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HOME PAGEGite Reixa, Rocca Vaccaria, Gavetta, Tardia e Riondo

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27 settembre 2023 Reixa dal Passo del Faiallo
12 giugno 2022 Anello del Bric Riondo dal Passo del Faiallo
23 ottobre 2021 Bric Gavetta da Pian del Curlo (Arenzano)
11 luglio 2021 Tardia di Ponente dal Passo del Faiallo
18 gennaio 2021 Reixa dal Passo del Faiallo
11 gennaio 2021 Rocca Vaccaria dal Passo del Faiallo
5 settembre 2020 Anello del Bric Riondo dal Passo del Faiallo
15 giugno 2020 Giro delle Sorgenti dell'Orba da Vara Inferiore
21 maggio 2020 Reixa dal Passo del Faiallo
26 ottobre 2019 Rocca della Marasca e Rocca Vaccaria da San Pietro d’Olba (ritorno a Vara Inferiore)
19 maggio 2018 Tardia di Ponente da Vara Inferiore
21 maggio 2017 Bric Dato, Reixa e Rocca Vaccaria da Vara Inferiore
22 agosto 2016 Manfrei, Fossa Granda e Reixa dal Passo del Faiallo
28 luglio 2016 Reixa e Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo
17 maggio 2016 Reixa e Rocca Vaccaria da Vara Inferiore (per il Passo della Gava)
15 maggio 2016 Reixa da Vara Inferiore
20 luglio 2015 Anello Alta Val d'Orba da Vara Inferiore
15 luglio 2014 Rifugio Argentea, Rocca Vaccaria, Reixa e Bric Dato da Vara

2 giugno 2014 Rocca Vaccaria da Vara Inferiore (per la gola dei Canai)

28 novembre 2013 Tardia di Ponente da Crevari per Arenzano
31 dicembre 2012 Tardia di Ponente da Arenzano
27 agosto 2012 Reixa, Rocca Vaccaria, Bric Damè dal Passo del Faiallo per Piampaludo e Vara Inferiore
8 agosto 2012 Cima del Pozzo, Rocca Vaccaria e Reixa da Vara Inferiore
21 aprile 2012 Reixa e Tardia di Ponente dal Passo del Faiallo
5 aprile 2012 Rocca Vaccaria e Reixa da Arenzano
10 novembre 2011 Reixa, Rocca Vaccaria e Rifugio Argentea da Arenzano
23 ottobre 2011 Reixa da Sambuco
11 settembre 2011 Reixa da Arenzano (Marcia Mare e Monti)
1 settembre 2011 Reixa, Rocca Vaccaria e Rifugio Argentea da Vara Inferiore
19 novembre 2010 Reixa da Arenzano
16 maggio 2010 Rifugio Argentea, Rocca Vaccaria, Reixa e Cima Faiallo da Vara Inferiore
29 ottobre 2009 Reixa da Arenzano
13 settembre 2009 Reixa da Arenzano (Mare e Monti)
6 dicembre 2008 Reixa e Rocca Vaccaria da Arenzano per Vara Inferiore
14 settembre 2008 Reixa da Arenzano (Mare e Monti)
27 dicembre 2007 Reixa e Rocca Vaccaria da Vara Inferiore
3 gennaio 2005 Reixa dal Passo del Faiallo (ciaspole)
13 agosto 2002 Reixa e Rocca Vaccaria dal Dano (Vara Inferiore)
24 agosto 2001 Reixa dal Passo del Faiallo
20 marzo 2000 Reixa da Vara Inferiore
12 dicembre 1999 Reixa dal Passo del Faiallo
12 ottobre 1997 Reixa da Vara Inferiore
Agosto 1996 Reixa da Voltri per Vara Inferiore (Stefano con un amico)
2 dicembre 1995 Reixa da Voltri per Vara Inferiore
14 agosto 1994 Reixa dal Dano (Vara Inferiore)
3 dicembre 1989 Reixa da Fabbriche
17 agosto 1989 Reixa da Vara Inferiore
30 aprile 1989 Reixa da Fabbriche per Vara Inferiore
31 dicembre 1988 Reixa da Crevari
29 maggio 1988 Reixa da Voltri
dicembre 1982 Reixa dal Passo del Faiallo
1981 Reixa
1980 Reixa (con Stefano)

27 settembre 2023 - M. REIXA dal Passo del Faiallo

Gianni, Franca, Stefano

Se pubblico le foto di questa camminata è solo perché è stata un regalo di nostro figlio: senza di lui non ce l’avrei fatta. Eppure in passato sul Reixa ci sono salita decine e decine di volte. Ma con gli anni tutto diventa relativo.
Ci siamo dati appuntamento al parcheggio del Faiallo e in pochi minuti di Alta Via siamo arrivati alla prateria dell’omonimo passo, l’abbiamo abbandonata per percorrere un sentiero non segnato ma molto logico che si sviluppa nel bosco e l’abbiamo ritrovata più avanti. Infatti in questo tratto l’Alta Via non passa in cresta ma si tiene più bassa, dal posto tappa dell’albergo Nuvola sul Mare e Casa Tassara.
Più avanti incrociamo il ripido sentiero per il passo Vaccaria, lo risaliamo mentre il vento che soffia impetuoso sul crinale si infila nella gola.
Quello che non avevo previsto era che il vento riuscisse addirittura a farmi rischiare di cadere. Sulla nostra sinistra c’è il Reixa, in basso il mare azzurro come il cielo. Stefano mi prende per il polso per sostenermi, Gianni ci segue.
Sul Reixa vediamo per la prima volta la nuova croce che è stata posizionata in vetta. Il panorama che la tramontana tiene sgombro dalle nuvole è bellissimo: da una parte e dall’altra l’ondulazione delle cime che fanno da contrafforte al mare, Genova e la sua riviera mille metri più giù.
L’albergo Nuvola sul Mare mi sembra ancora lontano ma in breve siamo di ritorno. La camminata è conclusa, Stefano non può immaginare quanto grande sia stato il suo regalo.


12 giugno 2022 - ANELLO DEL BRIC RIONDO dal Passo del Faiallo

Stefano, Roberto


Giro avventuroso e a tratti davvero spettacolare nell’alta Val Cerusa, in luoghi inaspettatamente selvaggi, quasi sperduti, pochissimo o per nulla frequentati dagli escursionisti.
Partiamo dal Passo del Faiallo (m. 1061, ore 7.50) in una splendida mattinata di sole e in breve scendiamo al Passo della Cerusa (m. 931) tagliando i due tornanti della provinciale. Una palina di legno posta sul ciglio della strada con l’indicazione per Case Soggi e Fiorino segnala l’inzio del sentiero altrimenti poco evidente a causa dell’erba alta.
Nel settembre 2020, quando ho percorso questo anello per la prima volta, tutta la mulattiera dalla strada del Faiallo fino al Pian della Biscia era stata appena decespugliata; in meno di due anni la vegetazione ha ripreso il pieno possesso del territorio e individuare ora l’ingresso del sentiero nell’intricato boschetto di noccioli sotto i ruderi di Casa Piccardi non è per nulla banale: noi l’abbiamo azzeccato al primo tentativo semplicemente perché ricordavo molto bene questo tratto.
Dopo il guado del Cerusa nel quale - nonostante la perdurante siccità - scorre ancora una discreta quantità d’acqua, la traccia diviene più evidente e con percorso a mezzacosta attraverso le innumerevoli rughe e gli anfratti della montagna si porta progressivamente sul fianco destro orografico della Val Cerusa. Laggiù in fondo al “canyon” il torrente si apre faticosamente la via verso Voltri con una ritmica successione di cascatelle e laghetti, e sembra suggerirci: “Perché non venite a esplorarmi?”.
Dopo i ruderi di Casa Spravè (m. 560 circa), dove il tempo sembra essersi cristallizzato a più di cent’anni fa, la valle si allarga sensibilmente ma l’ambiente rimane integro e selvaggio, con imponenti risalti rocciosi sopra di noi e profondi burroni sotto.
Al Pian della Biscia (m. 550, ore 10) abbandoniamo il sentiero (che termina poche centinaia di metri più avanti a Case Soggi di Fiorino) e attacchiamo senza indugi l’imponente costone che si salda, 650 metri più in alto, allo spartiacque tirrenico-padano presso Cima Faiallo. Un’esile traccia segue abbastanza fedelmente la linea di cresta in un ambiente che a dispetto della bassa quota ricorda un po’ gli alti crinali dell’Appennino Reggiano.
Davanti a noi rimane soltanto da superare il Bric Riondo il cui esiguo terrazzino sommitale (m. 978) è segnalato da una essenzialissima croce fatta di due bastoni di legno. Il belvedere panoramico di San Gioachin, dove passa la mulattiera Gava-Faiallo segnata con i due pallini rossi, è ormai vicino; e visto che è ancora presto e che non c’è assolutamente quel caldo catastrofico che i vari siti meteo avevano preconizzato, ne approfittiamo per una veloce puntata al Monte Reixa (m. 1183, ore 12) dove l’estate scorsa sono stati collocati una nuova croce e una nuova Madonnina.
Alle 12.40 siamo di ritorno al Faiallo dopo quasi 5 ore di cammino pressochè ininterrotto. Questo anello si è dimostrato ben meritevole di essere ripetuto e mi chiedo come mai un itinerario così bello non venga adeguatamente sistemato, dotato di segnavia e reclamizzato dal Parco del Beigua.


23 ottobre 2021 - BRIC GAVETTA da Pian del Curlo (Arenzano)

Stefano, Chiara, Alessandro

Partenza non di buon ora (9.30) dal Pian del Curlo (m. 292, 3 km sopra il casello di Arenzano), schiaffeggiati da un grecale ululante e rafficato che spazza i valloni e che tiene ben saldo al crinale un compatto e candido cappuccio di nubi: è questo il “gaigo”, un fenomeno tipicamente ligure abbastanza frequente durante il semestre freddo e che è l’esatto opposto della più nota maccaja.
Seguiamo la sterrata forestale (due pallini rossi) fin sopra il bivio di Case Vaccà, per poi svoltare a destra sulla bella mulattiera segnata con la A rossa che ci conduce al sole - e al riparo dal vento - fino al pittoresco riparo dello Scarpeggin (m. 502, ore 10.30): davvero bello dal di fuori, ma all’interno solo degrado e sporcizia.
Da qui proseguiamo dapprima lungo la “A rossa” e successivamente prendiamo a sinistra la “V bianca” che monta con maggior decisione. Alessandro sbuffa e occorre distrarlo con un sacco di discorsi e di false promesse (tradotto: manca pochissimo). Ormai in vista della “porta” della Gavetta, abbandoniamo il sentiero e ci inerpichiamo brevemente sulla sinistra fino al poco noto e assai modesto riparo in pietra “Salve Regina” (m. 660, ore 11.30). Qui Chiara e Alessandro decidono di fermarsi, riposare, mangiare e giocare “al barbecue” (quante cose …).
Io invece, in una quindicina di minuti, raggiungo fuori sentiero il soprastante Bric Gavetta (m. 781) sul quale non ero mai stato: sulla cima si trovano una Madonnina e una croce di legno spezzata dalla furia degli elementi.
Al ritorno seguo invece la comoda traccia segnalata con ometti che discende il costone fino al Passo della Gavetta (m. 702) e poi i due pallini rossi che passano di una manciata di metri sopra il riparo. Qui Chiara e Alessandro stanno semplicemente dormendo! Così mangiamo tutti insieme e invece di giocare “al barbecue” afferro ben stretta la mano di Alessandro e giochiamo ad “attenti alle pietre!” (che consiste nello scendere “a rotta di collo”) giù per il sentiero sassoso che incrocia la strada forestale e giù per le ripide scorciatoie che ci riportano al Pian del Curlo (ore 13.30).
Ora il sole scalda parecchio ma il vento continua imperterrito a ululare, addirittura con maggior vigore di quando siam partiti.


