20 agosto 2024 Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
25 aprile 2024 Sciguelo dal Laione (per la cresta sud) |
13 gennaio 2024 Bric Veciri e Beigua dal Laione (Piampaludo) |
9 dicembre 2023 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
23 novembre 2023 Anello del Priafaia da Pratorotondo |
5 novembre 2023 Croce del Beigua ed Ermetta da Veirera |
18 giugno 2023 Frattin da Piampaludo |
5 marzo 2023 Alta Via (tra Pratorotondo e Beigua) dal Laione (Piampaludo) |
17 dicembre 2022 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
6 novembre 2022 Frattin da Piampaludo |
27 giugno 2022 Sciguelo da Pratorotondo (per la cresta sud) |
22 settembre 2021 Avzè da Veirera |
21 settembre 2021 Avzè da Veirera |
24 luglio 2021 Anello della Deiva da Sassello |
9 luglio 2021 Ermetta, Grosso, Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
9 maggio 2021 Ermetta da Alberola |
25 aprile 2021 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
31 gennaio 2021 Anello del Cucco (ex pista da sci) da Alberola |
23 gennaio 2021 Cucco da Alberola |
12 gennaio 2021 Frattin e Bric dell’Ombra da Piampaludo |
13 dicembre 2020 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
27 settembre 2020 Sciguelo da Piampaludo |
27 agosto 2020 Foresta della Deiva da Sassello |
20 luglio 2020 Ermetta da Palo |
24 maggio 2020 Sciguelo da Pratorotondo |
29 novembre 2019 Beigua e Priafaia dal Laione (Piampaludo) |
29 settembre 2019 Cavalli ed Ermetta da Alberola |
26 gennaio 2019 Beigua e Grosso da Piampaludo |
12 gennaio 2019 Beigua e Priafaia dal Laione (ritorno a Varazze) |
3 ottobre 2018 Ermetta, Grosso e Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
11 febbraio 2018 Ermetta e Beigua da Piampaludo |
10 febbraio 2018 Beigua da Piampaludo |
29 dicembre 2017 Beigua da Varazze (ritorno a La Carta) |
3 dicembre 2017 Beigua da Piampaludo |
17 settembre 2017 Sentieri Napoleonici del Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
13 settembre 2017 Sentiero Napoleonico giallo del Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
29 gennaio 2017 Ermetta, Croce del Beigua e Grosso dal Laione (Piampaludo) |
30 dicembre 2016 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
23 dicembre 2016 Beigua da Piampaludo |
31 ottobre 2016 Beigua e Sentiero Archeologico dal Laione (Piampaludo) |
18 luglio 2016 Sentieri Napoleonici del Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
6 luglio 2016 Beigua da Piampaludo |
6 marzo 2016 Beigua da Piampaludo |
31 ottobre 2015 Beigua e Sciguelo dal Laione (Piampaludo) |
8 settembre 2015 Grosso e Beigua dal Laione (Piampaludo) |
20 luglio 2015 Ermetta e Sentiero Napoleonico (percorso giallo) da Veirera |
23 febbraio 2015 Beigua da Piampaludo |
24 gennaio 2015 Beigua, Veciri ed Ermetta da Piampaludo |
2 gennaio 2015 Sentieri Napoleonici del Beigua da Pian di Stella (M. Beigua) |
29 dicembre 2014 Grosso dal Laione (Piampaludo) |
20 agosto 2014 Beigua dal Passo del Faiallo |
14 agosto 2014 Avzè, Bric Veciri ed Ermetta da Veirera |
14 giugno 2014 Ermetta, Grosso, Beigua e Rifugio Argentea da Alberola (ritorno a Vara Inferiore) |
9 marzo 2014 Beigua da Piampaludo |
8 marzo 2014 Grosso da Piampaludo |
2 marzo 2014 Beigua da Alberola |
20 febbraio 2014 Beigua ed Ermetta da Alberola |
27 dicembre 2013 Ermetta da Alberola |
4 luglio 2013 Beigua da Vara Inferiore |
26 gennaio 2013 Ermetta da Alberola |
25 gennaio 2013 Beigua ed Ermetta da Alberola |
2 novembre 2012 Beigua da Varazze |
18 agosto 2012 Beigua da Palo |
16 febbraio 2012 Beigua da Palo |
12 febbraio 2012 Beigua da Piampaludo |
30 dicembre 2011 Grosso, Croce del Beigua ed Ermetta dal Laione (Piampaludo) |
5 maggio 2011 Beigua da Varazze |
17 aprile 2011 Sciguelo dal Laione (Piampaludo) |
