14 settembre 2024 Argentea da Vara Superiore (per i Canai) |
26 agosto 2024 Argentea da Vara Inferiore |
12 maggio 2024 Argentea dal Passo del Faiallo |
18 novembre 2023 Argentea dal Passo del Faiallo |
29 agosto 2023 Argentea da Vara Inferiore |
24 agosto 2022 Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo |
17 luglio 2021 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
5 luglio 2021 Argentea dal Passo del Faiallo |
13 giugno 2021 Argentea dal Passo del Faiallo |
19 maggio 2021 Argentea e Rocca Vaccaria da Vara Inferiore |
25 agosto 2020 Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo |
31 dicembre 2019 Argentea dal Passo del Faiallo |
9 agosto 2019 Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo |
6 aprile 2018 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
24 ottobre 2017 Argentea dal Passo del Faiallo |
9 aprile 2017 Argentea dal Passo del Faiallo (per la via diretta da Campo) |
25 settembre 2016 Argentea e Rama da Vara Inferiore |
28 luglio 2016 Reixa e Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo |
22 novembre 2015 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
23 ottobre 2015 Alta Bucastrella da Vara Inferiore |
26 settembre 2015 Rifugio Argentea e Rocca Vaccaria da Vara Inferiore |
6 luglio 2015 Reixa, Rocca Vaccaria, Argentea, Riparo Padre Rino dal Passo del Faiallo |
25 aprile 2015 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
26 dicembre 2014 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
13-14 novembre 2014 Argentea da Arenzano (discesa a Vara) e ritorno |
13 settembre 2014 Marcia Mare e Monti (Rifugio Argentea da Lerca e ritorno ad Arenzano) |
15 luglio 2014 Rifugio Argentea, Rocca Vaccaria, Reixa e Bric Dato da Vara |
14 giugno 2014 Ermetta, Grosso, Beigua, Rif. Argentea da Alberola (ritorno a Vara Inferiore) |
6 giugno 2014 Argentea da Vara Inferiore (per i Canai e per la via diretta da Campo) |
2 giugno 2014 Rocca Vaccaria e Pian di Lerca da Vara Inferiore (per la gola dei Canai) |
25 maggio 2014 Argentea da Vara Inferiore |
30 dicembre 2013 Argentea da Vara Inferiore |
20 settembre 2012 Tardia e Rifugio Argentea da Arenzano (ritorno a Vara Inferiore) |
27 agosto 2012 Reixa, Rocca Vaccaria, Bric Damè dal Passo del Faiallo (ritorno a Piampaludo e Vara Inferiore) |
23 luglio 2012 Piano del Bric Damè, Riparo Cima del Pozzo, Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
1 settembre 2011 Reixa, Rocca Vaccaria, Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
18 marzo 2011 Argentea da Vara Inferiore |
27 gennaio 2011 Argentea da Arenzano |
27 dicembre 2010 Piano del Bric Damè, Rifugio Padre Rino, Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
16
maggio 2010 Cima Pian di Lerca, Rocca Vaccaria, Reixa, Cima Faiallo
da Vara Inferiore |
11
marzo 2010 Rifugio Argentea da Arenzano |
1
novembre 2009 Argentea da Vara Inferiore |
30
dicembre 2008 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
26
gennaio 2008 Rifugio Argentea da Pratorotondo (Stefano, Chiara) |
8
settembre 2007 da Arenzano (Marcia Mare e Monti) |
16
agosto 2007 Rifugio Argentea e Rama da Vara Inferiore |
22
febbraio 2007 Argentea da Crevari |
9
settembre 2006 Rifugio Argentea da Arenzano (Marcia Mare e Monti)
|
9
aprile 2006 Rifugio Padre Rino da Vara Inferiore (raduno CAI) |
10
settembre 2005 Rifugio Argentea da Arenzano (Marcia Mare e Monti) |
30
dicembre 2004 Argentea da Vara Inferiore |
7 ottobre 2004 Rifugio Argentea da Arenzano (ritorno a Crevari) |
11
settembre 2004 Rifugio Argentea da Arenzano (Marcia Mare e Monti) |
23
agosto 2004 Rifugio Argentea da Vara Inferiore (di corsa) |
6
maggio 2004 Rama e Rifugio Argentea da Lerca |
3
settembre 2003 dal Dano |
19
agosto 2003 Rifugio Argentea da Vara Inferiore |
11
aprile 2003 Argentea da Arenzano |
13
agosto 2002 Rifugio Argentea dal Dano |
24
agosto 2001 Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo (discesa a Vara Inferiore) |
18
agosto 2001 da Vara Inferiore |
6
dicembre 1998 Argentea e Cima del Pozzo da Vara Inferiore |
19
aprile 1998 Rifugio Padre Rino da Vara (raduno CAI) |
8
dicembre 1997 Cima Pian di Lerca da Vara |
26
agosto 1997 Argentea da Vara |
23
marzo 1997 Cima Pian di Lerca da Vara |
8
settembre 1996 Cima Pian di Lerca da Vara |
2
aprile 1995 Cima Pian di Lerca da Vara |
7
gennaio 1995 Cima Pian di Lerca da Vara |
11
agosto 1994 Argentea da Vara |
23
aprile 1994 Argentea da Arenzano (discesa a Vara) |
3
maggio 1992 Argentea da Vara |
8
agosto 1991 Argentea dal Passo del Faiallo |
21
agosto 1990 Argentea da Vara (gita del paese) |
30
dicembre 1989 Argentea da Arenzano (discesa a Vara) |
17
agosto 1989 Argentea da Vara |
2
maggio 1987 Argentea da Arenzano |
20
aprile 1987 Argentea da Vara |
10
settembre 1986 Argentea da Vara |
settembre
1984 Argentea da Vara |
luglio
1984 Argentea da Vara |
1983
Cima Pian di Lerca da Vara |
1983
Argentea dal Passo del Faiallo |
aprile
1982 Argentea da Vara |
1981
Argentea da Vara (due volte) |
14 settembre 2024 - M. ARGENTEA da Vara Superiore (per i Canai)
Stefano, Roberto
Percorso ad anello abbastanza lungo e avventuroso che permette di esplorare la gola dell'Orba da Vara Superiore fino alle sue sorgenti in un ambiente per lunghi tratti ancora incontaminato.
Partiamo alle 8.30 dalla chiesa di Vara Superiore (m. 782) e seguiamo la stradina asfaltata che conduce in località Ravugna. Qui intercettiamo l’itinerario segnato con una linea gialla proveniente da Vara Inferiore e lo seguiamo in discesa fino a una casa recintata (Casa Canai, m. 739). Pochi metri prima della recinzione si stacca sulla sinistra una traccia appena visibile, segnalata da una precaria palina di legno con l'indicazione "Faiallo".
Ha inizio adesso la parte più avventurosa della gita in cui occorre prestare massima attenzione a non perdere mai di vista i segni gialli. Il sentierino, impervio e appena accennato, fa il suo ingresso a mezzacosta nella selvaggia gola dei Canai dove l'Orba si rinserra tra aspre balze rocciose. Non si incontrano particolari difficoltà anche se occorre avere dimestichezza nel muoversi su terreni accidentati: l’unico passaggio che richiede un minimo di attenzione è ben protetto da un robusto canapone, utile in caso di roccia bagnata e scivolosa. La giornata è assai fresca e ventosa, e noi siamo ancora in ombra e infreddoliti; poi finalmente il sole riesce a infilzare e a intiepidire questa forra, dove il silenzio dell'isolamento è rotto soltanto dallo scorrere del fiume.
Gradualmente il paesaggio si addolcisce e noi camminiamo per lunghi tratti nel fitto bosco a pochi metri di distanza dall’Orba fino al punto in cui questo si riduce a semplice ruscello; allora pieghiamo a sinistra e risaliamo con decisione tra i faggi fino alla Stalla Marietto (m. 955). Infine, attraversata la piccola radura umida delle sorgenti dell'Orba, raggiungiamo l’Alta Via a Casa Tassara (m. 1002) dove termina il segnavia giallo.
Conclusa qui la parte avventurosa della gita, iniziamo ora la parte - per così dire - “ardimentosa”: dal Passo Vaccaria al Rifugio Argentea dobbiamo lottare a ogni passo contro raffiche violentissime di maestrale che scuotono e spazzano il crinale e che riescono in alcuni casi a farci perdere l’equilibrio. La facciata a mare del Rifugio Argentea (m. 1088) ci offre un gradito riparo e Roberto decide di fermarsi per fare uno spuntino mentre io ne approfitto per compiere una puntata corsara al Monte Argentea (m. 1082): raggiungo la vetta “a quattro zampe” sotto l’infuriare di un vento spaventoso e assordante: camminare in piedi sopra i roccioni di cresta è roba da acrobati e neanche ci provo perché c’è il rischio concreto di venirne disarcionati.
Fino al Passo Pian di Lerca (m. 1034) la bufera non concede tregua, ci percuote e ci stordisce; poi - abbandonato il crinale e iniziata la discesa verso la Bucastrella - il vento perde improvvisamente irruenza e si smorza fino a placarsi del tutto. Seguendo il classico quadrato giallo arriviamo a Vara Inferiore (m. 672) e infine, tramite la bellissima mulattiera lastricata delle Faie, risaliamo a Vara Superiore (ore 14.30) dove terminiamo la nostra gita: sono state sei ore di cammino per nulla noiose e molto intense!
26 agosto 2024 - M. ARGENTEA da Vara Inferiore
Stefano
Gita di fine agosto sui sentieri di casa in una giornata di tempo discreto.
Parto dal ponte sull’Orba sotto Vara Inferiore (m. 635, ore 8.50) e raggiungo l’Alta Via al Passo Pian di Lerca (m. 1034). Oggi il grecale soffia convinto e una nuvolaglia bassa e sfilacciata viaggia veloce sopra la mia testa per andare poi a disfarsi contro la displuviale appenninica; verso il mare c’è invece foschia. Fa ancora caldo ma le temperature roventi della prima quindicina di agosto si sono smorzate restando per il momento solo uno sgradito ricordo.
Dal Rifugio Argentea (m. 1088) scendo nel versante opposto seguendo le indicazioni per la fonte Fasciun: su questo tratto di sentiero l’erba è stata appena tagliata e si cammina come su di un tappeto. Dal riparo Fasciun (m. 973) alla Collettassa la mulattiera risulta invece parecchio inerbita anche se l’attraversamento di ampie colate moreniche (o, più precisamente, fiumi di pietre) riduce i tratti infrascati a poche decine di metri. Dalla Collettassa affronto di slancio il ripido sentierino che si inerpica a zigzag sul fianco sud-est dell’Argentea e alle 10.50 - fradicio di sudore - raggiungo la Madonnina di vetta (m. 1082).
Dalla cima, seguendo inizialmente il filo di cresta sopra roccioni accatastati, faccio ritorno al Rifugio Argentea; infine scendo rapidamente per lo stesso percorso di andata e alle 12 punto sono giù alla macchina.
12 maggio 2024 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano, Chiara, Alessandro
Incastrato tra una perturbazione e l’altra, è finalmente arrivato un fine settimana con il sole. Cogliamo la palla al balzo e domenica pomeriggio andiamo in macchina al Faiallo per una breve camminata: io, Chiara, Alessandro e Andrea, amico e compagno di scuola di Alessandro. Tanta gente ovunque, sui prati e sui sentieri. A ridosso del crinale i faggi hanno appena messo le foglie e sono verdissimi; verdi e rigogliose - dopo tanta pioggia - sono anche le radure e le praterie sommitali.
Seguiamo il bel sentiero che da Cian de Toe ci porta a incrociare l’Alta Via sopra Casa Tassara. Qui fa decisamente caldo, il sole di maggio lavora a pieno ritmo; ma al Passo Vaccaria ci accoglie il marino - non freddo però teso - e dobbiamo coprirci un po’.
Sotto la veranda del Rifugio Argentea troviamo un distributore automatico di bevande e merendine: ci sembra una buona idea. Poi ci dividiamo: Chiara si sdraia a prendere il sole, io vado sull’Argentea e i bambini si allontanano a giocare e a rotolare sull'erba.
Torno appena in tempo per vedere Andrea correre spaventato e saltellante come un capriolo. Alessandro lo segue a distanza. “Una vipera, una vipera!” urla “Era grossa, soffiava”. La gente intorno al rifugio si volta a guardare. Più tardi, la sera, Alessandro dirà: “Siamo scappati come conigli”.
Ristabilita la calma prendiamo la via del ritorno, questa volta passando per il versante nord. Al termine della sterrata della Bucastrella seguiamo a sinistra i tre pallini gialli che si infilano nella faggeta per sbucare a Casa Tassara. Arriviamo al Faiallo mentre il cielo - da appena velato che era - si è rapidamente coperto di nubi stratiformi color azzurro metallizzato: si preannuncia l’ennesima perturbazione di questa primavera.
