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Rifugio Savona e Rifugio Silvietto

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17 dicembre 2024 Grosso dalla Colla di Casotto
16 marzo 2024 Grosso dalla Colla di Casotto
16 febbraio 2022 Grosso dalla Colla di Casotto
7 marzo 2020 Grosso dalla Colla di Casotto
31 gennaio 2020 Mussiglione dalla Colla di Casotto
15 dicembre 2019 Grosso da Valdinferno
16 febbraio 2019 Antoroto da Valdinferno
22 settembre 2018 Antoroto da Valdinferno
13 marzo 2018 Giro del Grosso (e cima) dalla Colla di Casotto
5 maggio 2017 Antoroto da Valdinferno
26 marzo 2017 Grosso da Valdinferno
26 giugno 2016 Antoroto da Valdinferno (per la Colla della Suria e la cresta est)
19 marzo 2016 Berlino e Rifugio Silvietto dalla Colla di Casotto
21 febbraio 2016 Grosso da Valdinferno
20 dicembre 2015 Antoroto da Cascine (Ormea)
1 novembre 2014 Antoroto da Valdinferno
31 marzo 2014 Grosso da Valdinferno
9 gennaio 2014 Rifugio Manolino dalla Colla di Casotto
30 dicembre 2013 M. Grosso da Valdinferno
10 ottobre 2013 M. Grosso da Valdinferno
10 marzo 2013 M. Grosso da Valdinferno
16 dicembre 2012 M. Mussiglione dalla Colla di Casotto
8 dicembre 2012 M. Grosso da Valdinferno
30 settembre 2012 M. Antoroto da Valdinferno
14 giugno 2012 M. Antoroto da Valdinferno
21 aprile 2012 M. Antoroto da Valdinferno
3 marzo 2012 M. Grosso e M. Mussiglione dalla Colla di Casotto
8 dicembre 2011 M. Grosso e M. Antoroto da Valdinferno
24 marzo 2011 M. Mussiglione dalla Colla di Casotto
5 febbraio 2011 M. Grosso da Valdinferno
19 settembre 2010 M. Antoroto da Valdinferno
20 maggio 2009 M. Antoroto da Valdinferno
24 marzo 2008 M. Antoroto da Valdinferno (Stefano e Chiara, non riuscita)
15 marzo 2007 M. Antoroto da Valdinferno
28 aprile 2005 M. Antoroto da Valdinferno
10 luglio 2003 M. Antoroto da Valdinferno
28 marzo 2002 M. Antoroto da Valdinferno
19 febbraio 2000 M. Antoroto da Valdinferno
20 giugno 1999 M. Antoroto dalla Colla di Casotto
14 maggio 1998 M. Antoroto da Valdinferno
4 ottobre 1997 M. Antoroto da Valdinferno
26 marzo 1997 M. Antoroto da Valdinferno
20 ottobre 1996 M. Antoroto da Valdinferno
15 maggio 1994 M. Antoroto da Valdinferno
9 ottobre 1993 M. Antoroto da Valcasotto
18 aprile 1993 M. Antoroto da Valdinferno
26 dicembre 1992 M. Antoroto da Valdinferno (non riuscita)
8 settembre 1990 M. Antoroto da Valdinferno

17 dicembre 2024 - M. GROSSO dalla Colla di Casotto

Stefano, Roberto

Partiamo con le ciaspole ai piedi dalla Colla di Casotto (m. 1381) e risaliamo le piste (chiuse) seguendo le tracce degli scialpinisti. Sul versante nord tra le conifere del Berlino l’innevamento è discreto; il crinale tra l’arrivo della seggiovia e quello dello skilift risulta invece piuttosto spelacchiato mentre i pendii che digradano verso il Rifugio Savona sono praticamente senza neve. In ogni caso non dobbiamo mai togliere le ciaspole e sull’ultima rampa in ombra che conduce all’anticima del Grosso l’ambiente diventa finalmente invernale.
In vetta (m. 2006) niente vento, caldo anomalo e panorama suggestivo con il classico tappeto di nubi marittime adagiato sulla Liguria.
Al ritorno scendiamo per le piste da sci lato Mussiglione dove troviamo la neve più bella e più abbondante, soffice e farinosa.
Oggi siamo stati fortunati a cogliere il momento giusto perché nei prossimi giorni, una volta esauritosi l’afflusso di aria mite e umida, è previsto un moderato raffreddamento; e allora la neve che non si è sciolta si trasformerà inevitabilmente in una infida lastra gelata.


16 marzo 2024 - M. GROSSO dalla Colla di Casotto

Stefano

A pochi giorni dall’inizio della primavera è arrivata tanta neve sui monti del Cuneese, quasi a volersi scusare della sua lunga assenza durante tutto l’inverno. Oggi la giornata è magnifica e il comprensorio di Garessio 2000 può finalmente aprire i suoi impianti.
Con le ciaspole ai piedi parto dalla Colla di Casotto (m. 1381) alle 7 in punto e risalgo la pista da sci battuta dal gatto fino all’arrivo della seggiovia. Fuori dalla pista la neve è piuttosto pesante e faticosa ma certo non ci si può lamentare!
La cresta impervia e scoscesa dell’Antoroto appare non appena metto piede sulla sommità del Berlino (m. 1789). Nubi fratte e mansuete si stendono sopra il mare mentre dalla foschia del primo mattino affiora la cima del Carmo di Loano e quella più imponente e bifida del Monte Galero.
Raggiunta la spianata tra il Grosso e il Mussiglione, mi si presenta la scenografica visuale delle Rocce di Perabruna ammantate di neve come nelle annate migliori; anche le cornici dell’Antoroto ricordano quelle degli inverni più nevosi. Alle 8.45 sono sul Monte Grosso (m. 2006) accarezzato da una fresca tramontana che mantiene la neve asciutta e croccante.
In discesa seguo un percorso - per così dire - in “fuoripista”, giù per il piccolo e assolato anfiteatro che si raccoglie sotto i fianchi orientali del Mussiglione; quindi, con un breve traverso a destra, mi collego alla pista da sci dell’ultimo skilift (ormai non più funzionante) e la seguo fino alla baita del Roccassone.
Infine imbocco la stradina nel bosco che taglia in diagonale le piste da sci (oggi aperte) e che in leggera discesa mi riporta alla Colla di Casotto affollata di sciatori. Ora fa caldo e la neve inizia a mollare, ma ormai sono arrivato: alle 10 sono già alla macchina.


16 febbraio 2022 - M. GROSSO dalla Colla di Casotto

Stefano, Roberto

Finalmente siamo riusciti a fare una bella ciaspolata approfittando prontamente della nevicata di 36 ore fa, l’unica di questo inverno perché quella precedente a inizio dicembre era “tecnicamente” ancora in autunno. Nulla di eccezionale, si intende: il manto oscilla tra i 20 e i 40 centimetri; però questa mattina alla Colla di Casotto (m. 1381) si respira un’aria che finalmente “profuma” d’inverno.
Con le ciaspole ai piedi già dal parcheggio, ci mettiamo in cammino alle 8.30 seguendo la pista da sci in parte battuta dal passaggio del gatto. Ben presto la battitura termina e il procedere nella neve fresca e abbondante diviene molto gravoso; aggiungerei tormentoso nei tratti più ripidi. Con grande fatica raggiungiamo il ciglio che si affaccia sull’appartata valletta ai piedi del Monte Mussiglione e vi entriamo dentro sotto un bel sole rigenerante. Qui la neve ha già iniziato il suo processo di trasformazione e nonostante un principio di zoccolo sotto le ciaspole si cammina molto meglio. La giornata è bellissima, non fredda ma neppure troppo calda, con un filo di maestrale che tiene asciutta la neve. Affrontiamo ora un ultimo ripido pendio che ci permette di sbucare sulla selletta sud del Mussiglione. Da quassù la vista si dischiude verso le prime grandi cime delle Liguri che ci appaiono sempre molto magre di neve: al Colle del Prel sembra essere venuta solamente una semplice spruzzata.
Procediamo sulla dorsale in direzione del Monte Grosso mentre giù in basso a sinistra notiamo il “ricamo” delle nostre ciaspole risaltare distintamente nella valletta sottostante. Qui la neve risulta molto “antipatica” poiché manca completamente il fondo: a ogni passo si sprofonda o si galleggia; oppure la ciaspola cede sul lato esterno o sul quello interno. In ogni caso, con gran fatica e dopo ben 3 ore e mezza di salita, raggiungiamo finalmente la cima del Grosso (m. 2006).
La discesa sulle piste esposte a nord risulta invece divertente e rapidissima, su bella neve abbondante e farinosa. Oggi siamo riusciti a cogliere l’attimo giusto perché già nei prossimi giorni, con il previsto rialzo termico, le condizioni del manto degraderanno sicuramente; e anche se questa - ma speriamo di no - sarà stata l’ultima ciaspolata della stagione, è comunque stata una gran bella ciaspolata.