31 dicembre 2010 Avzè da Veirera |
20
maggio 2010 Beigua da Varazze |
5
aprile 2010 Grosso, Ermetta e Beigua dal Laione (Piampaludo)
|
13
febbraio 2010 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
12
febbraio 2010 Ermetta da Alberola |
4
gennaio 2010 Beigua da Piampaludo |
5
dicembre 2009 Beigua ed Ermetta da Piampaludo |
11
ottobre 2009 Avzè ed Ermetta da Veirera |
30
agosto 2009 Beigua da Alpicella (corsa) - CLASSIFICA |
27
agosto 2009 Beigua da Sassello |
23
maggio 2009 Beigua da Stella S. Martino |
25
aprile 2009 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
11
gennaio 2009 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
4
gennaio 2009 Beigua dal Laione (Piampaludo) |
31
dicembre 2008 Grosso e Beigua dal Laione (Piampaludo) |
28
dicembre 2008 Beigua da Veirera |
7
dicembre 2008 Beigua da Alpicella |
20
novembre 2008 Beigua da Varazze |
26
agosto 2007 Beigua da Alpicella (corsa) |
23
agosto 2007 Beigua da Palo per Vara |
22
marzo 2007 Beigua da Varazze |
23
novembre 2006 Beigua da Sassello |
31
agosto 2006 Ermetta e Beigua da Palo |
9
febbraio 2006 Beigua da Varazze |
17 novembre 2005 Sciguelo da Sciarborasca |
9
dicembre 2004 Beigua da Varazze |
29
agosto 2004 Beigua da Alpicella (corsa) |
31
agosto 2003 Beigua da Alpicella (corsa) |
5
aprile 2003 Ermetta dal Beigua |
30
agosto 2002 Beigua da Veirera |
26
agosto 2001 Beigua da Alpicella (corsa) |
24
agosto 2001 Beigua dal Faiallo |
10
febbraio 2001 Grosso ed Ermetta dal Beigua |
26
ottobre 2000 Beigua da Sciarborasca |
27
agosto 2000 Beigua da Alpicella (corsa) |
29
agosto 1999 Beigua da Alpicella (corsa) |
17
agosto 1999 Beigua da Palo |
18
aprile 1999 Grosso, Ermetta e Beigua da Vara |
14
aprile 1998 Ermetta e Grosso dal Beigua |
29
maggio 1997 Ermetta, Grosso e Beigua da Piampaludo |
5
gennaio 1997 Beigua da Piampaludo (sci) |
8
settembre 1996 Beigua da Vara |
21
aprile 1996 Beigua da Palo per Vara |
25
settembre 1994 Beigua da Varazze per Vara |
5
agosto 1991 Beigua dal Colle del Giovo |
5
gennaio 1991 Beigua da Alpicella |
2
novembre 1990 Grosso e Beigua da Piampaludo |
16
aprile 1990 Beigua da Sassello |
5
febbraio 1989 Rama, Beigua e Grosso da Piampaludo |
1
novembre 1988 Beigua da Varazze per Vara |
21
agosto 1988 Grosso e Beigua da Piampaludo |
24
aprile 1988 Beigua da Varazze per Vara |
agosto
1987 Beigua da Palo |
luglio
1987 Beigua da Sassello per Vara |
agosto
1986 Ermetta da Veirera per Vara |
agosto
1985 Ermetta da Vara |
29
dicembre 1984 Beigua da Piampaludo |
settembre 1984 Sciguelo da Vara |
aprile
1984 Beigua da Piampaludo |
19
febbraio 1984 Beigua da Piampaludo |
9
dicembre 1983 Beigua da Piampaludo |
agosto
1983 Beigua da Vara (con la comitiva del paese) |
estate
1983 Ermetta da Veirera |
19
dicembre 1982 Beigua da Piampaludo |
5
agosto 1982 Beigua da Piampaludo |
aprile
1982 Beigua |
14 marzo 1982 Beigua da Piampaludo (con le pelli) |
1981
Beigua |
1980
Beigua (con Stefano più volte) |
20 agosto 2024 - M. ERMETTA da Pian di Stella (M. Beigua)
Gianni, Franca, Stefano, Alessandro
L’escursione di oggi è stata un regalo di Stefano - c’è voluta una buona dose di pazienza per convincermi - e di Alessandro che è con noi per la prima volta.
Siamo partiti dall’area picnic di Pian di Stella con un sole velato e siamo arrivati sull’Ermetta con cielo sereno. In questo tratto il Sentiero Napoleonico si snoda tra l’imponente e suggestiva faggeta del Beigua e segue l’Alta Via per abbandonarla nell’ultimo breve tratto che porta alla vetta.
Provvidenziale a rallentare il passo di Alessandro per adeguarlo al nostro è stato il gioco a nascondino: Stefano conta, Alessandro corre avanti e si acquatta dietro un tronco, Stefano lo scova a fatica e poi le parti si invertono.