18 novembre 2023 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano
Passeggiata all’Argentea dal Passo del Faiallo in una stupenda giornata tardo-autunnale, un po’ fredda ma limpida e senza vento.
Percorso di andata lungo il tracciato dell’Alta Via, passando quindi per Casa Tassara e sbucando sul crinale al Passo Vaccaria. Da qui breve deviazione alla Madonnina della Rocca Vaccaria con vista superlativa dalle Apuane alle Liguri. In un’oretta e mezza a passo tranquillo ho raggiunto la cima dell’Argentea.
Al ritorno ho seguito i tre pallini gialli che si dirigono nel versante padano per innestarsi sull’ultimo tratto della sterrata della Bucastrella. Al termine della sterrata, un breve sentiero nella faggeta riporta a Casa Tassara.
Oggi molta gente sull’Alta Via nonostante la stagione e sentieri tutti in ottimo stato.
29 agosto 2023 - M. ARGENTEA da Vara Inferiore
Stefano
Dopo la settimana di vacanza ad Asiago e dopo la successiva settimana di caldo infernale, ritorno sui sentieri di casa in una giornata finalmente fresca e limpida.
Parto da Vara Inferiore nel primo pomeriggio e raggiungo l’Alta Via al Passo Pian di Lerca: qui, affacciandomi sul selvaggio vallone che si tuffa verso il mare, posso vedere ben definite le sporgenze e le rientranze della costa savonese. Sotto l’azzurro metallizzato delle nubi l’atmosfera è cristallina; le roventi temperature della seconda metà di agosto sono state stroncate da un ricambio d’aria che ha portato piogge diffuse e un marcato calo termico.
Dal Rifugio Argentea scendo sul versante opposto seguendo le indicazioni per la fonte Fasciun. Tra scorci panoramici nitidi e suggestivi arrivo all’omonimo riparo con la sua sorgente di acqua fresca; quindi, per il bel sentiero di mezzacosta segnato con tre pallini rossi, mi porto al crocevia sopra la Collettassa da dove, con breve e ripida salita, raggiungo la Madonnina sul Monte Argentea.
Le nubi che a tratti schermano il sole consentono di godere di una vista ancor più netta: la nave che si appresta a entrare in porto a Prà e i rimorchiatori che le corrono incontro sembrano modellini telecomandati.
Dalla cima, seguendo fedelmente il filo di cresta, faccio ritorno al Rifugio Argentea. Infine scendo rapidamente per lo stesso percorso di andata e al ponte della Bucastrella trovo mia mamma ad aspettarmi: insieme risaliamo a Vara dove giungo dopo tre ore e mezza di cammino.
24 agosto 2022 - RIFUGIO ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano, Alessandro, Teresa
Anello del Rifugio Argentea dal Passo del Faiallo con Alessandro e Teresa che oggi, dopo circa vent'anni, è tornata sull'Alta Via. Cielo sereno e visibilità discreta con caldo mitigato da una leggera e benefica tramontana. I due pallini azzurri della F.I.E., che in passato segnavano tradizionalmente il sentiero di spartiacque della Provincia di Genova dal Colle del Giovo fino al Passo di Cento Croci, sono stati ripristinati e affiancano adesso le bandierine bianco-rosse dell'Alta Via (eccetto che nel tratto Passo del Faiallo-Passo Vaccaria dove, a differenza dell'AV, seguono fedelmente il sentiero di crinale).
All'andata (partenza ore 9) ci siamo diretti inizialmente al belvedere (San Gioachin) e da lì - per cresta - abbiamo raggiunto il Monte Reixa. Poi classico percorso panoramico fino al Rifugio Argentea dove ci siamo fermati a mangiare. Molto caldo sulla terrazza antistante il rifugio sia per il riverbero del lastricato, sia per il fatto che l'edificio ripara totalmente dalla tramontana.
Al ritorno abbiamo seguito l'itinerario basso segnato con i tre pallini gialli che passa sulla sterrata della Bucastrella e da Casa Tassara, e all'una in punto siamo tornati alla macchina.
Il caldo si è fatto sentire soltanto nell'ultimissimo tratto sottovento fuori dal bosco, tra Casa Tassara e l'albergo-ristorante del Faiallo. Per il resto è stata una piacevolissima passeggiata.
17 luglio 2021 - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Partiti da Vara Inferiore, dopo il primo tratto di strada che porta al ponte in località Dano scavalchiamo la sbarra della tenuta Bucastrella, ignorando i segni che portano al guado sul torrente Orba, meno comodo e qualche volta insidioso. Tralasciamo anche le scorciatoie ben segnate e con l'erba tagliata che abbreviano il tracciato e seguiamo invece la pendenza regolare della sterrata, per abbandonarla soltanto quando, in quota, i segnavia del quadrato giallo svoltano decisamente a destra per attraversare un tratto di bosco e sbucare sulle praterie.
Buona la visibilità verso nord dove il massiccio del Monte Rosa si alza bianco di neve sopra la pianura.
Una zoomata verso la vicina vetta dell'Argentea e ci incamminiamo per il ritorno dopo un'ultima immagine verso il mare che il roccioso e impervio monte Rama osserva dall'alto dei suoi 1148 metri di quota.
5 luglio 2021 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Gianni, Franca
Andiamo in macchina fino al Faiallo e facciamo l’Argentea? Vorrei camminare sul filo del nostro crinale che come un altissimo argine protegge il golfo Ligure. Partenza dal Faiallo, otto chilometri da Vara, una strada da schifo piena di buche come una groviera.
Il tempo è splendido, anche se qualche nuvola innocua si appropria di una porzione di cielo o risale dal mare per darci un assaggio di nebbia. L’itinerario prevede all’andata il percorso di crinale panoramico e dolcemente ondulato che passa dal Reixa e al ritorno quello un poco più in basso sul versante padano che si raccorda con la strada della Bucastrella.
La meta, per essere sinceri, avrebbe dovuto essere il rifugio Argentea e invece, stuzzicata dalla domanda del giorno prima di Stefano: andate al rifugio o sul monte?, ho chiesto il supplemento. La vetta dell’Argentea è vicinissima, sulla cima nord c’è una nuova piccola croce, ma i bastoncini mi impicciano nel risalire tra i massi e scatto ancora lontana un’unica foto quando raggiungo la cresta. Ho fretta di rimettere i piedi sul sentiero, gli anni fanno brutti scherzi.
Di nuovo al rifugio risaliamo per poi scendere e seguire il sentiero che corre a mezzacosta sul versante nord dove a giorni arriveranno mandrie di mucche per pascolare nei grandi recinti delimitati dal filo elettrico.
L’ombra degli alberi e la luce accecante si alternano, comincio ad avvertire degli spilli che mi punzecchiano le braccia, nonostante il caldo metto un maglioncino per proteggerle ma il sole mi gioca lo stesso uno scherzo: le mani scottano e gonfiano come palloncini. Mai successo in tanti anni ma è lo stesso, la camminata è stata bella e, per me, di grande soddisfazione.
13 giugno 2021 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano, Chiara, Alessandro
Preambolo
- Papà, adesso mi manca solo l’Argentea?
- Si, è l’unico monte che ancora non hai fatto tra l’Ermetta e il Dente
- Poi li ho fatti tutti?
- Si, qui intorno poi li hai fatti tutti
- E il Bric Veciri?
- Quello non è un monte vero e proprio, in cima non c’è neanche la croce
- E quelli che hai fatto con Roberto?
- Le montagne di Cuneo poi le farai, prima devi crescere ancora un po’
- Sull’Argentea quando ci andiamo?
- Ci andiamo domenica. Domenica mattina. Viene anche la mamma
Si parte dal Faiallo
- Papà, ma oggi ci sono gli asini che ci vengono intorno?
- Ma no che non ci sono. E poi all’andata passiamo da un’altra parte
- Dove passiamo?
- Ora facciamo questo sentiero che mi piace tantissimo e che passa sotto il Reixa. Poi, quando incrociamo l’Alta via sopra Casa Tassara, saliamo su a sinistra fino al Passo Vaccaria. Ti piace questo sentiero?
- Si, è un posto bellissimo. Mamma, ti piace?
- A me molto, è tutto in piano!
- Dai Ale, non ti fermare che siamo quasi al Passo Vaccaria
- Non mi sto fermando!
Sull’Alta Via
- Alessandro, guarda l’Argentea!
- Dove?
- E’ quella piatta, vicino al rifugio. Lo vedi il rifugio?
- Si che lo vedo. E’ difficile l’Argentea?
- Eh si! C’è da arrampicare, devi essere un bravo arrampicatore. Sei pronto ad arrampicare?
- Si che sono pronto!
- Bene, allora andiamo!
Dal rifugio alla cima dell’Argentea
- La mamma si ferma e ci aspetta qui al rifugio. Avanti soldato, in marcia! ... che la vetta ci aspetta
- Agli ordini capitano
- Che bei cartelli!
- Sono nuovi, li hanno messi da poco
- Stai attento, eh. Tieniti bene con le mani
- Ma è facile, è divertente!
- La facciamo una videochiamata ai nonni?
- Va bene, però stai fermo e non ti muovere da lì
- Papà, là c'è il rifugio! Dov’è la mamma?
- E’ dietro il rifugio. Però io da qua senza occhiali non vedo niente
- Ora come faccio su questa roccia?
- Dammi la mano che ti aiuto
Sull’Argentea
- E così sei stato anche sull’Argentea. Sei contento?
- Si. Ora posso mangiare il panino con il prosciutto e il formaggio?
- Lo mangi dalla Madonnina, ci vuole un attimo
- Dietro di te c’è il Rama, guarda che bello che è. Ti ricordi che ci siamo stati a febbraio, quando c’era ancora un po’ di neve a Pratorotondo?
- Si, c’era tanto vento
- Allora ti ricordi bene
Ritorno per i tre pallini gialli e Casa Tassara
- Ecco la strada della Bucastrella. Laggiù è dove - l’estate scorsa - siamo stati circondati dagli asini. Tu avevi fatto una capriola all’indietro da un masso
- E se adesso ci sono gli asini?
- Non ci sono. Sono passato di qui tre settimane fa e non li ho visti
- Allora: per andare a Casa Tassara facciamo il sentiero segnato con tre pallini gialli. Voi non lo avete mai fatto. E’ tutto nel bosco, all’ombra. Io l’ho fatto per la prima volta quest'inverno: quanta neve che c'era ...!
- Questo faggio è stato tirato giù da quella neve. Guardate un po’ che roba ...!
- Allora, vi è piaciuta la camminata? Abbiamo fatto un piccolo anello
- Ora papà mi mancano solo i monti che hai fatto con Roberto
- Piano piano faremo anche quelli ... con calma
19 maggio 2021 - M. ARGENTEA e ROCCA VACCARIA da Vara Inferiore
Stefano
Cielo limpido, sole radioso e quel verde acceso e rigoglioso che solo maggio sa dispensare. Oggi l’alta Val d’Orba è come un dipinto: da una parte la bianca cornice delle Alpi, dall’altra l’azzurro sconfinato del mare.
Partito da Vara alle 7.45, in poco più di un’ora sono sul crinale: la webcam del rifugio mi inquadra mentre contemplo il magnifico panorama. Spinto nella schiena (nel vero senso della parola) da una tramontana fredda e impetuosa, raggiungo il cocuzzolo dell’Argentea percorrendo - per la prima volta - un’esile traccia che segue fedelmente il filo di cresta. Sull’estremità nord della cima è stata posta di recente una piccola croce; su quella sud veglia invece da quasi settant’anni la statuetta in marmo della Madonna. A un solo mese dal solstizio, il sole si eleva ormai prepotente sull’orizzonte e si riflette sul mare stirato dal vento.
Con la giacca a vento e con il cappuccio ben stretto (ma purtroppo senza guanti) mi incammino verso il Faiallo con la parte sinistra del corpo sferzata da raffiche sempre più violente. Sulla Rocca Vaccaria è addirittura un problema riuscire a stare fermi in piedi: per scattare una foto a Genova sono costretto a mettermi seduto! Ho le mani gelate e al Passo Vaccaria fuggo a gambe levate dal crinale per trovare finalmente un po' di quiete e di riparo nelle sottostanti praterie dove giunge - e dove termina - la sterrata della Bucastrella.
Ora fa quasi caldo, il sole è accecante. Vara è laggiù, immersa nel verde e nel silenzio. Dalla cresta delle Alpi giunge invece ben chiaro alla mia immaginazione il rombo cupo della bufera. Di acqua ce n'è tanta, fin troppa: la siccità non sarà un problema per i prossimi mesi. L'aria è insolitamente fresca e l'estate sembra ancora lontana.
25 agosto 2020 - RIFUGIO ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano, Chiara, Alessandro
Al crocevia di sentieri del Passo del Faiallo
- Guardate quanti cartelli! Noi da che parte andiamo?
