17 giugno 2024 - CIMA BAUSSETTI da Valdinferno
Stefano, Roberto
Finalmente una giornata di tempo buono! Partiamo da Valdinferno di primo mattino (m. 1213, ore 6.40) e raggiungiamo le Case Mulattieri (m. 1418) dove un cane pastore dagli occhi color ghiaccio - invece di abbaiare - ci accoglie mansueto e scodinzolante. Il cielo è sereno ma l’estate non riesce proprio a ingranare e il meteo resta instabile: dobbiamo quindi affrettarci perché entro mezzogiorno le cime saranno con ogni probabilità incappucciate dalle nuvole. Un bellissimo sentiero nella faggeta ci porta nel centro del vallone sotto le balze dell’Antoroto mentre alle nostre spalle si distende a perdita d’occhio la maccaja ligure.
Alle 8.10 svalichiamo la Colla Bassa (m. 1846) e scendiamo nell’opposto versante verso l’Alpe di Perabruna dove sorge la Capanna Sociale Manolino (ex casa di caccia del Re, m. 1638). L’affascinante cornice selvaggia delle Rocce di Perabruna, ricca di pinnacoli e di torrioni, sovrasta e impreziosisce questo anfiteatro appartato e silenzioso.
Poco oltre il Manolino - ai piedi della Rocca dell’Aquila - iniziamo a risalire un valloncello tra le prime fioriture di rododendri: raggiungiamo così il soprastante ripiano dei Lamazzi disseminato di piccole pozze d’acqua. La Baussetti è ormai di fronte a noi, con la sua cresta sud che si innalza decisa dal Passo della Valletta (m. 1839). Il tempo è ancora buono ma già i primi vapori condensano nell’aria e le nuvole risalenti dalla Val Tanaro fanno capolino sullo spartiacque presso la Colla dei Termini.
Arriviamo in vetta alle 10.40 (m. 2002) con il cielo parzialmente sgombro e una visibilità discreta, appena in tempo per vedere il Pizzo d’Ormea, il Conoia e il Mongioie prima che la nebbia nasconda le cime.
Il ritorno lo effettuiamo lungo lo stesso itinerario dell’andata, con il sole che va e viene tra le nubi spinte dall’aria di mare. Dopo il Manolino ci attende la faticosa risalita fino alla Colla Bassa, e infine la discesa conclusiva nel bosco verso la borgata Mulattieri e le case di Valdinferno, dove giungiamo quando il campanile della chiesa segna le 14.10. Abbiamo camminato quasi ininterrottamente per sette ore e mezza senza incontrare anima viva, in gran parte su sentieri poco battuti, a tratti infrascati e approssimativamente segnalati, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti delle Alpi Liguri: una bellissima gita.
11 febbraio 2023 - CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Stefano, Roberto
Gita bellissima ma lunga e faticosa per l’assenza di qualsiasi traccia di sci o di ciaspole e per il manto farinoso e cedevole durante tutto il percorso di salita. L’innevamento è mediamente buono e cioè abbondante nei versanti in ombra ma piuttosto scarso e in via di scioglimento nelle zone maggiormente esposte al sole.
Posteggiamo la macchina presso la Cappella di San Rocco (m. 984, ore 8.45) a poche centinaia di metri dal borgo di Valcasotto e con le ciaspole ai piedi ci incamminiamo lungo la strada innevata che corre a lato del Rio di Moscardina. La giornata è pienamente invernale, tersa e luminosa, colorata solo dal bianco candido della neve e dall’azzurro intenso del cielo. Presso un bivio trascuriamo l’itinerario di sinistra per il Rifugio Manolino e, attraversato il corso d’acqua su di un ponticello, saliamo tra antichi castagneti fino alla solitaria borgata di Tagliante (m. 1168) posta a cavaliere di un’insellatura secondaria.
Da qui in avanti la salita si fa per noi decisamente più impegnativa: percorriamo dapprima un buon tratto in ombra su una pista forestale abbastanza pendente e successivamente procediamo a zigzag su per la dorsale dove negli ultimi anni, tra i faggi e le betulle, è cresciuta una boschina bassa e disordinata nella quale ci districhiamo a fatica.
Un sole splendente ci accoglie all’uscita del bosco mentre nel cielo si staglia il bianchissimo crestone della Baussetti. Raggiunta una dettagliata palina segnaletica, lasciamo a destra la diramazione per il Gias Valletta Piccola (che percorreremo al ritorno) e proseguiamo a mezzacosta fino all’alpeggio di Cella della Valletta (m. 1670, ore 11.45) posto in posizione panoramica alla base di un piccolo anfiteatro.
Dal gias attacchiamo con decisione il ripido pendio soprastante per sbucare sulla grande dorsale che separa la Val Casotto dal profondo solco del Corsaglia. Su questa spianata si trovano i resti (ora coperti di neve) di una ridotta a forma di stella eretta con muri a secco dalle truppe sarde durante l’aspra guerra di montagna combattuta nel 1794-95 contro i soldati francesi dell’armata d’Italia, prima che Napoleone ne assumesse il comando nel 1796.
