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11 agosto 2022 Giovarello dai Prati di San Geminiano (Piandelagotti)
6 agosto 2022 Rifugio Cesare Battisti da Civago
4 agosto 2021 Rifugio Segheria dell’Abetina Reale da Civago
24 agosto 2014 Rifugio Cesare Battisti da Civago
1 agosto 2011 Lago Bargetana e Rifugio Cesare Battisti da Civago
26 luglio 2011 Prado da Civago
29 luglio 2008 Prado da Civago
30 giugno 2008 Lago Bargetana da Civago
5 agosto 2004 Prado da Civago
30 maggio 1993 Prado da Casone di Profecchia
23 luglio 1990 Prado da Civago
21 luglio 1989 Prado dal Passo delle Radici
26 agosto 1988 Prado da Civago

11 agosto 2022 - M. GIOVARELLO dai Prati di San Geminiano (Piandelagotti)

Stefano, Chiara, Alessandro

Ultimo giorno di vacanza e ultima gita al Monte Giovarello, cuspide erbosa che svetta a est del Passo delle Forbici e che incombe su Civago col suo scosceso versante nord ricoperto da una fittissima faggeta.
La partenza è presso la Capanna Rifugio Boscoreale (m. 1418, ore 9.10) sopra Piandelagotti: qui in inverno funziona un centro di sci di fondo molto ben organizzato. In pochi minuti saliamo ai soprastanti Prati di San Geminiano (m. 1450) dove imbocchiamo sulla destra lo stradello forestale (segnavia 591) che conduce alle Maccherie (m. 1540), pittoresca e vasta torbiera a cui margini sorge un grazioso rifugetto. Poco più avanti il bosco lascia spazio alle praterie e per sentiero guadagniamo l’intaglio del Passo Giovarello (m. 1660, ore 11) sullo spartiacque tra il Modenese e la Garfagnana, con le Apuane proprio di fronte a noi.
Chiara e Alessandro si fermano a mangiare mentre io raggiungo per cresta la vetta del Monte Giovarello (m. 1760, ore 11.20). Bellissimo è il panorama sull’anfiteatro naturale dell’alta Val Dolo ammantata dalla foresta dell’Abetina Reale e raccolta tra gli speroni del Prado a sud, la Lama Lite a ovest, e l’Alpe di Vallestrina e il Ravino a nord; e bellissima è anche la giornata con il cielo limpido e con una leggera tramontana che mantiene fresca l’aria.
Per il ritorno decidiamo di compiere un anello e prendiamo il sentiero di crinale 00-GEA: con un lungo saliscendi tocchiamo dapprima Cima La Nuda (m. 1708) e, molto più avanti, l’Alpicella delle Radici (m. 1682). Poco prima del Passo delle Radici abbandoniamo lo 00-GEA e svoltiamo a sinistra sul 593 che scende immerso nella faggeta riportandoci ai Prati di San Geminiano e alla Capanna Rifugio Boscoreale (ore 13). Con quest’ultima gita concludiamo così la nostra settimana a Civago che, nonostante il meteo ballerino, si è svolta e si è conclusa nel migliore dei modi.