- Non seguiamo nessuno di questi cartelli, facciamo un sentiero nuovo
- Perché facciamo un sentiero nuovo?
- E’ un sentiero che ho scoperto da poco, è molto bello
- E dove va?
- Nel bosco, tutto in piano. Passa sopra le Case Tassara e poi scende alla strada della Bucastrella. E’ bello perché ci si cammina bene, ci sono poche pietre e tanta terra battuta
- Ma da Case Tassara quando ci passiamo?
- Ci passiamo al ritorno. Al ritorno facciamo l’Alta Via
Incontro con una mandria di asini
- Qui siamo sulla strada della Bucastrella
- Dove va questa strada?
- Se la segui arrivi a fino Vara
- A Vara Inferiore? Dai nonni?
- Si, però è molto lunga
- Guardate! Le mucche!
- Eh si
- CHIARA: Che mucche magre
- Papà, me lo dai un panino col salame? Quante mucche ... Perché iniziano a camminare?
- Mi sa che stanno venendo da noi. Hanno visto che mangiate e vorranno mangiare anche loro
- CHIARA: ma sono asini, non sono mucche!
- Sarà meglio andare, questi ci mangiano tutto
- Cosa ci mangiano?
- I panini che avete in mano
E così, nel giro di pochi minuti, ci ritroviamo attorniati e poi letteralmente sommersi da più di trenta asini.
CHIARA: Stefano, fai qualcosa! Vogliono mangiarmi lo zaino!
- Papaa ... Perché fanno così?
- Sono bravi, vogliono solo un po’ da mangiare. Aspetta che gli diamo un pezzo del tuo panino ...
CHIARA: Stefano, mandali via!
- E come faccio? Ci vorrebbe un bastone
CHIARA: E prendilo!
- E dove lo prendo qui un bastone?
Poi mi guardo un intorno, stacco un ramo da un alberello e lo scuoto in aria a mo’ di frustino. Gli asini più vicini si girano di scatto e trottano via di alcuni metri; gli altri li seguono. Noi ci rimettiamo frettolosamente in cammino, con il sottoscritto di retroguardia a sventolare il rametto per tenerli a distanza.
Un asino fa cadere Alessandro
- Ora posso mangiare il mio panino col salame?
- Col salame non c’è più, se lo sono mangiati gli asini
- CHIARA: Tieni il panino con la coppa
- Ale, hai avuto paura?
- No ... Papà, sta arrivando di nuovo un asino
- CHIARA (rivolta a me): Dove l’hai messo il ramo?
- Non lo trovo più, l’avevo posato per terra. Aspetta che faccio una foto ad Alessandro con l’asinello
- Papaa ...!
Alessandro, spaventato, fa un passo all’indietro compiendo un ruzzolone con capriola giù dal masso. Per fortuna non si fa nulla ma scoppia a piangere lo stesso. Io ritrovo il rametto e lo faccio sibilare: l’asino solitario torna dai suoi consimili.
- Ti sei fatto male?
- Siii!
- Dove ti sei fatto male?
- Al sederino!
- Dai che non hai niente
Basta dargli un pizzicottino e gli scappa subito da ridere. La piccola avventura si è conclusa senza danni.
Riprendiamo il cammino verso il Rifugio Argentea
Dalla sterrata della Bucastrella prendiamo a sinistra un sentiero (palina con indicazione “Rifugio Argentea”) che sale verso il crinale.
- Guardate! Ecco là il Rifugio Argentea. Ale, lo vedi?
- Si. Quanto manca?
- Poco, ormai siamo quasi arrivati
- Ma qui come si chiama?
- Si chiama Passo Crocetta, come il passo sopra casa nostra
Al rifugio
- Papà, quel monte là come si chiama?
- Quello è il Monte Rama e laggiù in fondo c’è Savona
- Tu ci sei già stato sul Monte Rama?
- Si, tante volte
- Voglio andare sul Monte Rama!
- Adesso no, è troppo lunga. Ti ci porto a settembre
- Da dove si passa per andare al Monte Rama?
- Si può partire da un sacco di posti, anche da Vara. Noi ci andiamo da Pratorotondo che è un po’ più vicino
- E da Vara?
- Da Vara quando sarai un po’ più grande
A sorpresa arriva il nonno Gianni
- Papà, guarda chi c’è!
Io, che sono un po’ miope, vedo avvicinarsi un signore che mi sembra mio papà ma non ne sono sicurissimo; anche perché qui al rifugio non me lo aspetto proprio.
- C’è il nonno Gianni!
GIANNI (rivolto ad Alessandro): Ciao Ale, sono venuto a trovarti
- Dove sei passato?
GIANNI: Vengo da Vara
- E la nonna Franca?
GIANNI: La nonna Franca era con me ma si è fermata un po’ più sotto
- Come mai si è fermata?
GIANNI: Deve stare attenta al ginocchio. In salita cammina bene ma in discesa fa ancora un po’ di fatica
Ritorno al Faiallo
E così, dopo aver fatto uno spuntino e dopo aver salutato mio papà che ci ha fatto una gradita sorpresa, prendiamo la strada del ritorno. A differenza dell’andata, seguiamo ora le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via che al Passo Vaccaria abbandonano il crinale per deviare, sul versante padano, verso Casa Tassara.
Su questo tratto di sentiero io e Alessandro ci divertiamo a scendere a scavezzacollo. Lo sprono in continuazione, tenendolo ben saldo per il braccio: “Attento a questo masso! Attento a quel salto! Un altro masso, un salto! Stoop! Non cadere che qui ci sfasciamo! Aiuto, non riesco a fermarmi!”. E Alessandro non smette più di ridere; e quando le gambe non lo sorreggono, si lascia cadere per terra (dolcemente, perché lo tengo sempre forte) e ride a crepapelle.
Arriviamo a Casa Tassara “quasi ruzzolando” con Alessandro tutto impolverato da capo a piedi.
Al Faiallo
- Mamma, ti è piaciuta la gita di oggi?
- CHIARA: Certo che mi è piaciuta
- E’ stata proprio bella, mi è piaciuta veramente tanto
- CHIARA: Bene, son contenta. Sei stato molto bravo
- Papà, ho un’idea. Che ne dici se adesso andiamo a Badia a dare da mangiare ai pesciolini?
31 dicembre 2019 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano
Gita breve e vicino a casa per i postumi di una caduta in bicicletta e per la scandalosa situazione delle autostrade liguri.
Lascio la macchina al Passo del Faiallo (m. 1061) e inizio a camminare (ore 8.30) sopra un tappeto di minuscoli aghi di ghiaccio caduti dagli alberi: sembra proprio neve e mi accontento di pensarlo.
Il panorama è superbo grazie a un filo di maestrale che nella notte ha lustrato il cielo e che adesso tiene ben pressate sotto lo spartiacque le nubi marine. Scavalco di slancio il Reixa (m. 1183) e proseguo lungo il sentiero di crinale verso il non lontano Rifugio Argentea.
Alle 10.15 raggiungo la piccola croce in ferro posta sull’estremità nord della cima allungata dell’Argentea (m. 1082) e da qui, con un brevissimo tratto di cresta, mi porto presso la Madonnina che guarda invece il versante a mare.
Al ritorno, per cambiare un po’, seguo la variante segnata con i tre pallini gialli che si stacca dall’Alta Via al Passo Crocetta (o Cruxetta, m. 1068). Magnifica è la vista della bianca muraglia delle Alpi Occidentali che si staglia nel cielo terso: nitidissimi sono il Monviso e il Rocciamelone. Un bel sentiero in discesa mi porta sul tratto conclusivo e pianeggiante della Bucastrella dove al termine della sterrata, anzichè seguire i tre pallini gialli che si infilano in basso nel bosco, prendo sulla destra un nuovo tracciato che non avevo mai fatto prima d’ora: il sentiero è molto ben tenuto e procede a mezzacosta tra faggi e radure intersecando l’Alta Via sopra Casa Tassara e terminando la sua corsa presso il grande crocevia di itinerari che convergono al Passo del Faiallo.
La “neve” ancora resiste all’ombra degli alberi (ore 11.30) nonostante un sole sfolgorante riscaldi pienamente questo ultimo giorno dell’anno 2019.
9 agosto 2019 - RIFUGIO ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano, Chiara, Alessandro
Chissà poi perché Alessandro si era tanto fissato con questo Pian di Lerca. Tutto era iniziato in primavera mentre guardava al computer (o sul telefonino, ora non ricordo) le foto di alcune gite. A ogni foto mi chiedeva: “Qui dove sei?”. “Alla Cappella dei Cianetti”. “E qui?”. “Nel bosco dopo il Faiallo”. “E qui dove?”. “Sulla Rocca Vaccaria”. “La Rocca Vaccheria” ripeteva lentamente come estasiato. “E qui? Qui dove sei?”. “Al Pian di Lerca”. “Poi ci andiamo al Pian di Lerca!” esclamava convinto. “Si, poi ci andiamo”. “Quando ci andiamo?”. “Quest’estate” rispondevo senza troppa convinzione, sicuro che ben presto gli sarebbe passato di mente. E invece questo Pian di Lerca non se lo è più dimenticato.
“Quando ci andiamo al Pian di Lerca?”. “Ad agosto ci andiamo”; e poi “la prossima settimana”; e finalmente “venerdi”. “Venerdi! Venerdi andiamo al Pian di Lerca!”. A tutti quelli che incontrava per strada ripeteva che venerdi sarebbe andato a Pian di Lerca. Penso che ormai lo sapessero in tanti.
E così viene il venerdi del 9 di agosto e con Chiara e Alessandro ci ritroviamo di buon mattino al Passo del Faiallo per la grande avventura. Io avevo un po’ di timore che non ce la facesse: il percorso è abbastanza breve ma neppure brevissimo; cioè non è una passeggiatina. Invece tutto è andato per il meglio, Alessandro ha camminato senza mai lamentarsi e solamente al ritorno tra Casa Tassara e il Faiallo l’ho portato un po’ sulle spalle perché era proprio stanco. “Io sono un bravo camminatore. Io cammino proprio bene!” ha ripetuto più volte durante l’escursione.
Peccato che non si sia visto il mare, ma lo immaginavo. Al mattino presto il cielo era sereno ma si percepiva nell’aria una forte umidità: è un po’ come se il mare fosse un gigantesco pentolone d’acqua sotto il quale è stato acceso il fornello. Ben presto hanno preso a salire i primi vapori di condensa e il panorama verso Genova e Savona è andato a farsi benedire. Un po’ di delusione da parte di Alessandro che voleva vedere Portofino; ma presto è passata. E comunque anche le nebbie che ghermivano l’Alta Via hanno creato una certa suggestione.
Tra l’andata, uno spuntino al Rifugio Argentea e il ritorno abbiamo impiegato quasi cinque ore. E’ stata proprio una bella giornata!
6 aprile 2018 - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Dopo un inverno che ci ha regalato freddo, neve, pioggia a volontà, un inverno lungo cinque mesi perché è cominciato ai primi di novembre e ora siamo in aprile, oggi è la prima giornata finalmente primaverile. In quota gli alberi si sono salvati e la galaverna non ha fatto grandi danni ma in basso, nei paesi della Valle Stura ma anche a Tiglieto e a Vara Inferiore, il gelicidio ha provocato un’ecatombe nei boschi. Così è anche per la Bucastrella, quella grande tenuta attraversata da una sterrata rotabile ma chiusa da una sbarra, che parte dalla località Dano e sale al Faiallo: in basso una moria di faggi che si sono spezzati, in alto nulla sembra essere successo.
Che strana la natura. All’inizio della nostra passeggiata, perché la nostra di oggi si può chiamare passeggiata, si vedono dappertutto i resti degli alberi che hanno ceduto al peso del ghiaccio e travolto i compagni, si pensa al freddo che hanno sopportato in questi lunghi cinque mesi, eppure le gemme di chi si è salvato sono spuntate e stanno infittendo tanto che, se non ci si è dentro ma lo si guarda da lontano, il bosco sembra aver ricucito le sue ferite.
La strada della Bucastrella porta i segni dei torrenti che devono averla attraversata durante le piogge violente ma il fondo sassoso nasconde il fango che avrà invece sconvolto i sentieri.
Era tanto che non salivo al rifugio, le poche volte che ci avevo provato ero stata respinta dal vento o dalla paura della fatica. Ma oggi salgo bene e mi godo questa bella giornata di primavera.
In alto, quando il bosco lascia spazio alle praterie, nel cielo sereno si intrecciano le bianche scie disegnate dagli aeroplani.
Sono curiosa di vedere il mare, salgo al colle (Pian di Lerca) e mi affaccio. Sbuffi di vapore lo nascondono, tra gli sbuffi la cresta dentellata della Rocca da Ciappa. Arenzano si può solo immaginare.