11 luglio 2021 - M. TARDIA DI PONENTE dal Passo del Faiallo

Stefano

Partenza antelucana dal Passo del Faiallo (m. 1061, ore 5.20) dopo aver accompagnato Alessandro, Chiara e Teresa in aeroporto. Dal belvedere panoramico presso la croce di San Gioachin, avverto ben distinto il sibilo dei motori e vedo l’aeroplano sul quale si sono imbarcati alzarsi in volo sopra il mare e fare rotta verso la Sardegna.
I raggi dell’aurora “incendiano” il canale del Rio Malanotte e tutto il versante est della montagna si accende di luce dorata. A ridosso del costone nord-occidentale del Tardia è visibile il sentiero che dal Passo della Gava porta in vetta. Questo sentiero (non segnato) sale molto ripido e permette di raggiungere in modo diretto il Tardia di Ponente (m. 928) senza dover fare il giro dalla Gavetta e dalla Rocca dell’Erxo (in primo piano nella foto).
La giornata è bella e arieggiata, non particolarmente afosa; a ogni modo, sbuffi di vapore marino già si preparano a dare l’assalto alla linea di spartiacque. La croce di vetta purtroppo è sparita, con ogni probabilità abbattuta dalla galaverna e dalle bufere di tramontana del passato inverno. Peccato.
Ridisceso alla Gava, imbocco sulla sinistra il sentiero segnato con i tre pallini rossi che taglia a mezzacosta i versanti meridionali del Reixa e della Vaccaria. Al bivio posizionato proprio sotto la verticale della Rocca Vaccaria, abbandono il tracciato per il Monte Argentea e per il Riparo Fasciun, e prendo la diramazione di destra che permette di raggiungere più rapidamente il crinale.
Al Passo Crocetta (m. 1068, poche decine di metri sotto il Rifugio Argentea) scavalco la dorsale di spartiacque e mi porto sul lato padano per seguire il percorso “settentrionale” segnato con i tre pallini gialli che, passando per le praterie della Bucastrella, conduce a Casa Tassara (m. 1002).
Alle 9.20, dopo quattro ore esatte di cammino, sono di ritorno al Faiallo. Complice l’ora mattutina, il distanziamento sociale oggi era assicurato: durante tutto il giro non ho incrociato anima viva.


18 gennaio 2021 - M. REIXA dal Passo del Faiallo

Stefano

Giornata di sole relativamente mite con l’arco alpino in bella evidenza. Dal Faiallo al Reixa percorro una traccia di ciaspole fin troppo indurita dagli innumerevoli passaggi e dagli sbalzi di temperatura. Dalla cima mi sposto allora nel versante nord dove trovo ancora zone di neve morbida, quasi farinosa; termino la discesa sul grande pianoro ai piedi della Vaccaria. Per tornare al Faiallo seguo i tre pallini gialli che, con bel percorso nel bosco, sbucano a Casa Tassara. Da domani l’inverno chiude i battenti (spero solo temporaneamente) e lascia il posto a un flusso atlantico più umido e meno freddo. Le ciaspolate che ho fatto nelle ultime cinque settimane, grazie a un innevamento non consueto e ragguardevole, sono state per la mia gamba un esercizio assai proficuo e divertente.


11 gennaio 2021 - ROCCA VACCARIA dal Passo del Faiallo

Stefano

Giornata glaciale dai connotati pienamente invernali, resa ancor più gelida da un alito di tramontana. Neve stupenda proprio come in alta montagna. Dal Faiallo seguo una traccia di sci e di ciaspole fino a Casa Tassara dove un grosso faggio ha ceduto appoggiandosi al tetto della casa. Poi seguo i segni dell’Alta Via, spostandomi però sul versante nord della Rocca Vaccaria per evitare il crinale battuto dal vento. Molto freddo in cima e panorama compromesso dalla foschia. Discesa su neve bellissima fino al grande pianoro dove termina la strada Bucastrella e ritorno al Faiallo ripassando da Casa Tassara. La gamba non mi ha dato problemi.


5 settembre 2020 - ANELLO DEL BRIC RIONDO dal Passo del Faiallo

Stefano

Giro avventuroso e a tratti davvero spettacolare nell’alta Val Cerusa, in luoghi inaspettatamente selvaggi, solitari e pochissimo o per nulla frequentati dagli escursionisti.
La partenza è al Passo del Faiallo (m. 1061, ore 8) e al crocevia di Cian de Toe (m. 1052) prendo la diramazione di sinistra per il Passo della Gava segnata con due pallini rossi.
Una curiosità: in epoca ottocentesca al Cian de Toe (Piano delle Tavole) venivano accatastati i tronchi dei faggi in attesa di essere trainati giù a Voltri; sui massi del selciato della mulattiera che conduce alla Gava, in particolare nel vallone del Rio Malanotte, son ben visibili i solchi prodotti dal passaggio di particolari slitte chiamate “lezze” sulle quali il legname veniva caricato.
Dal Cian de Toe raggiungo dunque il belvedere panoramico presso la croce di San Gioachin sul costone proveniente da Cima Faiallo. Qui abbandono i due pallini rossi e inizio una faticosa discesa fuori sentiero lungo la dorsale che si getta verso Fiorino in Val Cerusa. Il terreno è infido giacchè sotto l’erba si nascondono continuamente pietre e roccette che rendono insicuro il cammino: per evitare il rischio di storte e distorsioni, procedo con cautela ed estrema lentezza; a guidarmi sono alcuni ometti di pietra e vaghe tracce di un antico sentiero ormai quasi sparito.
Oltre l’esiguo terrazzino del Bric Riondo (m. 978), da dove si ha una vista superba di Genova e del golfo ligure fino alle Apuane, la discesa riprende ripida e impervia con i roccioni alla mia sinistra che fanno da parapetto naturale sopra i baratri sul lato del Cerusa. Nel cielo di questa limpida giornata di fine estate, si stagliano il Dente e il Monte Giallo con la cicatrice della strada del Faiallo che in quarant’anni si è parecchio rimarginata ma che del tutto non scomparirà mai.
Su di un ampio gradone che interrompe la linearità della dorsale, circa a metà discesa, si incontra una piccola croce. Nonostante la bassa quota l’ambiente è severo e mi ricorda un po’ gli alti crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano. La discesa prosegue, ora tra rocce e pietraie, in uno scenario che ha dell’incredibile se si pensa che ci si trova alle spalle di Voltri a soli pochi chilometri dal mare!
In basso si vedono le Case Soggi con la mulattiera che mi riporterà su al Faiallo e al Pian della Biscia (m. 550, ore 10) metto finalmente piede su un sentiero; e che bel sentiero! Noto con piacere che è stato decespugliato di recente e che è proprio in ottime condizioni. E pensare che questo tracciato è stato abbandonato dalla F.I.E. tanti anni fa, forse a causa di movimenti franosi in zona Rio Gardonea. Si trattava dell’itinerario “Fiorino - Cerusa - Bric del Dente, ore 2.45, segnavia: rombo pieno rosso”. Io l’ho percorso in discesa con mio padre più di trent’anni fa, nel 1989, quindi ho soltanto ricordi sbiaditi, come sbiaditi sono i rombi rossi che comunque si vedono ancora. Del resto è proprio impossibile sbagliare strada, anche impegnandosi: sopra ci stanno imponenti risalti rocciosi; sotto le scarpate e i precipizi.
Dopo i ruderi di Casa Spravè (m. 560 circa), si entra a mezzacosta nella piega della montagna dove scorrono i rii Gardonea e Cerusa, e dove si celano anfratti veramente selvaggi, lontani da tutto, in cui il tempo sembra essersi cristallizzato a più di cent’anni fa. Quasi mi pervade un senso di solitudine e di smarrimento, una sensazione che ho provato soltanto quando sono salito da solo sulla cima nord dell’Argentera: ma lì ero 2500 metri più in alto!
Superati i guadi del Gardonea e del Cerusa, inizia una ripida e faticosa salita a zigzag perfettamente tracciata, prima allo scoperto e poi in un bosco di noccioli, che termina molto più in alto presso i ruderi di Casa Piccardi. Il sole batte a perpendicolo sopra questo declivio e io arrivo in cima grondante di sudore, oltrechè un po’ disidratato. Il rombo rosso termina infine sulla provinciale, proprio alla fine del lungo rettilineo del Passo della Cerusa (m. 931) dalla parte del Faiallo. Qui una bella palina in legno con l’indicazione per Fiorino rende ben visibile l’inizio del sentiero. Complimenti (e un ringraziamento) a chi ha compiuto tutto questo magnifico lavoro!
A me non resta che seguire le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via, tagliando i due tornanti della strada asfaltata, e alle 12 in punto sono al Passo del Faiallo dove concludo l’anello. Questa gita è stata una piacevole scoperta praticamente dietro casa: davvero molto bella!


