato “La Terza”). Qui ho abbandonato il crinale e ho iniziato una fantastica discesa su un autentico mare di neve.
Al cartello di confine delle due province ho chiuso l’anello e alle 13.30 ho fatto ritorno a Monesi: la ciaspolata di oggi merita proprio un bel dieci.
24 maggio 2012 - M. FRONTE' da Monesi
Stefano
Veloce escursione mattutina nella bella conca di Monesi in una giornata calda e soleggiata.
Partito alle 7.30 dalla stazione della seggiovia sono salito alla Margheria Panizzi per poi imboccare il vallone che conduce al Passo di Garlenda. Accompagnato dai fischi delle marmotte ho raggiunto il crinale di spartiacque, dopodichè ho svoltato a destra in direzione del Frontè.
Con una breve salita sul filo della cresta sono arrivato sulla cima del Monte Frontè (ore 9.05). Bello il panorama dalla vetta con il Saccarello in primo piano e le Alpi Marittime sullo sfondo.
La statua in marmo della Madonna, spezzata in due da un fulmine alcuni anni fa, è stata aggiustata e ricollocata al proprio posto.
Al ritorno, dopo essere sceso al Passo di Garlenda, ho proseguito lungo la dorsale fino al Rifugio Sanremo. Poi ho svoltato a destra e sono sceso giù attraverso splendide e verdissime praterie, tra gli sguardi vigili e le corse affannate delle marmotte.
Alle 10.30, sotto un bel sole caldo, ho fatto ritorno a Monesi.
18 marzo 2011 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Giornata di tempo splendido: cielo terso, temperatura primaverile e tanta neve. Ideale per una bella ciaspolata.
Sono partito da Monesi alle 8.30 e, dopo il primo tratto sulla pista da sci, ho deviato a sinistra per la Margheria Panizzi e ho imboccato il vallone che sale al Rifugio Sanremo.
Grazie alla notte stellata la neve era bella dura e la salita non è stata faticosa.
Dal Rifugio Sanremo mi sono diretto verso il Redentore facendo attenzione ai buchi nella neve che in questo tratto di crinale sono particolarmente insidiosi.
Alle 11 sono arrivato in vetta al Saccarello.
Al ritorno ho raggiunto la pista dello skilift “Plateau” e l’ho seguita in discesa fino al cartello di confine tra le provincie di Cuneo ed Imperia dove ho incontrato un nutrito gruppo di ciaspolatori.
Gli addetti agli impianti non hanno avuto nulla da ridire sul fatto che procedessimo con le ciaspole sulle piste battute: mi auguro che in futuro la stessa libertà la si possa trovare anche a Santo Stefano d’Aveto.
Nel frattempo la neve aveva completamente mollato ma sulla pista battuta si camminava ancora bene.
Infine, seguendo la strada militare (in inverno pista di rientro), sono tornato alla macchina (ore 12.30).
18
aprile 2010 - M. SACCARELLO da Monesi
Stefano
Partito
da Vara sotto una fredda pioggia battente ho trovato a Monesi un tempo
discreto: squarci di sereno alternati a nebbie ed innocui nuvoloni.
Niente freddo e niente vento.
Ancora tanta neve sopra i 1600 metri.
Sono partito alle 8.40 dalla partenza della seggiovia e dopo pochi
minuti di cammino ho infilato le ciaspole.
Velocissima salita al rifugio Sanremo (1 ora) passando per malga Panizzi
e il vallone Sanremo.
In quota c’erano tre dita di neve fresca.
Dal rifugio, seguendo il crinale, ho proseguito per il Redentore e
per il monte Saccarello.
Alle 10.40 sono giunto in vetta.
Tempo sempre discreto con ampi spazi di azzurro e con nuvole e nebbie
in continuo movimento.
Discesa altrettanto veloce, passando nuovamente per il Redentore e
seguendo poi la pista da sci.
Ritorno a Monesi per le 11.50.
27
dicembre 2009 - M. SACCARELLO da Monesi
Gianni
Stefano e Franca
Abbiamo
approfittato dell'unica bella giornata di questo periodo festivo per
salire al Saccarello. Questa mattina, dopo un inizio con cielo parzialmente
coperto, è arrivato un bel sole che è durato per il
resto della giornata. Anche la temperatura non è stata rigida.
A Monesi non c'era neve, solo ghiaccio, tanto che ci ha creato qualche
problema quando siamo partiti dal piazzale del parcheggio (alle 9,45).
Alla partenza dello skilift abbiamo calzato i ramponi che abbiamo
tenuto tutto il giorno perchè la neve era dura e le pendenze
elevate. Abbiamo seguito un canalino e poi una dorsale che ci ha portato,
dopo una lunga salita, alla stazione di arrivo dello skilift e alla
grande statua del Redentore (ore 12,20). Proseguendo lungo il crinale
siamo arrivati in vetta al Saccarello alle 12,50. Bello il panorama
sulle Alpi Marittime e Liguri. La Corsica si poteva vedere molto bene,
apparentemente alta sull'orizzonte. Dopo una brevissima sosta siamo
scesi seguendo un altro canalino - a sinistra, scendendo, rispetto
a quello di salita. Verso il basso l'abbiamo abbandonato perchè
l'acqua che scorre sotto la neve ha formato dei buchi e, tenendoci
sulla destra, abbiamo raggiunto la strada che passa sopra la stazione
di partenza dello skilift. Breve sosta tra i larici sopra Monesi e
ritorno alla macchina alle 15,30.
24 ottobre 2009 - M. FRONTE' dal Colle San Bernardo di Mendatica
Stefano
e Chiara
Partiti
dal Colle San Bernardo di Mendatica alle 9.45. Tempo splendido e niente
freddo.
Siamo saliti lungo il crinale boscoso per poi deviare sul versante
nord fino ai pascoli della margheria Garlenda. Davanti a noi le Alpi
Liguri con le cime innevate.
Dalla malga abbiamo riguadagnato il crinale poco sotto la cima dell’Omo
dell’Alpetta. Il versante sud si presenta ripido e prativo,
quello nord ricoperto di larici.
Qui la Chiara si è fermata perchè stava poco bene. Io
ho proseguito velocemente lungo il crinale giungendo in breve sulla
vetta del Frontè (ore 12.30). Bellissimo panorama verso le
Alpi Marittime bianche di neve, verso le Alpi Liguri e verso il mare.
Bella visuale su tutta la conca di Monesi.
Veloce discesa e ritorno alla macchina intorno alle 14.45.