Manca poco. Una breve salita sull’Alta Via in direzione del Faiallo, qualche fazzoletto di neve ancora posato sull’erba lunga e gialla incollata al terreno e l’ultimo brevissimo tratto dove i pini bassi e contorti fanno una cortina che nasconde il rifugio. Oggi è chiuso ma l’altro giorno, il lunedì di Pasqua quando ci era salito Gianni nella tormenta di vento, era aperto. Perché c’è qualche socio del CAI di Arenzano, sempre gli stessi in verità, che salgono a tenerlo in perfetto ordine e oltre ai canonici fine settimana estivi sono spesso presenti.
Un cartello di legno inchiodato a una porta avverte che il locale invernale è sempre disponibile. Alcune panchine dalle quali si può ammirare il mare quando le nuvole non ci si mettono di mezzo, sono sul davanti della facciata. Mi piacerebbe pranzare qui ma abbiamo portato solo un pezzetto di formaggio e qualche merendina. Vara ci aspetta. Così, con la promessa e la speranza di tornarci presto, ridiscendiamo lungo l’Alta Via con la visione dell’imponente Massiccio del Rama appena lambito da una nebbia leggera e ci incamminiamo sulla via del ritorno.
24 ottobre 2017 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Stefano
Bel giretto pomeridiano sull’Alta Via approfittando di una delle ultime giornate di “quasi estate” che hanno caratterizzato questo anomalo mese di ottobre.
Parto alle 14.30 dal Faiallo (m. 1061) in maniche corte e così vestito resterò per gran parte della camminata. Salgo rapidamente al crinale per raggiungere la piatta sommità del Monte Reixa (m. 1183). La giornata è abbastanza limpida e regala un bel panorama su Genova e sulla Riviera di Ponente fino a Capo Mele; sopra il mare lucente spiccano gli isolotti di Bergeggi e della Gallinara.
Nella breve discesa al Passo Vaccaria (m. 1115) noto con piacere che l’incendio del luglio scorso ha arrecato danni tutto sommato limitati: l’erba tenera sta già ricrescendo nonostante la grande arsura e i pini aggrediti dalle fiamme mi sembrano ancora belli verdi.
Abbandono momentaneamente le bandierine bianco-rosse dell’Alta via per passare dalla Madonnina della Rocca Vaccaria (m. 1167); dopodiché le riprendo e le seguo fino al Passo Crocetta (o Cruxetta, m. 1068).
Al Rifugio Argentea (m. 1090) saluto tre escursionisti tedeschi, le uniche persone incontrate durante tutto il pomeriggio; dei fungaioli neanche l’ombra e la cosa non mi dispiace affatto.
Con una ripida discesa arrivo direttamente al Padre Rino (m. 903) e da qui, percorrendo l’antica mulattiera a tratti lastricata che risale in diagonale vaste colate di sfasciumi, raggiungo la Collettassa (m. 932) ai piedi del cono sommitale del Monte Argentea; ancora un quarto d’ora di dura salita e alle 16.40 sono in vetta (m. 1082).
Il sole, nella sua parabola discendente verso ponente, riesce ancora a illuminare d’infilata il mio ritorno attraverso il Passo Vaccaria e Casa Tassara (m. 1002).
Giungo alla macchina (ore 18) proprio nel momento in cui l’ombra del Beigua si allunga improvvisa sopra la spianata del Faiallo mentre la temperatura, da quasi estiva che era, cala repentina su valori più consoni al periodo.
9 aprile 2017 - M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo (per la via diretta da Campo)
Stefano
Bella sgambata mattutina su e giù per i sentieri che si snodano tra l’alta Val d’Orba, il crinale di spartiacque e i contrafforti meridionali dell’Argentea.
Alle 7.20 mi metto in cammino dal Passo del Faiallo (m. 1061) e con una breve discesa nel bosco raggiungo Casa Tassara (m. 1002). L’aria è ancora fresca ma temo che oggi patirò il primo caldo di stagione. Risalgo quindi al Passo Vaccaria (m. 1115) dove svolto a destra per seguire le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via in direzione del Rifugio Argentea. Trascuro la deviazione a sinistra per il rifugio e procedo spedito verso il Passo Pian di Lerca (m. 1034) dove convergono gli itinerari per il Monte Argentea che salgono da Vara Inferiore e da Arenzano.
Io seguirò quest’ultimo, segnato con un triangolo rosso, in senso contrario giù per il Vallone del Rio Lerca fin quasi alla frazione Campo (dove inizia la strada asfaltata che in 5 km conduce ad Arenzano).
A circa 250 metri di quota termino la lunga discesa e con un’inversione a U imbocco il sentiero della “stella bianca” che è la via diretta all’Argentea. Qui in prossimità della costa fa decisamente caldo; sono vestito troppo e sudo copiosamente. Il sentiero rimonta con numerosi tornanti l’assolato costone della Rocca Turchina, prima tra rada vegetazione e poi tra pini marittimi, tenendosi sempre sul fianco orientale. Al termine di un tratto molto ripido raggiungo il filo di cresta presso il colletto nord della Rocca Turchina. L’ambiente è davvero bello, alpestre e riposante: un piccolo altipiano sospeso sopra il selvaggio Vallone del Rio Lerca.
Alla Collettassa (m. 932) raggiungo la base del cono sommitale dell’Argentea. La stella bianca affronta ora l’ultimo ripidissimo pendio lungo la linea della massima pendenza; solo a pochi metri della vetta una serie di stretti tornantini permette di tirare un po’ il fiato. In basso si scorge il Rifugio Padre Rino e la mulattiera di mezzacosta che conduce alla Casa Carbunea.
Alle 11.10, dopo quasi quattro ore di cammino, fradicio di sudore, sbuco finalmente in cima (m. 1082).
Assai più tranquillo e rilassante è il ritorno al Faiallo. Moltissimi escursionisti popolano questo splendido tratto di Alta Via, sicuramente uno dei più caratteristici dell’intero percorso che si snoda tra Ventimiglia e Ceparana (SP); peccato solo che la foschia precluda il panorama.
Al Passo Vaccaria abbandono il crinale e seguo a ritroso lo stesso itinerario dell’andata; ripasso da Casa Tassara immersa nella quiete della faggeta e alle 12.20 concludo questo bel giro presso il ristorante-albergo “La Nuvola sul Mare”, come sempre gremito di turisti. La primavera è appena iniziata e i colori sono ancora spenti ma già tra un mese questi monti saranno un’esplosione di verde e di magnifiche fioriture.
25 settembre 2016 - M. ARGENTEA e M. RAMA da Vara Inferiore
Stefano
Oggi bella sgambata sui monti di casa in una giornata mite e soleggiata. Lascio la macchina sotto Vara Inferiore presso il ponte sull’Orba (m. 635) e mi incammino lungo la strada sterrata della Bucastrella che sale a svolte tra faggi e radure; le scorciatoie che più in alto tagliano i tornanti sono in ottimo stato, perfettamente pulite e ben segnate (con un quadrato giallo).
Abbandonata la sterrata, si entra nella conca del Rio Custi per risalire poi le vaste praterie che conducono al crinale. La manutenzione dell’itinerario, gestita del Parco del Beigua, è particolarmente curata ed è quanto meno insolito trovare un sentiero con l’erba tagliata.
Al Passo Pian di Lerca (m. 1034) svolto a sinistra e percorro un breve tratto di Alta Via fino alla Cima Pian di Lerca (m. 1090) dove si trova il Rifugio Argentea. Il cocuzzolo sommitale del Monte Argentea si trova a una quota leggermente inferiore rispetto a quella del rifugio ed è raggiungibile in pochi minuti seguendo un sentierino e poi una ripida traccia (segnavia: un quadrato giallo e un triangolo rosso) che sbuca direttamente sulla vetta (m. 1082).
Begli scorci panoramici sulla Rocca Negra, sulla Rocca da Ciappa e sul Bric Camulà.
Un comodo sentiero (segnavia: tre pallini rossi), anche questo con l’erba ben tagliata, scende alla Collettassa (m. 932) alle pendici meridionali dell’Argentea, da dove si può ammirare il selvaggio versante orientale del Monte Rama.
Alla Collettassa imbocco sulla destra l’antica mulattiera di mezzacosta (segnavia: una A rossa in campo bianco) che collega l’alta Val Lerone con l’alto Vallone del Rio di Lerca e che presenta, in più tratti, muretti a secco di sostegno perfettamente conservati.
Il Rifugio Padre Rino (ex Casa Leveasso, m. 903) è ancora immerso nell’ombra, sovrastato dal Monte Argentea. “La casa fu costruita intorno al 1895 da Tognu u Bregiè, un contadino di Campo, che nella bella stagione portava lassù le pecore. Inizialmente nota come “Ca’ du Bregiè” o “Ca’ du Tognu”, fu chiamata in seguito “Casa Leveasso”, perché intorno c’erano molte lepri. Nel 1935 fu acquistata dal Corpo Forestale dello Stato e completamente ristrutturata. Fu utilizzata dalla Forestale fino al 1950, poi fu abbandonata e andò in parte in rovina. È stata infine recuperata nel corso degli anni Ottanta, da volontari del CAI di Arenzano in collaborazione con il Comune di Arenzano e la Comunità Montana Argentéa. La vecchia casa è stata così trasformata in rifugio, dedicato a Padre Rino, frate carmelitano socio del CAI di Arenzano, caduto il 12 luglio 1987 nel corso di una scalata sul Grand Combin, in Valle d’Aosta” (fonte: Andrea Parodi - “Vette e sentieri del Béigua Geopark”, Parodi Editore).
Sopra il rifugio prendo sulla sinistra la mulattiera segnata con la A rossa che taglia a mezzacosta la testata del Vallone del Rio di Lerca con andamento pressochè pianeggiante; dopo recenti lavori di defrascamento che l’hanno ripulita dalla vegetazione invadente risulta ora comodamente percorribile.
Dopo aver incrociato l’itinerario proveniente da Arenzano (segnavia: due linee rosse) ed essere passato dalla Casa Carbunea (ex casa della Milizia Forestale, m. 943), proseguo sull’antica mulattiera, a tratti lastricata, che risale il versante nord-orientale del Monte Rama (segnavia: A rossa). Quando incontro il pallino rosso della “via diretta”, svolto a destra e seguo l’esile traccia che rimonta l’impervio versante orientale della montagna tra roccette e ripidi pendii erbosi. Al termine di una salita faticosa sbuco finalmente sulla vetta del Rama (m. 1148) dove sorgono due croci in ferro; al di là del Vallone del Rio Lerca spicca la cima trapezoidale dell’Argentea.
Al ritorno seguo il sentiero segnato con il rombo giallo che scende lungo la dorsale occidentale e raggiungo l’Alta Via dei Monti Liguri al colle sud del Bric Resonau (m. 1091). Pini marittimi deformati dal vento ornano questo pittoresco tratto di spartiacque che si eleva sopra i mille metri di quota a meno di sei chilometri in linea d’aria dal mare.
Al Piano del Bric Damè (m. 1060) abbandono l’Alta Via e inizio la discesa su Vara Inferiore seguendo il rombo giallo; anche questo sentiero, come i precedenti, è perfettamente curato dall’Ente Parco.
In località Dano incontro la strada asfaltata che collega Vara Inferiore a Piampaludo; non mi resta che percorrerla in discesa fino al ponte sull’Orba e concludere così questa piacevole camminata.
28 luglio 2016 - M. REIXA e RIFUGIO ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Gianni, Franca
Ore 9,25 – Passo del Faiallo – Raggiungiamo in breve il sentiero di crinale che sale al Reixa e notiamo come anche questo sia perfettamente curato. L’erba è tagliata, il tracciato ben tenuto. L’aria per ora è ancora fresca e spira una leggera tramontana.
Come tutti i sentieri di crinale è panoramico e nelle belle e limpide giornate offre degli scorci talmente unici da far meritare al Parco del Beigua il prestigioso riconoscimento di Global Geopark che lo inserisce tra i 120 parchi al mondo considerati siti UNESCO.
In questo tratto l’Alta Via passa più a nord toccando il rifugio-albergo La Nuvola sul Mare e Casa Tassara e si ricongiunge al nostro al Passo Vaccaria.
La Madonnina sulla Rocca Vaccaria ha di nuovo un volto e il suo sguardo si perde sul mare. Il caldo comincia a farsi sentire e getta in lontananza un velo di foschia.
Scendiamo al Rifugio Argentea e per ripararci dal caldo ci accomodiamo nel locale invernale: quanto diverso da come era in origine quando un tavolo, una bella panca e una stufa arredavano il piano terra e una scala portava al piano di sopra completo di cuccette! Ora è poco confortevole sia per le ridottissime dimensioni sia per la mancanza di un arredamento adeguato e si limita a servire come deposito di materiale per i lavori fatti al rifugio.