Procediamo adesso sopra un abbacinante tappeto di neve a tratti gelata, a tratti farinosa, mentre il panettone sommitale della Baussetti si avvicina con una lentezza esasperante. Finalmente dopo quattro ore di salita siamo in vetta (m. 2002, ore 12.45). L’aria è fredda ma fortunatamente non c’è vento e il sole di febbraio comincia a far percepire il suo tepore. A sud la dorsale si restringe sensibilmente trasformandosi in una cresta affilata che precipita sul sottostante Passo della Valletta e sull’assolato ripiano dei Lamazzi.
In discesa filiamo giù rapidissimi e prima di Cima Robert deviamo a destra per cercare una nuova linea di discesa. Dal ciglio dell’anfiteatro ci lanciamo giù lungo la massima pendenza tra distese immacolate e sfolgoranti di luce, e con una picchiata entusiasmante raggiungiamo in un batter di ciglia il Gias Valletta Piccola (m. 1660).
La neve è ancora molto bella nel bosco che scende verso la sella di Tagliante mentre tra l’antico borgo e il ponticello sul Rio Moscardina il manto ha ormai ceduto di schianto: quaggiù il sole picchia forte e un po’ di zoccolo sotto le ciaspole è inevitabile. Ma ormai manca poco e alle 15.30 facciamo ritorno alla macchina stanchi nelle gambe e riposati nello spirito.
17 febbraio 2017 - CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Stefano, Roberto
Oggi bella ciaspolata con Roberto in una magnifica giornata di sole, con tanta neve e temperature miti. Durante il viaggio in auto ci lasciamo alle spalle il clima uggioso e le nubi basse che gravano sulla costa di Liguria e che si spingono fin nelle vallate dell’Oltregiogo andandosi a dissolvere prima che queste sbocchino nella pianura. Nei pressi di Montezemolo il termometro del cruscotto crolla di quasi dieci gradi; la maccaja ha finalmente lasciato il posto a un bel cielo stellato sotto il quale, alla nostra sinistra, risalta la bianca cornice delle Alpi Liguri. Dopo San Michele Mondovì imbocchiamo la provinciale di Val Casotto che percorriamo fino all’omonimo borgo posto al termine della vallata; e a poche centinaia di metri dal centro, nei pressi della Cappella di San Rocco (m. 984), posteggiamo infine la macchina.
Ciaspole ai piedi ci mettiamo in cammino (ore 7.50) lungo la strada innevata che corre a lato del Rio di Moscardina. Presso un bivio trascuriamo la diramazione di sinistra per il Rifugio Manolino e, attraversato il corso d’acqua su un ponticello, saliamo per mulattiera tra antichi castagneti fino alla solitaria borgata di Tagliante (m. 1168), posta a cavaliere di un’insellatura di una dorsale secondaria; in questo minuscolo villaggio, non raggiungibile con mezzi motorizzati durante la stagione invernale, vive un simpatico signore con il suo cane lupo.
Ieri o l’altro ieri, per tenersi in forma, ha raggiunto con le ciaspole un punto panoramico della dorsale a circa 1400 metri di quota e ora noi ne seguiamo le impronte. Terminata la traccia, e con ancora seicento metri di dislivello da coprire, la salita diventa per noi decisamente più faticosa. Un sole splendente ci accoglie all’uscita dal bosco mentre nel cielo limpido si staglia la catena dell’Antoroto. Dopo un breve traverso pianeggiante completamente in ombra (dove ci ricordiamo di essere ancora in inverno), ritorniamo al tepore del sole ormai in vista del Gias Valletta Piccola. La neve è abbondante e bellissima e l’ambiente è incantevole; come suggerisce il suo stesso nome il gias sorge alla base di un piccolo anfiteatro alle pendici orientali della Cima Robert, a circa 1650 metri di quota.
Con uno zig-zag regolare ci innalziamo su candidi pendii immacolati fino a sbucare sulla grande dorsale che delimita a occidente la Val Casotto; al di là del profondo solco del Corsaglia, appaiono le due inconfondibili gobbe della Malanotte e del Monte Moro punteggiate di larici e di abeti e coronate dal Monviso che si profila sullo sfondo.
Su questa spianata si trovano i resti (ovviamente sotto la neve) di una ridotta a forma di stella eretta con muri a secco dalle truppe del Regno di Sardegna durante l’aspra guerra di montagna combattuta nel 1794-95 contro i Francesi dell’Armèe d’Italie.