6 agosto 2022 - RIFUGIO CESARE BATTISTI da Civago

Stefano, Chiara, Alessandro

Settimana di vacanza a Civago nell’Appennino Tosco-Emiliano (Villa Minozzo - RE), ai margini dei boschi secolari dell’Abetina Reale e ai piedi dell’imponente catena del Cusna. Anche quest’anno torniamo quassù per rivedere Calizzo e la casa dei miei nonni, dove durante la guerra è nata mia mamma e dove in gioventù ho passato tante belle estati. All’Albergo Val Dolo di Civago ci trattano benissimo e anche il tempo, inizialmente imbronciato e a tratti piovoso, migliora progressivamente regalandoci fresche e ventilate giornate di sole e la fine del grande caldo.
La prima gita la facciamo nell’Abetina Reale, a due passi dall’albergo. Partiamo dalle ultime case di Civago (m. 1046) alle 8.30 sotto un bel cielo azzurro ma già con i primi batuffoli di nubi indicatori di un probabile peggioramento. Seguiamo il sentiero 605A che passa per il Rifugio San Leonardo (m. 1240) e che risale per un buon tratto la sponda destra del Dolo tra abeti bianchi e faggi secolari e maestosi.
Al Rifugio Segheria (m. 1410, ore 10.45) Chiara e Alessandro si fermano mentre io proseguo veloce per il Rifugio Battisti tra il borbottare dei primi tuoni di un temporale ancora lontano. All’uscita del bosco poco sotto il Passo di Lama Lite (variante 605C) cadono le prime gocce di pioggia ma il tempo sembra reggere.
Alle 11.35 raggiungo il Rifugio Cesare Battisti (m. 1761) che non vedevo da undici anni, e dopo mezz’ora sono già di ritorno da Chiara e Alessandro mentre il sole fa nuovamente capolino tra i nuvoloni.
Decidiamo così di pranzare all’aperto e facciamo appena in tempo a consumare tre bei piatti di pastasciutta che si scatena il nubifragio: fulmini, saette e fuggi fuggi generale! Mentre tutti danno l’assalto al rifugio, noi troviamo riparo in una legnaia un po’ defilata: nessuno l’ha notata e così ci stiamo larghi e comodi per tutta la durata del temporale. Fortunatamente alle 13.15 smette di piovere e così possiamo prendere la via del ritorno.
In discesa seguiamo il sentiero 605 che tiene sempre la sinistra del Dolo e che risulta leggermente più breve e diretto della variante 605A percorsa all’andata. L’avventura è piaciuta molto ad Alessandro e anche la gita è stata molto bella.


4 agosto 2021 - RIFUGIO SEGHERIA DELL’ABETINA REALE da Civago

Stefano, Chiara, Alessandro

Settimana di vacanza nell’Appennino Reggiano a Civago in alta Val Dolo (Villa Minozzo - RE), ai margini dei boschi secolari dell’Abetina Reale e ai piedi dell’imponente catena del Monte Cusna. Siamo così tornati dopo dieci anni esatti a rivedere Calizzo e la nostra casetta dove, nell’ultimo inverno di guerra, tra le scorribande dei tedeschi, è nata mia mamma.
Nulla è cambiato nel minuscolo paesino: qualche casa è stata ristrutturata e anche la nostra è apparentemente in ordine; solamente non conosco quasi più nessuno. Questa volta non ce la siamo sentita di dedicare un’intera giornata alle pulizie e abbiamo preferito soggiornare in albergo. Il “Val Dolo” di Civago, a 14 km da Calizzo, si è rivelata una scelta azzeccata: curato e pulitissimo, da poco rinnovato, con cibo ottimo e vario.
Il tempo, inizialmente incerto, è andato via via migliorando anche se non è mai diventato bellissimo. Comunque siamo riusciti ugualmente a fare tre gite, sfruttando in due occasioni le seggiovie di Febbio sulle quali ero salito per l’ultima volta nel lontanissimo 1983: quasi quarant’anni fa!
Per la prima escursione ho scelto una “classica” di Civago: il Rifugio Segheria dell’Abetina Reale, un bosco misto di faggio e abete bianco che copre il lato destro dell’alta Valle del Dolo.
Partiamo dalle ultime case di Civago (m. 1046) con cielo coperto e tra folate di vento fredde e fastidiose. In salita percorriamo il sentiero 605A che passa per il Rifugio San Leonardo (m. 1240) e che risale per un buon tratto la sponda destra del Dolo tra alberi secolari e maestosi.
Al Rifugio Segheria (m. 1410), dove pranziamo, il meteo si addolcisce, cala il vento e spunta anche un pallido sole.
In discesa seguiamo il più diretto sentiero 605 (che si mantiene quasi per intero sul versante sinistro della valle) mentre il sole si fa spazio tra le nuvole e cerca di conquistare il cielo.
Alessandro si è comportato molto bene, divertendosi ad attraversare i numerosi ponticelli di legno e camminando spedito senza mai un lamento.