Riprendiamo il cammino e seguiamo i tre pallini gialli che dalla Rocca Crocetta scendono alla zona recintata della Bucastrella dove pascolano gli asini. Incredibile quante volte riusciamo a sbagliare questo itinerario che porta a Casa Tassara: una volta eravamo andati troppo avanti ceffando la deviazione a sinistra che scende nel bosco, questa volta siamo scesi troppo presto seguendo non so quale altro segnavia. Solo percorrendolo nel senso inverso – Casa Tassara-Rifugio Argentea – l’avevamo indovinato!
Ci godiamo una breve sosta nell’ombra del bosco che circonda la “palazzina” e la sua freschissima fonte e, seguendo l’Alta Via, sbuchiamo alla Nuvola sul Mare dove concludiamo alle 14 la nostra breve gita: 10 chilometri e poco più di 300 metri di dislivello in tre ore e 20 di tranquillo tranquillissimo cammino.
22 novembre 2015 – RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Stefano, Gianni, Franca
Questa mattina a Vara la neve ci ha regalato una bella sorpresa. Ieri sera cadeva qualche goccia di pioggia ma poi deve essere arrivato il freddo improvviso a ghiacciarla e un buon palmo di neve si è posato su questo velo ghiacciato.
Squilla il telefono: è Stefano che ci chiede se vogliamo salire insieme al Rifugio Argentea. Il termometro segna zero, il cielo ci promette una splendida giornata di sole.
Sulla strada della Bucastrella ci sono tante orme, segno che nella notte gli animali non se ne stanno a dormire. Diciamo sempre che la neve copre tutto, che cancella ogni cosa sotto la sua coltre ma è anche vero il contrario. La neve è capace di raccontarci la vita nel bosco.
Ci sono delle orme che a me sembrano quelle del lupo, grandi, ben distanziate, segno di una lunga falcata, anteriori e posteriori lungo una stessa linea retta, i cuscinetti delle dita stampati nella neve soffice. Stefano è scettico ma io e Gianni saremmo disposti a scommetterci.
Lo spettacolo è suggestivo perché ogni fronda, ogni ramoscello sembrano siano stati tuffati nello zucchero filato.
Sul crinale la neve si dirada un po’, sul versante marino è scarsa. Buona la visibilità a trecentosessanta gradi: l’arco alpino, l’Appennino, le Apuane e sul mare si riconoscono l’Elba la Capraia e la Gorgona mentre la Corsica non si riesce a vedere.
Partiti che erano quasi le 9 siamo al rifugio alle 11. Qui troviamo alcuni soci di Arenzano che stanno cercando di capire da dove la neve è riuscita ad infilarsi dentro al rifugio. Uno, attrezzato con l’imbrago, sale sul tetto. Un altro arriva, con le scarpette da corsa.
Noi scendiamo velocemente sui nostri passi e alle 13 siamo di ritorno a Vara. E’ stata una bella camminata sulla prima neve della stagione in questo angolo di Appennino.
23 ottobre 2015 – ALTA BUCASTRELLA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
La gita di oggi è una gita di esplorazione. Voglio controllare col gps i sentieri che si intrecciano sull’alta Bucastrella, che è sul versante padano dell’Alta Via nei pressi del Rifugio Argentea.
Non avrei mai immaginato, quando Sara mi parlava di navigatore e poi di mappe, e neppure quando Stefano, due Natali fa, mi aveva regalato il GPS della Garmin, che mi sarei appassionata tanto da fare una gita ad hoc per poi lavorare alla mappatura dei sentieri.
Gianni consenziente – o rassegnato? – naturalmente è con me. A lui delle mappe non importa niente perché di suo ha un senso dell’orientamento più che notevole ed è battuto solo da Stefano che ce l’ha eccezionale. Perché, in famiglia, solo io sono una talpa e solo a casa, con la mappa davanti e la cartina a lato, riesco a capire qualcosa? Però dalla mia è che sono paziente e precisa.
Partiamo da Vara in una bella mattina di cielo azzurro e ci incamminiamo lungo la Bucastrella con l’intenzione di fare qualche scorciatoia. Ma scende un fuoristrada (per andare col fuoristrada sulla Bucastrella ci vuole l’autorizzazione) e si affaccia un signore che ci chiede se abbiamo trovato un cellulare. Aziendale, precisa, per farci capire che ha la sua importanza.
Cosa possiamo fare se non frugare con gli occhi i sassi della strada alla ricerca del cellulare smarrito? E così, senza fare le scorciatoie, naso a terra come un cane da tartufi, io, che non ho mai trovato neppure un fungo, trovo lo smartphone che, a faccia in giù, giace sul bordo tra pietre e ciuffi di erba secca.
Inizia così la lunga lotta tra il desiderio di riferire al suo padrone e il mio telefonino che non ha campo e poi ce l’ha a spizzichi e bocconi, tra il gps che vorrebbe un po’ di attenzione ora che stiamo per arrivare al sentiero da esplorare e i botta e risposta per questo benedetto telefono aziendale che non sappiamo come restituire. Una babilonia.
Superiamo l’incrocio con il sentiero del quadrato giallo che sale all’Argentea e la curva dopo imbocchiamo il tracciato da esplorare, quello che figura nella mappa addirittura come una strada agricolo-forestale e che porta il nome di Bucastrella, e che noi, in tanti anni, non abbiamo mai percorso. All’inizio c’è davvero, è largo e sembra promettere bene. Un attimo dopo si riduce a sentiero.
Guarda, mi dice Gianni indicandomi una roccia sulla nostra sinistra, è il sasso che vediamo da Vara, ci andiamo? Un fuori programmavisto che al sasso non avevamopensato ma è una vita che quando guardiamo dalla finestra di Vara verso l’Alta Via notiamo un dentino minuscolo staccarsi dal profilo. Ora è talmente vicino che non possiamo ignorarlo e in pochi minuti siamo ai suoi piedi. Salirci, non salirci? In fondo è alto pochi metri. Ma non mi sento tranquilla e rinuncio e anche Gianni, che però dopo si fa prendere dai rimpianti – avrei potuto … - , fa come me.
Intanto ci ha raggiunti un signore che stava andando per funghi e ci ha visti salire. Ha un nome questo sasso? E’ quello che mi piacerebbe sapere. Siete voi quella coppia del sito? Sì, siamo noi, e vorrei stare un attimo a chiacchierare se non fosse per la petulanza del telefonino che anche in questo posto, ai piedi del masso, si conquista quel pizzico di campo che gli permette di trillare. Il signore ci scatta una foto e ci saluta. Noi ci fermiamo ad ammirare il panorama: Vara Inferiore e Vara Superiore con lo sfondo lontano delle Alpi innevate.
Torniamo al sentiero, proseguiamo e superiamo un guado, oggi asciutto. Qui troviamo i resti di quella che effettivamente era stata una strada e ora non c’è più: un tubo in cemento dove passava il Rio Galada. Da questo momento non esiste più nulla, solo uno scavo eroso dall’acqua, una grossa cicatrice che nelle foto aeree delle mappe porta in inganno e sembra un evidente e percorribile tracciato.
In questo punto siamo vicinissimi al sentiero del quadrato giallo che, alla nostra destra, attraversa come il nostro la prateria e va verso l’Alta Via. Quello del quadrato è più diretto e comodo, dove siamo noi invece è tutto un bricco e un fosso, tanto che camminiamo sul bordo dello scavo facendo attenzione alle buche.
Sotto il Passo Crocetta raggiungiamo la sterrata che dal rifugio Argentea va verso Case Tassara (ci sono i tre pallini gialli) e immediato mi sorge il dubbio se anche questa strada si può chiamare Bucastrella, dubbio che mi assilla visto che le mappe devono essere corrette e veritiere ma che a Gianni interessa men che meno. Poco più avanti l’abbandoniamo per seguire l’altra sterrata che voglio controllare e che unisce quella con i tre pallini gialli all’Alta Via passando sulla Rocca della Crocetta. Sì, questa c’è ed è giusto che sia mappata così.
Ora dobbiamo rifocillarci, possibilmente al riparo del vento, e lo facciamo al Rifugio Argentea dove due cani grandi e riccioluti non ci lasciano gustare il panino perché ci fissano con insistenza nella speranza che gliene offriamo un pezzo (e infatti ci riescono …)
Se non fosse per lo smartphone aziendale che ho nel borsello al rifugio ci starei un po’ di più e invece so che ci stanno aspettando a Vara (non si preoccupi per carità!). E così scendiamo: quadrato giallo, Bucastrella ecc. ecc.
Nel parcheggio di Vara restituiamo il telefono al legittimo proprietario e concludiamo la nostra gita-esplorazione. Non metto orari, né chilometri, perché non significherebbero nulla.
26 settembre 2015 - RIFUGIO ARGENTEA e ROCCA VACCARIA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
La giornata è splendida: cielo azzurro, aria frizzante, nemmeno una nuvola. Peccato che la visibilità sia scarsa: c’è una densa foschia sia a nord che verso il mare per la mancanza quasi totale di ventilazione.
Partiti da Vara alle 8,35 saliamo lungo la Bucastrella e arriviamo al Rifugio Argentea alle 10,25. Due parole con i soci del CAI di Arenzano di turno in questo ultimo week-end in cui il rifugio è ancora aperto e poi proseguiamo per la Rocca Vaccaria (ore 11,20). Gli escursionisti che incontriamo lungo l’Alta Via sono oggi una folla.
Scendiamo a Casa Tassara (ore 12) incontrando altra gente, questa volta fungaioli, e dopo una breve sosta all’ombra dei giganteschi faggi che circondano le due case seguiamo il nuovo segnavia dei tre pallini gialli che recentemente avevamo perso. Il sentiero attraversa prima il bosco e poi sale deciso a congiungersi con il tratto della strada che attraversa la zona della Bucastrella adibita a pascolo, dapprima coperta da un bel tappeto erboso e poi sterrata. Qui, all’interno di un recinto elettrificato, pascolano gli asini.
Dopo un breve spuntino riprendiamo il cammino e ci ricongiungiamo all’itinerario percorso in salita.
Doveva essere una semplice passeggiata e invece quando alle 15 arriviamo a Vara il gps segna un percorso di 19 chilometri e un dislivello di 700 metri.
6 luglio 2015 – M. ARGENTEA dal Passo del Faiallo
Gianni, Franca
Anche se siamo a Vara c’è caldo, un caldo opprimente che consiglierebbe di starsene a casa. Ma è troppo tempo che non facciamo escursioni per rinunciare e poi l’Alta Via che per un tratto possiamo osservare dal paese stagliarsi contro il cielo azzurro ha un richiamo irresistibile e ci invita ad andare.
Alle 8 e 10 lasciamo l’auto al Passo del Faiallo e, attraversata l’ombra fitta del bosco che costeggia l’area picnic, ci portiamo subito sul crinale. Come una grande coperta le nuvole si stendono sopra la città e in questi giorni di afa la rendono ancora più soffocante. Genova, il porto e il mare sono nascosti e solo il lontano promontorio di Portofino emerge dalla coltre. Sopra di noi invece il cielo è azzurro e una leggera brezza scorre sulle creste.
Quando siamo al Reixa mi accorgo che manca la Madonnina. Guardo nell’erba nel caso le intemperie l’avessero staccata dal suo piedistallo a lato del cippo ma non la trovo. Che fine avrà fatto?
Anche quest’anno sull’Alta Via e sui sentieri di collegamento il Parco del Beigua ha provveduto al taglio dell’erba ed è un lavoro che apprezziamo in modo particolare e di cui ci rendiamo conto dell’utilità quando ci allontaniamo dal percorso e ci ritroviamo a faticare nell’erba alta.
Eccoci ora sulla Rocca Vaccaria dove la Madonnina c’è ancora ma da tempo purtroppo le manca la testa. La cosa mi turba, sembra che la furia dell’ISIS sia passata anche qui.
La nostra camminata prosegue con dolci saliscendi fino a che arriviamo al Rifugio Argentea che, essendo giorno feriale, è chiuso.
Ci stiamo inventando la gita cammin facendo e ce la prendiamo comoda visto che oggi non ci aspetta nessuno. Abbiamo tutto il tempo di fare un anello intorno al Monte Argentea e perciò per prima cosa saliamo alla cima; poi scendiamo sul versante a mare lambito dalle nuvole.
Prima della Collettassa sentiamo l’abbaiare rauco di un capriolo, un abbaiare arrabbiato, vicino, come di bestia che abbia paura o sia ferita, e che così non avevo mai sentito.