Superata la modesta Cima Robert (m. 1819), proseguiamo sul dorso del crinale sopra un abbacinante tappeto di neve rigato solo dal passaggio di qualche animale. E’ questo il tratto più duro di tutta la gita: le ciaspole affondano nella neve soffice e i grandi spazi vergini da attraversare senza punti di riferimento vicini accrescono psicologicamente la sensazione di fatica; la rampa finale che dà accesso alla vetta si avvicina poi con una lentezza esasperante. Ancora un ultimo sforzo e dopo quattro ore di salita siamo sulla Baussetti (m. 2004, ore 11.50).
A sud la dorsale si restringe trasformandosi in una cresta affilata che precipita sul sottostante Passo della Valletta e sull’assolato ripiano dei Lamazzi; completamente in ombra è invece la possente bastionata che unisce il Monte Antoroto alla Cima Ciuaiera. Il Pizzo d’Ormea è bello carico di neve e attraverso la Colla Bassa si scorge d’infilata il tappeto di nubi spinto dal “marino” che copre la Liguria e le zone adiacenti del Basso Piemonte.
In vetta si sta bene: l’aria è fresca ma il sole di febbraio comincia già a scaldare. Roberto, durante tutta la mezz’ora di sosta, resta addirittura in maniche corte (e non so come faccia) mentre io, che sono molto (ma molto) più freddoloso, indosso anche la giacca a vento.
Dal panettone sommitale filiamo giù rapidissimi; poi, prima di Cima Robert, deviamo a destra per cercare una nuova linea di discesa e ci affacciamo sul ciglio dell’anfiteatro che all’andata abbiamo risalito dalla parte opposta come testimonia il ricamo a zig-zag ben visibile da quassù. Cerchiamo quindi un punto non troppo ripido e ci lanciamo giù lungo la linea di massima pendenza in mezzo a un mare di farina. Con una picchiata entusiasmante raggiungiamo in un batter di ciglia il Gias Valletta Piccola.
La neve è ancora bella in mezzo ai faggi e alle betulle della dorsale che scende verso la sella di Tagliante. Tra le case della minuscola borgata, rasa al suolo dai soldati tedeschi nel marzo del 1944 e in parte poi ricostruita, scorrazza il cane lupo dell’unico abitante del luogo; un simpatico ed energico signore di sessantasette anni che dal 2006 vive quassù. Per ogni cosa deve recarsi giù in paese, o a piedi o con le ciaspole: quaranta minuti di marcia in discesa e qualcosa in più per la salita. Sprizza salute da tutti i pori e ci intratteniamo volentieri qualche minuto a parlare con lui.
Tra Tagliante e Valcasotto la neve ha ceduto di schianto; il sole picchia forte e la temperatura è quasi primaverile. Sprofondiamo a più riprese ma ormai manca poco e alle 15 in punto facciamo ritorno alla macchina, un po’ stanchi ma decisamente soddisfatti per la gita ben riuscita.
9 dicembre 2016 - CIMA CIUAIERA da Valdarmella
Stefano
Bella gita alle spalle di Ormea a poco più di due settimane dall’alluvione che ha colpito l’alto bacino del Tanaro. Nonostante siano ben visibili i danni arrecati dalla piena del fiume, la situazione delle strade è comunque migliore di quanto mi aspettassi. Tra Ceva e Ormea c’è un solo senso unico alternato prima di Garessio, esattamente tra Pievetta e Priola; qui il Tanaro ha asportato la massicciata della ferrovia lasciando le traversine e i binari sospesi per aria e ha danneggiato pesantemente la statale portandosi via mezza carreggiata. A Ormea non si notano grossi danni se non qualche cedimento nella piazza principale dovuto alla furia dell’acqua del Torrente Armella; la stradina che sale alla minuscola frazione di Valdarmella è invece in perfette condizioni.
Dietro la Chiesetta di San Donato (m. 1054), a lato di un ruscello, parte un’antica mulattiera lastricata (palina e segni bianco-rossi); nel primissimo tratto le pietre sono saltate via ma si cammina comunque senza problemi. Sopra le ultime case di Valdarmella entro in uno splendido castagneto che risalgo fin sul ciglio di un costone (m. 1180 circa) dove incontro un bivio; trascuro la deviazione a destra per Perondo Sottano (itinerario “Balconata di Ormea”) e proseguo a sinistra sulla bella e comoda mulattiera (segni bianco-rossi) che offre ampie vedute sulla Val d’Armella illuminata dal sole del primo mattino e sul Pizzo d’Ormea bianco di neve.
Superate le case diroccate di Perondo Soprano (m. 1370) entro nel grande Vallone del Rio Conche dominato a nord dai pittoreschi torrioni delle Panne (o Rocce di Perabruna) e dalla cima dell’Antoroto. La mulattiera, sempre ben tracciata, sale con pendenza moderata raggiungendo, a circa 1800 metri di quota, l’alpeggio dei Boari. Segue un tratto un po’ più ripido su vaghe tracce di pastori e resti di antiche Vie Marenche, finchè sbuco sulla rotabile sterrata che collega Cascine (frazione di Ormea) alla Colla dei Termini. Attraversata la strada, rimonto i ripidi pendii prativi segnati da lievi smottamenti e giungo così sull’ampia dorsale di spartiacque Tanaro-Corsaglia poco a est della Colla dei Termini.