24 agosto 2014 - RIFUGIO CESARE BATTISTI da Civago

Gianni, Franca

Sono tornata a fare visita al mio paese, nel cuore dell’alto Appennino Reggiano.
Per prima cosa ho desiderato rivedere la casa, che ho trovato aperta, pulita e accogliente grazie a mio fratello che mi aspettava. Una casa lillipuziana dove tutto è a misura di gente piccola di statura che non aveva bisogno di chinarsi per salire le scale né prendeva continuamente zuccate nelle travi del soffitto.
Subito dopo ho desiderato rivedere i miei monti.
Alle 8,20 lasciamo la macchina alle Case di Civago (m. 1046). Il torrente Dolo trascina con sé una corrente di aria fredda e umida che ci fa indossare il pile pesante che avevamo pensato di lasciare nel bagagliaio. Ancora prima di arrivare alle Case di Civago avevamo notato gente in maglietta e calzoncini che si preparava per una corsa. Ora troviamo nastri bianchi e rossi appesi agli alberi e le bandierine del Trial delle Forbici. Se c’è qualcosa e qualcuno per cui Gianni prova invidia è la corsa in montagna e chi la pratica. Vivesse un’altra volta ci proverebbe. Per ora si accontenta di salire adagio, zaino in spalla e berretto di lana sul largo e comodo sentiero che risale la valle del Dolo e che è un tratto dell’antica Via delle Forbici che collegava Reggio a Lucca.
Questa imponente foresta di abeti bianchi secolari e di faggi, racchiusa nella conca tra il Passo delle Forbici e il Passo di Lama Lite, sul confine tra la Toscana e l’Emilia, era un tempo feudo dei Canossa e nel XV secolo fu ceduta al Duca d’Este che la sfruttò per il taglio del legname. Da qui il nome Abetina Reale.
Al bivio per il Rifugio San Leonardo tiriamo dritto perchè la variante 605A che passa vicino al fiume sarà un mare di fango.
Attraversato il primo dei ponti in legno sul Dolo troviamo uno strano “tornello” (un vecchio e monco tronco di abete denudato dalla corteccia con i rami pitturati che si allargano tristemente a ventaglio) e un cartello ci spiega che serve per far entrare le persone, una alla volta, nello “spirito” dell’Abetina Reale. Poco più in alto un altro cartello e una poesia. Boh? Che sarà?
Intanto arriva un corridore, senza pettorale. E’ l’apripista che Gianni interroga per sapere della marcia: i 200 concorrenti sono partiti alle 9 e mezzo e prima di arrivare dove siamo noi faranno un lungo giro per cui li incontreremo parecchio più su.
Il secondo ponte in legno è ricoperto da uno spesso strato di fango, segno che il fiume, in una delle sue tante piene, lo ha scavalcato e sommerso.
Man mano saliamo incontriamo altre opere organizzate da Arteumanza che quest’anno si è sbizzarrita nell’Abetina Reale, qualcuna simpatica come la Biblioteca Regale che contiene davvero qualche volume e qualcuna inquietante come gli stracci bianchi e chiazzati di rosso che avrebbero l’intenzione di essere un Monumento alle vittime dell’umanità. Ma tutto questo l’ho saputo dopo, interrogando Internet, perché sul momento davvero non ci ho capito nulla.