Del cippo sulla cima è rimasto solo il basamento mentre il pannello che ricordava gli scontri tra francesi e austriaci in una fredda e nevosa giornata dell’aprile 1800 è stato probabilmente strappato dal vento. Grazie al Parco il sentiero è perfettamente in ordine. Peccato per la leggera foschia che ci nasconde il panorama lontano. E peccato per le numerose pale eoliche (ne abbiamo contate 32) che trafiggono come aghi puntati in un puntaspilli l’ondulato crinale in direzione di Pontinvrea.
Al ritorno, mentre a frenare Alessandro ci pensano i pochi lamponi che ancora rimangono nascosti tra i numerosi cespugli, io sono felice per questa gita che si conclude con la breve deviazione alla Croce del Beigua e l’incontro di tanti, grandi e bambini, che si preparano al picnic tra i prati di Pian di Stella.
25 aprile 2024 - M. SCIGUELO dal Laione (per la cresta sud)
Stefano, Roberto
La neve sul Beigua al 25 aprile è sicuramente un fatto molto inconsueto, mi verrebbe da dire una rarità: a mia memoria è la prima volta. Non sto parlando di una semplice spolverata ma di un manto uniforme di almeno 15 centimetri.
Le prime chiazze si incontrano già sopra Piampaludo ma la copertura continua inizia dalla Torbiera del Laione (m. 991) dove lasciamo la macchina (ore 9). Superato il ponte imbocchiamo il sentiero segnato con i tre pallini gialli e saliamo nella faggeta tra il bianco della neve e il verde intenso del fogliame. Il cielo è grigio e le previsioni per oggi sono incerte ma non dovrebbe piovere.
Solo in prossimità del crinale alcuni squarci d’azzurro permettono al sole di disegnare le nostre ombre sulla neve. Quella del sole è un’apparizione fugace che ci tiene compagnia fino a Pratorotondo e poco oltre, abbandonandoci - per non più riapparire - sul pratone di fronte allo Sciguelo. Savona la vediamo come da una finestra con le tapparelle per metà abbassate; e le tapparelle sono gli scuri nuvoloni che a me sembrano assolutamente innocui: del resto le previsioni accennano a un possibile piovasco solo a partire dal tardo pomeriggio.
Ben saldi nelle nostre certezze, seguiamo in discesa il sentiero segnato con una linea-punto rossa che si tuffa verso l’Eremo del Deserto. Quasi al termine di un lungo traverso, abbandoniamo la traccia e risaliamo a sinistra - senza percorso obbligato - il ripido pendio disseminato di rocce guadagnando lo spallone del Groppo Nero (m. 892).
La cresta del Fardello è davanti a noi e, dopo aver aggirato sulla destra alcune grosse rupi, attacchiamo con decisione i primi risalti. Le difficoltà sono elementari (EE/F) e comunque quasi tutte aggirabili; la roccia è piena di appigli e la “scalata” è rapida e divertente. Solo in un punto occorre prestare un po’ di cautela e precisamente su un ripido traverso erboso alla base di un torrione e di un canalino. Superato anche questo tratto, la cresta diviene progressivamente più ampia e abbattuta. Ma vogliamo concederci ancora un ultimo diversivo: il passaggio in una fessura del castello sommitale (difficoltà F) che sbuca sul Monte Fardello (m. 1038), anticima sud dello Sciguelo ormai a un tiro di schioppo.
Tiro fuori l’ombrellino perché inizia a piovere, anzi no: è graupel, cioè palline di neve dura che rimbalzano come chicchi di grandine. Ci scattiamo una foto nella nebbia sulla vetta dello Sciguelo (m.1103) e poi via subito, a gambe levate, verso Pratorotondo dove sostiamo pochi minuti per uno spuntino sotto la tettoia del parco. Fa freddo (ci saranno 2 o 3 gradi) e l’umidità penetra nel corpo. Accantoniamo l’idea di fare il percorso nel bosco e ci incamminiamo verso il Laione lungo la strada asfaltata. Il tempo inclemente non concede tregua e non ha pietà per i fedelissimi che per nulla al mondo rinuncerebbero al barbecue del 25 aprile: li vediamo infagottati e gocciolanti accanto al fuoco e alle tavole imbandite e fradice! Ma a noi - che siamo quasi arrivati (arriveremo alle 13) - il battito ritmico dei chicchi di neve sul terreno e sugli alberi regala un senso di tranquillità e di benessere.
13 gennaio 2024 - BRIC VECIRI e M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano, Roberto
Salendo in macchina a Piampaludo non incontriamo neppure una piccola chiazza di neve; poi improvvisamente, dopo le ultime case, tutto diventa bianco: non è che un velo, ma curva dopo curva questo velo si ispessisce e alla Torbiera del Laione rimpiangiamo già di non aver portato le ciaspole.