Questi luoghi furono teatro di aspri scontri tra le truppe della Francia rivoluzionaria e l’esercito sardo. Resti di ridotte a forma di stella, realizzate con muri a secco, sono tuttora visibili su Cima Robert e Cima Baussetti (ridotte piemontesi), e su Punta dei Termini e Cima Ferrarine (ridotte francesi). Sulla Ciuaiera in particolare e sui due bricchi che dominano il Passo della Valletta erano stati installati dai Francesi dei pezzi d’artiglieria.
Nel biennio 1794-95 si era giunti a una situazione di stallo. La zona controllata dai Francesi si spingeva da Nava fin quasi a Garessio e francese era il possesso della displuviale a nord del Tanaro, cosicchè la Colla dei Termini costituiva una “prima linea”. I Piemontesi si erano fortificati invece sulle cime della Val Corsaglia e della Val Casotto che, con il Forte di Ceva, costituivano la linea difensiva a protezione del Regno. Questa situazione si protrarrà fino all'arrivo di Napoleone che, nel 1796, lanciò all’armata il celebre proclama: «Soldati! Voi siete nudi e mal nutriti. La Francia vi deve molto ma non può darvi nulla. La pazienza e il coraggio che avete dimostrato tra queste rocce sono ammirevoli ma non vi hanno dato gloria; nemmeno un’ombra ne ricade su di voi. Io vi condurrò nelle più fertili pianure della terra: province ricche, città opulente, cadranno in vostro potere. Vi troverete ricchezze, onori e gloria».
Chiudo la parentesi storica e torno alla relazione della gita. La Ciuaiera è una cima poco nota e forse ancor meno frequentata; è situata immediatamente a ovest della Cresta delle Panne (o Rocce di Perabruna) sul crinale che unisce l’Antoroto al Pizzo d’Ormea. Sulla sommità della Ciuaiera converge da nord la dorsale Alpet-Robert-Baussetti ed è pertanto un nodo orografico che separa le vallate del Tanaro, del Corsaglia e del Casotto. Vista da sud è per nulla appariscente, nel senso che non la si vede fin tanto che non si è quasi in vetta; in compenso offre una vista bellissima in tutte le direzioni. Sotto il Monviso, in primo piano, si erge la costiera che chiude a est il piccolo altipiano di Prato Nevoso, con il Colle del Prel, la Malanotte e il Monte Moro completamente asciutti. La neve è presente in buona quantità soltanto sopra i 2000-2200 metri.
Al ritorno seguo l’ampia dorsale prativa fino alla Colla dei Termini (m. 2014) dove sorge una struttura indicatrice in ferro battuto: da una parte indica Ormea e, nell’altra direzione, Frabosa. La sterrata che sale dalla Val Tanaro si spinge infatti per circa 4 km nell’opposto versante e, da lì in avanti, è possibile raggiungere il fondovalle Corsaglia (comune di Frabosa Soprana) solo ed esclusivamente per sentieri poco battuti e ancor meno segnati.
Da qui in avanti seguo lo stesso percorso dell’andata e, con una veloce discesa sotto il tiepido sole di mezzogiorno, faccio ritorno a Valdarmella dove concludo questa bella gita.
10 novembre 2015 - CIMA BAUSSETTI da Valdinferno
Stefano
Sono le 8.40 di martedi 10 novembre e a Valdinferno, 1213 metri di quota, la temperatura è di 17 gradi. Solo pochi minuti prima, nel centro di Garessio, 621 metri di quota, il termometro della macchina segnava 3 gradi: un’inversione termica impressionante, ben 14 gradi di differenza in 600 metri di dislivello, più di due gradi guadagnati ogni 100 metri di salita!
La prima cosa che faccio appena sceso dall’auto è spogliarmi: fa talmente caldo che rimango in maglietta della pelle. Il sole è già alto quando mi incammino su per la stradina in cemento che porta alla borgata Mulattieri. Sono finiti i tempi (eroici) di quando partivo alle 6 di mattina alla volta del Matto, dell’Argentera o del Tenibres e poi magari, al ritorno a casa, facevo ancora un giretto in bici.
Alle Case Mulattieri (m. 1418) trascuro la deviazione per il Rifugio Savona e proseguo a sinistra sull’antica mulattiera che, con un lungo mezzacosta reso fastidioso dall’attraversamento di numerosi ruscelli, si porta al centro del vallone.
A Napoleone viene attribuita la denominazione di quella che in origine si chiamava Valle Ombrosa: “Questa non è una valle ombrosa, è una valle d’inferno”, avrebbe esclamato il Grande Corso conducendo le sue truppe verso il valico della Colla Bassa (fonte: “Guida invernale e alpinistica delle Alpi Liguri”).