7 marzo 2020 - M. GROSSO dalla Colla di Casotto

Stefano, Roberto

Ancora qualche giorno e questa bella gita non l’avremmo potuta fare. Nella terza decade di febbraio la scintilla del contagio aveva già innescato i primi focolai e in tutta la striscia di territorio compresa tra il Milanese e la bassa piacentina l’infezione si era propagata con inarrestabile vigore. Eppure la maggior parte delle persone - noi compresi - guardava a questo malanno con un misto di preoccupazione, di diffidenza e di false certezze, e in quel primo fine settimana di marzo, complice il tempo splendido, si era riversata in massa nelle stazioni sciistiche e nelle località di mare. “Comportamento irresponsabile, dissennato, sciagurato!”, si sentenzia ora col senno di poi; ma che dire allora di quei virologi o di quegli infettivologi, massime autorità in campo medico, che parlando di semplici influenze (o addirittura di robusti raffreddori!) avevano clamorosamente sottovalutato il problema orientando in tal senso le scelte politiche e il pensiero comune? Ora gli stessi stanno ben zitti e defilati ma il danno creato dalle loro autorevoli opinioni è stato grande. E che dire poi di alcuni leader di partito? E di uno in particolare che, sul finire di febbraio, compariva nei social mentre con incosciente leggerezza scacciava i brutti presagi consumando l’aperitivo in un locale di Milano affollato di giovanissimi? Salvo poi comunicare una settimana dopo di avere contratto il virus! Pare incredibile ma è sembrata la messa in scena della narrazione manzoniana della peste di quattro secoli fa! “In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto ... Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso ... Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto”.
Chiuso il preambolo passiamo alla gita nonostante la voglia di scrivere, in queste giornate di apprensione e di avvenimenti eccezionali, sia davvero poca: mi limiterò a un sintetica relazione.
Siamo partiti alle 8.20 dalla Colla di Casotto (m. 1381) e abbiamo seguito le piste da sci fino al Gias del Roccassone (m. 1548). Poco più in alto abbiamo infilato la valletta che si raccoglie sotto i fianchi orientali del Mussiglione. Grazie alla nevicata di due giorni fa e alle temperature odierne rigidamente invernali, la neve è ottima e nei tratti non ancora scaldati dal sole si mantiene perfettamente farinosa. Rimontato un ultimo ripido pendio scavalliamo la dorsale (ore 10.15) e, dal rovescio del Mussiglione, iniziamo una bella discesa giù per la suggestiva conca di Perabruna.
Prima di raggiungerne il fondo, voltiamo decisamente a sinistra in direzione della Colla Bassa e, facilitati da una moltitudine di tracce, risaliamo con gran fatica il fianco sud-occidentale del Grosso affrontando le ultime diagonali con i ramponi.
Finalmente, dopo quasi quattro ore di cammino, raggiungiamo il cupolino del Monte Grosso (m. 2006, ore 12.10) sferzato da un vento gelido e rabbioso: per ritrovare l’inverno smarrito abbiamo dovuto aspettare l’affacciarsi della primavera! In vetta ci fermiamo soli pochi minuti, giusto il tempo di scattare due o tre foto; poi via a gambe levate per non gelare e per andare a mangiar qualcosa al riparo del casotto di arrivo del vecchio skilift “Mussiglione”. Infine tranquilla discesa passando per il Monte Berlino (m. 1789) e ritorno alla macchina alle 13.50.
Che dire? La gita è stata bellissima. Sicuramente è stata l’ultima ciaspolata di una stagione invernale partita discretamente, proseguita poi male per l’assenza di precipitazioni e per le alte temperature, e terminata in modo catastrofico con la chiusura di tutti i comprensori sciistici, con il divieto assoluto di spostarsi e - soprattutto - con l’esplosione del contagio e lo spaventoso numero dei morti. Un inverno davvero maledetto!


31 gennaio 2020 - M. MUSSIGLIONE dalla Colla di Casotto

Stefano

Giornata solare, primaverile, l’ennesima di questo non-inverno che terminerà senza essere mai cominciato: sicuramente una delle stagioni più insipide degli ultimi trent’anni, paragonabile soltanto agli squallidi inverni del 1989-90 e del 2006-07. Eppure, per paradosso, di neve in montagna ce n’è ancora parecchia e per le località sciistiche delle Alpi (ma non degli Appennini!) è questa un’annata strepitosa: piste sempre perfette e tirate, poca spesa per l’innevamento artificiale, sabati e domeniche quasi sempre con il sole e conseguentemente grande afflusso di turisti; meglio di così ... Tutto merito delle straordinarie precipitazioni autunnali che in ottobre e in novembre hanno sconquassato le nostre strade e il nostro territorio e che allora maledimmo con tutte le nostre forze. Di neve autunnale quindi si tratta: neve resistente come la malta, dal fondo compatto e ghiacciato, che si scioglierà molto lentamente garantendo una buona riserva idrica fino a tutto maggio.
Alla Colla di Casotto (m. 1381) un lembo dello sterminato lenzuolo di nubi che copre la Liguria e il Piemonte orientale tenta invano di scivolare nel Monregalese e mi costringe a prepararmi al freddo e all’umido. In compenso un’ultima residua lingua di neve si allunga fino al parcheggio consentendomi di partire già con le ciaspole ai piedi, nell’oscurità deprimente della fitta nebbia.
Pochi minuti dopo sbuco alla luce sfolgorante del sole. Le piste battute terminano all’arrivo dello skilift del Praietto; la seggiovia non funziona e da qui al Berlino si incrociano soltanto le tracce degli scialpinisti. La neve è morbida, a tratti persino farinosa, molto più bella di quanto mi aspettassi. Alle mie spalle, sul mare di nubi piatto e lucente, spunta un isolotto che non è la Gallinara ma la sommità bifida del Monte Galero.
La cresta gibbosa del Mussiglione e quella assai più ardita e severa dell’Antoroto mi appaiono non appena metto piede sulla spianata del Berlino (m. 1789). Mi appare anche la vallata del Casotto con i fianchi dell’Alpet malinconicamente spogli di neve e di colori. Invece un manto davvero consistente ammanta le gobbe arrotondate del Mussiglione, addirittura orlate da spesse cornici come nelle migliori annate. L’ultima gobba verso nord è anche la più elevata (m. 1942) ed è un panoramico balcone affacciato sul Monregalese e sulle Alpi di Mondovì che svettano sotto un cielo azzurro e cristallino. Al di la della sella di Casotto, dal Cebano fino a perdita d’occhio, è invece una distesa sterminata di nuvole.
In discesa seguo un percorso - per così dire - in “fuoripista” giù per il piccolo anfiteatro che si raccoglie sotto i fianchi orientali del Mussiglione. Qui la neve è bellissima come bellissimo è il paesaggio che mi circonda: un piccolo angolo di inverno. Con un brevissimo traverso a destra mi collego alla pista dell’ultimo skilift (quello con la curva, chiuso anche questo come la seggiovia) per imboccare infine, molto più in basso, la stradina battuta dal gatto che porta alle piste di Garessio 2000, aperte nei fine settimana.
La “primavera” e una tiepida brezza di mare mi accompagnano nell’ultimissimo tratto di faggeta fino alla macchina dove concludo questa bella ciaspolata; sperando che non sia stata già l’ultima della stagione.


15 dicembre 2019 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano, Roberto

Prima ciaspolata della stagione in Val d’Inferno con tanto sole, ottimo innevamento e temperature miti.
Ci mettiamo in cammino alle 8 in punto dall’ex Albergo “La Buona Sosta” di Valdinferno (m. 1213), appena sopra il mare di nubi che si estende sopra tutta la pianura piemontese e su buona parte dell’arco ligure. Alle Case Mulattieri (m. 1418) ci fermiamo un attimo per calzare le ciaspole.
Passiamo a lato del Rifugio Savona (m. 1528) e con un lungo traverso a mezzacosta, appena sopra il margine del bosco, ci portiamo alla base dei ripidi pendii che scendono dalle cime del Grosso. Qui la neve è abbondante e già trasformata, accarezzata da un venticello tiepido che tradisce la stagione in corso; la giornata è stupenda e sembra esplosa la primavera! Con un percorso ora un po’ più ripido raggiungiamo l’ampia dorsale di spartiacque Tanaro-Casotto presso l’arrivo dell’ormai dismesso skilift che serviva le piste alte di Garessio 2000. Qui voltiamo a sinistra e risaliamo le balze arrotondate che terminano con il cupolino sommitale del Monte Grosso (m. 2006, ore 11).
Ci togliamo anche lo sfizio di raggiungere l’affilato gendarme orientale: l’ambiente è molto suggestivo e sembrerebbe quasi di alta montagna se non fossero queste soltanto le modeste e marginali propaggini della catena alpina.
In discesa ci dirigiamo inizialmente verso il Berlino incrociando un buon numero di scialpinisti risalenti dalla Colla di Casotto; quindi tagliamo giù a destra per gli assolati pendii che conducono al Rifugio Savona dove facciamo una sosta per mangiare: si sta d’incanto.
Poi ancora un breve tratto su neve fino alla borgata Mulattieri e infine, con le ciaspole in mano, seguiamo la stradina di cemento per Valdinferno (ore 13.15) dove concludiamo questa bella gita.