Prendiamo la mulattiera segnata con la X gialla mentre le nuvole già avanzano inesorabili dal mare coprendo il cielo inizialmente sereno. Al Colle Cascina (tra il Monte Grosso e lo spartiacque) il manto raggiunge i 20-30 centimetri e il tratto nella faggeta che conduce all’Alta Via - con gli alberi innevati e il biancore della nebbia che sbiadisce i contorni - è incantevole e rilassante. Ma un freddo libeccio ci scuote sul crinale: il tempo è compromesso e la prevista deviazione al Monte Ermetta si interrompe anzitempo sul Bric Veciri per visibilità praticamente nulla. Allora facciamo dietro-front, passiamo dalla Croce del Beigua e raggiungiamo infine la chiesetta appena distinguibile nella fitta nebbia.
Il vento non concede tregua ed è quindi un sollievo virare giù nel bosco - subito dopo le ultime antenne - per ritrovare quel magico ambiente ovattato che ci riaccompagna giù fino al Laione.
9 dicembre 2023 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Le nevicate di lunedi 4 e di venerdi 8 dicembre in Val d’Orba si sono rivelate poco consistenti e hanno accumulato complessivamente non più di 30 cm a ridosso del crinale; molto meno in bassa valle dove i centimetri si sono potuti contare sulle dita di una mano. Peccato perché la neve caduta è stata di ottima fattura, leggera e asciutta.
Approfittando della bella mattinata di sole, colgo la palla al balzo: prendo ciaspole e bastoncini e vado con la macchina fin quasi alla Torbiera del Laione sopra Piampaludo. Dal Laione - ciaspole ai piedi - raggiungo l’antica cascina di Cian du Nì con il suo grande faggio secolare e poi salgo liberamente nel bosco fino a sbucare sul crinale presso l’anticima orientale del Beigua. Il panorama è suggestivo con il sole che filtra tra le nuvole in movimento e con il mare che si chiazza qua e là di luce accecante e di ombre plumbee e cupe.
In discesa seguo invece un vecchio sentiero nel bosco che percorrevo da bambino e che adesso riesco a individuare grazie a una traccia di ciaspole e ad alcuni segnali gialli catarifrangenti apposti sugli alberi. L’ambiente è ovattato e natalizio, con i faggi ammantati di neve e con un manto soffice e polveroso in cui le ciaspole affondano dolcemente alzando a ogni passo bianche nuvolette. Con una variante nel finale lascio alla mia destra la casa di Cian du Nì e sbuco sulla strada presso il ponticello sopra il Laione.
Come si usa dire: buona la prima! (sperando ovviamente che non sia l’unica ciaspolata della stagione).
23 novembre 2023 - ANELLO DEL PRIAFAIA da Pratorotondo
Stefano
In una giornata limpida ma fredda e caratterizzata da una tramontana incessante e burrascosa, ho percorso un itinerario ad anello sul versante meridionale del Beigua che attraversa ambienti molto vari e che offre grandi panorami; tutto su sentieri perfettamente in ordine e accuratamente segnati. Parto da Pratorotondo (m. 1108, ore 8.50) in direzione dello Sciguelo per imboccare sulla destra - dopo sole poche decine di metri - il sentiero che conduce giù alle Faie (segnavia: una linea rossa). Si discende inizialmente uno spallone erboso fino a una radura con recinto, dopodichè si entra nel bosco. Il sentiero taglia da est a ovest la testata del vallone del Rio Prialunga attraversandone il corso d’acqua che scorre tra grandi massi con pozze e cascatelle (in corrispondenza del guado una corda aiuta a calarsi giù da un lastrone liscio). Con un ulteriore tratto a mezzacosta si guadagna la panoramica dorsale delle Prie Rosse (m. 772). Da qui una vecchia mulattiera, a tratti ancora ben conservata, scende in diagonale nel boscoso vallone del Rio Serra che si guada in corrispondenza di una presa dell’acquedotto (m. 675); quindi, poco più avanti, si incrocia la sterrata che dalle Faie sale a Pratorotondo. I segnavia - abbondanti e rinfrescati di recente - mi guidano attaverso i viottoli e le scorciatoie fino alle case e alla chiesetta delle Faie (m. 486, ore 10.40).
Inizia ora la parte più faticosa della gita. Dopo poche centinaia di metri su asfalto in direzione di Varazze, imbocco a destra il classico sentiero per il Beigua segnato con una croce rossa che si innalza con decisione nel bosco misto. Ai piedi del brullo costone roccioso del Monte Greppino, sopra una radura con un’antica casa rosa in rovina, si risale una splendida mulattiera fiancheggiata da un filare di faggi maestosi. Dopodichè si prosegue nel castagneto e - ancora più in alto - tra radi pini e radure cosparse di massi, con il Beigua e le sue antenne che finalmente fanno capolino sopra la testata del vallone del Rio Serra.