Presso i ruderi di una vecchia cascina immersa nella faggeta abbandono la mulattiera che conduce ai Prati sopra le Balze e imbocco a destra il sentiero per la Colla Bassa (palina e segni bianco-rossi). Nella prima parte di salita si alternano zone boscose a piccole radure dalle quali si scorge il Monte Grosso. Poi si percorre, tra prati e detriti, una piccola valletta ai piedi della bastionata orientale dell’Antoroto e in breve si raggiunge la Colla Bassa (m. 1846) sullo spartiacque Tanaro-Casotto. Qui spira una leggerissima brezza, piacevolmente tiepida, che asciuga il sudore di dosso e ritempra il fisico.
Dal colle scendo ripidamente sul versante di Val Casotto (segni bianco-rossi) fino alla conca pascoliva dell’Alpe di Perabruna al margine della quale sorge il Rifugio Manolino (m. 1638), ex casa di caccia di Re Vittorio Emanuele II.
Dal rifugio proseguo in leggera salita e, superata una piccola chiesetta, mi porto sul fondo di un valloncello alle pendici nord-orientali della Cima Ciuaiera dove incontro un’antica stalla in pietra. Il sentiero sale con numerose svolte all’ombra della Ciuaiera (vecchie tacche arancioni ormai sbiadite) per sbucare infine sul vasto e assolato ripiano dei Lamazzi dove, tra i prati ormai ingialliti, si raccolgono pittoresche pozze d’acqua: da questa prospettiva la Baussetti appare elegante e slanciata. Abbandono il sentiero diretto alla Colla dei Termini e mi porto ai piedi della cresta sud della Baussetti (Passo della Valletta, spartiacque Casotto-Corsaglia, m. 1838).
Un’esile traccia rimonta la cresta, affacciandosi ora sul versante del Corsaglia, ora su quello del Casotto. In alto, un muretto a secco sormontato da un ometto in pietra annuncia la fine della salita.
Dalla croce di vetta (m. 2004), posta al margine settentrionale della sommità, si gode un vastissimo panorama. A differenza della cresta sud, la dorsale che digrada verso nord è dolce e molto ampia: dopo il Colle della Navonera risale ancora fino alla cima dell’Alpet per poi scendere definitivamente verso la pianura. Sullo sfondo, sopra il Colle del Prel e la Malanotte, si staglia nitida la piramide del Monviso mentre a occidente il campo visivo si infrange sull’imponente mole calcarea del Mongioie.
Durante la campagna d’Italia del 1796-1797, l’esercito napoleonico aveva qui una postazione d’artiglieria: le sagome di un soldato francese e di un cannone, posizionate sopra i resti autentici di un antico parapetto, ricordano il fatto storico. Poco più in basso, nei pressi di Cima Robert, si trovano i resti di un campo trincerato e la zona è nota ancora oggi come “L’Accampamento”.
Al ritorno seguo fedelmente lo stesso itinerario dell’andata e con una veloce discesa mi riporto in breve all’Alpe di Perabruna. In alto, tra il Grosso e l’Antoroto, si apre la Colla Bassa che dovrò riattraversare per scendere su Valdinferno. La salita è breve ma ripida: l’affronto tutta d’un fiato e giungo in cima con il cuore in gola.
Alla Colla Bassa mi volto per un’ultima occhiata alla Baussetti. Già le prime ombre del pomeriggio si allungano veloci verso il Manolino mentre Valdinferno, adagiata sui prati sotto la Costa Bruciata e magnificamente esposta a mezzogiorno, ha ancora il sole in fronte. Alle 14 in punto faccio ritorno alla macchina concludendo così una bella gita che, per le straordinarie e difficilmente ripetibili condizioni meteo, rimarrà a lungo impressa nella mia memoria.
10 maggio 2015 - CIMA CIUAIERA da Valdarmella
Stefano
Con un bambino di due mesi, la mia attività escursionistica ha subito inevitabilmente un drastico ridimensionamento. Comunque, a un mese di distanza dalla ciaspolata alla Gardiola, eccomi di nuovo in gita in una zona che ancora non conosco.
Presso la piazza di Ormea abbandono la strada nazionale del Col di Nava per imboccare sulla destra una stradina stretta e tortuosa che si insinua in una valle appartata, dove il tempo sembra essersi fermato e dove, tra i castagneti e gli antichi terrazzamenti, spuntano d’improvviso vecchie cascine diroccate e minuscole borgate; se si alzano gli occhi al di sopra della fascia boscosa, si intravedono grandi pascoli ripidi e verdissimi, solcati in più punti da marcati canaloni che ricordano un po’ gli “schiocchi” dell’Appennino Reggiano; in alto resistono ancora grossi nevai ormai in rapido scioglimento: è questa la Val d’Armella, profondamente incassata tra la Costa Valcaira e la dorsale tra il Pizzo e la Colla dei Termini, e che ha il suo sbocco sul Tanaro proprio in corrispondenza di Ormea.