16 febbraio 2019 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano, Roberto

Allo spuntar del sole (ore 7.40) ci incamminiamo da Valdinferno (m. 1213) con il proposito di rifare il bel giro dello scorso anno attraverso la Colla Bassa, l’Alpe di Perabruna e il Monte Grosso. Una lingua di neve croccante indurita dalla notte stellata ci consente di calzare le ciaspole fin dal principio e di salire alle Case Mulattieri (m. 1418) senza mai doverle togliere. Da qui in avanti l’innevamento è buono ma ancora per quanto? A parte un po’ di freddo al primo mattino, le temperature diurne sono ormai primaverili e il robusto anticiclone piantato nel cuore dell’Europa sembra ben saldo e duraturo. Per non rischiare di trovare tratti scoperti, evitiamo gli assolati terrazzamenti che conducono su al Rifugio Savona e optiamo per la classica salita nel bosco al centro del vallone, già tracciata da alcuni ciaspolatori. Dove il sole batte con minor decisione e risulta meno marcata l’escursione termica tra gelo notturno e calore diurno, il manto non si è ancora trasformato: fuori dalla traccia si sprofonda.
In vista della Colla Bassa cambio di programma: oggi niente giro del Grosso, si va all’Antoroto. Con questa neve la salita della ripida pala settentrionale non dovrebbe presentare alcuna difficoltà, anche per noi che siamo sprovvisti di piccozza. Di conseguenza alla Colla Bassa (m. 1846, ore 10) cambio di attrezzi: togliamo le ciaspole e allacciamo i ramponi mentre alle nostre spalle si accavallano i profili delle ultime propaggini alpine in una suggestiva “fuga di quinte”.
Iniziamo a salire ed è una gran fatica: se io sprofondo Roberto affonda! Tiriamo su dritti incrociando gli zigzag degli scialpinisti che si innalzano sopra le nostre teste. Ombra, piedi che diventano freddi e un po’ d’attenzione nell’ultima ripida diagonale: poi, dopo il cambio di pendenza, il gradito ritorno del sole e uno scenario da cartolina. Percorriamo infine la breve e aerea crestina orlata di neve dura e alle 11.20 mettiamo piede in vetta (m. 2144).
Il panorama è nitido verso le maggiori cime delle Liguri mentre la vista del mare ci è preclusa da un basso strato di foschia. Ringraziamo il simpatico escursionista di Calizzano, gran camminatore, per la bella foto in cui io e Roberto - ed è la prima volta! - compariamo insieme.
Per mangiare torniamo giù alla Colla Bassa e la discesa fila via veloce e tranquilla, anche nei tratti più ripidi. Dopo lo spuntino consumato sopra un grande masso scaldato dal sole e nuovamente con le ciaspole ai piedi, percorriamo a ritroso l’itinerario di salita mentre le prime ombre del pomeriggio già si allungano a coprire la parte alta del vallone. La neve è ancora bella, leggermente umida, e tale rimane fino in fondo alla faggeta; e noi ne approfittiamo per concederci divertenti “fuori pista”. Poi, con l’approssimarsi delle Case Mulattieri e con il mutare dell’esposizione, si trasforma progressivamente in un pastone molliccio strapazzato dal sole e ciò rende la parte conclusiva della nostra discesa lenta e penosa.
Alle 14.30 facciamo ritorno a Valdinferno, e se non fosse per i colori del paesaggio sembrerebbe quasi di essere a maggio. Un po’ di stanchezza generale (ma il grosso lo avvertiremo alla sera) e soddisfazione per la bella giornata sulla neve ... sperando che questa ciaspolata non sia stata l’ultima della stagione.


22 settembre 2018 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

Mezza giornata a disposizione e di conseguenza gita veloce non troppo lontano da casa. Partenza antelucana da Valdinferno (m. 1213, ore 6.50) col sorgere dell’alba che mi coglie vicino alla Borgata Mulattieri (m. 1418).
Dopo le ultime case prendo una nuova variante recentemente segnata che passa un po’ sotto il Rifugio Savona e che permette di evitare tutti i ruscelli che spesso allagano la prima parte del sentiero basso. A quota 1600 circa, dopo un bel percorso nella faggeta, la variante si ricongiunge con il classico itinerario del vallone.
La mattinata è gradevolmente tiepida e innocue velature si dispiegano a ventaglio nel cielo azzurro.
Sopra la Colla Bassa (m. 1846) seguo il tracciato alternativo (non segnato) che rimonta lo sperone settentrionale dell’Antoroto. Tutti i cespugli di rododendro che rendevano disagevole il cammino nel ripido tratto iniziale sono stati tagliati; ora questo bel sentierino è in perfette condizioni ed è a mio avviso la via migliore per raggiungere la vetta.
In cima (m. 2144, ore 8.30) niente vento e buona visibilità sopra un abbacinante tappeto di nubi che dal mare si spinge fino ai primi contrafforti della Val Tanaro.
Poi discesa tranquilla sullo stesso percorso, mentre i primi vapori già risalgono la Val d’Inferno. Ritorno alla macchina alle 10 precise, con le nubi che hanno ingrigito il cielo e che gravano sulla sobria chiesetta della minuscola borgata.


13 marzo 2018 - GIRO DEL M. GROSSO (e CIMA) dalla Colla di Casotto

Stefano, Roberto

Anche i luoghi paesaggisticamente “modesti”, per non dire “mediocri”, che sembrano essere buoni solo per una scampagnata o poco più, se conosciuti appieno nei loro angoli più appartati, riescono spesso a stupire e a offrire scenari inaspettati degni di montagne di ben altro calibro. E’ il caso della Colla di Casotto o, se si preferisce, della stazione sciistica di Garessio 2000: residence in abbandono sparsi qua e là, impianti quasi tutti fermi, un anonimo bosco di betulle che sale verso il Mindino e, dall’altra parte, faggi e un po’ di conifere che si arrampicano fin sotto il Monte Berlino; lassù in cima un grosso ripetitore e una mostruosa stazione di arrivo di una cabinovia mai funzionante i cui piloni arrugginiti, quasi per un senso di pudore e di vergogna, si sono lasciati negli anni inghiottire dal bosco.
Ed è proprio dalla Colla di Casotto (m. 1381, ore 7.15) che io e Roberto ci incamminiamo, ciaspole ai piedi, per quella che sarà una gita stupenda, molto lunga e faticosa. Una gelida tramontana ci ha tenuto compagnia per tutto il tempo che ci preparavamo fuori dalla macchina: ora, sulla pista che vien giù dal Berlino, ci ha un po’ mollato ma siamo sicuri di ritrovarla quando sbucheremo in cresta. Infatti non ci sbagliamo: in alto fa decisamente freddo ma il panorama è appagante.
Con un lungo traverso a mezzacosta sul lato della Val Casotto raggiungiamo la grande spianata tra il Grosso e il Mussiglione con vista spettacolare sulle Rocce di Perabruna. Il paesaggio è magnifico e severo e ha ben poco da invidiare a quello di vette alpine ben più blasonate.
Breve pausa sul cocuzzolo del Monte Grosso (m. 2006, ore 9.30) e poi giù in discesa verso la conca dell’Alpe di Perabruna che si raccoglie proprio ai piedi delle omonime guglie rocciose. Purtroppo in questo tratto troviamo neve brutta, dura e crostosa che quasi ci spinge a mettere i ramponi: invece, un po’ per pigrizia, un po’ aiutati da una traccia di sci, teniamo le ciaspole e facciamo bene anche se la discesa non è divertente come ci saremmo aspettati.
L'Alpe di Perabruna (m. 1600 circa) è un luogo incantevole racchiuso da ardite cuspidi rocciose e solcato da una fitta rete di ruscelli. Lo spessore del manto è ragguardevole, quasi a farsi beffa delle recenti profezie secondo cui le stazioni sciistiche di media quota faranno bene a convertirsi a un nuovo tipo di turismo "sostenibile" (parola magica) perchè è evidente che di neve ne verrà sempre meno: profezie puntualmente smontate, almeno per quest'anno, da una stagione da record per lo sci, con le "stazioni di media quota" del Cuneese aperte già da metà novembre! Al margine sud-occidentale dell’anfiteatro si trova il Rifugio Manolino (m. 1638, sotto la Rocca dell’Aquila), ex casotto di caccia di Re Vittorio Emanuele II.
Noi trascuriamo la deviazione per il Manolino perchè richiederebbe un supplemento di tempo e di fatica e attacchiamo decisi la salita che porta alla Colla Bassa sovrastati dalla spettacolare cresta di spartiacque Casotto-Tanaro. Il manto nevoso è talmente liscio e uniforme che in alcuni tratti ci sembra addirittura di camminare sopra un ghiacciaio.
Con un po’ di fatica arriviamo alla Colla Bassa (m. 1846, ore 11.15), alla base del ripido scivolo nevoso che porta in vetta all’Antoroto.
Dalla Colla Bassa bella discesa nel Vallone del Rio della Bura (Valle d’Inferno) su neve compatta ma ammorbidita da un sole davvero accecante. Impressionanti cornici di neve, come non le avevo mai viste qui prima d’ora, orlano la cresta orientale dell’Antoroto e ci spingono ad affrettare il passo per raggiungere una posizione più rassicurante. A quota 1600 circa prendiamo il sentiero a sinistra per il Rifugio Savona (palina segnaletica): sentiero che in realtà non troveremo mai per la tanta neve sul percorso e per la mancanza di segnavia; e così ci arrangiamo, un po’ nel bosco e un po’ all’aperto, fidandoci della nostra buona conoscenza del terreno. Sempre più stanchi raggiungiamo il Rifugio Savona (m. 1528, ore 12.35) dove ci fermiamo a mangiare al riparo dal vento e scaldati da un sole magnifico.
Ma non è finita perché ci aspetta una nuova e faticosa salita fino allo scollinamento del Monte Berlino (m. 1789, ore 13.30).
Poi finalmente è solo discesa giù per le piste da sci fino alla Colla di Casotto (ore 14.20) dove, dopo quasi sette ore di cammino, stanchi ma soddisfatti, concludiamo questa gran bella gita.