Giungo così al bivio per il Priafaia (m. 834): abbandono la croce rossa e seguo il sentierino che rimonta dapprima il soprastante e ripido costone erboso, supera alcune roccette e raggiunge infine la croce di vetta del Monte Priafaia (m. 962, ore 12.10). Questo simpatico cocuzzolo, il cui toponimo potrebbe significare “pietra del faggio” o “pietra della fata”, offre un panorama vastissimo dalle Alpi alle Apuane. Scattare qualche foto non è però una cosa semplice: le gelide raffiche di tramontana mi percuotono violentemente rischiando più di una volta di farmi perdere l’equilibrio.
Scendo ora brevemente tra le roccette del versante opposto per riprendere il sentierino che scavalca una gobba coperta da una bella pineta. Tra rocce affioranti supero la poco marcata sommità del Bric Montebè (m. 980) e subito dopo incontro il sentiero segnato con il triangolo rosso proveniente da Alpicella. Questo sentiero aggira a occidente il Monte Cavalli contornando dall’alto una immensa distesa detritica creatasi dal processo di disgregazione della roccia per l’alternanza di fasi di gelo e disgelo; attraversa poi una zona umida in località Giare dell’Olio e risale una bella faggeta fino a sbucare sulla strada asfaltata Alpicella-Beigua, non lontano dall’area picnic di Pian di Stella. Qui, tra i faggi ormai completamente spogli, spuntano nitidi il Monviso, il Cervino e il Rosa. Non mi resta che scavalcare il Beigua (m. 1287, ore 13.35) e scendere il più velocemente possibile a Pratorotondo (ore 14.10), incalzato da una tramontana terribile.
Il giro è molto bello, di media lunghezza e la segnaletica è eccellente lungo tutto il percorso. L’ideale sarebbe stato partire dalle Faie (oppure anche da Varazze) ma mi sarebbe risultato scomodo arrivarci con la macchina.
5 novembre 2023 - CROCE DEL BEIGUA e M. ERMETTA da Veirera
Stefano, Roberto
Tranquilla escursione con Roberto nelle faggete del Beigua che si stanno preparando per l’inverno. Partiamo con tutta calma da Veirera (ore 11) in una giornata tipicamente autunnale, con le ultime foglie che volteggiano nell’aria e con il terreno intriso d’acqua. Il silenzio del bosco si accompagna al continuo gorgogliare dei rigagnoli che in più punti scorrono placidamente dentro il solco della mulattiera.
Raggiunte le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via, svoltiamo giù a destra in direzione del Giovo di Sassello e poi subito a sinistra sul “Sentiero Napoleonico” giallo, addentrandoci così nell’appartata valletta del torrente Sansobbia. Procedendo a mezzacosta tra faggi bellissimi ne raggiungiamo le sorgenti, le superiamo e compiamo una breve digressione alla vicinissima Rocca Becciavè (m. 1175), un modesto spuntone roccioso che si eleva poco al di sopra delle chiome degli alberi. Dopodichè riprendiamo il “Sentiero Napoleonico” che ci conduce dritti dritti alla croce monumentale del Beigua (m. 1267), realizzata tra il 1932 e il 1933 su un’altura boscosa settecento metri a ovest della cima principale.
La “feluca” gialla, che è il segnavia di uno dei due sentieri “napoleonici” (quello del versante padano), ci porta infine sulla balconata dell’Ermetta (m. 1267) da dove si abbracciano in un solo sguardo Langhe e arco alpino occidentale avvolto oggi - tra il Monviso e la Val d’Aosta - da una fitta tormenta.
Alle 15 siamo di ritorno alla macchina mentre le ombre già si allungano veloci verso oriente: ancora qualche settimana e poi incroceremo le dita nell’attesa speranzosa della prima neve.
18 giugno 2023 - CIMA FRATTIN da Piampaludo
Stefano, Chiara, Alessandro
Gita con Alessandro e Chiara alla Cima Frattin, l’arrotondato panettoncino di crinale che costeggia a nord la conca umida di Prato Ferretto e a ovest la spianata di Pratorotondo.
Partiamo alle 8 da Piampaludo (m. 872) e seguendo la crocetta gialla ci addentriamo nella magnifica faggeta presso Ca’ della Maiulla. Sulla vecchia e larga mulattiera a tratti acciottolata l’erba è stata appena tagliata. Un pallido sole fatica a imporsi nel cielo velato con l’aria di mare che accarezza le chiome degli alberi. Chiazze di fango tappezzano qua e là il terreno mentre nei fossi e negli anfratti è tutto un gorgogliare di rigagnoli e uno scrosciare di cascatelle: l’acqua non manca.