Presso le case di Valdarmella termina la strada asfaltata: posteggio la macchina nel piccolo spiazzo dietro la chiesetta dedicata a San Donato (m. 1054) e mi metto in cammino.
Oggi ho deciso di andare sulla Ciuaiera (m. 2172), una cima poco nota e poco frequentata che io ancora non conosco; è situata immediatamente a ovest della Cresta delle Panne (o Rocce di Perabruna) sul crinale che unisce l’Antoroto al Pizzo d’Ormea; sulla sommità della Ciuaiera converge da nord la dorsale Alpet-Robert-Baussetti ed è pertanto un nodo orografico che separa le vallate del Tanaro, del Corsaglia e del Casotto; vista da sud è per nulla appariscente, nel senso che non la si vede fin tanto che non si è quasi in vetta, ma offre in compenso una vista bellissima in tutte le direzioni.
La prima parte di salita si svolge lungo un’ampia mulattiera perfettamente conservata che attraversa inizialmente uno splendido castagneto: questo tratto di percorso è in comune con l’itinerario “Balconata di Ormea”.
Raggiunto il ciglio di un costone (m. 1180 circa) si incontra un bivio: si trascura sulla destra il tracciato della Balconata che scende a Perondo Sottano e si prosegue a sinistra sulla vecchia mulattiera che s’innalza tra radi larici con pendenza regolare e con vedute via via più ampie verso il Pizzo d’Ormea.
Superate le case diroccate di Perondo Soprano (m. 1370), si procede in piano fino a entrare nel grande Vallone del Rio Conche, dominato a nord dall’imponente mole dell’Antoroto e dai pittoreschi torrioni delle Panne. Oltrepassato un abbeveratoio, la salita si fa più decisa e la mulattiera rimonta con ampi tornanti il ripido pendio prativo in direzione nord-ovest; più in alto, dopo aver incrociato un sentiero a mezzacosta (m. 1580 circa), si taglia in diagonale verso destra fino a guadagnare il ciglione che delimita il solco del Rio Conche. Da questa posizione, come in una fotografia stampata al contrario, l’Antoroto mi ricorda molto il Cusna dal lato dell’Ozola visto dalla Lama Lite.
In breve raggiungo l’alpeggio del Piano dei Boari e, dopo aver piegato a destra e aver attraversato il ruscello sopra un grosso nevaio, sbuco su un tornante della strada sterrata (m. 1795) che collega Ormea alla Colla dei Termini.
Da qui in avanti, invece di percorrere i 2 km di strada che mi separano dal passo, tiro su dritto lungo la linea retta della massima pendenza e, dopo aver incrociato nuovamente la strada, proseguo per ripidi prati fino in cima alla Ciuaiera (m. 2172).
Bello e vasto il panorama che si gode dalla vetta: a est spiccano il Grosso e l’Antoroto separati dalla marcata depressione della Colla Bassa; a ovest si distinguono il Pizzo e il Conoia e, più oltre, il Mongioie, la Brignola e il Seirasso; a nord la Ciuaiera precipita scoscesa verso il Passo della Valletta e il Ripiano dei Lamazzi dove, tra le residue lingue di neve, occhieggiano piccole pozze d’acqua; bello il colpo d’occhio sulla crestina meridionale della Baussetti e sulla displuviale Corsaglia-Casotto che procede verso nord fino al Monte Alpet.
Al ritorno, nel tratto di discesa tra la cima e la stalla dei Boari, faccio alcune varianti, dapprima per godermi gli splendidi prati che digradano verso la Colla dei Termini, poi per sfruttare un grosso nevaio che mi permette di perdere quota molto rapidamente.
Dopo il Piano dei Boari seguo fedelmente il percorso dell’andata e sotto il bel sole di maggio faccio ritorno a Valdarmella immersa nel verde rigoglioso di questa calda primavera.
Nonostante negli ultimi due mesi la mia attività escursionistica sia stata alquanto limitata (in bici invece sono sempre andato), mi sento ugualmente in buona forma: in salita ho impiegato 1 ora e 40 minuti e in discesa 1 ora e 30 minuti.
In conclusione è stata una bella gita con un itinerario vario e panoramico che, svolgendosi interamente su versanti esposti a sud, dà il meglio di se stesso in questo periodo della stagione.
14 marzo 2014 - CIMA ROBERT e CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Stefano
L’inverno è agli sgoccioli e la primavera incalza prepotentemente. Oggi è una giornata magnifica con temperature che si prospettano ben al di sopra della media. Mentre in Appennino la neve si squaglia a vista d’occhio, sulle Alpi Liguri ce n’è addirittura di più rispetto allo scorso anno in questo stesso periodo: stranezze di una stagione davvero anomala che, a seconda delle zone e dell’altitudine, ha dispensato o metri di neve o centinaia di millimetri di pioggia.