 5 maggio 2017 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

Classica gita all’Antoroto con partenza da Valdinferno (m. 1213) in una luminosa giornata di sole. Un’esplosione di verde, di fioriture e un profumo intenso di primavera mi accompagnano fino alle ultime case della borgata Mulattieri (m. 1418).
Da qui in avanti seguo l’antica mulattiera che nel suo primo tratto a mezzacosta risulta un po’ allagata per l’attraversamento di numerosi ruscelli. Risalgo quindi il vallone all’interno di una bella faggeta intervallata da una successione di ripiani erbosi. Il verde via via sbiadisce e lascia il posto alle prime lingue di neve; neve dura e croccante che copre ancora i pendii rivolti a settentrione.
Alla Colla Bassa (m. 1846) osservo con attenzione la salita finale per capire bene dove conviene passare. Un centinaio di metri più avanti metto i ramponi e seguo approssimativamente il sentiero “estivo” che si innalza in diagonale verso destra. Raggiunto lo scivolo nevoso, mi rendo subito conto che la neve è troppo dura per poter procedere in sicurezza con l’ausilio dei soli bastoncini: occorrerebbe la piccozza. Pertanto mi sposto a sinistra verso lo sperone che si affaccia sulla Val d’Inferno. Questo pendio, benchè molto ripido, è coperto soltanto da poche dita di neve gelata tra cui spuntano pietre e ciuffi d’erba e con i ramponi procedo tranquillamente senza incontrare problemi.
In lontananza il Monviso si staglia nitido sopra la Malanotte mentre dalla vetta dell’Antoroto (m. 2144) il campo visivo si infrange a occidente contro il Pizzo d’Ormea, il Conoia, il Monte Rotondo e il Mongioie. In basso si scorgono le pozze d’acqua dei Lamazzi presso il Passo della Valletta con la Cima Baussetti sulla destra. Dalla parte opposta, i verdi declivi in parte terrazzati che scendono dalla Costa Bruciata sono punteggiati dai piccoli gruppi di case che compongono la frazione di Valdinferno.
Anche in discesa mi tengo costantemente sul ciglio orientale del crestone e metto piede sui nevai soltanto in fondo, quando la loro pendenza digrada sensibilmente. In basso si apre la verde testata della Val Casotto con l’Alpe di Perabruna a sinistra e il Pian Marlà un po’ più in basso a destra. Sotto la Colla Bassa seguo inizialmente lo stesso itinerario di salita; poi, in corrispondenza di una palina (m. 1600 circa), prendo il bivio a sinistra per il Rifugio Savona.
Questo sentiero, che non avevo mai fatto prima d’ora, attraversa in rapida successione i fossi del Rio della Bura e del Rio dei Fusi e con un tranquillo percorso a saliscendi nella faggeta si porta sull’altro versante del vallone in vista del rifugio. Qui trovo un’altra palina e seguo l’indicazione a destra per Valdinferno. Anche questo tratto non l’avevo mai percorso ed è molto bello; dopo aver incontrato una cascina ristrutturata al margine del bosco, proseguo per prati verdissimi fin sopra le Case Mulattieri in un contesto ambientale davvero pregevole. In conclusione una bella gita.
Post scriptum: la stradina in cemento tra Valdinferno e la borgata Mulattieri è ora nuovamente percorribile con mezzi motorizzati; il tratto franato durante l'alluvione dello scorso novembre è stato ripristinato.


26 marzo 2017 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Oggi veloce sgambata al Monte Grosso in una mattinata fredda e instabile che ha dispensato dapprima una fitta nevicata, poi squarci di azzurro con un po’ di sole e infine una pioggerellina fine e sottile.
Convinto di trovare tempo buono o al più qualche nube residua, arrivo di buon’ora a Valdinferno (m. 1213) e alle 7.15 sono già in cammino. Il cielo sembra rasserenarsi ma quando giungo alle Case Mulattieri (m. 1418) c’è un improvviso e inatteso colpo di scena: un denso ammasso nuvoloso irrompe da ovest attraverso la Colla Bassa inghiottendo le cime dei monti e dopo pochi minuti cominciano a volteggiare nell’aria i primi fiocchi.
Mano a mano che salgo la nevicata si infittisce fino a trasformarsi in un’autentica bufera; e pensare che fino a ieri sera alcuni siti meteo davano sole pieno! L’unico risvolto positivo di questa situazione è che sopra il vecchio manto, duro come il marmo e a tratti ghiacciatissimo, si è posato un dito di neve fresca che mi permette di procedere senza ramponi. In vista della Colla Bassa si intravede un tenue spiraglio di azzurro; il peggio sembra sfilar via verso oriente e sulla cima dell’Antoroto e su quella del Monte Grosso battono i primi raggi di sole.
Alla Colla Bassa (m. 1846) rinuncio all’Antoroto che è di nuovo scomparso nella nebbia e risalgo l’opposto pendio sferzato da un vento teso e fastidioso. Nel cielo caotico corrono alla rinfusa nubi e brandelli di nebbia, si scontrano, si accavallano e si dissolvono per poi ricompattarsi di nuovo. Sulla neve è tutto un inseguirsi di luci e di ombre mentre le vette scompaiono e riappaiono come gli scogli tra i marosi.
Una fugace schiarita e un deciso calo del vento mi accolgono sulla cima del Grosso (m. 2006): un piccolo premio per non essere tornato indietro. In lontananza, tra il Carmo di Loano a sinistra e il Galero a destra, spicca una striscia di mare illuminata dal sole.
Per una manciata di minuti si alza il sipario anche sull’Antoroto; poi le nubi si rinserrano e un debole nevischio mi accompagna nella discesa verso il Rifugio Savona.
Al rifugio fa di nuovo capolino un pallido sole, ma per poco: nel bosco sopra le Case Mulattieri inizia una pioggerellina fitta e sottile, non particolarmente fastidiosa, che mi accompagnerà fin giù alla macchina (ore 10.20). In fin dei conti, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, è stata proprio la vivacità meteorologica della giornata a rendere suggestiva questa breve e semplice gita.
Un’ultima annotazione: l’alluvione che in novembre ha colpito la Val Tanaro ha fatto danni anche qui; cinquecento metri sopra Valdinferno, un tratto della stradina in cemento è stato portato via da una frana; a oggi non è possibile raggiungere la borgata Mulattieri con mezzi motorizzati.


26 giugno 2016 - M. ANTOROTO da Valdinferno (per la Colla della Suria e la cresta est)

Stefano

La gita di oggi all’Antoroto è stata un viaggio avventuroso nelle pieghe della montagna che mi ha impegnato ben più del previsto.
Parto da Valdinferno (m. 1213) di primo mattino (ore 6.30) e alle Case Mulattieri (m. 1418) prendo l’itinerario per la Colla Bassa. La mulattiera risale il Vallone del Rio della Bura e, intorno ai 1700 metri di quota, si incontra questa palina in legno: a sinistra è indicato un tracciato alternativo che ancora non conosco e che passa per la Colla della Suria e per la cresta orientale. Le difficoltà, dapprincipio EE, salgono a EEA tra il colle e la vetta (Escursionisti Esperti con Attrezzatura alpinistica).
Un labile sentierino, segnato con tacche bianco-rosse, effettua un lungo mezzacosta in direzione est passando sotto le balze rocciose della costiera dell’Antoroto. Arrivato su di un costone allo scoperto posso finalmente scorgere la Colla della Suria: per raggiungerla devo compiere un faticoso traverso fuori sentiero seguito da una ripida salita finale. Non esiste alcuna traccia, neanche appena accennata, e le strisce bianco-rosse risultano poco visibili. Il sole batte forte contro questo angolo della montagna e di conseguenza giungo sul crinale completamente fradicio di sudore.
La Colla della Suria (m. 1820 circa) è un semplice ripiano sulla costiera orientale dell’Antoroto a cavallo tra la Valle dell’Inferno e quella del Tanaro.
Comincia ora la parte più impegnativa della gita. Inizialmente si aggirano a sud alcune elevazioni tramite fastidiosi mezzacosta mentre la ricerca dei segni si trasforma pian piano in una caccia al tesoro: sono tutti verniciati sopra la superficie orizzontale di piccoli massi nascosti dall’erba e mai sulle rocce verticali visibili anche da lontano; cosicchè li vedo soltanto quando ci passo praticamente sopra. Il caldo eccessivo è spesso causa di tanti guai: voglio quindi supporre che questo itinerario sia stato segnato sotto la canicola opprimente di un’afosa giornata di luglio, per un elementare rispetto all’intelligenza di chi è salito quassù con pennello e vernice.
Poi riguadagno la cresta per abbandonarla nuovamente poco più in alto e ritrovarla ancora in corrispondenza di una forcella.
Affronto ora il primo tratto ostico che è rappresentato da un antipatico traverso sul ripidissimo pendio del versante sud. La zona è ancora parzialmente in ombra e l’erba è umida di rugiada. Con estrema attenzione e molta apprensione percorro questo tratto delicato che sembra non finire mai sbucando finalmente su un terrazzino a ridosso del filo di cresta.
Segue ora una parte più tranquilla che comporta l’attraversamento a mezzacosta di un pendio più abbordabile, la risalita di un facile canale d’erba e di detriti e un banale passaggio su roccia.
Risbucato per l’ennesima volta sul sempre più aereo crinale, devo affrontare un’ultima delicata traversata, questa volta sul versante nord. La forte esposizione mi stringe lo stomaco e se si fosse trattato di un pendio di sola erba sarei sicuramente tornato indietro. Invece la folta presenza di robusti cespugli di rododendro semplifica di parecchio questo passaggio. Le radici contorte sono ottimi e sicuri ancoraggi a cui appigliarsi e su cui appoggiare le suole degli scarponi: scivolare è praticamente impossibile.
Tuttavia giungo ai piedi della rampa finale teso come la corda di un violino. Le difficoltà sono ormai terminate e in vetta (m. 2144) posso finalmente rilassarmi: oggi non è stata una passeggiata.
Così mi godo appieno la tranquilla discesa lungo il comodo sentiero che porta alla Colla Bassa (m. 1846). I rododendri tappezzano la parte alta del vallone e altre bellissime fioriture mi accompagnano giù fino alle Case Mulattieri.
Non avendo portato il GPS, non ho potuto registrare la traccia ma poco importa: un percorso di questo tipo va affrontato, oltre che con le dovute attenzioni e con il terreno in condizioni ottimali, anche e soprattutto con lo spirito dell’esploratore.