15 giugno 2020 - GIRO DELLE SORGENTI DELL'ORBA da Vara Inferiore

Stefano

Giro piuttosto lungo e avventuroso che permette di esplorare la gola dell'Orba da Vara Superiore fino alle sue sorgenti, in un ambiente per lunghi tratti incontaminato e ricco d'acqua. La salita in sponda destra dell'Orba, che costituisce il "pezzo forte" della gita, è stata risegnata di recente con una linea gialla da alcuni ragazzi della valle a cui vanno i miei complimenti per la passione e per l'impegno. Inoltre, nell'unico passaggio che richiede un minimo d'attenzione, sono stati sistemati grossi canaponi molto utili in caso di roccia bagnata e scivolosa.
Alle 8.10 di una fresca mattinata di inizio estate, mi metto in cammino dal ponte sull'Orba sotto Vara Inferiore (m. 635) e prendo a sinistra la stradina col cancelletto che termina poco sopra di fronte a una casa. L'attraversamento del ruscello che si incontra subito dopo (il Rio Pennelli) è più laborioso del previsto: il ponticello di legno, che da ragazzo nelle mie scorrazzate per i boschi avrò percorso si e no un centinaio di volte, ha un aspetto pauroso da film dell'orrore: penso che persino i topi evitino di passarci sopra! Trovare un guado, dopo la pioggia torrenziale dell'altro ieri, non è semplice ma dopo alcuni tentativi riesco finalmente a passare dall'altra parte. Superati i ruderi della vecchia casa scout del Peroccio andata in fumo nei primi anni novanta (m. 730), si sbuca sulla strada della Ravugna (Vara Superiore) e la si percorre in discesa per un breve tratto fino a una casa recintata (Casa Canai, m. 739). Pochi metri prima della recinzione, si stacca sulla sinistra un sentierino appena accennato e segnalato da una freccia di legno con l'indicazione "Faiallo".
Inizia ora la parte più complessa e avventurosa del percorso e occorre prestare massima attenzione a non perdere mai di vista le tacche gialle. Il sentierino, stretto e impervio, fa il suo ingresso a mezzacosta nella spettacolare Gola dei Canai dove l'Orba si rinserra tra aspre balze rocciose. Non si incontrano particolari difficoltà anche se occorre dimestichezza nel muoversi sui terreni accidentati; l'unico passaggio esposto è ben protetto da un robusto canapone. Ora il sole illumina d'infilata questo angolo di appennino rupestre e solitario, dove il silenzio dell'isolamento è rotto soltanto dai gorgheggi dell'acqua, dal "latrato" dei caprioli e dal cinguettio degli uccelli. Scorci pittoreschi si schiudono d'improvviso alle mie spalle, fino a quando il sentiero non decide di calare con decisione nella forra e di approdare alla sponda destra del fiume: lo scroscio sonoro dell'Orba, prima sommesso, si fa adesso veemente ed echeggiante. Tutto il bosco è un intrico di rigagnoli, come solitamente accade in autunno e in primavera: a metà giugno è però un fatto inconsueto. Dopo aver incrociato l'itinerario discendente dal Manfrei, piego a sinistra per salire con decisione tra i faggi fino alla Stalla Marietto (m. 955) dove imbocco sulla destra un'ampia mulattiera pianeggiante. Infine, attraversata la piccola radura umida alle Sorgenti dell'Orba, raggiungo con una breve salita la Palazzina Tassara (m. 1002, ore 11.05), dove si incontra l'Alta Via e dove termina il segnavia "linea gialla".
Per un breve tratto seguo le bandierine bianco-rosse verso il Passo Vaccaria, poi imbocco a destra un bel sentiero di terra battuta sistemato di recente (freccia di legno con l'indicazione "Rifugio Argentea") che mi deposita sul "capolinea" della sterrata della Bucastrella. Percorro quindi il tratto di strada che taglia in piano il versante nord della Rocca Vaccaria per poi prendere ancora un sentiero (nuovamente freccia di legno con l'indicazione "Rifugio Argentea") che mi fa guadagnare il crinale di spartiacque presso il Passo Crocetta (m. 1068).
Alle 12 in punto sono al Rifugio Argentea (m. 1090) appena in tempo per vedere il Rama incorniciato dalle nubi risalenti dal mare.
Da qui discesa al Passo Pian di Lerca (m. 1034) e poi "classico" quadrato giallo per Vara Inferiore, con il guado conclusivo del Rio dei Custi per nulla banale e capace di regalare una bella scossa di adrenalina.
Dopo cinque ore di cammino (ore 13.15), al ponte della strada del Dano chiudo questo bellissimo anello, pochissimo battuto e ai più sconosciuto, che si discosta un po' dai classici itinerari della zona e che permette di addentrarsi in totale solitudine nell'angolo più selvaggio e incontaminato di tutta la valle.


21 maggio 2020 - M. REIXA dal Passo del Faiallo

Stefano, Alessandro

Sul crinale sopra il Faiallo

- Guarda papà! C'è l'autostrada!

- Eh si, è l'autostrada ... hai voglia a chiamarla autostrada ...
- E c'è anche la ruota che gira!
- E' la pala eolica sopra Mele
- Perchè sopra le mele?
- Ma no, è una località
- E Prontofino dov'è?
- Portofino, non Prontofino. Oggi non si vede, c'è foschia. Allora ti piace qua? Siamo sul crinale sopra il Faiallo e tra poco arriviamo sul Monte Reixa
- Com'è verde il prato!
- Non correre che ti stanchi
- Ma no, non ti devi preoccupare ...  Papà, quanto manca al Monte Reixa?
- Manca poco
- Mi dai la merenda?
- In cima
- Papà!
- Cosa c'è?
- Mi dai un po' d'acqua?
- Ma hai appena bevuto! Dai su, cinque minuti e siamo arrivati. In cima ci sediamo sulle rocce, mangiamo e beviamo

Sul Reixa

- Avevo proprio tanta fame ...  Papà, guarda! L'albergo del Faiallo!
- Eh si, è da dove siam partiti. Adesso per tornare giù facciamo un altro sentiero
- Dove?
- Scendiamo al Passo Vaccaria. Poi prendiamo un nuovo sentiero che ci riporta al Faiallo
- Al Passo Vaccheria? E a Casa Tassara quando ci andiamo?
- Passo Vaccaria, non Vaccheria. No, da Casa Tassara non ci passiamo. Ti faccio fare un sentiero che è più bello e che è tutto in piano

Al ritorno sotto il Passo Vaccaria

- Tra un po' inizia il nuovo sentiero
- Qui?
- No, tra poco. Quando inizia ci sono dei cartelli ... Ecco Ale, questo è il nuovo sentiero. Ora entriamo nel bosco e quando usciamo siamo al Faiallo
- Papà, devo fare pipì ...

Quasi all'area picnic del Faiallo
- Papà! Guarda quel rumore laggiù!
- Si dice "senti quel rumore", non guarda ...
- Ma che cos'è?
- Sarà un capriolo che scappa
- Perchè scappa?
- Perchè i caprioli hanno paura di noi e quando ci sentono o ci vedono scappano
- E dove scappa?
- Giù verso Voltri ... Allora, ti è piaciuto questo giro? Sei stato bravo, hai camminato proprio bene
- Si. Poi lo diciamo alla mamma che sono stato bravo



26 ottobre 2019 - ROCCA DELLA MARASCA e ROCCA VACCARIA da San Pietro d’Olba (ritorno a Vara Inferiore)

Stefano, Roberto

Gita con Roberto vicino a casa. Lasciamo una macchina a Vara Inferiore per il ritorno e partiamo alle 8.40 da San Pietro d’Olba (m. 526) immerso in un clima tipicamente padano. Aria umida e mite risalente dalla Valle del Po è affluita per tutta la notte sul versante settentrionale dell’Appennino ammantandolo di una coperta di nubi basse che poggia i suoi lembi sopra il crinale di spartiacque: dalla parte del mare sole e tramontana tesa, a tratti sferzante; da questa parte, invece, grigio e quiete atmosferica con le foglie ingiallite degli alberi perfettamente immobili.
Inserisco ora un bel racconto di Giuseppe Pino Vitale di San Pietro pubblicato sulla pagina facebook “Urbe, Alta Valle dell’Orba”.
Fino alle soglie del 1900, la mulattiera che passa dalla Marasca era l’unica strada che permettesse alla gente dell’Olba di raggiungere “la Marina” attraverso il Passo del Faiallo. Da qui passavano le “pedone” con le loro gerle cariche di formaggette, funghi e frutti di bosco da recapitare ai clienti di Genova, per ritornare poi in Valle con altri prodotti: pesci, limoni, arance e soprattutto sale. Carovane di muli a basto che trasportavano verghe e lingotti di ferro, pronto per essere lavorato e trasformato in chiodi, catene ed ancore nei cantieri navali di Voltri; e ne risalivano poi carichi di minerale ferroso (ematite, limonite, magnetite, pirite…) proveniente dall’Isola d’Elba, per essere poi lavorato nelle nostre ferriere e trasformato in metallo mediante la cosiddetta “siderurgia a basso fuoco” che aveva bisogno di due elementi fondamentali: l’acqua, per dare la forza motrice ai magli ed il carbone per alimentare i forni. Due fonti di energia che all’Olba certo non mancavano! Ed ancora slitte trainate da buoi (le cosiddette “leze”) che trasportavano “fasciame”, ossia tavole di rovere segate lungo la venatura naturale del legno, utilizzate poi per la costruzione di barche e galee, sempre per i cantieri navali di Voltri e dintorni. In alcuni tratti della strada si possono ancora osservare i solchi lasciati dai pattini delle “leze” incisi sulle pietre del selciato, a perenne ricordo. Chiunque avesse dovuto recarsi a Genova o nei suoi dintorni, per qualsiasi motivo, era obbligato a percorrere questo sentiero… Anche chi aveva deciso di emigrare per sempre nelle Americhe o più semplicemente di trasferirsi in Francia, durante i mesi invernali, per fare il segantino. Quando percorrerete questa strada, sicuramente per vostra libera scelta e per passione, vi chiedo di pensare per un momento ai nostri Avi Urbaschi, ed anche ai loro poveri animali, costretti per necessità di sopravvivenza a passare da qui in qualsiasi condizione climatica. In alcuni punti si possono ancora vedere delle croci a ricordo di quanti, per incidenti di percorso, hanno perso la vita. Anche questa povera Gente ha contribuito a fare la Storia e la grandezza di Genova”.
Sopra le ultime case di Marasca abbandoniamo il cerchio giallo diretto al Passo del Faiallo e, dopo un tratto di discesa su strada asfaltata, affrontiamo la breve ma avventurosa “scalata” della Rocca della Marasca (tacche rosse sbiadite): una salita che prevede il transito all’interno di un piccolo pertugio sotto un masso incastrato (una sorta di Buco della Marmotta del Corborant in scala ridotta) e un passaggio leggermente impegnativo sul piccolo camino che dà accesso alla vetta (poco più che EE in condizioni normali, sicuramente F con la roccia bagnata come oggi).
Alle 9.50 mettiamo piede sulla cima nord-ovest della Rocca della Marasca (m. 910) completamente avvolti dalla nebbia; ed è un vero peccato perché da qui si ha una vista superba sui dolci rilievi delle Langhe e verso il Monviso.
Ridiscesi con molta attenzione dalla stessa parte, imbocchiamo nel bosco un sentiero pianeggiante (tacche arancioni) che incrocia ben presto la bella mulattiera proveniente dal Maraschino e segnata con due crocette gialle. Guadato il Rio della Notte gonfio d’acqua, saliamo al soprastante ripiano dei Roncazzi e alla Cappella dei Cianetti per poi seguire il classico itinerario che conduce al Passo del Faiallo. Tra Case Zanotta, il Bric Dato e il Faiallo il sentiero è stato risistemato e allargato per iniziativa del Comune di Urbe e ora si percorre davvero bene.
Nel frattempo il sole ha asciugato l’aria e dissolto le nubi che ristagnavano sui versanti padani facendo venir fuori una bella giornata; resta ancora un po’ di ventilazione da nord ma nulla di fastidioso. Nel tardo autunno e in inverno, quando l’angolo di incidenza dei raggi solari si riduce al minimo, l’irraggiamento non è più sufficiente a diradare questo tipo di copertura di matrice adriatica e da Genova può capitare, per più giorni consecutivi, di vedere il Reixa “portare il cappello”.
Dopo esserci divorati due strudel veramente squisiti alla “Nuvola sul Mare” (m. 1061, ore 12.30), ci dirigiamo a Casa Tassara (m. 1002), raggiungiamo il crinale al Passo Vaccaria (m. 1115) e con una breve deviazione saliamo anche alla Madonnina della Rocca Vaccaria (m. 1167, ore 13.20). Il panorama è bello ma non eccelso per la residua umidità nell’aria e la conseguente foschia nei bassi strati.
Passiamo dal Rifugio Argentea affollato di escursionisti (m. 1090) e al Passo Pian di Lerca (m. 1034) abbandoniamo le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via per scendere verso Vara Inferiore. Purtroppo le piogge monsoniche di inizio settimana, che tanti danni hanno arrecato in Valle Stura e nell’Alessandrino, hanno in parte rovinato il sentiero segnato con il quadrato giallo che taglia i tornanti della sterrata della Bucastrella: speriamo che l’anno prossimo il Parco del Beigua riesca a sistemarlo un po’.
Infine, dopo l’ultimo avventuroso guado, risaliamo a Vara Inferiore (m. 672, ore 15.10) terminando così questa bella gita autunnale che, con un percorso “a ferro di cavallo”, ci ha permesso di contornare l’alto bacino dell’Orba e di attraversare ambienti (e climi) molto diversi tra di loro.