Posteggio la macchina a Valcasotto presso la Cappella di San Rocco (m. 984) e mi incammino lungo la strada innevata (quasi un metro di neve!) fino a un bivio: lasciato a sinistra l’itinerario per il Rifugio Manolino, salgo alla pittoresca e solitaria borgata di Tagliante (mt. 1168) posta a cavallo della dorsale tra la valle del Rio Moscardina e quella del Rio Tagliante. In questo minuscolo villaggio, non raggiungibile con mezzi motorizzati durante la stagione invernale, vive ancora un signore con il suo cane.
Da Tagliante seguo dapprima una pista forestale che rimonta il fianco nord-occidentale della Rocca dei Balbi; poi, riguadagnato il costone boscoso, lo risalgo fino a un poggio panoramico (m. 1550 circa). Con un traverso pianeggiante verso destra esco dal bosco alle pendici nord-orientali della Cima Robert, raggiungo il Gias Valletta Piccola e con una dura salita guadagno il gran crestone sommitale inondato da un sole accecante. Dalla parte opposta, al di là del solco del Corsaglia, si elevano le due inconfondibili gobbe della Malanotte e del Monte Moro coronate dal Monviso che si profila sullo sfondo.
Superata la modesta Cima Robert (m. 1819), non mi resta che percorrere questa grande dorsale fin sulla sommità della Baussetti. Sotto il Monte Grosso è ben visibile la bruna cicatrice di una valanga di fondo che è scesa fino a coprire la strada sterrata dell’Alpe di Perabruna: in alto, alcuni lastroni di neve si trovano tuttora in precario equilibrio.
Con un’ultima impennata raggiungo la Cima Baussetti (m. 2004) dove la croce di vetta è quasi sepolta. A sud la dorsale si trasforma in una cresta esile e affilata che precipita sul sottostante Passo della Valletta e sul ripiano dei Lamazzi; in alto si staglia la catena Antoroto-Rocce di Prabruna-Cima Ciuaiera.
Al ritorno seguo una diversa linea di discesa fino al Gias Valletta Piccola che dall’alto sembra essere appollaiato dentro una buca scavata nella neve. Poi veloce ritorno a Tagliante lungo lo stesso percorso e da qui ancora una buona mezz’oretta per arrivare fin giù alla macchina. E’ stata proprio una bella gita in quest’angolo di Alpi Liguri un po’ defilato, un po’ snobbato e di conseguenza poco frequentato.
7 settembre 2013 - CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Chiara, Stefano
Gita di fine estate in Val Casotto, la più orientale delle Valli Monregalesi. Al mattino il cielo è sereno ma una forte umidità nell’aria fa capire che le nuvole non tarderanno ad arrivare.
Posteggiata l’auto nei pressi della Cappella di San Rocco (mt. 984), poco fuori l’abitato di Valcasotto, ci mettiamo in cammino sulla strada sterrata che si inoltra nella Valcalda (o valle del Rio Moscardina). Superato il Ponte della Marmorera (mt. 1065) la strada risale dapprima il fianco sinistro orografico del vallone, poi, con più decisione, il versante destro: finchè, intorno a quota 1250, si stacca sulla destra una bella mulattiera. Dopo aver attraversato per due volte il Rio Moscardina su precari ponticelli in legno, il sentiero esce dal bosco e sbuca sul grande ripiano prativo di Pian Marlà (mt. 1442).
Ancora un breve tratto all’ombra dei faggi e, dopo due ore di cammino, raggiungiamo la conca dell’Alpe di Perabruna finendo nel bel mezzo di una nutrita mandria di mucche al pascolo. Poco sopra, incorniciato dalle suggestive Rocce di Perabruna, sorge il Rifugio Manolino (mt. 1638), ex casa di caccia di Re Vittorio Emenuele II.
Al rifugio svoltiamo a destra e raggiungiamo dapprima una chiesetta, poi un’antica stalla in pietra situata al centro di una bella conca. Qui Chiara si ferma a riposare. Io proseguo la salita in direzione ovest fino al grande ripiano dei Lamazzi (mt. 1800 circa) al cui margine settentrionale si trova il Passo della Valletta (mt. 1838), sullo spartiacque Casotto-Corsaglia.
Qui ha inizio la cresta sud della Cima Baussetti: brandelli di nebbia e occhiate di sole si alternano disordinatamente e squarci di panorama si aprono d’improvviso sulle montagne che coronano la testata della Val Corsaglia. Seguo un’esile traccia che rimonta il filo di cresta e in breve raggiungo la croce di vetta (mt. 2004).