19 marzo 2016 - M. BERLINO e RIFUGIO SILVIETTO dalla Colla di Casotto

Stefano

Nei giorni scorsi Alessandro è stato malato e io ho dormito poco: venerdi sera sono stanco, con poca voglia di camminare e ancor meno di guidare. Però in settimana nel Cuneese è caduta così tanta neve che mi rincrescerebbe non sfruttare questo sabato in cui è previsto tra l’altro tempo splendido. Stamattina, al trillo della sveglia poco dopo le cinque, mi alzo come un automa e guardo fuori dalla finestra; magari non è così bello come han detto e non mi perdo niente se torno a dormire. E invece, accidenti, che magnifico cielo stellato! Basta indugi, si va, meglio la stanchezza del rimorso. Mi vesto, carico la roba in macchina e parto. Destinazione: il posto più vicino a casa con tanta neve, e cioè o Valdinferno o la Colla di Casotto; ma, visto che a Valdinferno ci son stato da poco, opto per la Colla di Casotto (m. 1381), ampio valico che si apre tra il Bric Mindino e il Monte Berlino sullo spartiacque Tanaro-Casotto a 12 km da Garessio.
Posteggio l’auto sotto grossi cumuli di neve e, ciaspole ai piedi, mi incammino lungo la pista da sci che scende dal Berlino. Quest’anno la stazione sciistica di Garessio 2000 è stata sempre chiusa (si parla di una sua possibile apertura in extremis per le feste di Pasqua) e oggi le sue piste sono prese d’assalto da scialpinisti e ciaspolatori. Fin dalla partenza il manto nevoso supera il metro di spessore: sebbene un po’ pesante, la neve è ancora bella e farinosa e l’esposizione a nord l’ha preservata per il momento dalla crosta di rigelo. In queste condizioni si spera sempre che qualcuno sia già passato prima di te e oggi non mi posso proprio lamentare vista l’ottima traccia che sale verso il Berlino.
Il percorso è pressochè obbligato e nella parte alta mi ritrovo a camminare dentro una piccola trincea: guai a uscirne, fuori si affonda! Se l’idea iniziale era quella di andare sul Monte Grosso, quando raggiungo la sommità del Berlino (m. 1789) decido di cambiar programma: niente Grosso sul quale sono già stato tante volte; andrò invece al Rifugio Silvietto, piccolo rifugio privato che fino a poco tempo fa nemmeno sapevo che esistesse. L’ho visto recentemente in alcune foto e mi è sembrato carino, decisamente più bello del Rifugio Savona. Dovrebbe trovarsi sulla retta immaginaria che unisce l’ultimo tornante prima delle Case Mulattieri alla Costa Bruciata, grosso modo alla medesima quota del Savona: una meta perfetta per le mie odierne condizioni fisiche.
Abbandono quindi il tracciato per il Grosso e inizio a scendere a sinistra lungo l’ampia dorsale sud-orientale del Berlino: questa dorsale, che più in basso assume il nome di Costa Bruciata, divide la Val d’Inferno dalla Valle del Rio Luvia e digrada, dapprima dolcemente e poi sempre più ripidamente, fino alla piana di Garessio. Sui pendii in piena esposizione sud la neve è già trasformata e ben cotta dal sole ma fortunatamente non si sprofonda.
Con una bella discesa in un ambiente immacolato e luminoso che mai, prima d’oggi, l’inverno ha saputo offrire, mi avvicino alla Costa Bruciata sotto la quale spero di avvistare, sul versante di Valdinferno, il Rifugio Silvietto. Quando lo vedo piego giù a destra e scendo direttamente, tra macchie di faggi e candidi pendii, fino a raggiungere la meta della mia escursione.
Il rifugio è una bella e solida costruzione in pietra con copertura in lamiera e dispone di ventidue posti letto, cucina e stufa a legna. Di proprietà della parrocchia di San Giuseppe di Savona, è situato in località Pian Gersi (m. 1495) in bella posizione sopraelevata con vista sull’Antoroto. E’ raggiungibile in una quarantina di minuti dalla chiesa di Valdinferno.
Al ritorno seguo lo stesso percorso e devo subito affrontare la ripida salita che mi permette di riguadagnare il ciglio della Costa Bruciata. A nord della Colla di Casotto si innalza solitario il Bric Mindino che, visto da qui, assomiglia un po’ a un grande cono vulcanico. La risalita verso il Monte Berlino è piacevole e per nulla faticosa e regala scorci paesaggistici di alta montagna.
Una volta raggiunta la cima del Berlino non mi resta che immettermi dentro il gran traccione che mi guida dritto dritto fin giù alla macchina, dove arrivo rinvigorito e pimpante: la neve, il sole e l’aria di montagna mi hanno rimesso in sesto.


21 febbraio 2016 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Finalmente in montagna è arrivata la neve: non tantissima ma comunque sufficiente per togliere le ragnatele alle ciaspole. Oggi ho poco tempo a disposizione: i miei genitori vengono a Tiglieto a trovare Alessandro e voglio essere a casa subito dopo l’ora di pranzo. Così vado a Valdinferno (m.1213), il posto innevato più vicino.
Con le ciaspole legate allo zaino mi incammino lungo la stradina in cemento che sale alla borgata Mulattieri (m. 1418). Poco prima delle ultime case metto le ciaspole sperando di non doverle poi togliere. Fortunatamente la copertura nevosa, in alcuni punti davvero esigua, risulterà pressochè completa da qui fino alla cima. Il tempo è splendido: un tiepido vento occidentale spira dalla Colla Bassa e già la neve comincia a cedere sotto i caldi raggi del sole. Sembra una giornata di inizio maggio! Procedendo fuori sentiero tra ampi spazi e macchie di faggi arrivo in breve al Rifugio Savona (m. 1528).
Dopo il rifugio seguo una traccia di ciaspolatori che effettua un lungo diagonale a mezzacosta sui pendii meridionali del Monte Berlino. La traccia prosegue con un dolce saliscendi in un ambiente aperto e rilassante per poi piegare a destra e raggiungere così la dorsale di spartiacque Tanaro-Casotto.
Risalgo infine l’ampio costone e in breve sono sulla bifida sommità del Monte Grosso, caratterizzata da due rilievi arrotondati distanti tra loro un centinaio di metri e pressochè alla medesima quota (m. 2006): la cima nord e la cima sud.
Bel panorama verso il Monviso e verso il mare, oggi coperto da un tappeto di nubi che dalle pendici del Galero si estende fino all’orizzonte.
Al ritorno faccio lo stesso percorso fino al Rifugio Savona dopo il quale, a differenza dell’andata, seguo il sentiero segnato (tacche bianco-rosse) che porta alle Case Mulattieri. Purtroppo la neve si squaglia a vista d’occhio e tra qualche centinaio di metri dovrò togliere le ciaspole. Per oggi sono contento così, anche se spero di poterle riutilizzare ancora senza dover aspettare un altro anno.


20 dicembre 2015 - M. ANTOROTO da Cascine (Ormea)

Stefano

Dell’Antoroto, fatto tantissime volte, conosco bene il versante nord con i valloni che salgono da Valdinferno e da Valcasotto. Mi mancava il versante sud, certamente più spoglio e forse meno attraente, e oggi ho voluto provare l’itinerario che parte da Cascine (m. 1230), minuscola borgata raccolta su un poggio panoramico sopra il limitare del bosco e raggiungibile in poco più di cinque chilometri dal centro di Ormea.
Lascio la macchina sotto le prime case a passo a piedi davanti a una stalla piena di mucche. Escono tre cani pastore che mi circondano: uno, un maremmano, è il più docile e mi annusa; un altro abbaia ma con poca convinzione; il terzo è quello che più mi inquieta perché tira fuori i denti. Comunque, pochi istanti dopo, arriva il padrone con il trattore, li richiama all’ordine e tutto si sistema.
Subito sopra la stalla, dove termina l’asfalto e inizia lo sterrato, imbocco a destra una larga mulattiera (non segnata) che passa a fianco di una cascina in pietra ristrutturata: si tratta dell’antica strada del sale che collegava Ormea con Frabosa attraverso la Colla dei Termini. Poco più in alto si ritorna sulla sterrata che si segue per alcune centinaia di metri. Improvvisamente, dopo una curva, compare nitida nel cielo azzurro la cresta dell’Antoroto. Alcune scorciatoie permettono di tagliare i tornanti della strada sulla quale si ritorna in prossimità del colletto nord della Rocca Fea (m. 1500 circa): sopra il boschetto di larici si innalza la Costa Valcaira con il Pizzo d’Ormea praticamente asciutto.
Abbandono nuovamente la sterrata per seguire sulla sinistra l’antica mulattiera che, dopo un lungo diagonale a mezzacosta, riguadagna il ciglio della strada presso la Rocca degli Uccelli (m. 1638).
Qui lascio definitivamente la rotabile che conduce alla Colla dei Termini e prendo a destra il sentiero 110 (palina segnaletica) che in questo tratto sale dolce e ben marcato (segni bianco-rossi) fino alle vaste praterie ai piedi della Costa d’Antola. Con un traverso verso destra si scavalca il costone prendendo quota dapprima lentamente. Dopodichè si piega bruscamente a sinistra e con una ripida impennata ci si riporta sulla Costa d’Antola che si segue in forte pendenza (radi segni bianco-rossi e paletti di legno) fino a un poggio oltre il quale si trova un piccolo colletto.
La cresta dell’Antoroto incombe ormai vicina ma il tratto più duro deve ancora arrivare. A est il panorama si allarga sulla testata della Val d’Armella, con la conca del Lago del Pizzo parzialmente in ombra e ancora desolatamente spoglia di neve. Al di là della Colla del Pizzo e dello spartiacque Tanaro-Corsaglia, si scorgono la Cima delle Roccate, il Monte Rotondo, la Cima Revelli e il Mongioie. Affronto di slancio il ripidissimo pendio prativo lungo la linea di massima pendenza e infine risalgo, tutto d’un fiato, il canalino erboso che sbuca sulla cresta dove giungo boccheggiante e fradicio di sudore.
Fino all’orizzonte è un mare di nubi le cui “onde” vanno a infrangersi contro il Monte Galero arrivando a “bagnare” le pendici meridionali dell’Antoroto. Un velo non uniforme di neve ghiacciata resiste soltanto sopra i 2000 metri di quota del versante nord mentre in vetta (m. 2144) il paesaggio è mestamente autunnale, con temperature da mese di ottobre. Com’è infinitamente più bello, e più gratificante per gli occhi e per lo spirito, il bianco candore della neve rispetto a questo marrone spento e malinconico! Speriamo solo di non rivivere una riedizione di quegli inverni squallidi e siccitosi che abbiamo avuto tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta e, ancor più recentemente, nel 2007.
Al ritorno seguo lo stesso itinerario fino alla Costa d’Antola, dove abbandono la traccia segnata per scendere direttamente (e molto ripidamente) al colletto della Rocca Fea.
Infine tranquillo rientro a Cascine, placidamente sospesa sopra la grande vallata del Tanaro. I tre cani sono meno scorbutici di questa mattina, abbaiano senza convinzione e mi scortano lungo la strada riempiendomi di peli i calzoni. Fa caldo e soltanto il calendario dice che fra cinque giorni sarà Natale.