19 maggio 2018 - M. TARDIA DI PONENTE da Vara Inferiore

Stefano

Parto da Vara Inferiore (m. 672) alle 6.30 con cielo sereno e temperatura mite e salgo dalla Bucastrella per strada e scorciatoie (quadrato giallo) fino al Passo Pian di Lerca (m. 1034) e al Rifugio Argentea (m. 1090, ore 8.15).
Al Passo Crocetta (o Cruxetta, m. 1068) lascio l’Alta Via e prendo il sentiero di mezzacosta che scende al Passo della Gava in un ambiente selvaggio e pittoresco, con esplosione di verde dappertutto.
Dalla Gava (m. 752, ore 9.15) tratto pianeggiante fino al Passo della Gavetta (m. 702, due pallini rossi), splendido balcone sul porticciolo di Arenzano.
Quindi ripida salita alla Rocca dell’Erxu (tre pallini rossi) dove sorge il minuscolo riparo “Ai Belli Venti” (m. 895); infine breve tratto di dorsale fino alla sommità del Monte Tardia di Ponente (m. 928, ore 10.05).
Dalla cima scendo direttamente al Passo della Gava seguendo il costone nord-occidentale (esile traccia con radi ometti); poi imbocco l’antica mulattiera segnata con i due pallini rossi che si inoltra nell’aspro e desolato Vallone del Rio Malanotte e che risale a mezzacosta tutte le pieghe dell’imponente versante est del Reixa. Dopo aver incrociato l’itinerario proveniente da Fabbriche e da Sambuco (quadrato rosso) e dopo aver aggirato l’ultimo costone, raggiungo “La Nuvola sul Mare” al Passo del Faiallo (m. 1061, ore 11.15).
Al di là della strada provinciale prendo il sentiero segnato con il cerchio e le due crocette gialle che sale brevemente al Bric Dato, scende a Case Zanotta e prosegue poi per la dorsale tra le valli Orba e Rosto fino alla Colla dei Cianetti (m. 931) sopra Vara Superiore. Dopo la Cappella dei Cianetti e la Colla della Vassuria (m. 894), imbocco sulla sinistra Via Spelia che porta in località Mondamito.
Passando infine per Casa Mrizu e Case Brescia, alle 13 in punto sbuco a Vara Inferiore dopo sei ore e mezza di marcia sostenuta.
In conclusione gita bella, lunga e faticosa, paesaggio vario e verdissimo, caldo sopportabile e mitigato da un filo di tramontana e sentieri tutto sommato in ordine dopo il grande gelicidio del dicembre scorso (eccetto un breve tratto sopra Case Brescia).


 21 maggio 2017 - BRIC DATO, M. REIXA e ROCCA VACCARIA da Vara Inferiore

Stefano

Maggio è il mese migliore per camminare su questi monti; la vecchia erba ingiallita dall’inverno scompare sotto un bel manto verde e rigoglioso mentre i faggi si coprono di folte chiome che regalano ombra e frescura a chi si addentra nel bosco; se poi la giornata è bella come quella di oggi, appena ventilata da un filo di tramontana e con una visibilità buona, allora si può apprezzare appieno la bellezza di questi paesaggi.
Parto da Vara Inferiore (m. 672) alle 6 in punto e mi incammino su per l’ampia mulattiera che, passando per Case Brescia e Casa Mrizu, sbuca sul piccolo altipiano alle pendici meridionali della Rocca della Marasca in località Mondamito. Percorro poi la strada comunale (che sale da San Pietro d’Olba) fino alla Colla della Vassuria (m. 894) e, successivamente, la stradina asfaltata che porta alla Cappella dei Cianetti.
Poco oltre, alla Colla dei Cianetti (m. 931), la strada termina e inizia il sentiero segnato con un cerchio e due crocette gialle che sale dolcemente in direzione del Faiallo tra macchie di faggi e vaste praterie. Presso Case Zanotta si entra nel bosco per uscirne, più in alto, poco sotto il Bric Dato la cui sommità (m. 1102, ore 8) è raggiungibile con una brevissima deviazione a sinistra; dal Dato si diparte verso nord la dorsale dei Praioli che chiude a est la Valle del Rosto.
Il sentiero prosegue ora in leggera discesa fino al Passo del Faiallo dove, attraversata la strada, incontro i segni dell’Alta Via che seguo per un breve tratto; all’uscita dalla faggeta lascio sulla destra le bandierine bianco-rosse dirette a Casa Tassara e salgo direttamente allo spartiacque che offre una veduta suggestiva su Genova. Un fresco e mai fastidioso venticello di tramontana mi accompagna durante questa cavalcata sul crinale.
Dalla spianata del Monte Reixa (m. 1183, ore 8.40) scendo verso il Passo Vaccaria allietato da un magnifico panorama che spazia dalla Riviera delle Palme a tutta la Liguria di Levante. Veloce risalita alla Rocca Vaccaria (m. 1167) e poi ancora discesa verso il Rifugio Argentea.
Al Passo Crocetta (m. 1068) trascuro la deviazione a sinistra per il rifugio e proseguo a mezzacosta sul tracciato dell’Alta Via che, con un ulteriore breve tratto di discesa, giunge al Passo Pian di Lerca (m. 1034).
Infine tranquillo rientro a Vara Inferiore seguendo il quadrato giallo. Alle 10.30, dopo quattro ore e mezza di marcia a buon passo, entro in paese chiudendo così questo bel percorso ad anello che permette di coronare, attraverso fresche faggete e dorsali panoramiche, tutto l’alto corso dell’Orba.


22 agosto 2016 - M. MANFREI, FOSSA GRANDA e M. REIXA dal Passo del Faiallo

Gianni, Franca

E’ una gita strana quella di oggi, nata dalla curiosità di scoprire dove portano i cartelli e i segni (due pallini gialli) spuntati da poco sulla strada del Faiallo. Il tempo è splendido e nel bosco dove si sviluppa questo itinerario ci troviamo al riparo del vento che soffia fortissimo sui crinali.
Sono le 9 e mezza e lasciamo l’auto al passo, attraversiamo la strada e troviamo il primo dei nuovi  cartelli in legno: Manfrei 1 ora, S. Pietro 2 ore e 30. Un appunto lo devo fare agli orari indicati, sempre poco attendibili, ma in questa occasione sono io a fare il primo errore di valutazione. Come? - penso - solo due ore e mezzo per arrivare a San Pietro e addirittura un’ora per il Manfrei che è a due passi dalla strada? Presto dovrò ricredermi: un’ora è decisamente una previsione ottimistica.
Il gps è in funzione ma per il momento ricalca il sentiero già mappato con i segnavia del cerchio giallo per San Pietro e delle due crocette per Martina: bosco, felci altissime, la breve deviazione per salire al punto panoramico del Bric Dato. E poi prateria, l’erba ingiallita punteggiata dai faggi e dagli arbusti. Il sentiero corre da est a ovest e solo quando svolta deciso verso nord troviamo il cartello e i due pallini gialli che indicano la deviazione. Lì vicino c’è una madonnina che già conoscevamo, una minuscola edicola votiva che troviamo con dispiacere con i vetri in frantumi. 
La ricerca dei pallini gialli si fa faticosa e solo il senso di orientamento di Gianni ci aiuta a non perdere il percorso che sale al Monte Manfrei e più in basso incontra la radura dove sorge l’Altare del Manfrei. Sono le 11 e un quarto.
L’Altare del Manfrei è una nuova e moderna costruzione circondata dai pennoni per le bandiere e da un grande crocifisso, nata per ricordare il luogo dove, subito dopo il 25 aprile del 1945, fu scritta una triste pagina di storia. Più di duecento giovanissimi soldati della San Marco furono vittima di una terribile rappresaglia e fucilati, un episodio doloroso che per decenni rimase sconosciuto ai più perché la gente del posto, terrorizzata dalle possibile vendette, cercò di negare e dimenticare.
I due pallini gialli raggiungono velocemente la provinciale del Faiallo, l’attraversano e scendono dalla parte opposta verso Fossa Granda. Il sentiero che abbiamo appena percorso e questo che stiamo per percorrere sono sconosciuti alle mappe. Avrò dunque parecchio materiale per aggiornarle e contribuire così al grande progetto di Openmap.
I bei cartelli i legno sono numerosi e aiutano a orientarsi in una zona conosciuta probabilmente solo dai fungaioli. I pallini gialli, benché nuovissimi, sono già un po’ sbiaditi, da vernice a vernice la differenza di durata è abissale. L’erba è altissima. Più in basso superiamo la località Fossa Granda senza riconoscerla e incrociamo il sentiero della riga gialla che da Vara sale al Faiallo, un sentiero non ufficiale, in qualche punto esposto, con una segnaletica così scarsa che qualcuno ha pensato di integrarla con qualche linea verdolina ottenuta con lo spray fluorescente.
Scavalchiamo numerosi rii, oggi asciutti, che suggeriscono di non percorrere questo itinerario dopo le piogge e costeggiamo per un tratto il letto dell’Orba che qui è appena nato. Tra il folto degli alberi e con gli occhiali scuri l’azzurro del cielo sembra sparire e l’ombra del bosco è ancora più cupa.
Il sentiero sale e sbuca a Stalla Marietto dove due anni fa avevamo vagato a lungo senza sapere dove andare. Ora un nuovo cartello e la riga fluorescente sul tronco di un faggio ci indicano di svoltare a destra sul tratto scoperto che accompagna la linea elettrica e che per l’ultima volta ci porta ad attraversare il neonato Orba.
La riga azzurra che il torrente disegna sulle carte si interrompe qui, siamo arrivati alle sue sorgenti. Tra le fronde spunta Rocca Vaccaria inondata di sole; Casa Tassara, o le Palazzine come vengono chiamate le due costruzioni e il bel trogolo nel bosco, è vicina.
E’ l’una e mezza, l’ora di pranzo, ma noi vorremmo concludere il nostro giro con un po’ di panorama, quello splendido panorama che la Rocca Vaccaria inondata di sole ci ha ricordato. Proseguiamo quindi sull’Alta Via per guadagnare il crinale e solo quando sbuchiamo al passo ci ricordiamo del vento che soffia forte e spazza le cime.
Sul Reixa, al riparo delle roccette che proteggono la piccola statua della Madonna e il minuscolo presepe, facciamo una sosta e abbiamo l’occasione di incontrare un gruppetto di escursionisti che ci riconoscono per via del sito: non finirò mai di stupirmi per lo spirito di osservazione del quale io non sono affatto dotata. Li osserviamo allontanarsi sullo sfondo del mare e ci avviamo anche noi alla conclusione del nostro giro di esplorazione.
11,5 chilometri la distanza, 500 metri il dislivello, oltre 4 ore di cammino effettivo.