Alle 10 arriviamo al rifugio Casa del Custode, inaugurato nel 2011 per affiancarsi all’attiguo rifugio Segheria col quale forma un unico complesso.  Al rifugio Segheria (m. 1410), che prende il nome dall’antica segheria costruita nel XV secolo e rimasta in funzione fino alla fine degli anni sessanta, è stato allestito un posto di ristoro ed è parcheggiata un’ambulanza a disposizione della marcia.
Il sentiero 605 continua e in un tratto è ancora perfettamente lastricato come in passato doveva essere tutta la via delle Forbici, risale il bosco con pendenza regolare e sbuca in una bella prateria. E’ qui che accanto a noi sfrecciano i primi corridori impegnati nell’ultima salita prima del Passo di Lama Lite (m. 1771).
I primi cinque o sei salgono velocissimi, poi a intervalli arrivano gli altri. Raggiungeranno il Rifugio Battisti e infine torneranno a Civago dopo 25 chilometri di corsa.
Al Passo di Lama Lite grossi nuvoloni scuri minacciano di coprire il Cusna che per il momento si staglia nitido nel cielo azzurro. Il Prado è sopra di noi e sembra vicinissimo da raggiungere anche se la via normale in realtà fa un lungo giro. Il sentiero che seguiamo per il rifugio è quello che i corridori fanno al ritorno e così succede che appena ne scorgiamo uno che sta arrivando saltiamo a lato per non ostacolarlo.
Eccoci al Cesare Battisti (m. 1761), meta della nostra gita, una bella casa di pietra grigia con le imposte bianche e rosse e un piccolo piazzale con tavoli e panche. La sosta è brevissima e alle 11 e 30 risaliamo al passo per scattare qualche foto, incalzati dalle nuvole che viaggiano veloci: il Cusna che fa capolino dietro alla mole tondeggiante della Piella, l’Alpe di Vallestrina e il Ravino, il sentiero che sale al Passone e un primo piano sulla cresta del Cusna.  
Tutto è tranquillo ma tra poco su quella cresta ci sarà un gravissimo incidente e un escursionista perderà la vita, tradito da un sentiero facile ma esposto che aveva percorso tante volte. Noi non ci accorgiamo di niente e non vediamo né sentiamo l’elicottero dei soccorsi perché dopo aver scattato una foto al Prado e alla bandiera scendiamo sulla prateria e rientriamo nel bosco.
I concorrenti continuano a salire e l’ultimo ha un distacco dai primi di almeno due ore. Duecento corridori e duecento “buongiorno” contraccambiati.
All’una siamo di ritorno alla Segheria dove parecchi escursionisti stanno pranzando sui tavoli sistemati all’aperto. Il cielo è velato e qualche refolo di vento fresco mi fa rabbrividire. Ci uniamo a loro giusto il tempo per mangiare un panino e una fetta di torta al cioccolato che è la specialità del rifugio poi riprendiamo il cammino verso Civago. Ma con una variante: la visita al Rifugio San Leonardo (m. 1240), aperto da pochi anni sui ruderi dell’antico ospizio medievale che una volta dava rifugio ai viandanti che percorrevano la via delle Forbici per andare in Lucchesia.
Terminiamo la nostra prima e bella gita di questo breve soggiorno alle tre del pomeriggio con 14,5 chilometri percorsi e un dislivello di quasi 900 metri.