1 novembre 2014 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano, Roberto

Bella gita con Roberto in una giornata d’inizio novembre soleggiata e decisamente mite.
Parcheggiata l’auto sotto l’antica chiesa di Valdinferno (m. 1213), alle 7.45 ci mettiamo in cammino lungo la stradina in cemento che porta alle Case Mulattieri. Gli ultimi colori infuocati dell’autunno resistono ancora nel vallone che sale alla Colla Bassa mentre alle nostre spalle, tra le opalescenti nebbioline del primo mattino, si delinea una suggestiva fuga di quinte che si chiude con i ben noti profili del Carmo di Loano e della Rocca Barbena.
Dopo l’ultima cascina in località Mulattieri (m. 1418), prendiamo a destra il sentiero che sale deciso nel bosco di faggi e che sbuca sui pascoli di Pian Bersi nelle immediate vicinanze del Rifugio Savona (m. 1528).
Oltre il rifugio proseguiamo tra i prati in leggera salita fino a guadagnare, dopo una ripida impennata, il ciglio del costone che scende dal contrafforte del Grosso: questo passaggio prende il nome di Passo delle Caprette (m. 1750 circa). Dopodichè si scende assai ripidamente, proseguendo poi a mezzacosta sul fianco sinistro orografico del vallone e raggiungendo in breve la vicina Colla Bassa (1846) sullo spartiacque Tanaro-Casotto.
Alla Colla Bassa svoltiamo a sinistra e ci inerpichiamo lungo l'esile traccia che, con uno stretto e ripidissimo zig-zag tra erba e roccette, rimonta il ben marcato sperone nord-est dell’Antoroto.
Alle 10 in punto siamo in vetta (m. 2144). Bel colpo d’occhio a occidente verso il Pizzo d’Ormea, il Mongioie e il Mondolè. Dalla parte opposta il panorama è più aperto e sullo sfondo, sotto una coltre di foschia lattiginosa, si indovina la sterminata distesa del mare.
In discesa seguiamo il sentiero segnato (tacche bianco-rosse) che, con un percorso decisamente più agevole, riporta in breve alla Colla Bassa. A questo punto imbocchiamo la comoda mulattiera che scende nel Vallone del Rio della Bura tra scorci d’autunno e riposanti faggete.
Alle Case Mulattieri ci ricongiungiamo con il percorso dell’andata chiudendo così questo piccolo anello e alle 12.50, sotto un sole caldo e radioso, facciamo ritorno alla chiesa di Valdinferno.


31 marzo 2014 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

E’ esplosa la primavera. In basso la neve lascia il posto all’erba tenera anche se resistono ancora ingenti accumuli nevosi nelle zone in ombra a ridosso dei muri delle antiche cascine.
Partito da Valdinferno (m. 1213) con le ciaspole sullo zaino, oltrepasso il Rifugio Savona (m. 1528) e proseguo a mezzacosta ricalcando pressapoco il sentiero estivo per la Colla Bassa. Ai piedi del contrafforte orientale del Monte Grosso svolto a destra e tra dolci pendii e distese innevate salgo fino al crinale di spartiacque Tanaro-Casotto.
Da quassù si nota come l’innevamento alle medie-alte quote nei versanti nord delle Liguri sia davvero ragguardevole.
Con un’inversione a U rimonto la dorsale nord del Grosso, che sul lato di Valdinferno presenta accumuli da vento e grandi cornici di neve, e raggiungo il piccolo ometto di pietre che marca la sommità del Monte Grosso (m. 2006).
Nel cielo leggermente velato splende un sole caldo e l’aria profuma di primavera. Le tracce degli scialpinisti “graffiano” il bianco piano inclinato tra la Colla Bassa e l’Antoroto. Più in basso invece, tra la Colla Bassa e l’Alpe di Perabruna, sembra esserci la “fabbrica delle neve”: da quassù si intuisce come tra le pieghe del terreno e negli avvallamenti dei ruscelli se ne sia depositata una quantità esagerata.
Poco sopra le Case Mulattieri (m. 1418) tolgo le ciaspole; e dopo tante ciaspolate devo dire che provo nuovamente piacere a camminare con i soli scarponi e a sentire l’erba e le pietre sotto i piedi.


9 gennaio 2014 - RIFUGIO MANOLINO dalla Colla di Casotto

Stefano

Oggi giornata pienamente autunnale, e neanche da autunno inoltrato. Durante tutto il viaggio in macchina fino alla Colla di Casotto, tempo umido e maccajoso con nuvole basse provenienti dal mare e temperature estremamente miti: proprio il tipo di tempo che in pieno inverno non si vorrebbe mai vedere. Fortunatamente alla Colla di Casotto (m. 1381) la nebbia si dissolve e fa capolino un timido sole.
Con le ciaspole ai piedi mi incammino su per la pista da sci e dopo poche decine di metri posso finalmente vedere l’azzurro del cielo. In realtà il cielo non è proprio azzurro ma risulta sporcato da noiose velature che copriranno il sole per quasi tutto il tempo della gita. Comunque in quota l’aria è limpida e il panorama è molto bello, sia verso il Monviso, sia in direzione del mare dove, sopra una distesa di nubi, si innalza cupo e ombroso il Monte Galero. L’innevamento è buono e anche la neve, seppur umida, non è poi così male: dura ma non ghiacciata nei tratti esposti a sud, un po’ più morbida e invernale sui versanti a nord.
Dopo aver raggiunto l’ampia spianata (m. 1930) tra le cime del Grosso e del Mussiglione, inizio la discesa dalla parte opposta verso la conca dell’Alpe di Perabruna. Il sole mi ha definitivamente abbandonato e non lo rivedrò più.
Sul fondo della conca, che rappresenta la testata della Val Casotto, l’ambiente è bello e selvaggio. Sotto la Rocca dell’Aquila si scorge il Manolino. Attraverso un piccolo ruscello e passando sotto le pittoresche Rocce di Perabruna arrivo al Rifugio Manolino (m. 1638), ex-casa di caccia di Re Vittorio Emanuele II. L’anfiteatro naturale che lo circonda è davvero suggestivo: veramente un peccato che non ci sia il sole.
In pochi minuti di cammino raggiungo la piccola chiesetta costruita dopo la guerra nel 1946.
Al ritorno seguo più o meno fedelmente lo stesso tracciato e dopo una dura salita sono nuovamente alla sella tra il Grosso e il Mussiglione. Infine comoda discesa lungo le piste fino alla macchina dove ritrovo la lingua di nebbia che avevo lasciato stamattina e che, tenace, non si è mossa di un metro.


30 dicembre 2013 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Oggi ciaspolata al Monte Grosso in una bella giornata di sole con aria frizzante e forte vento sui crinali. Nei giorni scorsi ha piovuto fino a quote particolarmente elevate cosicchè, tra i 1500 metri del Rifugio Savona e i 1800 metri circa, sul manto nevoso si è creata una spessa crosta completamente gelata.
Partenza ciaspole ai piedi dalla chiesa di Valdinferno (m. 1213) e salita per scorciatoie alle Case Mulattieri (m. 1418). Poi, su buona neve, raggiungo il Rifugio Savona (m. 1528).
A monte del rifugio le condizioni cambiano d’improvviso e mi trovo a camminare su un’immensa lastra di ghiaccio. A un certo punto faccio addirittura un dietrofront per portarmi su un pendio un po’ meno inclinato. Comunque, senza particolari problemi, arrivo sulla sommità del Monte Berlino (m. 1789) dove trovo la stradina battuta proveniente dalla Colla di Casotto. Procedendo un po’ sulla stradina, un po’ sulla pista da sci di Garessio 2000, giungo sull’ampia spianata che si distende tra le cime del Grosso e del Mussiglione.
Svolto a sinistra e, finalmente su ottima neve, risalgo la breve dorsale che conduce in vetta al Monte Grosso.
Sull’ardito gendarme che spicca a sud-est del Grosso si trova un praticante di sci estremo che conosco e che ho avuto il piacere di incontrare alla partenza a Valdinferno. Scenderà con gli sci lungo i ripidissimi pendii esposti a sud e mi viene la pelle d’oca solo a pensarci: dalla mia posizione, comunque, non potrò assistere alla sua discesa.
Io, assai più modestamente, rimonto la piccola cupola nevosa fino all’ometto di pietre che marca la cima del Monte Grosso (m. 2006).
Al ritorno scendo direttamente lungo il vallone che corre sotto le anticime rocciose del Grosso. Poi, con un mezzacosta nuovamente su crosta ghiacciata, raggiungo il Rifugio Savona.
Infine tranquilla discesa a Valdinferno a conclusione di una gita semplice, panoramica, in un contesto paesaggistico molto bello.