Il guado del Rio Zerbetto sotto la Rocca del Trun ci castiga infatti duramente. Nel tentativo di aiutare Alessandro a passare da una pietra all’altra, scivolo dentro l’acqua fino alle ginocchia; neanche il tempo di raccappezzarmi e scivolo ancora all’indietro travolgendo Alessandro che finisce pure lui con le gambe a mollo. “Papà pasticcione!”, urla. Io quasi mi ribalto con la testa all’ingiù: solo lo zaino - che aderisce e tiene asciutti collo e schiena - mi salva da un bagno catastrofico. Chiara sbuffa, alza gli occhi al cielo e ci spiega spazientita dove saremmo dovuti passare; purtroppo per lei, anche il suo percorso alternativo va a concludersi inesorabilmente dentro il ruscello.
Leggermente contrariati e con gli scarponi più che fradici, riprendiamo il cammino raggiungendo il piccolo avvallamento paludoso dove in primavera si forma l’effimero Lago della Biscia (m. 961). Transitiamo poi lungo il margine inferiore della grande pietraia situata sotto il Bric dell’Ombra (fenomeno periglaciale tipico della zona del Beigua tecnicamente chiamato “campo di massi” o “block field”) e infine, abbandonata la crocetta gialla diretta al Monte Rama, saliamo sulla destra per praterie guadagnando così il crinale di spartiacque proprio sopra la Casa della Miniera. La Cima Frattin (m. 1146) è qui a due passi, spazzolata da un vento di mare piuttosto fastidioso.
Al ritorno passiamo da Pratorotondo (m. 1108) per scendere lungo la strada fin sotto la Torbiera del Laione. Usufruendo delle ultime scorciatoie facciamo ritorno a Piampaludo per le 12.30 completando così questo piacevole giretto.
5 marzo 2023 - ALTA VIA (tra Pratorotondo e Beigua) dal Laione (Piampaludo)
Stefano, Alessandro
Settimana nient’affatto noiosa quella appena trascorsa. Lunedi: nevicata, forse la migliore dell’inverno; alla sera influenza intestinale, fulminea, micidiale. Martedi: tutto il giorno a letto, febbre alta, sogni sconclusionati. Mercoledi: nevica debolmente, ancora febbre e spossatezza. Giovedi: alla sera tocca a Chiara, notte in bianco. Venerdi: la casa sembra il lazzaretto dei Promessi Sposi, medicinali (inutili) sparsi ovunque. Sabato: io sto molto meglio e faccio un giretto in bici; Chiara è ancora schiantata nel letto. Nonostante tutto Alessandro miracolosamente non si ammala: le dinamiche del contagio sono oscure e imperscrutabili. Oggi (domenica) compie otto anni e siccome la festa di compleanno con gli amichetti è saltata (la faremo la settimana prossima) decido di portarlo a fare un giro sulla neve.
Piampaludo è ancora tutta bianca e sul versante nord del Beigua il manto oscilla tra i trenta e i quaranta centimetri. Lasciamo la macchina alla bell’e meglio dopo la Torbiera del Laione, proprio all’inizio del sentiero segnato con tre pallini gialli che porta all’Alta Via sopra Pratorotondo. Io metto le ciaspole e Alessandro - che non le ha - calza i “moon boot”. La tattica (tutta da verificare) è quella di spianargli la neve permettendogli di camminare senza sprofondare. Non nutro eccessiva fiducia in questo esperimento ma oggi - a differenza dei giorni passati - tutto sembra finalmente filare per il verso giusto, a cominciare dal fatto di trovare una traccia di ciaspole già bella pronta: io mi limito solo a ripassarla e a pestarla per bene e in tal modo Alessandro può procedere allegro e spedito.
Passiamo dalla vecchia casa di Cian du Nì e risaliamo il bosco di faggi inondato da un sole che già scalpita per l’arrivo della primavera. Solo in prossimità dello spartiacque il bel cielo azzurro risulta sporcato dalla nuvolaglia del “marino” che aggredisce la neve proprio come il sale morde il ghiaccio quando lo si sparge sulle strade. Una volta raggiunta l’Alta Via sopra Pratorotondo, facciamo dietro front e appena rientrati nel bosco ci fermiamo per una battaglia a palle di neve: Alessandro è scatenato e si diverte moltissimo. A Cian du Nì giochiamo invece a nascondino approfittando dei faggi maestosi, tra i quali quello gigantesco posizionato proprio in faccia alla casa. Le corse sulla neve molle per andare a liberarci sotto la piastrella del numero civico (la "tana", come la chiama Alessandro) sono veramente comiche: io, con le mie ciaspole, arranco come una tartaruga sulla spiaggia mentre Alessandro - che indubbiamente ci mette impegno - si muove nella neve con l’agilità di un bradipo.
Intanto il “marino” rinforza ulteriormente e la neve si scioglierà nel giro di pochi giorni: ci sta, siamo a marzo; però oggi ce la siamo goduta tutta!