17 maggio 2016 - M. REIXA e ROCCA VACCARIA da Vara Inferiore (per il Passo della Gava)

Stefano

Dopo la gita di due giorni fa, oggi sono salito nuovamente sul Reixa e sulla Rocca Vaccaria compiendo però un anello per il Passo della Gava. Le camminate sulle cime dell’altipiano che si estende dal Beigua al Dente hanno per me un “rapporto qualità-prezzo” estremamente vantaggioso: la “qualità” è buona perché il contesto ambientale, pur non essendo all’altezza delle Alpi o dell’Appennino Tosco-Emiliano, è comunque pregevole e caratteristico; il “prezzo” è imbattibile visto che lo spostamento in auto richiede poco più di un quarto d’ora.
Come l’altro ieri, anche oggi parto dal ponte sull’Orba (m. 635) poco sotto Vara Inferiore. Veloce salita lungo la sterrata della Bucastrella e lungo le scorciatoie perfettamente segnate che, nella parte alta, tagliano i tornanti.
A Cima Pian di Lerca (Rifugio Argentea, m. 1090) prendo il sentiero segnato con tre pallini rossi che scende dapprima al Riparo Fasciun (m. 973) per proseguire poi a mezzacosta fino al Passo della Gava. Vicino al piccolo riparo si trova una sorgente la cui acqua viene pompata su fino al Rifugio Argentea compiendo un dislivello di oltre cento metri in seicento metri di tubatura.
Dopo il Fasciun, il sentiero prosegue in leggera discesa immerso in un ambiente selvaggio e pittoresco che dista non più di cinque chilometri in linea d’aria dal mare. Il versante meridionale della Rocca Vaccaria è un gigantesco tappeto che brilla d’un verde intenso, punteggiato qua e là da pini marittimi e da belle fioriture.
Arrivo così al Passo della Gava (m. 752), importante crocevia di antiche mulattiere e di strade del sale che divide la Val Lerone dalla Val Cerusa. Appena sotto il passo si scorge la Cà de Gava, piccolo rifugio sempre aperto che offre utile riparo in caso di maltempo.
Imbocco adesso il tracciato segnato con una X rossa proveniente da Voltri che rimonta l’ampio costone sud-orientale del Reixa. Belle vedute verso la costa tra Cogoleto e Savona e sulla Val Cerusa mentre Genova è poco nitida a causa della foschia.
Quando arrivo sulla cima tondeggiante del Reixa (m. 1183) svolto a sinistra e per crinale raggiungo la Madonnina della Rocca Vaccaria (m. 1167), che qualche anno fa era rimasta decapitata e che di recente è stata riparata.
Continuo lungo l’Alta Via fino al Passo Crocetta (o Cruxetta, m. 1068), dove trascuro la risalita al Rifugio Argentea per scendere direttamente al Passo Pian di Lerca (m. 1034).
Infine veloce ritorno a Vara Inferiore (ponte sull’Orba) dove concludo questa bella camminata.


15 maggio 2016 - M. REIXA da Vara Inferiore

Stefano

Domenica 15 e martedi 17 maggio ho fatto due belle escursioni sui monti del Parco del Beigua che, in questo periodo dell’anno, sono una meravigliosa esplosione di verde e di fioriture.
Oggi veloce sgambata al Monte Reixa in una luminosa giornata di sole. Lascio la macchina sotto Vara Inferiore presso il ponte sull’Orba (m. 635) e mi incammino lungo la strada sterrata della Bucastrella che sale a svolte nella quiete del bosco. Più in alto si incontrano alcune scorciatoie mentre i faggi lasciano gradualmente il posto a radure sempre più ampie.
Abbandonata la sterrata, il sentiero entra nella conca del Rio Custi dove si trova un vecchio alpeggio, risale le vaste praterie ammantate di un verde rigoglioso e raggiunge infine lo spartiacque al Passo Pian di Lerca (m. 1034) dove incrocia l’Alta Via dei Monti Liguri.
Con un’ulteriore breve salita si arriva a Cima Pian di Lerca (m. 1090) dove sorge il Rifugio Argentea, oggi affollato di escursionisti: la gestione è affidata al C.A.I. di Arenzano che, tra maggio e settembre, ne garantisce l’apertura durante i fine settimana.
Dal rifugio il crinale digrada dolcemente fino al Passo Crocetta (o Cruxetta, m. 1068) per poi riprendere a salire in direzione della Rocca Vaccaria. La bella domenica di sole ha attirato molti gruppi di persone che, partendo dal Faiallo alla volta del rifugio, percorrono uno dei più bei tratti di Alta Via di tutta la Liguria. Le bandierine bianco-rosse mi accompagnano fino al Passo Vaccaria (m. 1115) dove abbandonano lo spartiacque per scendere sulla sinistra a Casa Tassara e risalire successivamente al Faiallo.
Io proseguo sul sentiero di crinale e in breve sono in cima al Reixa (m. 1183). Sul versante padano, tra le macchie di faggi del Passo del Faiallo, si scorge il ristorante-albergo “La Nuvola sul Mare” recentemente ristrutturato. Dalla parte opposta, nubi risalenti dal mare fanno capolino sul Monte Pennone e sul Tardìa di Levante.
Al ritorno opto per una piccola variante e al Passo Vaccaria svolto a destra e scendo per prati fino alla sterrata della Bucastrella: qui passa un itinerario F.I.E., segnato di recente con tre pallini gialli, che collega Casa Tassara al Rifugio Argentea su un tracciato alternativo all’Alta Via. Refoli di nebbia coprono di tanto in tanto il sole creando un suggestivo alternarsi di luci e di ombre sul versante occidentale del Reixa. Non mi resta che seguire la strada per ritrovare, più avanti, il quadrato giallo che scende a Vara Inferiore.


20 agosto 2015 – ANELLO DELL'ALTA VAL D’ORBA da Vara Inferiore

Gianni, Franca

Il cielo è terso e l’aria frizzante. L’ideale per fare un lungo giro sulle cime che circondano Vara.
Seguiamo dapprima il sentiero del rombo giallo vuoto (ore 8,20) che scende e scavalca l’Orba sulla passerella in ferro recentemente messa in sicurezza con la sostituzione di alcuni tratti di pavimento corroso dalla ruggine, risale in località Dano attraversando o seguendo la strada asfaltata e l’abbandona definitivamente con una svolta a sinistra che punta a sud verso il crinale e il Monte Rama.
Da questo sentiero del rombo giallo, a quota 900 se ne stacca un altro sulla sinistra: è l’antica mulattiera per Cima del Pozzo che nel 1995 - quando è stato costruito il riparo che noi abbiamo sempre chiamato “rifugetto” - era percorribile addirittura col trattore. Abbandonato da allora è stato in parte cancellato una vegetazione rigogliosa e vorace. L’anno scorso, dopo tanti anni, eravamo saliti a naso nel bosco fitto senza trovare il percorso originale ma raggiungendo comunque Cima del Pozzo. Oggi proveremo di nuovo.
Nel primo tratto, fino all’attraversamento di un “fiume di pietre”, il sentiero è ancora evidente nonostante l’erba alta. Peccato per la fonte che si trovava lungo il percorso: il grande masso scavato come una bacinella che un tubo in gomma riempiva con l’acqua della sorgente è asciutto e pieno di terra. Poi il sentiero s’infila nel bosco e si perde ma Gianni, che ha più intuito di me, riesce comunque a trovarne le tracce, in alcuni punti riconoscibili. Sbuca infine sul crinale e si congiunge all’Alta Via nei pressi del Passo Notua, vicino al Riparo Cima del Pozzo (ore 10,40).
Il percorso si snoda ora sull’Alta Via, oggi discretamente affollata, che percorriamo in direzione levante.
Conosciamo bene questi posti a noi così familiari: alle spalle abbiamo il Bric Sciue Gianche, davanti il Passo Pian di Lerca. Eppure ogni volta scopriamo qualcosa di nuovo. Il panorama si allarga a trecentosessanta gradi ma la visibilità, nonostante la splendida giornata, non è eccezionale.
Trascuriamo la deviazione per il Rifugio Argentea, raggiungiamo il Passo della Crocetta e saliamo sulla Rocca Vaccaria. Sotto i noi il Bric Tardia di Levante e di Ponente e l’azzurro sfumato del mare.
Al Passo Vaccaria abbandoniamo l’Alta Via che scende a Casa Tassara e proseguiamo invece sulle ondulazioni del crinale: Reixa, anticima del Reixa, pendici della Cima Faiallo. Gianni mi rimprovera per il tempo che perdo per le soste e che a suo dire supera quello impiegato per camminare: fatto sta che arriviamo all’area picnic del Faiallo alle 13,15.
Odore di fumo, di carne alla ciappa, bambini che giocano e grandi impegnati a cucinare. Una leggera brezza che ci fa tirare fuori i pile dallo zaino. Mezz’ora di pausa dedicata al nostro pranzo spartano.
Traversiamo la provinciale e ci portiamo sull’altro versante dove si snoda il sentiero con i segnavia del cerchio vuoto giallo (San Pietro-Faiallo) e delle crocette gialle (Martina-Faiallo).
L’erba tagliata che troviamo nel primissimo tratto ci fa sperare che anche qui il sentiero sia in ordine come quelli del parco. Ma così non è e questi tracciati, che si sviluppano interamente nel comune di Urbe e quindi al di fuori della giurisdizione del Parco del Beigua, ne risentono.
Si tratta di un lungo percorso che segue il crinale, nel primo tratto passando più in quota rispetto alla provinciale e scendendo a sfiorarla nei pressi di Case Zanotta, e poi, tra querce noccioli arbusti e tratti scoperti, corre a cavallo tra l’alta valle dell’Orba e quella del Rio Rosto. Per fortuna il cielo si è rannuvolato e ci regala un po’ di frescura.
A Colla dei Cianetti, dove inizia la strada asfaltata, proseguiamo e incontriamo la Cappella dei Cianetti, il bivio dove i due itinerari si dividono e noi abbandoniamo le crocette gialle per Martina e infine l’incrocio di strade e stradine a quota 900 metri dove lasciamo anche il cerchio giallo per San Pietro. Ho gli occhi fissi sul navigatore e sugli errori della mappa che ho incontrato in questo tratto e che mi propongo di correggere al più presto.
Siamo sulle alture di Vara Superiore e quindi praticamente a casa: Via Marasca, svolta su via Spelia, di nuovo il bosco, Mondamito, Mrizu, Brescia. Tanti nomi per località fatte anche di una sola casa e che ci portano al punto di partenza: Vara Inferiore.
Abbiamo fatto un bell’anello di 19 chilometri e 800 metri di dislivello, abbastanza ampio da abbracciare una superficie di quasi 14 chilometri quadrati intorno al tratto superiore dell’Orba.