Alla Collettassa, il punto più a sud di questa nostra escursione, svoltiamo a destra e prendiamo il sentiero che si snoda in direzione nord-est lungo le tante pietraie (fiumi di pietre) che insieme agli arbusti, ai noccioli, ai sorbi ricoprono queste pendici. E’ un sentiero di poco transito, dall’aspetto selvaggio, che un tempo doveva invece essere una larga mulattiera frequentata per i traffici che univano l’entroterra al mare. Lo si vede dai grandi muri a secco che in vari tratti erano stati eretti per sostenerlo e che ancora oggi sono in buone condizioni, da come le pietre sono state disposte lungo le pietraie per creare un passaggio liscio e pianeggiante. Ora probabilmente è frequentato dai lupi a giudicare dalle fatte pelose che troviamo qua e là (ma io non me ne intendo e magari sono di volpi).
Passiamo su un rio asciutto e tra i pini i noccioli e le rovere ci appare il rifugio Padre Rino. Le nuvole lo lambiscono, il mare lo possiamo solo indovinare novecento metri più in basso. Un topolino scappa spaventato dalla luce del flash quando fotografo l’interno. Si rintana da qualche parte e se ne rimane acquattato e immobile in attesa che me ne vada.
Risaliamo ora il sentiero che si inerpica ripido e diretto e in circa mezz’ora e quasi 200 metri di dislivello siamo di nuovo al rifugio Argentea dove abbiamo intenzione di fare una sosta.
Proviamo a cercare ombra nel locale invernale che da tempo è ormai ridotto a un francobollo perché l’accesso al piano superiore con le cuccette è stato murato come pure una parte del locale originario che ospitava anche un caminetto. Non essendoci finestre si soffoca. Il posto migliore è il portico davanti alla porta di ingresso dove sistemiamo una piccola panchina e mangiamo il nostro panino e un poco di cioccolata fusa dal calore. Soprattutto beviamo.
Per il ritorno scegliamo di seguire i tre pallini gialli, dipinti di recente, che ricalcano l'ultimo tratto della strada della Bucastrella e che poi scendono a sinistra per proseguire, nella faggeta, fino a Casa Tassara.
La sterrata è contornata da una recinzione elettrica per il bestiame e nei prati pascolano gli asini. Asini per lo più bianchi, ma anche grigi e bruni.
Poi la sterrata si interrompe e noi perdiamo i tre pallini gialli. Pochi metri prima avevamo trascurato una deviazione a sinistra e avevamo proseguito. Ci ritroviamo così a camminare su un altro sentierino appena tracciato, segnalato ogni tanto con il simbolo di uno zoccolo rosso, che corre parallelo all’altro e che ci fa sbucare nei pressi di Casa Tassara dove ritroviamo i tre pallini gialli.
Che frescura! L’acqua del trogolo esce in un filo sottile ma freschissimo, l’ombra è totale. Starei qui per un tempo infinito ma il rifugio-albergo La nuvola sul mare è vicino e con questo la fine della nostra gita. Lo raggiungiamo poco dopo (ore 14 e 10) con una breve salita ed entriamo: è una bella ed accogliente struttura che merita visitare.
La nostra auto ci attende poco distante, infuocata dal sole, ed è qui che concludiamo la nostra escursione apprezzata maggiormente visto che era tanto che non ne facevamo.
Il dislivello è stato di poco più di 500 metri, la distanza non sono in grado di dirla perché il computer di bordo del navigatore mi dà diversi chilometri di più di quelli poi indicati dal tracciato. E non so chi ha ragione …
25 aprile 2015 - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Vara: nuvole alte coprono il cielo ma almeno per ora lasciano sgombra l'Alta Via. E' tanto che non salgo al Rifugio Argentea ed è tanto che non cammino, così oggi ho voglia di tornarci.
E' la stagione più bella, sono bastati pochi giorni perchè milioni di gemme si schiudessero lasciando libere di aprirsi le tenere foglie. Anche oggi il bosco è silenzioso. Anni fa avevamo fatto l'abitudine a sentire abbaiare i caprioli ma ora ne sono rimasti così pochi che non si sentono più: cinghiali e caprioli sono scesi più a valle e vicini alla città per paura dei lupi.
Un bel rebus quello dei lupi che ufficialmente non sono stati reintrodotti ma che tutti credono invece che lo siano stati. Resta da scoprire se continueranno ad aver timore dell'uomo oppure no.
L'erica è fiorita e macchie rosa colorano le ripe. Stiamo per raggiungere il bivio dove abbandoniamo la sterrata e seguiamo il segnavia che sale tra radure e bosco, raggiunge la zona dove in passato c'era un alpeggio e sbuca sulle praterie che salgono a Pian di Lerca. Le nuvole si sono abbassate e siamo circondati dalla nebbia.
Saliamo il breve tratto di Alta Via e arriviamo al rifugio. Chiuso, silenzioso. Anche se è il 25 di aprile. Qualcuno ha spostato la panchina e l'ha messa davanti alla porta di ingresso: è il punto meno esposto al vento umido che sale dal mare (a parte il locale invernale) anche perchè ai lati è stata sistemata ordinatamente la legna da ardere che fa da riparo.
E' qui che mangiamo un boccone e prima di scendere incontriamo una coppia di escursionisti. La nebbia intanto si infittisce e cade qualche goccia di pioggia. C'è un'atmosfera così ovattata che fa volare la fantasia. Il pensiero va ai caprioli, ai cinghiali, ai lupi e alle antiche case in parte già crollate e che, chissà, potrebbero anche essere ricostruite. La grande tenuta della Bucastrella è infatti stata divisa in sei lotti, quattro dei quali già venduti e che verranno utilizzati per il taglio della legna o per il pascolo di mucche e tori.
Ecco un bel ciliegio fiorito. Ma ho fatto appena in tempo a fotografarlo perchè già sono spuntate le prime foglioline che in pochi giorni prenderanno il posto dei fiori.
Siamo arrivati. Questo breve tuffo nell'incanto del bosco me lo sono proprio goduto.
26 dicembre 2014 - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Dopo aver festeggiato il Natale in famiglia, oggi che è Santo Stefano facciamo due passi. Il caldo e le piogge dell’autunno hanno lasciato il posto a un freddo pungente.
Un po’ prima delle 9 ci mettiamo in cammino, scendiamo al ponte sull’Orba in località Dano e imbocchiamo la sterrata della Bucastrella. Il cielo è azzurro ma l’erba, gli alberi e la terra hanno un identico colore bruno e aspettano la neve.
Immagino di incontrare un lupo e fotografarlo. Farò in tempo a scattare? Per difendermi cosa posso usare visto che non ho nemmeno un bastone? Forse farei meglio a scappare. Poi, visto che siamo in due, i pensieri diventano parole. In casa non è possibile chiacchierare così.
Lasciamo la sterrata e seguiamo il quadrato giallo prima nel bosco e poi sulle praterie che conducono all’Alta Via. Alle nostre spalle la pianura cintata dall’arco alpino scintillante di neve. A Pian di Lerca, quando ci affacciamo al di là del crinale, spunta il mare azzurro. Tutto intorno la monotonia del colore bruno interrotto qua e là dal verde cupo dei pini. Il vento freddo soffia impetuoso.
Il rifugio, oggi chiuso (ore 10,45), è un bel baluardo contro il vento e seduti al sole sulla panca a lato dell’ingresso si sta proprio bene. L’Argentea e il Rama si aprono come un sipario sui tanti capi del Golfo Ligure che si allungano sul mare. Parecchia legna è accatastata ordinatamente a lato dell’ingresso, segno che il rifugio è presidiato nei giorni di festa.
Salutiamo due giovani arrivati dal Faiallo e diretti a Pratorotondo (tutto il percorso sotto la sferza del vento) e scendiamo velocemente a cercare riparo più in basso. Il Cervino e il gruppo del Rosa risaltano nitidi all’orizzonte e incorniciano la borgata di Vara Superiore.
Nel bosco ritroviamo la calma e incontriamo tre escursionisti che salgono. Poi, lungo la sterrata, curva dopo curva perdiamo quota fino a ritrovarci in paese al rintocco dell’una.
13 e 14 novembre 2014 - M. ARGENTEA da Arenzano (discesa a Vara Inferiore) e ritorno
13 novembre 2014 - M. ARGENTEA da Arenzano (discesa a Vara Inferiore)
Bruno, Lodovico, Giancarlo, Gianni, Franca
La pioggia non smette di provocare catastrofi e di tenere la Liguria e l’Italia in un continuo stato di allerta. Anche oggi è una gita da intervallo: questa notte il vento ha ruotato verso nord e ha spazzato le nuvole dal cielo lasciando solo un cappello sulle cime. E’ stata una gita scelta con cura, a ovest perché il miglioramento è atteso da lì, sulle alture di Arenzano perché il terreno roccioso filtra meglio l’acqua: il Monte Argentea per il sentiero della stella bianca.
Per noi, che da un po’ avevamo in testa di ripetere l’esperienza di due anni fa e cioè di andare e tornare da Vara a piedi partendo e arrivando ad Arenzano, l’occasione si è presentata quasi senza volerlo. Quando saremo sull’Argentea lasceremo gli amici e scenderemo sul versante opposto e domani mattina seguiremo il percorso inverso, giusto in tempo per la prossima allerta.
Alla stazione di Brignole siamo solo in cinque. Gli allagamenti, il continuo brutto tempo hanno scoraggiato qualcuno.
Partiamo dalla stazione di Arenzano alle 8 in punto e seguiamo il triangolo rosso pieno che si snoda tra strade, stradine e vicoli e ci porta in Val Lerone, la zona industriale della cittadina.
Poco sopra Campo (ore 9, m. 150) l’abbandoniamo e svoltiamo a destra per seguire la stella bianca: una salita dura con pendenze sempre notevoli e una bella vista sulla piana di Arenzano e sui monti che la circondano, che quest’anno è stato scelta anche per la Mare e Monti. E infatti oltre alla stella troviamo le M bianche della marcia.
Salgo in silenzio per risparmiare il fiato e ogni tanto mi volto a osservare il mare che piano piano si allontana.
Alle 10,45 siamo a Gua de Bute, 700 metri, e alle 11,30 alla Collettassa , 932 metri nonostante il cartello ne indichi 960. E’ un incrocio di sentieri tra cui quello che porta al rifugio Padre Rino. L’Argentea è vicina. Bruno e Giancarlo la raggiungono con la diretta, Lodovico e noi con il più dolce sentiero che aggira la cima.
E’ quasi mezzogiorno quando vedo la Madonnina dell’Argentea (m. 1082) stagliarsi contro il cielo sullo sfondo del mare. Il vento spinge le nuvole che ricoprono la pianura a lambire la vetta.
Ora scendiamo sul sentiero di cresta che porta al Rifugio Argentea (m. 1090) e qui, seduti comodamente al riparo dei grossi muri in pietra, consumiamo in pace il nostro pranzo. Una sosta piacevole che trasciniamo fino all’una e mezza passata. L’Argentea è di fronte a noi, il Rama a ponente, la Rocca Vaccaria, il Tardia e il Golfo di Genova a levante. Lontano, all’orizzonte, spunta la cuspide del Monviso. Viste le condizioni meteo non ci possiamo lamentare se il panorama non ci regala colori più belli.
Salutiamo Bruno, Lodovico e Giancarlo che si avviano verso Arenzano e ci incamminiamo nella direzione opposta. Il sentiero che attraversa le praterie è diventato un limpido torrentello, l’erba lunga è schiacciata e incollata al terreno, quello che conoscevo come un passaggio sui sassi è ora un laghetto da guadare.
Alle tre e un quarto, discretamente stanchi, arriviamo a Vara (m. 670).
Bruno, Lodovico e Giancarlo dove saranno? Dalle foto che mi hanno mandato li vedo scendere al riparo e alla fonte del Fasciun, dove viene prelevata l’acqua che con le pompe rifornisce il rifugio Argentea, traversare il Rio Leone, arrivare alla Gava e seguire il sentiero della V bianca (Arenzano-Rocca Vaccaria) che li accompagnerà fino al Santuario del Bambin Gesù di Praga.
14 novembre 2014 - ARENZANO da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Questa mattina presto dalla finestra ho visto brillare le stelle ma alle 7,20, quando siamo partiti nel silenzio di Vara, il cielo era coperto di nuvole alte e stratificate.
Saliamo sulla sterrata della Bucastrella. Anche qui regna il silenzio, i caprioli l’hanno abbandonata e mi piacerebbe proprio sapere dove sono andati a finire.
Da una curva della strada vediamo Vara circondata dalle chiome rosso cupo dei faggi. Anche l’erba delle praterie è rossiccia ed è bagnata dalla guazza.
A Pian di Lerca (ore 9) svoltiamo a sinistra, risaliamo il crinale e proseguiamo per il Passo della Crocetta. Il nostro sentiero passa più in alto di quello seguito ieri da Lodovico, Bruno e Giancarlo e così nemmeno oggi potrò vedere il riparo Fasciun.