Tornato da Chiara riprendiamo il cammino. Sotto il Manolino tantissime mucche al pascolo e tanti piccoli vitellini. Infine tranquilla discesa fino alla macchina con il sole che torna a farsi largo tra le nuvole.
2 marzo 2013 - CIMA ROBERT e CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Stefano, Andrea, Daniele
Dopo le belle ciaspolate in Val Pesio e Val Corsaglia, oggi è la volta della Val Casotto. Al mattino il tempo si presenta un po’ imburrascato, con nuvole aggrappate tenacemente ai crinali: poi fortunatamente prevarrà il sole e, nonostante il forte vento in quota, la giornata risulterà gradevolissima.
Sono partito dal cimitero di Valcasotto (mt. 984) e subito mi sono aggregato a due simpatici ragazzi della zona, Andrea e Daniele, diretti alla Baussetti: Andrea con gli sci e Daniele con le ciaspole.
Lasciato sulla sinistra l’itinerario per il Rifugio Manolino, saliamo alla pittoresca e solitaria borgata di Tagliante (mt. 1168) posta a cavaliere della dorsale tra la Valcalda (cioè la valle del Manolino) e la valletta del Rio Tagliante. In questo minuscolo villaggio, che durante la stagione invernale non è raggiungibile con mezzi motorizzati, vive un simpatico signore con il suo cane: al ritorno avremo il piacere di conoscerlo.
Da Tagliante seguiamo una pista forestale che rimonta il fianco nord-occidentale della Rocca dei Balbi. Riguadagnato il costone boscoso lo risaliamo fino a quota 1550 circa. Dopodichè traversiamo a destra, usciamo dal bosco e raggiungiamo il Gias Valletta Piccola alle pendici orientali della Cima Robert.
Il sole ha finalmente la meglio sulla nuvolaglia e un bel cielo azzurro ci rinfranca il morale e ci invoglia ancor di più a far fatica. Molto rapidamente prendiamo quota su splendide distese di neve: io e Daniele saliamo sulla destra e raggiungiamo l’ampia dorsale poco a sud di Cima Robert (mt. 1819); Andrea si tiene invece a sinistra e dovrà poi lottare con una cornice per guadagnare il ciglio del crestone.
Da qui in avanti procediamo lungo il filo della dorsale sferzati da un forte vento e alternandoci a battere la traccia. Un’ultima ripida rampa ci permette alfine di arrivare in vetta alla Baussetti (mt. 2004) la cui sommità ricorda un po’ la prora di una nave protesa verso la costiera Antoroto-Rocce di Perabruna-Ciuaiera.
Al ritorno abbandoniamo il crinale prima della Cima Robert e ci lanciamo giù verso il Gias Valletta Piccola lungo ripidi e divertenti pendii innevati. La discesa è veloce e a Tagliante, su una terrazza in legno di una baita, ci fermiamo a fare uno spuntino. Il vento è ormai cessato del tutto e il sole diffonde un piacevole tepore che profuma ormai di primavera.
Prima di scendere alle macchine ci rechiamo a salutare il signore che qui vive tutto l’anno con il suo bellissimo cane: ci accoglie molto cordialmente e si intuisce a prima vista che quassù sta benissimo. Infine riprendiamo il cammino e un po’ stanchi facciamo ritorno a Valcasotto a conclusione di una gita molto ben riuscita.
10 aprile 2011 - CIMA BAUSSETTI da Valcasotto
Stefano
Ultima ciaspolata della stagione su questa bella montagna situata tra le valli Casotto e Corsaglia.
Giornata di sole splendente e atmosfera da piena estate.
Sono partito da Valcasotto alle 7 con le ciaspole legate allo zaino.
Avrei voluto salire in macchina fin quasi alla chiesetta di San Lorenzo ma alcuni residui di neve e fango ostruivano il passaggio già al primo tornante.
Dopo la cappella di San Lorenzo ho incontrato la prima neve.
Ho proseguito lungo la pista sterrata che si tiene a mezzacosta nel bosco (a quota 1400 ho messo le ciaspole) fino ad incontrare una capanna di lamiera (Celle della Valletta).
Da qui ho risalito i pendii innevati fino a raggiungere l’ampio e panoramicissimo costone tra la Cima Robert e la Cima Baussetti.
Alle 9.30, dopo aver superato l’ultima rampa, sono arrivato in vetta.
Dalla Baussetti la vista spazia sulla vicinissima dorsale Antoroto – Rocce di Perabruna – Ciuaiera e sui più lontani Pizzo d’Ormea, Mongioie e Mondolè. Attraverso la Colla Bassa è possibile scorgere anche il mare.
Bellissima la visuale sulla sottostante Val Corsaglia che comincia a tingersi di un verde intenso mentre la neve è ormai relegata a quote superiori ai 1500 mt.
Al ritorno ho fatto una discesa velocissima lungo lo stesso itinerario di salita ed alle 11 sono arrivato alla macchina.