17 dicembre 2022 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Ciaspolata decisa alle 8 del mattino, vedendo dalla finestra di casa il Beigua imbiancato dopo giorni e giorni che era avvolto dalle nubi. E’ stata questa una settimana assai scoppiettante dal punto di vista del meteo con una nevicata seguita dalla pioggia e - per non farci mancare nulla - dal gelicidio e dal grattarone (palline ghiacciate). Mi aspettavo quindi un mezzo disastro e assolutamente non avevo messo in conto di poter andare con le ciaspole: invece ho trovato un innevamento più che discreto con neve compatta ma non gelata. A Piampaludo la galaverna ha creato una spettacolare decorazione natalizia, con una lunga galleria di rami argentati che scintillano sotto i primi raggi del sole. La strada per Pratorotondo è ghiacciatissima ma con la Panda 4x4 non ho problemi. Lascio la macchina al Laione e - ciaspole ai piedi - prendo il sentiero segnato con i tre pallini gialli che passa da Cian du Nì. Poi mi diverto a salire a zonzo tra i faggi per sbucare sulla dorsale di spartiacque poco sotto la spianata sommitale. Verso il mare è una muraglia di nubi ma verso nord la vista è grandiosa, con il Cervino e il Rosa nitidissimi e con il prosieguo dell’arco alpino a oriente fino alle Retiche. Anche in discesa mi invento un tracciato nel bosco e arrivo alla macchina proprio nel momento in cui il sole scompare definitivamente - e temo per parecchi giorni - dietro le nuvole.
6 novembre 2022 - CIMA FRATTIN da Piampaludo
Stefano
La Cima Frattin è un panettoncino situato sulla linea di spartiacque al margine orientale di Pratorotondo, pressappoco a metà strada tra il Beigua e il Rama; nelle giornate limpide come quella odierna offre un panorama davvero ragguardevole.
Questa mattina, alla partenza da Piampaludo (m. 872, ore 8.15), si respira un aria pienamente autunnale, fredda, immobile, senza una bava di vento. All’andata seguo la crocetta gialla che nel tratto iniziale, presso l’isolata Ca’ della Maiulla (m. 844), attraversa una magnifica faggeta. La vecchia mulattiera, a tratti acciottolata, sale dolcemente nel bosco rado fino a guadare il Rio Zerbetto ai piedi della Rocca del Trun. Uscita allo scoperto, contorna il piccolo avvallamento paludoso dove in primavera si forma l’effimero Lago della Biscia (m. 961) e successivamente passa al margine inferiore di una enorme pietraia (fenomeno periglaciale tipico della zona del Beigua tecnicamente chiamato “campo di massi” o “block field”).
Poco oltre, nella vastissima conca del Prato Ferretto, abbandono la crocetta gialla diretta al Monte Rama e salgo a destra fuori sentiero puntando direttamente alla Cima Frattin (m. 1146, ore 10.15). Oggi la vista è superlativa con le Apuane belle nitide da un lato, le Alpi - appena spolverate di neve - dall’altro lato e il litorale nitidissimo giù in basso.
Al ritorno passo da Pratorotondo (m. 1108) e seguo l’asfalto per poco più di un chilometro fino alla deviazione per la Casa del Che (m. 981). Qui imbocco il cosiddetto “sentiero archeologico” (percorso tematico segnato con tre pallini gialli e dedicato alle incisioni rupestri che sono presenti nel comprensorio del Beigua) che si tuffa nella faggeta ancora popolata di cercatori di funghi e che termina sulla strada, dall’altro lato della valle, presso la Torbiera del Laione. Per asfalto e scorciatoie faccio quindi rientro a Piampaludo (ore 11.30) completando così questo piacevole giretto.
27 giugno 2022 - M. SCIGUELO da Pratorotondo (per la cresta sud)
Stefano
Bella scarpinata mattutina su un percorso ad anello che non avevo mai fatto prima d’oggi e che prevede la salita allo Sciguelo - arrotondato cupolone se visto dall’Alta Via - per l’elegante e scoscesa cresta sud.
Parto da Pratorotondo (m. 1108) alle 8 sotto un cielo fiacco e slavato che prelude a una giornata di gran caldo, e scendo lungo la vecchia sterrata per le Faie ormai inerbita fino a un masso sopra il quale un segno stinto (una linea e un punto rosso) indica la via per l’Eremo del Deserto. Il sentiero è panoramico e piacevole da percorrere giacchè, fino a metà del lungo traverso alle sorgenti del Rio Malanotte, risulta perfettamente decepugliato.
Poco prima di terminare il mezzacosta abbandono la traccia e rimonto a sinistra senza percorso obbligato (solo radi ometti) il ripido pendio erboso disseminato di rocce affioranti. Con breve ma faticosa salita guadagno lo spallone del Groppo Nero (m. 892) dal quale è ben visibile la via da seguire; quindi, dopo aver aggirato sulla destra alcuni roccioni spaccati, mi porto all’attacco della cresta.