Dopo i guadi sul Rio Garduin e sul Rio Leone il sentiero si biforca e i tre pallini vanno al Passo della Gava mentre la M bianca al Riparo della Gava, che è più basso del passo. Gianni come sempre mi chiede di scegliere e poi fa quello che vuole ma questa volta mi impunto. Passo della Gava.
Il sentiero diventa un’esile traccia a mezza costa che supera qualche salto roccioso. Una mucca è di guardia al sentiero. Minacciosa. Ci guarda torva quando siamo ancora distanti e accenna un passo di carica appena facciamo due passi. Non ho osato fotografarla, ho fatto un dietrofront precipitoso e ho riguadagnato il bivio e il sentiero più in basso. Mai vista una mucca così e neppure questa volta sono riuscita ad averla vinta sulla scelta del percorso.
Ore 10,50. Cà della Gava. Un furgone bianco sta salendo, saranno i guardiani. Raccontiamo la storia della mucca, con qualche difficoltà a far capire il luogo dell’incontro. Chiedo scusa, rispondono in perfetto italiano i due mandriani albanesi, la settimana scorsa ci sono stati i lupi (i lupi, al plurale). Sarà scappata e avrà paura.
Sono stanca e cammino per inerzia. Al Passo della Gavetta comincia la lunga interminabile discesa verso Arenzano, fatta di varianti, come il Riparo Scarpeggin, e di discese faticosissime sui sassi smossi dalla turbolenza dell’acqua.
All’una e mezza mi lascio cadere esausta sulla panchina della stazione. 32,5 chilometri tra ieri e oggi, 1750 metri di dislivello, 10 ore di cammino effettivo. Siamo soddisfatti.
Post scriptum.
(15 novembre - ore 7 - Mentre sto scrivendo Arenzano è allagata, tutto il ponente è flagellato e le vie di comunicazione interrotte. I torrenti stanno straripando, i tronchi sradicati dalle colline si ammassano sui ponti. E l’entroterra, Vara compresa, non è risparmiato – ore 16 – Il maltempo si è spostato su Genova e dal ponente al levante tutti i quartieri sono sott’acqua. Dalla finestra vedo la mia strada sulle alture trasformarsi in un fiume limaccioso che corre veloce trascinando con sé quello che trova sul suo cammino)
13 settembre 2014 - MARCIA MARE E MONTI (Rifugio Argentea da Lerca e ritorno ad Arenzano)
Gianni, Franca
Dopo due anni di assenza torniamo oggi alla Mare e Monti. Nuovo il percorso che sale diretto all’Argentea seguendo la “stella bianca” e nuovo il nostro approccio a questa bellissima marcia. Non saliremo al massimo dei giri né scenderemo a passo di corsa ma cammineremo come in una normale escursione. Del nostro modo di affrontare la Mare e Monti ci rimane solo l’abbigliamento: scarpe da trail, calzoncini e maglietta, niente zaino né bastoncini. Unica concessione la macchina fotografica che mi dà la possibilità di inserirla per la prima volta nel sito.
Essendo a Vara e iniziando le iscrizioni alle 6 e mezza partiamo molto presto. Il cielo è nero, punteggiato di stelle. I fari illuminano prima una lepre e poi tre caprioli. Siamo in quota e non lontano dalla strada del Faiallo si trova il Rifugio Argentea che è la meta della tappa di oggi. Noi scenderemo in auto ad Arenzano e saliremo dal mare.
Mancano pochi minuti alle 7 e siamo in attesa della vidimazione del cartellino prima di prendere posto sull’apposito bus che ci porterà a Lerca. E’ l’altra novità di questa edizione della Mare e Monti che si è dovuta adeguare al decreto Balduzzi e accorciare i percorsi che superano i 20 chilometri. Al di sopra di questa soglia infatti è richiesto il certificato di sana e robusta costituzione, un grosso freno alla partecipazione di massa di questa manifestazione. C’è però un ma che il decreto Balduzzi non ha contemplato: il dislivello e la pendenza. Più di 1000 metri in soli 6 chilometri di salita. E’ l’itinerario più bello, più panoramico e più faticoso per salire all’Argentea. Deciso pochi giorni prima perché l’organizzazione ha dovuto fare i conti anche con i danni ai sentieri provocati dal tornado che si è abbattuto su Arenzano il 19 di agosto.
Ore 7,15. Il pullman scarica il primo drappello di marciatori a Lerca. Scendiamo, attraversiamo il Rio Lerca e raggiungiamo Campo dove inizia la nostra fatica. Qualche nuvola viaggia stanca nel cielo. Per fortuna siamo leggeri perché il sentiero della stella bianca non concede respiro e sale implacabile tra i pini e i bassi cespugli della macchia mediterranea. Ogni tanto mi sposto a lato e mi faccio superare.
Gua de Bute, 700 metri, ore 8,45. La punta dell’Argentea spunta al di là dei pini e ogni tanto si nasconde dietro le nuvole.
Rocca Turchina, Collettassa, un milite della Croce Rossa sale per un breve tratto con noi.
Un po’ oltre la Collettassa abbandoniamo la stella bianca che si arrampica ripidissima sulla cima e prendiamo i tre pallini rossi che vanno al Rifugio Argentea.
Le nuvole che salgono dal mare si sono fermate più in basso e sull’Alta Via splende il sole. E’ una di quelle classiche giornate dove il tempo è più bello sul versante padano piuttosto che su quello marino.
9,45. Il rifugio è in festa: militi, volontari, marciatori italiani, danesi, tedeschi, un grande gazebo bianco e tanta roba da mangiare: pane e formaggio tenero, pomodori, focaccia, pane e marmellata, pane e nutella, the caldo, zuccherini e limone e forse dimentico qualcosa. E’ la prima volta che apprezzo il ristoro, che mangio tre fette di pane una dopo l’altra, che mi fermo a guardare la gente. Prima non avevo mai avuto tempo.
Lasciamo il rifugio e prendiamo il sentiero dei tre pallini rossi che attraversa le praterie e scende dolcemente verso est fino a incontrare, dopo la fonte Leone, anche la V bianca (Arenzano - Rocca Vaccaria). Prossima tappa il Passo della Gava che raggiungiamo alle 11,10.
Anche qui un posto di ristoro, tanti volontari e tanti partecipanti. A servire le trenette col pesto è la prima cittadina di Arenzano. Una coppia tedesca avvolge con impegno le trenette sulla forchetta e si scambia sguardi beati.
Prendiamo la sterrata e poi il sentiero che scende verso Arenzano passando dal Centro Ornitologico dove è stato allestito il terzo ristoro. Tra noi e il mare si stende una cortina di nuvole. Pian del Curlo, Torre dei Saraceni, Bambin di Praga. La nostra fatica si conclude ad Arenzano alle 13,15 dopo 19 chilometri e mezzo e oltre mille metri dislivello.
Una bellissima camminata per noi e per le migliaia di partecipanti se una volta arrivati non fossimo stati rattristati dalla notizia che un marciatore belga era stato colpito da malore ed era morto. Noi non ci eravamo accorti di niente e non avevamo visto nè sentito il rumore dell'elicottero di soccorso.
6 giugno 2014 - M. ARGENTEA da Vara Inferiore (per i Canai e per la via diretta da Campo)
Stefano
Bel giro, assai lungo e faticoso, su e giù per i sentieri che si snodano tra l’alta Valle d’Orba, il crinale di spartiacque e i contrafforti meridionali dell’Argentea. Come i miei genitori la settimana scorsa, anch’io ho voluto provare l’itinerario che da Vara Inferiore sale al Faiallo attraverso le gole dell’Orba; poi, una volta raggiunto il Rifugio Argentea, lunga discesa nel Vallone del Rio di Lerca fin quasi alla frazione Campo di Arenzano; quindi inversione a U e ripida ascesa alla cima dell’Argentea percorrendo la via diretta; infine ritorno a Vara per la sterrata della Tenuta Bucastrella: un’altimetria decisamente più consona a un giro in bici che non a una gita in montagna. Ma andiamo con ordine.
Parto alle 7 da Vara Inferiore (m. 672) e mi incammino lungo la strada per il Dano fino al ponte sull’Orba (m. 635) dove imbocco a sinistra l’itinerario segnato con una linea gialla. Una bella mulattiera nel bosco conduce ai ruderi del Peroccio (ex-casa degli scout distrutta vent’anni fa da un incendio) e sbuca sulla stradina asfaltata proveniente dalla località Ravugna di Vara Superiore. Dopo la Casa Canai inizia il tratto più caratteristico della salita che consiste nell’attraversamento a mezzacosta della dirupata forra dell’Orba: non vi sono difficoltà ma alcuni passaggi malagevoli richiedono comunque un minimo di attenzione. Le tacche gialle, frequenti e ben visibili, guidano senza problemi fin all’uscita della gola per immergersi poi in un fitto bosco di faggi.
Alle Case Mogliazzi (m. 955) terminano i segnavia (o meglio, d’ora in avanti sono talmente stinti che è come se non ci fossero). Seguendo le indicazioni dei mie genitori, prendo sulla destra una mulattiera, parallela a una linea elettrica, che procede in leggera discesa fino a un’ampia radura (sorgenti dell’Orba) e, con una breve risalita nel bosco, raggiungo l’Alta Via dei Monti Liguri presso Casa Tassara (m. 1002).
Il sentiero è ora perfettamente segnato con le bandierine bianco-rosse e risale i verdi tappeti erbosi fino al Passo Vaccaria (m. 1115). Con dolci saliscendi seguo lo splendido crinale di spartiacque in direzione ovest raggiungendo in breve il Rifugio Argentea a Cima Pian di Lerca (m. 1090). Il cielo è sereno e un leggero venticello accarezza i prati; il caldo è sopportabile ma - ahimè - la mia riserva d’acqua si è già esaurita.
Un ripido sentiero scende al Rifugio Padre Rino (m. 903) a lato del quale si trova un’ottima fonte; forse sono distratto, forse non ho ancora abbastanza sete, fatto è che tiro dritto senza bere e senza riempire la bottiglietta vuota: un’asineria colossale!
Inizia ora la lunga discesa nel Vallone del Rio di Lerca, dapprima sul fianco destro e poi, dopo il guado al Passo del Fò (m. 689), a mezzacosta sul versante sinistro. L’ambiente muta rapidamente e la piacevole frescura del crinale è ormai un ricordo; le praterie e le macchie di faggi lasciano il posto ai pini marittimi e alla lussureggiante vegetazione mediterranea.
A circa 250 metri di quota, poco sopra la frazione Campo di Arenzano, abbandono il triangolo rosso e con un’inversione a U imbocco la via diretta al Monte Argentea (segnavia: stella bianca). Ora fa decisamente caldo. Il sentiero rimonta con numerosi tornanti l’assolato costone della Rocca Turchina, contrafforte meridionale dell’Argentea. Superato il colletto “Gua de Botte” (m. 700), la traccia sale ripidamente sul fianco orientale fino a raggiungere nuovamente il filo di cresta al colletto nord della Rocca Turchina che adduce all’acrocoro sommitale. Qui l’ambiente è davvero bello, alpestre e riposante, un piccolo verde altipiano sospeso sopra il lontano fondovalle: il cono terminale dell’Argentea si innalza elegante tra la Rocca da Ciappa (a sinistra) e la Rocca Negra (a destra).
Alla Collettassa (quotata 932 metri su alcune cartine e 960 sulla palina segnaletica) lascio la stella bianca per il più comodo sentiero, da poco decespugliato, segnato con tre pallini rossi. Alle 13.10, dopo ben sei ore e dieci di cammino e con addosso una sete feroce, raggiungo la cima del Monte Argentea.
Non mi resta che scendere a Vara. Lungo la sterrata della Tenuta Bucastrella mi fermo presso una vecchia fonte dove, quando ero bambino, ci si recava spesso in gruppo a mangiare la carne alla ciappa: l’acqua sgorga ancora freschissima e mi pare di rinascere!
Poco prima delle tre faccio ritorno a Vara, cotto al punto giusto: queste piccole montagne, così basse e così vicine al mare e all’apparenza così innocue, sanno alle volte essere davvero spietate.
25 maggio 2014 - M. ARGENTEA da Vara Inferiore
Stefano
Veloce sgambata all’Argentea nella frescura del primo mattino e nella quiete dei boschi. Oggi niente maccaja e quindi niente nubi sul crinale: in cielo si dispiegano velature alte e sottili, garanzia di tempo stabile almeno per la prima parte della giornata.
A lato della chiesa di Vara Inferiore (m. 672) imbocco la stradina asfaltata per il Dano e la seguo in discesa fino al ponte sull’Orba (m. 635). Ancora un centinaio di metri su asfalto, questa volta in salita, e poi prendo a sinistra una mulattiera che sbuca sulla strada sterrata della Tenuta Bucastrella.