10 ottobre 2013 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Passeggiata mattutina al Monte Grosso (Valle Tanaro) in una giornata dal tempo instabile: forte Libeccio in quota con nuvole addossate ai versanti meridionali e nubi basse anche in Piemonte.
Parto da Valdinferno (mt. 1213) immerso nella nebbia che però ben presto si dissolve.
Alle Case Mulattieri (mt. 1418) prendo il sentiero diretto per la Colla Bassa con l’intenzione di salire all’Antoroto. Il tempo sembra migliorare ma poco sotto la Colla Bassa (mt. 1846) si alza un vento teso di Libeccio e in una manciata di minuti tutta la cresta dell’Antoroto viene scavalcata e avvolta dalle nubi.
A questo punto decido per il Monte Grosso sul quale batte più convinto il sole. Nel preciso istante in cui giungo in vetta (mt. 2006), il vento tutto d’un tratto si placa: le nuvole si ritirano in buon ordine dall’Antoroto, il cielo si pulisce e un piacevole tepore si diffonde nell’aria.
Al ritorno mi porto alla sella Grosso-Mussiglione, seguo per un breve tratto la pista da sci di Garessio 2000 e poi, per prati, scendo al Rifugio Savona (mt. 1528). La parentesi di tempo bello è stata effimera e le cime sono nuovamente immerse nella nebbia.
Da menzionare come la segnaletica sia stata interamente rifatta con tacche fresce di vernice bianco-rossa e nuovi cartelli indicatori posizionati ad ogni bivio. Anche il grande cartellone sotto la chiesa di Valdinferno con la raffigurazione delle cime della vallata e con gli itinerari escursionistici è stato tutto ridipinto.


10 marzo 2013 - GIRO DEL M. GROSSO (e CIMA) da Valdinferno

Avendo poco tempo a disposizione, sono andato a Valdinferno per una veloce ciaspolata mattutina. Il tempo è bello e l’aria è piacevolmente primaverile.
Fin dalla partenza (mt. 1213) incontro subito tanta neve. Il bollettino valanghe segnala un pericolo di livello quattro (forte) su tutte le Alpi Liguri e Marittime: oggi più che mai occorre essere prudenti.
Sfruttando la traccia di un ciaspolatore raggiungo il Rifugio Savona (mt. 1528). Quindi, dopo un tratto a mezzacosta sopra il margine del bosco, riprendo la salita e sbuco sul crinale in prossimità dell’arrivo dello skilift “Mussiglione”.
In breve sono in vetta al Monte Grosso (mt. 2006): non c’è una bava d’aria e si sta d’incanto. Un tappeto di nubi basse cinge i fianchi del Galero e si estende sopra la costa di Liguria.
Tornato alla sella tra il Grosso e il Mussiglione scendo giù a sinistra verso l’Alpe di Perabruna. Il posto è bellissimo: candide dune di neve si accavallano sul fondo della conca mentre in alto, severe e slanciate, troneggiano le Rocce di Perabruna.
Poco sotto il Rifugio Manolino (mt. 1550 circa) inverto la direzione e inizio la salita che mi porterà alla Colla Bassa (mt. 1846). La traccia di uno scialpinista mi permette di progredire molto velocemente. Fa caldo e nonostante sia in maniche corte sudo abbondantemente.
Breve sosta alla Colla Bassa per ammirare il panorama e poi giù per il vallone accompagnato dal fragore delle cornici di neve che crollano dalle creste e dagli scrosci di tante piccole slavine che segnano i fianchi del Grosso e dell’Antoroto: prudentemente mi tengo al centro del vallone sopra un dorso leggermente rialzato dove non vi è alcun pericolo.
Dopo l’entrata nel bosco inizia la parte più faticosa: perdo i segni bianco-rossi e mi faccio strada tra gli alberi sprofondando ad ogni passo. Inoltre la mulattiera a mezzacosta che riporta alle Case Mulattieri (mt. 1418) è irriconoscibile sepolta com’è dalla neve.
Comunque poco dopo mezzogiorno sono di ritorno a Valdinferno. E’ stata una bella gita, non particolarmente lunga ma al tempo stesso molto varia nei paesaggi: la conca dell’Alpe di Perabruna è a mio avviso uno degli angoli più belli di tutte le Liguri.


16 dicembre 2012 - M. MUSSIGLIONE dalla Colla di Casotto

Stefano

Le due perturbazioni dei giorni scorsi si sono rivelate pessime per le Alpi Liguri e per l’Appennino: mentre la prima (notte tra giovedi e venerdi) portava buoni accumuli nevosi da ponente a levante addirittura fin quasi al mare, la seconda (notte tra venerdi e sabato) rovinava letteralmente tutto. Nel volgere di ventiquattr’ore, infatti, venti tesi di Libeccio accompagnati da un forte riscaldamento in quota determinavano piogge e gelicidio fin oltre i duemila metri, così che il manto nevoso da soffice e farinoso si trasformava in una crostaccia infida e poco invitante.
Di buon mattino mi sono messo in viaggio alla volta della Colla di Casotto per sfruttare le piste da sci di Garessio 2000 (che il 22 dicembre aprirà i battenti). Avevo una mezza idea di raggiungere il Rifugio Manolino ma, consapevole del fatto che la neve sarebbe stata più o meno schifosa, mi sono posto come obiettivo minimo la cima del Mussiglione: e così è stato.
Messe le ciaspole al parcheggio degli impianti, ho risalito la pista da sci, morbida e appena fresata, fino alla partenza dello skilift “Mussiglione”. Poi ho seguito la stradina cingolata dal gatto che passa per il Monte Berlino: nel frattempo mi raggiungeva uno scialpinista di Ceva insieme al quale ho fatto il resto della salita.
Nei tratti fuori pista camminare con le ciaspole era quasi un supplizio: ad ogni passo la crosta cedeva di schianto e la ciaspola, oltre a sprofondare nel sottostante strato di neve farinosa, si incastrava pure sotto il ghiaccio. In queste condizioni anche una traccia di sci serve a poco a meno di non camminarci dentro come un equilibrista mettendo le ciaspole una davanti all’altra.
Fortunatamente, sulla dorsale tra l’arrivo dello skilift e la cima del Mussiglione la neve era poca e ghiacciata.
Dopo aver salutato lo scialpinista, ho iniziato la discesa sfruttando la neve morbida e dissodata di una pista che i gatti stavano battendo.
Con una rapida discesa sotto un bel sole caldo ho fatto ritorno alla Colla di Casotto incrociando lungo il percorso parecchi ciaspolatori e scialpinisti.
Resta beninteso il fatto che per ciaspolare a modo, e non per zampettare gratis sulle piste battute a spese altrui (come ho fatto io oggi), occorra comunque una nuova nevicata.


 8 dicembre 2012 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Gita con le ciaspole in una fredda giornata tipicamente invernale: cielo inizialmente velato e poi sereno, temperature rigide, vento patagonico in quota.
A Valdinferno, appena sceso dall’auto, sono stato accolto da una gelida brezza tagliente. Poca neve sul percorso fino alle Case Mulattieri dove ho svoltato a destra per il Rifugio Savona.
All’uscita del bosco ho messo le ciaspole e, superato il rifugio, ho proseguito a mezzacosta fino alla base dei ripidi pendii che scendono dalla sommità del Grosso. Dopodichè ho raggiunto il crinale di spartiacque Tanaro-Casotto in corrispondenza dell’arrivo dello skilift “Mussiglione”: un vento impetuoso e rafficato mi ha fatto desistere dalla tentazione di compiere un lungo anello attraverso l’Alpe di Perabruna e la Colla Bassa.
Di conseguenza svolta a sinistra e, con il vento in poppa, rapida salita al Monte Grosso. Oggi ho trovato neve di tutti i tipi: crostosa, farinosa, ventata, in ogni caso mai faticosa. Sulla cima spazzata dal Maestrale sono riuscito a malapena a scattare qualche foto: poi rapido dietro-front.
Nei pressi dello skilift ho abbandonato la mia traccia di salita e, dopo aver seguito per un breve tratto la pista da sci, mi sono incamminato verso il Monte Berlino. In prossimità delle orrende costruzioni che ne deturpano la sommità, ho svoltato a destra e sono sceso giù per le ampie distese innevate inondate dal sole: nel frattempo il vento calava finalmente d’intensità fino a cessare quasi del tutto.
Poco sopra le Case Mulattieri ho tolto le ciaspole e, facendo attenzione ad alcuni lastroni di ghiaccio sulla stradina per Valdinferno, ho fatto ritorno alla macchina.


30 settembre 2012 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

Dopo tre settimane di inattività la voglia di camminare era tanta nonostante le previsioni meteo fossero più o meno concordemente pessime: grande è stata quindi la mia sorpresa quando, giunto a Valdinferno, ho trovato il cielo praticamente sereno.
Conscio del fatto che questa parentesi di tempo bello non sarebbe durata a lungo, mi sono incamminato di buona lena (ore 7.10) con la speranza di raggiungere la vetta prima dell’arrivo della nebbia. Pertanto ho seguito l’itinerario più corto che, dopo le Case Mulattieri, risale il fondo del vallone del Rio della Bura.
Alla Colla Bassa ho abbandonato il sentiero segnato per seguire l’esile e ripida traccia che si arrampica a zig-zag lungo lo sperone nord-est dell’Antoroto.
Alle 8.40 sono arrivato in cima con il cielo ancora sereno: verso occidente il panorama era nitido ma già dalla conca di Garessio cominciavano a salire le prime nebbie.
In discesa ho ripercorso lo sperone fino alla Colla Bassa mentre l’Antoroto iniziava a scomparire dietro un cappuccio di nubi.
Alle 10.10 ho fatto ritorno a Valdinferno, oggi popolata come non mai dai cercatori di funghi.