15 luglio 2014 - M. REIXA e BRIC DATO da Vara Inferiore

Gianni, Franca

Bel tempo. Fresco. Siamo a Vara e possiamo partire da casa senza toccare la macchina, stare fuori tutto il giorno e mappare con il gps i sentieri che ancora non compaiono nelle mappe. L’idea è di fare un giro completo  sui monti che circondano Vara.
Alle 8,30 partiamo e seguiamo fedelmente il segnavia del quadrato giallo pieno che porta all’Argentea. Il sentiero è perfetto: oltre ai segni pitturati di fresco il Parco ha provveduto al taglio dell’erba e al defrascamento. Merita percorrerlo anche se si snoda vicino alla sterrata della Bucastrella.
Al di là di Pian di Lerca l’orizzonte è una striscia di foschia che unisce terra e mare. Peccato!
Prima tappa e spuntino al Rifugio Argentea per il momento ancora chiuso. Un nuovo cartello ricco di immagini è stato sistemato sul locale del gruppo elettrogeno e nel cartello sono indicati tutti i comuni che hanno aderito al Parco: Masone, Campoligure, Rossiglione, Tiglieto, Sassello, Stella, Arenzano, Cogoleto, Varazze … perfino Genova. Tutti eccetto Urbe e le sue frazioni (S. Pietro, Vara Inferiore e Superiore, Martina e Acquabianca) che geograficamente sono il cuore del parco ma che a suo tempo avevano scelto di non aderire e sono rimaste tagliate fuori.
D’improvviso sento un’esclamazione sorpresa: “Lilli!”. Mi volto e vedo una bella signora che chiama Gianni col diminutivo di quando era bambino. Un incontro piacevole: Lilli era e Lilli è rimasto per chi lo ha conosciuto in quegli anni lontani.
Riprendiamo il cammino e alle 11,20 siamo alla Rocca Vaccaria ma non riesco a scattare una foto perché la madonnina senza testa mi mette in soggezione. Chissà se qualcuno ha in progetto di sostituirla!
Proseguiamo la nostra passeggiata sul filo del crinale e poco dopo tocchiamo il Reixa e l’anticima del Reixa. Sfiliamo a lato della Cima Faiallo e scendiamo all’area picnic del Faiallo dove ci sediamo comodamente su una delle tante panche a consumare il nostro pranzo (12,30). Intorno a noi ci sono famiglie e bambini che giocano. Poco distante c’è l’albergo-rifugio che è stato rinnovato e ingrandito qualche anno fa e che ora si chiama La Nuvola sul Mare.
All’una, infreddoliti per la sosta all’ombra, ci rimettiamo in cammino. Attraversiamo la provinciale ed entriamo nel bosco dove i cartelli bianchi del comune segnalano i sentieri per Acquabianca, Martina e Vara; sugli alberi sono pitturati i segnavia del cerchio giallo, che proviene da S. Pietro d’Olba, e delle due crocette gialle che arrivano da Martina.
L’ambiente cambia. L’erba è alta, il sentiero trascurato. Immagino che sia il prezzo che paga Urbe per non essere nel parco.
E’ zona da mappare perché lunghi tratti non compaiono ancora. Le Openmap, che sono le mappe che ho caricato sul navigatore, stanno crescendo a vista d’occhio e diventano via via più precise e dettagliate. Sono le mappe libere che ognuno può scaricare gratuitamente e a cui tutti possono collaborare servendosi dei propri tracciati.
Radure con erba alta e felci circondate dai faggi, un cartello con l’indicazione del sentiero “Foi lunghi” dove “foi” sta per faggi, un altro che ci dice che siamo sul Bric Dato, un rilievo erboso pressoché ignorato dal quale si può dominare il panorama circostante.
Il sentiero, che fino ad ora si era tenuto alto, scende e si avvicina alla provinciale tanto che vediamo i tetti delle case Zanotta sul lato opposto della strada. Incrocia e segue un tratto di sterrata in mezzo a grandi faggi, torna ad essere un sentiero ed esce allo scoperto. Che caldo!
Dopo il fresco piacevole di questa mattina, infreddolita dalla sosta all’ombra al Passo del Faiallo, ora patisco il caldo e improvvisamente mi sento stanca. Però …
Però c’è un altro cartello che recita “I segni della Madonna”: una deviazione in salita che se fosse già tracciata sulla mappa tralascerei senz’altro ma che, non comparendo ancora, mi sento in dovere di esplorare. Ai margini di un prato c’è una piccola madonnina protetta da una grata murata in un cippo, una madonnina che nessuno conosce e sulla quale non sono riuscita a trovare informazioni ma che qualcuno passa a visitare visto che nel vasetto ci sono dei fiori. D’istinto raccolgo qualche margherita e riempio il contenitore con la mia bottiglietta d’acqua. Poi torno al sentiero.
Il sole è implacabile, sono stanca.
Ormai siamo alla Colla dei Cianetti, in prossimità di Vara Superiore. Il sentiero diventa una strada asfaltata. La Cappella Colla dei Cianetti, dedicata alla Nostra Signora della Misericordia, ci ricorda un episodio lontano. Un tal Nicola Siri, rifugiatosi sopra un albero per sfuggire all’aggressione di “lupi famelici” che infestavano la zona, aveva fatto voto che se si fosse salvato avrebbe ringraziato la Madonna costruendole una chiesetta (fonte: “I luoghi di culto in Alta Val d’Orba e Sassello di Don Enrico Principe”).
Poche centinaia di metri e siamo alla Colla Vassuria, un quadrivio di strade tra le quali scegliamo via Marasca per raggiungere Vara attraverso le località Mondamito, Mrizu e Brescia. E, a proposito di Mrizu, un ultimo appunto: Mrizu probabilmente sta per meriggio e, come ci spiega Andrea Parodi nel suo libro “Beigua Geopark” a proposito di un toponimo simile (mrizzu), si riferisce a sito riparato e ombroso in cui gli animali sostavano a riposare … nelle ore più calde della giornata …
Siamo a casa, stanchi forse più per il caldo del meriggio che per la lunghezza della gita che pure è notevole. Sono le 15,50, abbiamo percorso 19 chilometri e 770 metri di dislivello in 6 ore di cammino effettivo.

2 giugno 2014 - ROCCA VACCARIA da Vara Inferiore (per la gola dei Canai)

Gianni, Franca

Oggi decidiamo di andare alla scoperta delle sorgenti dell’Orba.
Già ricco per gli infiniti torrentelli che scendono dalle pendici del Faiallo, a Vara il fiume è giovane e impetuoso. Ma più in alto non lo conosciamo e anche se il sentiero della linea gialla che intendiamo seguire l’abbiamo percorso quindici anni fa è come se fosse la prima volta perché non lo ricordiamo quasi per niente. Nel cielo che un attimo fa era azzurro si stanno formando le “pecorelle”.
Dalla chiesa (ore 7,30) imbocchiamo la strada che scende verso la località Dano e dopo nemmeno un chilometro, immediatamente prima del ponte, sulla sinistra troviamo un cancello. L’itinerario Vara-Faiallo passa di qui. A lato del cancello il passaggio pedonale e subito sopra alcune case. Ci troviamo sulla sponda orografica destra del fiume.
Il sentiero passa sull’aia dell’ultima casa e dopo un cancelletto mobile che dovrebbe servire a tenere lontani cinghiali e caprioli entra nel bosco. Su un malandato ponticello in legno sopravissuto a chissà quante alluvioni scavalchiamo uno dei tanti rii che si tuffano nell’Orba, risaliamo alcuni tornanti e passiamo accanto ai ruderi di una casa che oltre vent’anni fa era stata distrutta da un incendio. Si tratta del Peroccio e a giudicare dalla larghezza del sentiero doveva trattarsi di una casa importante e frequentata.
La sterrata sbuca sull’asfalto in località Ravugna, che è una piccola frazione di Vara Superiore, e noi lo seguiamo in discesa fino a quando termina presso una bella e ordinata casetta.
Il sentiero scende ancora fino a incontrare altre vecchie case vicine al letto del fiume. La linea gialla è visibile e non ci si può sbagliare, il cielo è rannuvolato e lattiginoso. Dobbiamo arrivare in località Canali dove l’omonima casa (Ca’ Canai) è circondata da un ampio recinto. Sulla sua sinistra si stacca il sentiero che lo costeggia e punta verso sud entrando nel tratto più suggestivo.
Suggestivo ma in qualche punto anche pericoloso perché sotto l’esile traccia, che comunque è ben percorribile e senza rischio di frane, c’è un bel salto sul fiume. Qualche fune metallica come corrimano non guasterebbe.
Rocce sulla nostra sponda, rocce sulla sponda opposta dove si innalza la Rocca dei Canaloni. Il fiume scorre nella gola dei Canai e forma dei bei laghetti. Risaliamo a mezza costa il letto dell’Orba in un ambiente selvaggio e di notevole bellezza.
Quando negli anni ’70 è stata aperta la strada del Faiallo dagli scavi erano spuntati i granati. Tutta la zona ne è ricca. Appassionati ricercatori armati di picchette risalivano il fiume e rompevano la roccia della Rocca dei Canaloni alla ricerca di quei cristalli rosso scuro e brillanti che in questa zona raggiungono dimensioni notevoli. Anche oggi qualcuno si avventura quassù per i minerali ma il periodo d’oro risale a quegli anni.
Incontriamo e attraversiamo un “fiume di pietre”. Poi le rocce cedono il posto al bosco che torna a lambire l’acqua. I segnavia che nel tratto più esposto erano abbondanti si fanno più radi ma sulla mappa del mio navigatore il sentiero è tracciato alla perfezione. Boschi dove l’erba non cresce e si cammina d’incanto si alternano a tratti più brevi di bosco giovane e fitto. I guadi si susseguono ma oggi nessuno di questi crea problemi.
Cade una pioggerella leggera che si ferma sulle foglie e solo quando usciamo allo scoperto presso le Case Mogliazzi (che sono collegate alla strada del Faiallo) indossiamo le k-way. I segnavia finiscono qui.
 Il gps mi indica un bel sentiero a destra (est) che si dirige verso il Faiallo ma nel dubbio che non sia quello della linea gialla ci dedichiamo per qualche minuto alla ricerca infruttuosa dei segni. Rinunciamo e svoltiamo a destra sul sentiero mappato, ben evidente nel primo tratto scoperto che segue la linea elettrica e meno evidente più su nel bosco. Attraversiamo altri guadi e quando ormai siamo in prossimità di Case Tassara i  segnavia compaiono di nuovo. Eravamo quindi sul giusto sentiero.
(11,30) Alta, col tetto a punta molto spiovente, Casa Tassara è circondata da altissimi faggi. Davanti c’è un trogolo e una bella fonte che getta sempre acqua. Il bosco è antico come la casa, ampio, ombroso. La pioggerella ha smesso di cadere.
La linea gialla si affianca all’Alta Via e si conclude al Faiallo ma noi l’abbandoniamo e seguiamo l’Alta Via in direzione opposta. La differenza tra l’ombra del bosco e la luce sulla prateria è sorprendente, la notte prima e l’istante dopo il giorno. Tra le nuvole spazi di azzurro. Mazzi di violette cercano spazio tra gli steli alti dell’erba. Arriviamo sul crinale tra il Reixa e il Vaccaria (o Vaccheria) dove un cartello in legno indica il Rifugio Argentea.
Ormai che siamo in ballo balliamo, saliamo anche sul Vaccaria, pochi passi dal sentiero principale. E qui mi aspetta una brutta sorpresa. La Madonnina è decapitata. Cerco la testa tra l’erba e le pietre ma non la trovo e provo un vivo dispiacere, era un po’ che non venivo e ancora non l‘avevo saputo.
La prossima tappa è al Rifugio Argentea e Gianni, osservatore di gran lunga migliore di me, già da lontano si accorge che le finestre sono aperte, la prima volta che succede da quando passiamo da queste parti. E infatti ci sono dei soci del CAI di Arenzano impegnati nei lavori.
Il gruppo elettrogeno nuovo di zecca pompa l’acqua dalla sorgente presso il  Riparo Fasciun cento metri più in basso, 600 i metri di tubatura. Pare che il Parco abbia chiesto al CAI di Arenzano di tenere aperto il rifugio il sabato e la domenica, in attesa degli ultimi lavori per poter poi cercare un gestore.
L’interno è bello e spazioso, 16 posti letto, tutto nuovo, dalle finestre il panorama spazia libero sul mare che oggi è coperto una nuvolaglia diffusa. Qualche dubbio rimane sul problema accessibilità per i rifornimenti (la strada della Bucastrella è privata) e la speranza è che questi posti rimangano belli e selvaggi come sono adesso.
Scendiamo, raggiungiamo la Bucastrella e poi il sentiero del quadrato pieno giallo e alle tre del pomeriggio incontriamo Stefano che ci è venuto incontro al ponte sull’Orba. La bella gita, per niente banale, si è conclusa. 18 o 19 i chilometri percorsi, 750 metri il dislivello, 6 ore quelle di cammino effettivo.