La sterrata sale dolcemente con ampie svolte, ora in mezzo alla faggeta, ora in ampi spazi soleggiati dove si trovano i ruderi di antiche cascine. Più in alto, alcune scorciatoie perfettamente segnate (segnavia: quadrato giallo) attraversano gli ultimi boschetti di faggi che piano piano lasciano il posto ai prati e alle rocce.
Abbandonata definitivamente la strada della Bucastrella, il sentiero supera un vecchio alpeggio ormai in abbandono per rimontare poi le vaste praterie che, dallo spartiacque, digradano dolcemente sul versante padano.
Al Passo Pian di Lerca (m. 1034) tutto il crinale è ammantato di un verde rigoglioso. Mi affaccio sull’opposto pendio e vengo rapito da un panorama magnifico: il Capo Noli e il Capo Mele si protendono sul mare come le dita di una mano mentre a poca distanza dalla costa si riconoscono gli isolotti di Bergeggi e della Gallinara.
Svolto a sinistra e tra prati e pini nani seguo l’Alta Via fino alla Cima Pian di Lerca (m. 1090) dove sorge il Rifugio Argentea. Il cocuzzolo sommitale del Monte Argentea si trova a una quota leggermente inferiore rispetto a Cima Pian di Lerca alla quale è saldato da una breve dorsale.
Il sentiero, decespugliato di recente e impeccabilmente segnato, conduce in breve sulla panoramica vetta dell’Argentea (m. 1082). Alcune decine di metri più in basso, tra i prati verdissimi della Rocca Negra, si snoda il sentiero della “Via diretta al Monte Argentea” (segnavia: stella bianca); volgendo lo sguardo a occidente si ha un bel colpo d’occhio sull’aspro versante est del Rama e, soprattutto, si ha una splendida visuale del Golfo di Savona e della Riviera di Ponente fino al Capo Mele.
Al ritorno seguo lo stesso itinerario abbandonando il tracciato dell’Alta Via al Passo Pian di Lerca: un soffice tappeto verde si distende verso nord fino al limitare dei faggi. Al di là del solco dell’Orba, in posizione soleggiata, si trovano le case di Vara Superiore e di Vara Inferiore.
Il vecchio e malandato campanile della chiesa dedicata a San Giovanni Gualberto mi dà il benvenuto a Vara Inferiore: passo a salutare mia mamma e mio papà e in pochi minuti di macchina faccio ritorno a casa.
30 dicembre 2013 - M. ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Ci svegliamo con la voglia di fare il bis della giornata di venerdì, questa volta sull’Argentea. Le previsioni meteo sono ottime per cui supponiamo che le nuvolette grigie che si appoggiano al crinale siano solo di passaggio. Il resto del cielo è sereno.
Alle 8,50 ci mettiamo in cammino, camminando cauti sull’asfalto ghiacciato. Scavalchiamo la sbarra della tenuta Bucastrella ancora immersa nell’ombra e nel freddo del primo mattino risaliamo i tornanti della sterrata, molto più comoda del sentiero con il quadrato giallo. La neve gelata, a chiazze sul fondo sassoso, scricchiola. Dopo l’ultimo tornante abbandoniamo la sterrata che prosegue in direzione del Faiallo e risaliamo il sentiero che porta alle praterie sommitali. Qui ci sorprende un vento freddo settentrionale mentre il cielo si copre velocemente di grigio.
Man mano saliamo il vento rinforza e a Passo Pian di Lerca soffia impetuoso. Il mare è nascosto e il massiccio dell’Argentea una macchia cupa. Percorriamo il breve tratto di Alta Via fino al Rifugio Argentea (ore 11,20) dove troviamo, addossato al retro della costruzione, un nuovo locale in legno con il tetto in lose. Chiuso come tutto il resto ad eccezione del minuscolo riparo invernale.
Qualche escursionista è di passaggio, qualche altro si dedica al pranzo, noi che facciamo? Il vento sconsiglia di proseguire per la Rocca Vaccaria ma una puntata alla cima dell’Argentea si potrebbe fare. E così, tra una raffica e l’altra, andiamo a salutare la Madonnina dell’Argentea. Il cielo si è definitivamente coperto e la nebbia ci circonda. Ho le mani ghiacciate. L’escursionista che ci ha scattato la foto si avvia per scendere ad Arenzano. Noi invece torniamo veloci al rifugio, al Passo Pian di Lerca e alla baracca in legno dove un tempo c’erano le mucche (12,55).
Seduti su di un tavolaccio al riparo del vento mangio un panino e una fetta di pandolce senza neppure togliermi i guanti. Poi riprendiamo tranquilli il cammino sulla sterrata della Bucastrella e alle tre meno un quarto siamo di ritorno a Vara a conclusione di una gita tipicamente invernale all’insegna del freddo.
27 agosto 2012 - M. REIXA - ROCCA VACCARIA - BRIC DAME' dal Passo del Faiallo (ritorno a Piampaludo e Vara Inferiore)
Gianni, Franca
Questa mattina abbiamo approfittato del passaggio in auto di Stefano che andava al lavoro e alle 6,15 siamo entrati nel bosco al Passo del Faiallo.
La prima sorpresa è stata il buio, non immaginavo quanto possa essere buio un bosco quando fuori c'è solo un debole chiarore.
La seconda sorpresa è stata la velocità con cui il chiarore è diventato un incendio: alle 6,45 il sole ha fatto capolino e ha illuminato di rossa luce radente la cima del Reixa, le alture di Genova e le praterie arse dell'Alta Via.
All'orizzonte una cortina di nuvole bianche emerge dal mare.
La brezza fresca ci fa indossare berretto e k-way. Camminiamo lenti, per ammirare e fotografare il magico gioco dei colori.
Alle 7,20 siamo alla Madonnina della Rocca Vaccaria, poi continuiamo verso Cima Pian di Lerca. Oggi la giornata è abbastanza limpida e sullo sfondo spuntano le Alpi Liguri.
Il rifugio è vicino. Lì troveremo un gruppetto di volontari impegnati a tracciare i segni per la Marcia Mare e Monti dell'8 e 9 settembre.
La traversata continua tranquilla. Abbiamo superato il riparo di Cima del Pozzo e ora proseguiamo per il Bric Damè, lasciando sulla nostra sinistra il sentiero dell'Alta Via che scende nella pineta verso il colle sud del Bric Resonau. La dorsale del Rama si innalza improvvisa dal Prato Ferretto per allungare i suoi tentacoli verso la costa.
Alle 9,30 siamo sul Bric Damè. Ora scendiamo fuori sentiero verso il Prato Ferretto ma il percorso non è dei più comodi: sassi, qualche buca nascosta tra l'erba e il "fiume di pietre" che taglia trasversalmente il pendio. Attraversiamo il "fiume di pietre" e imbocchiamo sulla destra il sentiero con la croce gialla che porta a Piampaludo.
Lasciate le praterie ci infiliamo nel bosco. In basso il percorso è in parte sconvolto da un disboscamento selvaggio nel vallone sotto la Torbiera del Laione: il sentiero in questo tratto è diventato un pistone polveroso disseminato di buche profonde.
Da Piampaludo (ore 11,45) seguiamo la strada asfaltata che porta alla località Dano e, poco prima del ponte crollato che la interrompe, svoltiamo a sinistra e scendiamo al campo scout del Rostiolo. Da qui a Vara ci resta solo un'ultima e breve risalita nel bosco (ore 12,45).
23 luglio 2012 - RIFUGIO ARGENTEA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Dopo tanti giorni di nebbia oggi sull'Alta Via soffia forte la tramontana: il cielo si è fatto azzurro e la temperatura si è abbassata.
Noi partiamo da Vara Inferiore alle 8 e seguiamo il rombo giallo che, dopo aver attraversato la località Dano, si arrampica fino al crinale sbucando al Piano del Bric Damè. Qui noi svoltiamo a sinistra e proseguiamo verso est.
Alle 10,40 siamo al piccolo riparo di Cima del Pozzo. Il vento è fortissimo e la temperatura decisamente bassa tanto che, oltre a giacca e berretto, indossiamo i guanti. Entriamo nel rifugio (sempre aperto, l'ideale per questi posti) e facciamo una breve pausa.
Nel 1994, quando è stato costruito, eravamo a Vara e avevamo assistito al trasporto dei materiali con l'elicottero. Terminato il lavoro, noi e tanti altri villeggianti avevamo fatto un volo, sorvolando Vara e qualcuno scendendo fino a sfiorare Arenzano. La cosa mi è rimasta impressa perchè pochi mesi dopo l'elicottero era precipitato e nell'incidente erano morti i due piloti e tre passeggeri.
Proseguiamo il nostro cammino verso il Rifugio Argentea. La prateria sembra un mare in burrasca. L'erba altissima si muove come le onde e il frastuono è assordante.
Alle 11,45 siamo al Rifugio Argentea che poco tempo fa avevamo visto ancora disastrato con tutte le lose in pietra del tetto scivolate per terra. Ora il tetto è stato rifatto e le lose non poggiano le une sulle altre per pochi centimetri ma si sovrappongono bene. I pannelli fotovoltaici giacciono per il momento ancora a terra. Speriamo che questa volta il rifugio riesca a sopportare bene le intemperie. L'altro augurio che vorremmo fargli è che venga finalmente aperto agli escursionisti. Da quando è stato costruito infatti è sempre rimasto chiuso, a parte il locale invernale che al momento non è accessibile.
Continuiamo il cammino verso levante finchè, ormai prossimi alla Rocca Vaccaria, gettiamo la spugna e abbandoniamo l'idea di raggiungere il Faiallo.
Frastornati dal vento fortissimo abbandoniamo il crinale e scendiamo lungo la sterrata della Bucastrella.
Tutta la tenuta, sia in alto che in basso, è al momento interessata da lavori di disboscamento con qualche disagio dovuto al cantiere.
Alle 14,50 siamo di ritorno a Vara.
Vara
Inf. – Monte Argentea – rifugio Padre Rino – Pian
di Lerca – Vara Inf. - 1 novembre 2009
Stefano
Partenza
da Vara alle 8.30.
Tipica giornata autunnale: cielo grigio e nebbioso per aria umida
proveniente dalla pianura.
Veloce salita al rifugio Argentea e al monte Argentea, dove sono giunto
alle 10.10 con cielo divenuto nel frattempo sereno.
Notato l’ottimo stato del sentiero risistemato in più
punti e con l’erba tagliata.
Discesa al Padre Rino seguendo il sentiero “C5” del CAI
e successiva risalita al Pian di Lerca lungo il classico itinerario
segnato con il triangolo rosso.
Ritorno a Vara per mezzogiorno.
Vara
rifugio Argentea 30 dicembre 2008 - Stefano
Veloce
ciaspolata di Stefano da solo da Vara al rif. Argentea e ritorno attraverso
la strada della Bucastrella. Il progetto era di seguire la Bucastrella
fino al colletto di Pian di Lerca, seguire l’alta via fino al
riparo di Cima del Pozzo e poi fino ai prati Rexonnou per scendere
poi dal sentiero col quadrato giallo che porta al Dano. Ma l’alta
via era ghiacciata perché il vento l’aveva spazzata e
l’itinerario è stato modificato. Le foto testimoniano
un ambiente veramente unico e suggestivo. Peccato solo per il cielo
coperto dalle nubi che si confonde con la neve.
2
maggio 1987 - M. ARGENTEA da Arenzano
Gianni
Stefano Franca
Altra
gita voluta da Stefano. Siamo partiti dal sottopassaggio della stazione
e per un'ora e mezza abbiamo camminato sull'asfalto! Dopo altre tre
ore di faticosa salita siamo arrivati in vetta veramente scoppiati.
Tempo discreto e piuttosto caldo. Abbiamo visto tanti e tanti pini,
ma bruciati. Al ritorno siamo scesi al passo della Gava e quindi attraverso
un assolato e interminabile sentiero siamo tornati esattamente al
punto di partenza. Stefano è stato molto contento. Io e Franca
un pò meno. E' stata davvero una faticaccia.
20
aprile 1987 - M. ARGENTEA da Vara
Gianni
Stefano
Anche
questa volta abbiamo seguito i nuovi segni. Tempo brutto: nebbia,
vento e pioggia. Piuttosto freddo. Gita veloce: partiti alle 9 alle
13 eravamo di ritorno a casa. Sulla Bucastrella, viicino alla casa
prima della fonte, abbiamo visto una bellissima volpe. Non si era
accorta di noi perchè era sopravvento ma appena ci ha visti
è scappata nel bosco.
10
settembre 1986 - M. ARGENTEA da Vara
Gianni
Stefano Franca
Tempo
bello ma foschia. Caldo. Saliti attraverso la Bucastrella abbiamo
visto il recinto elettrico per le bestie. Il ritorno l'abbiamo fatto
risalendo verso il Rama e scendendo a Vara passando dal Dano.