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21 aprile 2012 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

L'idea era di andare sulla Bertrand ma mentre percorrevo in macchina il fondovalle Tanaro ho visto l'Antoroto carico di neve stagliarsi elegante nel cielo azzurro e così ho deciso di cambiare destinazione: ho svoltato a destra e sono salito a Valdinferno risparmiando tempo e (soprattutto) gasolio.
Partito da Valdinferno alle 7.45 ho raggiunto velocemente le Case Mulattieri dove ho imboccato il sentiero che si inoltra nel Vallone del Rio della Bura.
All'entrata nel bosco ho incontrato la prima neve e, poco più in alto, ho messo le ciaspole. L'ambiente è bellissimo: neve abbondante (come forse mai in questo inverno), sole splendente e cielo terso.
Alla Colla Bassa ho tolto le ciaspole e ho messo i ramponi. Dopodichè ho risalito i sostenuti pendii del versante nord sbucando sul crinale poco a ovest della cima. Dopo le recenti nevicate le Alpi Liguri appaiono in condizioni decisamente invernali.
Alle 9.50 sono giunto in vetta all'Antoroto: l'aria è limpida e un mare di nubi basse si estende fino all'orizzonte.
La discesa è stata molto veloce e alle 11.20 ho fatto ritorno alla macchina a conclusione di una gita particolarmente azzeccata.


3 marzo 2012 - M. GROSSO e M. MUSSIGLIONE dalla Colla di Casotto

Stefano

Veloce ciaspolata mattutina per impegni pomeridiani. Sulle Liguri, in una sola settimana, si è sciolta tantissima neve e quella che è rimasta si trova ormai relegata ai versanti settentrionali e a quote superiori ai 1200 metri.
Anche oggi, manco a dirlo, è una bellissima giornata di sole mentre sulla costa di Liguria un tappeto di nubi marittime si estende a perdita d'occhio.
Alla Colla di Casotto la neve incomincia a pochi metri dal parcheggio e così ho potuto mettere le ciaspole praticamente fin dalla partenza (ore 8.40).
Sono salito lungo le piste da sci ben innevate fino all'arrivo dello skilift sull'ampia sella tra il Grosso e il Mussiglione. Qui la neve se ne è andata del tutto e devo togliermi le ciaspole per attraversare il ripiano erboso.
L'ultimo tratto di salita fino in vetta al Monte Grosso riesco a percorrerlo nuovamente con le ciaspole ai piedi.
La cima è molto panoramica: bel colpo d'occhio sulla sottostante Alpe di Perabruna e, più lontano, sulla dorsale Mongioie-Mondolè.
Dal Grosso sono poi ridisceso alla sella e ho proseguito fino al Monte Mussiglione.
Dalla vetta del Mussigliione mi sono spostato sul versante orientale della montagna e, con una serie di "sciate" molto divertenti giù per i ripidi pendii innevati, sono arrivato velocemente sul fondo di una conca poco lontana dalle piste da sci.
Rientrato sul tracciato della pista, ho percorso a ritroso l'itinerario di salita e alle 12.10 ho fatto ritorno alla Colla di Casotto.


8 dicembre 2011 - M. GROSSO e M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

Alle 8.15 sono partito da Valdinferno illuminata dai primi raggi di sole. L'aria è tiepida e sotto i 2000 metri non c'è traccia di neve.
Dopo aver superato il Rifugio Savona ho proseguito sull'itinerario per la Colla Bassa fino al punto in cui costeggia il contrafforte orientale del Monte Grosso. Qui ho abbandonato il sentiero e sono salito in linea retta verso la punta rocciosa in alto sopra di me.
Dopo aver rimontato un ripido canalino erboso (da non fare assolutamente in caso di erba bagnata), sono sbucato sulla bella crestina che unisce il contrafforte alla cima arrotondata del Grosso.
Alle 10.20 ho raggiunto l'ometto di pietre che marca la vetta del Monte Grosso. Dopodichè sono sceso alla sottostante Colla Bassa, marcata depressione sullo spartiacque Tanaro-Casotto.
La successiva salita all'Antoroto sarà tutta in ombra: la poca neve presente sul tracciato, calpestata dagli escursionisti, si è trasformata in un fastidioso zoccolo di ghiaccio che occupa tutta la sede del sentiero. Prestando un po' di attenzione a non prenderle sberle per terra (non avevo voglia di mettermi i ramponi) ho raggiunto i pendii sommitali coperti da un esiguo manto nevoso.
Alle 11.10 sono arrivato in cima all'Antoroto. Bel panorama sulle Liguri decisamente spelacchiate per la stagione in corso.
Infine veloce ritorno a Valdinferno passando per il vallone: alle 12.45 sono arrivato alla macchina.


24 marzo 2011 - M. MUSSIGLIONE dalla Colla di Casotto

Stefano


Veloce ciaspolata mattutina.
Vista la splendida giornata di sole che si prospettava, non ho resistito infatti alla tentazione ed alle 6.30 ero già in cammino.
Dalla Colla di Casotto sono salito lungo le piste da sci fino al Monte Berlino e poi mi sono diretto verso l’ampio colle tra il Grosso ed il Mussiglione tenendomi poco sotto il crinale sul lato della Val Casotto.
Alle 8.10 sono arrivato sulla cima del Monte Mussiglione.
Splendido panorama a 360 gradi con i profili nitidi ed azzurrini tipici del primo mattino.
Al ritorno sono sceso per le piste direttamente verso la stazione di Garessio 2000 fino ad incontrare una stradina pianeggiante che, costeggiando le pendici del Berlino, mi ha ricondotto alla macchina.
Neve ottima ed abbondante.
Alle 11 ero già al lavoro.


5 febbraio 2011 - M. GROSSO da Valdinferno

Stefano

Dopo neanche una settimana dalla nevicata su Genova la neve torna a friggere.
Alle 7 di mattina nella conca di Garessio, con cielo sereno, il termometro segnava +1 °C.
Alle 7.30 a Valdinferno, a oltre 1200 mt di quota, il termometro segnava 9 °C!
Con questa temperatura assurda da maggio inoltrato, mi sono tirato su le maniche e mi sono messo in cammino.
Dopo alcune centinaia di metri ho infilato le ciaspole e tagliando per i prati parzialmente innevati sono salito alle Case Mulattieri ed al Rifugio Savona.
Dal rifugio ho proseguito in direzione ovest tagliando a mezzacosta i dolci declivi che scendono dalla dorsale Berlino-Mussiglione fino ad arrivare all’imbocco di un vallonetto sovrastato dall’anticima rocciosa del Monte Grosso.
Dopo aver risalito il vallonetto sono sbucato sulla dorsale nei pressi dell’arrivo dello skilift “Mussiglione”.
Quindi, con breve percorso di cresta, ho raggiunto la cima arrotondata del Monte Grosso.
Bellissima visuale sul vicinissimo Antoroto e sulle Liguri ancora ben innevate.
Al ritorno ho seguito per un breve tratto la pista da sci dello skilift Mussiglione e successivamente un tracciato a mezzacosta sul versante della Val Casotto che mi ha portato al Monte Berlino.
Qui, sembra inverosimile, ho cominciato a patire il caldo (il 5 di febbraio!).
Scendendo verso sud su dolci pendii innevati (ma ancora per poco) sono tornato al Rifugio Savona.
Infine, zigzagando tra chiazze di neve in disfacimento ma sempre con le ciaspole ai piedi, sono arrivato alla macchina.


19 settembre 2010 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano e Chiara

In quest'ultima domenica d'estate volevo fare la Cima Baussetti da Valcasotto. Le previsioni, dopo la brutta giornata di sabato, assicuravano il ritorno del sereno per venti di Maestrale.
A Vara, alle 6 di mattina, c'era però nebbia fitta: segno inequivocabile che a soffiare non era il Maestrale ma il vento da est, che raccoglie l'umidità sull'Adriatico e la condensa nei bassi strati del Cuneese e dell'Alessandrino fin sulla cresta delle Alpi Liguri e dell'Appennino (che risulta così incappucciata dal classico cappello di nubi mentre sulla costa splende il sole). In estate questa copertura nuvolosa si dissolve entro mezzogiorno sotto l'azione essiccatrice dei raggi solari mentre in inverno persiste per tutta la giornata.
Ho così optato per l'Antoroto da Valdinferno, in quanto l'itinerario si snoda principalmente in un vallone riparato a nord dalla dorsale dei monti Berlino, Grosso e Mussiglione.
E' stata una scelta azzeccata: partiti alle 8.30 da Valdinferno abbiamo fatto al sole tutta la salita fino alla Colla Bassa passando per il Rifugio Savona.
Alla Colla Bassa Chiara si è fermata ad aspettarmi.
Io sono salito velocemente sull'Antoroto avvolto dalle nebbie risalenti dalla Val Casotto: tutta la valle sotto il Rifugio Manolino e la dorsale Baussetti-Alpet erano completamente immerse nelle nuvole.
In discesa ho seguito la traccia che segue fedelmente lo sperone nord-est (molto più bella del sentiero segnato fatto in salita) ed in breve sono tornato da Chiara.
Al ritorno abbiamo seguito l'itinerario che scende nel vallone ed alle 13.30 siamo arrivati alla macchina.


20 maggio 2009 - M. ANTOROTO da Valdinferno

Stefano

Partenza alle 7 e 45 da Valdinferno e salita lungo il vallone. Tempo bello e caldo. Neve da sotto la Colla Bassa, primaverile e scivolosa. In vetta alle 9,45. Discesa passando per il Rifugio Savona e ritorno all'auto alle 11 e 30.


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