28 novembre 2013 - M. TARDIA da Crevari (ritorno ad Arenzano)

Claudio, Lodovico, Paolo, Bruno, Dino, Cesare, Sara, Mauro, Giancarlo, Renato, Franca

Sono giorni di freddo intenso, il primo vero freddo della stagione. L’idea è quella di salire sul Reixa che per la verità non ha fama di luogo riparato e dal clima mite. Ma non importa, in fondo è a due passi dal mare. A Voltri ci imbarchiamo sul bus per Crevari (m. 170) e poco dopo (ore 8,20) siamo sul sentiero della X rossa. Nuvole alte e qualche riflesso rossastro sul mare, per il resto grigio come il cielo.
E’ una gita fatta di varianti, qualcuna annunciata, qualcuna no. La prima, che ci fa abbandonare la X rossa per aggirare il Pennone lato mare, ci porta via una buona mezz’ora. Qualcuno la ignora e punta dritto al Tardia. Noi invece arriviamo alla ex Casa del Dazio (m. 750) che sono già le 10 e mezza.
Ex Casa del Dazio, Passo Tardia (m. 860), svolta a sinistra sul crinale che porta al Tardia di Ponente. Col senno di poi forse non è stata una mossa azzeccata, il vento è furioso, la temperatura gelida.
A fatica e tenendoli coi denti riesco a infilare i guanti di piumino e il berretto ma rinuncio alla giacca a vento per paura di vederla prendere il volo. Per fortuna ho la sottogiacca di piumino e il vento lo tiene abbastanza.
Siamo alla croce del Tardia (m. 928), di fronte il Reixa ci pare maestoso. Claudio riesce con l’autoscatto a immortalarci su questa cima poi scappiamo a raggiungere gli altri che si trovano più in basso, nel minuscolo riparo Ai Belli Venti (mai nome fu più azzeccato), sulla Rocca dell’Erxu (m. 895).
E poi giù, tutti insieme, verso il Passo della Gavetta. Un respiro di sollievo. Il vento di nord preferisce le creste e più in basso perde vigore.
Passo della Gavetta (m. 702), Passo della Gava (m. 752), basta essere un po’ indietro che subito ci si perde di vista. Fatto sta che quando Bruno, Claudio, Sara e io arriviamo al riparo della Gava non troviamo gli altri. Sono saliti al Reixa senza nemmeno aspettarci? E poi è già mezzogiorno, per il Reixa c’è ancora una bella salita, credevamo ci avessero rinunciato.
Gli altri invece ci stanno aspettando al passo, a poche decine di metri, con l’intenzione di raggiungere il vicino riparo Gilwell (cascina Saiardo). Solo Renato, l’impavido, ha proseguito per il Reixa. Ma come è difficile comunicare con il vento che fischia, con il telefonino che non  ha tacche o al massimo una! Così, peccato, due si fermano alla Gava e gli altri al Gilwell (m. 890). Pulito, carino, un tavolo e le panche, e fuori due pali e delle reti incrociate che ricordano la tradizione scout. Thermos, per chi ce l’ha, panini, frutta. E Renato che arriva, ormai è l’una e mezza e ha ancora da mangiare. Intanto il cielo si è fatto azzurro ma il freddo sembra ancora più intenso.
E poi la discesa, di nuovo alla Gava dove ci ritroviamo con gli altri, di nuovo alla Gavetta e poi giù giù fino a raggiungere lo Scarpeggin (m. 510), il quinto riparo di questa gita, carino anche questo, a ridosso di un enorme masso e con una splendida vista sul mare. Sul pietrone dove si alza l’asta per la bandiera si arrampica l’edera, la “lelua” come si dice da queste parti.
I sentieri si intrecciano, dallo Scarpeggin raggiungiamo i due pallini rossi, Pian del Curlo e, dopo una faticosa discesa sui sassi, Arenzano (ore 16,30).
16 chilometri di sviluppo, 1000 metri di dislivello, freddo a parte è stata una bella gita.


31 dicembre 2012 - MONTE TARDIA DI PONENTE da Arenzano

Stefano, Chiara

Per l’ultima gita dell’anno abbiamo scelto le belle montagne che s’innalzano aspre alle spalle di Arenzano. La mattinata è splendida e i primi raggi del sole diffondono nell’aria un piacevole tepore. Oggi è venuta anche Chiara e siccome è un po’ fuori allenamento faremo un giro non troppo faticoso.
La meta dell’escursione è il Monte Tardia di Ponente (928 metri), una pronunciata elevazione sulla dorsale che dal Reixa scende verso Crevari. Il Passo della Gava lo separa nettamente dal crinale di spartiacque mentre un breve costone lo collega alla Rocca dell’Erxu, sua anticima meridionale, la quale sovrasta da oriente il Passo della Gavetta. Il Monte Tardia presenta due cime, una a ponente e l’altra a levante (quest’ultima però poco significativa): in mezzo (Passo Tardia) transita l’itinerario che da Voltri sale al Reixa (l’antica Via del Sale).
Poco sotto il Pian del Curlo seguiamo fedelmente le indicazioni di un cartello e andiamo a sinistra ma alcune pecore con l’immancabile cane ci inducono ad un prudente dietro-front: tornati al cartello scopriamo che si può salire anche diritti (che è poi l’itinerario corretto) e così in breve raggiungiamo l’area pic-nic del Pian del Curlo.
Sopra l’ex-casa forestale in località Vaccà prendiamo la mulattiera a destra (segnavia A rossa) che conduce al pittoresco riparo Scarpeggin, costruito a ridosso di un grande macigno. Proseguendo dapprima a mezzacosta lungo la A rossa e salendo poi sulla sinistra (segnavia V bianca), arriviamo al Passo della Gavetta al cospetto del gran massiccio del Reixa.
Dalla Gavetta seguiamo i tre pallini rossi che tra splendide vedute panoramiche s’inerpicano fino al costone meridionale della Rocca dell’Erxu. Qui si trova il minuscolo e simpatico riparo denominato “Ai belli venti” e così cogliamo l’occasione per fermarci a mangiare.
Con lo stomaco pieno percorriamo la breve dorsale che porta in vetta al Monte Tardia di Ponente.
Dalla cima scendiamo poi al Passo Tardia e, svoltando a sinistra sull’antica Via del Sale, arriviamo in breve al Passo della Gava.
Infine, seguendo i due pallini rossi, torniamo alla Gavetta e, con una magnifica vista sul mare sempre davanti agli occhi, facciamo ritorno al Pian del Curlo e ad Arenzano. Proprio una bella gita!


27 agosto 2012 - M. REIXA - ROCCA VACCARIA - BRIC DAME' dal Passo del Faiallo (ritorno a Piampaludo e Vara Inferiore)

Gianni, Franca

Questa mattina abbiamo approfittato del passaggio in auto di Stefano che andava al lavoro e alle 6,15 siamo entrati nel bosco al Passo del Faiallo.
La prima sorpresa è stata il buio, non immaginavo quanto possa essere buio un bosco quando fuori c'è solo un debole chiarore.
La seconda sorpresa è stata la velocità con cui il chiarore è diventato un incendio: alle 6,45 il sole ha fatto capolino e ha illuminato di rossa luce radente la cima del Reixa, le alture di Genova e le praterie arse dell'Alta Via. All'orizzonte una cortina di nuvole bianche emerge dal mare.
La brezza fresca ci fa indossare berretto e k-way. Camminiamo lenti, per ammirare e fotografare il magico gioco dei colori.
Alle 7,20 siamo alla Madonnina della Rocca Vaccaria, poi continuiamo verso Cima Pian di Lerca. Oggi la giornata è abbastanza limpida e sullo sfondo spuntano le Alpi Liguri.
Il rifugio è vicino. Lì troveremo un gruppetto di volontari impegnati a tracciare i segni per la Marcia Mare e Monti dell'8 e 9 settembre.
La traversata continua tranquilla. Abbiamo superato il riparo di Cima del Pozzo e ora proseguiamo per il Bric Damè, lasciando sulla nostra sinistra il sentiero dell'Alta Via che scende nella pineta verso il colle sud del Bric Resonau. La dorsale del Rama si innalza improvvisa dal Prato Ferretto per allungare i suoi tentacoli verso la costa.
Alle 9,30 siamo sul Bric Damè. Ora scendiamo fuori sentiero verso il Prato Ferretto ma il percorso non è dei più comodi: sassi, qualche buca nascosta tra l'erba e il "fiume di pietre" che taglia trasversalmente il pendio. Attraversiamo il "fiume di pietre" e imbocchiamo sulla destra il sentiero con la croce gialla che porta a Piampaludo.
Lasciate le praterie ci infiliamo nel bosco. In basso il percorso è in parte sconvolto da un disboscamento selvaggio nel vallone sotto la Torbiera del Laione: il sentiero in questo tratto è diventato un pistone polveroso disseminato di buche profonde.
Da Piampaludo (ore 11,45) seguiamo la strada asfaltata che porta alla località Dano e, poco prima del ponte crollato che la interrompe, svoltiamo a sinistra e scendiamo al campo scout del Rostiolo. Da qui a Vara ci resta solo un'ultima e breve risalita nel bosco (ore 12,45).