1 agosto 2011 - Lago Bargetana e Rifugio Cesare Battisti da Civago

Stefano, Chiara

Io e Chiara abbiamo trascorso una piacevole settimana nella casa di Calizzo (Villa Minozzo - RE) e ne abbiamo approfittato per compiere alcune escursioni sulle belle montagne della zona.
Per la prima gita abbiamo scelto una "classica" dell'Appennino Reggiano: il Rifugio Cesare Battisti passando per l'Abetina Reale.
Siamo partiti alle 7.30 dalle ultime case di Civago ed abbiamo seguito il sentiero 605 che si inoltra nella Valle del Dolo. In poco più di un'ora di cammino abbiamo raggiunto il Rifugio Segheria situato nel cuore dell'Abetina Reale.
Quest'ultima riveste l'alto bacino del Dolo ed è composta in prevalenza da faggi e abeti bianchi. Sfruttata per quattro secoli dal Ducato di Modena, con la nascita del Regno d'Italia venne ceduta a privati che continuarono ad utilizzarla per il taglio. Da trent'anni fa parte del demanio regionale e dal 2001 si trova all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Sopra la foresta si innalza il Monte Prado che, con i suoi 2054 mt, è la montagna più alta della Toscana.
Lasciato il Rifugio Segheria siamo saliti all'ombra di questo magnifico bosco fino ad uscire allo scoperto poco sotto il Passo di Lama Lite (che separa la Valle del Dolo da quella dell'Ozola). Sopra di noi incombe lo Sprone di Monte Prado che costituisce l'anticima orientale del suddetto monte.
Alle 9.50 raggiungiamo il Passo di Lama Lite. Il Cusna appare imbronciato: per il momento fa da barriera alle nebbie e ai nuvoloni che stanno risalendo dal versante reggiano.
In altri venti minuti di cammino arriviamo al Lago Bargetana, piccolo specchio d'acqua situato al centro del bellissimo anfiteatro di origine glaciale del Monte Prado.
Dopo aver lasciato il Lago Bargetana ed essere tornati alla Lama Lite raggiungiamo il Rifugio Cesare Battisti, meta della nostra escursione. Nonostante siano solo le 10.45 abbiamo molta fame e ci facciamo preparare due panini giganti.
Dopodichè iniziamo la discesa verso Civago ripassando per il Rifugio Segheria.
In basso facciamo una piccola deviazione per vedere il bel Rifugio San Leonardo ricavato all'interno dell'antico Ospitale del Dolo. Il cielo comincia a brontolare e da Gazzano (bassa valle del Dolo) si avvicinano grosse nubi nere che non promettono nulla di buono.
Così acceleriamo il passo e velocemente torniamo alla macchina: appena in tempo perchè pochi secondi dopo essere saliti in auto un violento scroscio di pioggia si abbatte su Civago.


26 luglio 2011 - M. PRADO da Civago

Gianni, Franca

Tempo fotocopia di ieri: sereno al mattino poi arrivano le nuvole e più tardi anche la pioggia.
Partiamo dalle Case di Civago alle 8,05, un vento freddo che arriva dal torrente Dolo ci fa indossare il paille pesante e desiderare un paio di guanti.
Camminiamo veloci nel bosco dell'Abetina Reale e incontriamo due costruzioni. Una è il Rifugio Segheria (9,30) dove ci fermiamo a conoscere la famiglia dei nuovi gestori e assaggiare una favolosa torta al cioccolato.
Alle 9,45 riprendiamo il cammino nel bosco. Tra poco raggiungeremo Lama Lite.
Al passo (10,40) prendiamo la sterrata che scende verso il Rifugio Bargetana, svoltiamo a sinistra e costeggiamo le rive del Lago Bargetana, al centro del circo glaciale sottostante il versante nord del monte Prado.
Vicinissimo a noi il crinale del monte Cusna. Guardandolo riconosco il significato del nome che gli è stato dato: Gigante o Uomo morto. Nel profilo vedo la fronte, l'incavo dell'occhio, il naso (la cima del Cusna), il labbro, la rientranza del collo, il grande torace. Strano, non l'avevo mai notato.
Dal lago saliamo fino al crinale e svoltiamo a sinistra lungo la dorsale che porta alla cima del Prado.
In vetta (11,50) incontriamo due escursionisti. Uno dei due ci illustra in maniera tanto interessante quanto estremamente dettagliata tutte le cime, anche le minori, delle Alpi Apuane che abbiamo di fronte.
Minacciosi nuvoloni ci fanno abbandonare in tutta fretta la cima (12,15). Scendiamo e alle 13 ci fermiamo ai piedi della bandiera del Rifugio Battisti per mangiare un boccone. Io vorrei scendere al rifugio ma le prime gocce e la minaccia di temporale ci fanno rinunciare.
Torniamo a Lama Lite e proseguiamo nel bosco mentre una pioggia leggera ci accompagna.
Alle 15,50, bagnati ma non troppo, raggiungiamo la macchina.


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