8 agosto 2012 - CIMA DEL POZZO - ROCCA VACCARIA - M. REIXA da Vara Inferiore

Gianni, Franca

Siamo partiti da Vara Inferiore (ore 8,10) con l'intenzione di percorrere la vecchia mulattiera che dalla località Dano porta, o per meglio dire portava, al riparo di Cima del Pozzo. E' un riparo che per noi ha un significato particolare perchè era stato voluto da alcuni valligiani che desideravano una Madonnina che proteggesse la loro valle, quella dell'Orba.
Perchè non mettere una targa che ricordi questi uomini? Ci è stato chiesto dal figlio di uno di loro, e allora ci siamo detti: andiamo a vedere in che condizioni è il sentiero che parte da Vara, quello più diretto e veloce, quello che tanti anni fa era addirittura percorso dal trattore che portava su i materiali.
Il tempo è splendido: tanto sole e tanto caldo.
Fino al "fiume di pietra" tutto ok. Abbiamo seguito inizialmente il rombo giallo che da Vara sale al Monte Rama e, un pò sopra la località Dano, l'abbiamo abbandonato per svoltare a sinistra. Ora però la traccia si perde tra la vegetazione cresciuta in maniera rigogliosa.
Fatichiamo a salire tra l'intrico dei rami e, un po' a naso, un po' girovagando tra le radure, ci ritroviamo a sbucare sul crinale proprio di fronte al riparo di Cima del Pozzo (ore 10,10).
Facciamo una piccola sosta e dedichiamo un pensiero e una preghiera a quegli uomini che tanto si erano dati da fare per realizzarlo. Poi proseguiamo sull'Alta Via dove un leggero venticello mitiga il caldo.
Arriviamo sotto il Rifugio Argentea a Cima Pian di Lerca, saliamo sulla Rocca Vaccaria e, a cavallo tra i monti e il mare, seguiamo il crinale fino al Monte Reixa. Genova e il porto sono ai nostri piedi. La visibilità è buona solo alle medie distanze, più lontano c'è foschia.
Il Passo del Faiallo è vicino. Ne approfittiamo per fare una visita alla "La nuvola sul mare", restaurato di recente dai nuovi proprietari: un albergo-ristorante bello e accogliente.
Per mangiare il nostro panino ci sistemiamo nell'area pic-nic, all'ombra dei grossi faggi che sorgono al limite della radura. Intorno a noi qualcuno fa il fuoco nei barbecue e cuoce carne e salsiccia.
Alle 13,15 lasciamo la comoda panca, attraversiamo la provinciale e seguiamo il cerchio e le due croci gialle che portano verso Vara Superiore. Qui inizia la lunga camminata, ora nel bosco ora nelle radure, resa più faticosa per il gran caldo.
Quando arrivo alla Cappella della Colla dei Cianetti sopra Vara Superiore tiro un sospiro di sollievo. La casa si avvicina: Vassuria, Mondamito, la cascina Mrizu e, più sotto, quella di Brescia.
Finalmente, alle 15.25, siamo di ritorno a Vara Inferiore chiudendo così un larghissimo anello in Alta Valle d'Orba.


 

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23 ottobre 2011 - M. REIXA da Sambuco

Stefano

Questa è la relazione di una gita fatta al contrario. L'idea originale era infatti quella di partire da Sambuco: poi, un po' per pigrizia e un po' per poca voglia di guidare, ho deciso, venendone da Vara, di fermarmi con la macchina al Faiallo.
Mattinata decisamente rigida con il crinale sferzato da una tramontana gelida e tagliente.
Dal Faiallo ho seguito il sentiero per il Passo della Gava fino alla costiera del Monte Malanotte dove ho preso il bivio a sinistra per Sambuco. La discesa è stata molto piacevole in virtù del fatto che, al diminuir della quota, aumentava la temperatura ed il vento calava di intensità.
A Sambuco ho fatto una breve sosta per scattare alcune foto a questo bel paesino dall'aspetto alpestre. Dopodichè ho invertito la marcia e di buona lena sono risalito al bivio sopra il Monte Malanotte.
Ho proseguito poi fuori sentiero direttamente verso la cima del Reixa, tenendomi il più possibile al riparo della tramontana che nel frattempo aveva ripreso a soffiare impetuosa. In vetta toccata e fuga!
Con una precipitosa discesa ho raggiunto Case Tassara al riparo nel bosco dove per fortuna si stava nuovamente bene. Da qui tranquillo rientro al Passo del Faiallo.
Questo tratto di Appennino Ligure ha confermato ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, le sue caratteristiche climatiche vagamente patagoniche.


11 settembre 2011 - M. REIXA da Arenzano (MARE E MONTI)

Gianni, Franca

Tanto caldo per questa edizione della MMA.
Abbiamo scelto il percorso di 24 km (24,5 ha marcato il mio gps) che sale al Reixa, scende al Faiallo, torna al passo della Gava, risale il Tardia e scende a Campenave, Vesima, Arenzano.
Faticoso per me, ma era scontato, il tratto Passo della Gava-Reixa. Ancora più faticoso (e forse inutile) il tratto Vesima-Arenzano percorso in riva al mare sotto un sole infuocato.
Qualche pecca nell'organizzazione: alcuni bivi prima della Gava non presidiati. Posto di ristoro all'arrivo fornito di ... sola acqua.
Un commento sul percorso: durissima la salita al Reixa dalla Gava, bello e fresco il tratto di discesa al Faiallo, rompigambe il ritorno alla Gava. Micidiale l'ultimo tratto Campenave-Vesima-Arenzano.
I tempi di Gianni: Passo della Gava h. 1,30 - Reixa 2,12 - Faiallo 2,30 - Passo della Gava 3,15 - Campenave 4,30 - Arenzano 5,30
Il mio tempo: so solo quello all'arrivo che è stato di 5,35 nonostante non sia stata penalizzata dall'errore fatto da Gianni al bivio sotto la Gava. Due anni fa, col medesimo percorso fatto però in senso antiorario, avevo impiegato 5 ore e 10. Posso comunque essere soddisfatta perchè non mi sono eccessivamente stancata.


1 settembre 2011 - M. REIXA - ROCCA VACCARIA - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore

Gianni, Franca, Claudia

Oggi decidiamo di percorrere in tutta tranquillità un bell'itinerario ad anello che parte ed arriva a Vara Inferiore. Il vento che sale dal mare ha però addossato nuvole sul crinale e le cime sono tutte avvolte nella nebbia. Peccato, avremmo voluto godere del bel panorama che l'Alta Via sa regalare.
Alle 8 lasciamo Vara ed imbocchiamo il sentiero che sale nel bosco alla località Brescia (questa parte del percorso non è segnata). Il sentiero raggiunge alcune case in una radura dopodichè si biforca: il ramo di sinistra passa a lato della casa nella foto (ore 8.20) per portarsi poi sulle alture di Vara Superiore. Qui incrocia una strada asfaltata che si segue in direzione sud (destra) fino a raggiungere un quadrivio in località Vassuria (ore 9.30). In questo punto si incontra l'itinerario segnato con un cerchio vuoto giallo proveniente da San Pietro d'Olba e diretto al Passo del Faiallo.
La strada lascia presto il posto ad un sentiero che attraversa ampie radure e bellissimi boschi di faggi.
Al Passo del Faiallo attraversiamo l'area pic-nic, saliamo sul Reixa (ore 11.20) e proseguiamo lungo il crinale fino a toccare la cima della Rocca Vaccaria (ore 11.50). La nebbia arriva a folate e ci nasconde la vista della costa.
Alle 12,20 siamo a Cima Pian di Lerca. Il grande Rifugio Argentea sbuca solo all'ultimo dalla nebbia.
Il rifugio (che ultimamente ha subito notevoli danni al tetto) è chiuso ma un locale bivacco resta sempre aperto. Ci sistemiamo per bene e consumiamo il nostro pranzo.
Alle 13 riprendiamo il cammino. Scendiamo al Passo Pian di Lerca e proseguiamo in direzione di Vara Inferiore (itinerario segnato con quadrato pieno giallo). Il sentiero attraversa ampie radure e faggi nani, entra nel bosco ed incrocia la sterrata della tenuta Bucastrella che, con ampi tornanti, scende fino al fiume Orba.
Alle 14.45 facciamo ritorno a Vara concludendo questa facile e bella escursione.


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16 maggio 2010 M. Reixa da Vara

Gianni e Franca

Di questa gita mi hanno colpito i colori. Tutti gli anni, in primavera, c'è un periodo brevissimo in cui le foglie dei faggi sono di un colore tenerissimo e l'erba bassa sembra sia stata appena rasata. Saliti da Vara abbiamo seguito il quadrato giallo lungo la sterrata della Bucastrella, abbiamo raggiunto l'Alta via e l'abbiamo seguita fino al passo del Faiallo, toccando il rifugio Argentea, la Cima Vaccaria, il Reixa e la Cima Faiallo. Attraversata la strada ci siamo infilati nel bosco per seguire il cerchio e le due croci gialle che portano rispettivamente a S. Pietro e a Martina. Sopra Vara Superiore abbiamo abbandonato il sentiero e siamo scesi direttamente a Vara attraverso la località Brescia. Il tempo è stato bello ma ancora un pò imburrascato, ventoso in quota e abbastanza freddo.


29 ottobre 2009 M. REIXA da Arenzano

Paolo, Gianpiero, Chiara, Angela, Mino, Renato, Gianni, Franca

Tempo incerto: nuvole basse verso il mare, nebbie vaganti. Solo in quota e al di là dello spartiacque squarci di sereno. Partiti dalla stazione di Arenzano alle 8 e 15 abbiamo seguito i due pallini rossi. Poco sopra la località Agueta abbiamo trovato il bivio che in breve porta al riparo Scarpeggin, caratteristica costruzione a ridosso di un grande masso (9,40). Ripreso il sentiero con i due pallini rossi alle 10,10 siamo arrivati alla Gavetta e tra il vento e la nebbia al passo della Gava (10,40). Qui abbiamo seguito il sentiero con la X rossa che sale ripido al Reixa mentre la nebbia lasciava spazio a un pò di sereno. Gianpiero e Paolo non sono saliti in vetta ma hanno seguito il sentiero che dalla fonte Bullu porta al rifugio Gilwell. Dal Reixa, dove siamo arrivati alle 11,40, abbiamo proseguito sull'Alta Via verso il passo del Faiallo e poi svoltato a destra sul sentiero con la X rossa. Per la sosta pranzo abbiamo raggiunto Paolo e Gianpiero al rifugio Gilwell (12,50) e alle 13,30 abbiamo ripreso la discesa verso il passo della Gava. Breve risalita al passo Tardia, ultima breve sosta all'ex casa del dazio e poi giù verso Crevari dove siamo arrivati alle 16.


13 settembre 2009 M. REIXA da Arenzano (Mare e Monti)

Stefano e Franca

Quest'anno, dopo tanta attesa, Gianni non ha potuto partecipare alla Mare e Monti che ha inaugurato un percorso diverso e più lungo per arrivare sul Reixa. Da Arenzano infatti si percorre la passeggiata a mare fino a poco prima di Vesima, si sale a Crevari e si segue il segno X rosso che porta al monte Tardia, scende al passo della Gava e poi sale ripido in vetta. Si raggiunge il Faiallo con l'Alta Via e con i due pallini rossi si scende alla Gava, alla Gavetta e a Pian del Curlo. Un sentiero a sinistra corre a mezzacosta e poi raggiunge il santuario del Bambin di Praga ad Arenzano. Per Stefano invece è stato il battesimo della corsa in montagna. Perchè, nonostante le intenzioni di farla al passo come la maggior parte dei tantissimi partecipanti a questa manifestazione (5000 nei due giorni 12 e 13 settembre fra i vari percorsi), ha corso dall'inizio alla fine, impiegando solo 3 ore e 10 minuti. La sua marcia, iniziata al via e quindi tra i primi in partenza, si è svolta in totale solitudine se si eccettuano i primi kilometri per arrivare a Crevari. Io, nonostante sia andata più veloce che potevo, ho fatto lo stesso percorso in 5 ore e 10 minuti. Il tempo è stato bello e caldo. L'organizzazione perfetta: solo qualche dubbio di percorso nella parte bassa della discesa.


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