Le difficoltà sono elementari (EE/F) e comunque quasi tutte aggirabili; la roccia è ottima e piena di appigli e la “scalata” è rapida e divertente. Solo in un punto occorre prestare un po’ più di cautela e precisamente su un ripido traverso erboso a destra alla base di un torrione. Superato questo tratto la cresta diviene progressivamente più ampia e abbattuta fino a sbucare sulla piatta sommità del Monte Fardello (m. 1038), anticima meridionale dello Sciguelo ormai a un tiro di schioppo.
Percorro infine l’ampio crinale sull’erba accarezzata da una benefica tramontana e alle 10 in punto sono in vetta allo Sciguelo (m. 1103), al termine di un itinerario davvero interessante. E dopo quarant’anni che batto in lungo e in largo il Gruppo del Beigua, mi sorprendo nel constatare come si riescano ancora a scovare posti nuovi e itinerari tutti da scoprire.
21-22 settembre 2021 - M. AVZE’ da Veirera
Gianni e Franca (21 settembre)
L'Avzè è facilmente raggiungibile dalla località Veirera. Il sentiero si snoda nel bosco tra dolci saliscendi e il panorama si incontra solo sulla cima, modesta propaggine che si affaccia su Sassello, sulla pianura e sull'arco alpino alle sue spalle.
Oggi veramente il panorama è mancato del tutto, la nebbia ci ha accompagnato tra le betulle dal tronco bianco argentato caratteristiche dei paesi nordici che qui crescono in gran numero e anche in vetta.
La comoda sterrata è attraversata spesso da larghe tracce che propabilmente sono state utilizzate per i disboscamenti, ma diventa impossibile perderla perchè ben contrassegnata dal simbolo di tre pallini gialli. La bella croce in legno inaugurata nel giugno di quest'anno impreziosisce questa cima minore del Massiccio del Beigua ed è stata per noi una piacevole sorpresa.
Stefano ripeterà domani
questa nostra camminata. L'ambiente ovattato che oggi ci ha accompagnato lascerà il posto ai giochi di luci e di ombre del sole tra le fronde degli alberi.
Stefano (22 settembre)
Rapida puntata di mezzodì da Veirera all’Avzè sul percorso più o meno pianeggiante che, tra faggi e betulle, contorna a mezzacosta i contrafforti nord-occidentali del Beigua. Le chiome degli alberi ancora verdi dissimulano l’importante carenza idrica che caratterizza la fine di quest’estate particolarmente asciutta.
Una nuova e più grande croce in legno ha sostituto da qualche mese quella vecchia sulla cima dell’Avzè: una cima che appare tale soltanto se la si guarda dal basso dal lato di Sassello; ma che in realtà è soltanto il primo dei “gradini” che salgono al massiccio del Beigua e il primo sperone a superare i 1000 metri s.l.m. a est di Cadibona (1022 per la precisione). Nelle giornate limpide offre un panorama superbo sulle Langhe e verso le Alpi cuneesi, un panorama che oggi purtroppo si può soltanto immaginare.
Stasera alle 20.21 cade l’equinozio di settembre che dà ufficialmente il via all’autunno, la stagione delle piogge e delle giornate grigie, umide e ovattate: esattamente quello di cui adesso abbiamo bisogno.
24 luglio 2021 - ANELLO DELLA DEIVA da Sassello
Gianni, Franca
Dopo una breve visita dell'anno scorso alla Foresta della Deiva oggi siamo tornati per fare l'Anello. Soffia vento di mare, rade gocce fanno temere l'arrivo della pioggia e invece il cielo coperto ci evita il caldo torrido del versante sud e ci regala una temperatura ideale. I tempi indicati sono abbondanti e le paline segnaletiche talmente numerose che è impossibile perdersi.
Al bivio appena sopra il castello Bellavista prendiamo la deviazione a sinistra che porta al Passo Salmaceto. Seguiamo la sterrata, perfetta, con pendenza minima e regolare, fino al Passo Salmaceto (continuando si arriverebbe al Passo del Giovo) dove svoltiamo a destra nel boscoso versante nord in direzione di Caghetta.
Superata la località Caghetta, quando l'anello prosegue dritto e si ricongiunge con il punto di partenza, guardiamo l'ora e ci permettiamo la deviazione per Casa Giumenta, un angolo bellissimo che merita davvero di essere visitato e dove, seduti sulle panche dell'area picnic, ci godiamo un breve spuntino prima di concludere la bella camminata.
9 luglio 2021 - M. ERMETTA, M. GROSSO e M. BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Gianni, Franca
Lasciamo la macchina all’area picnic di Pian di Stella che è il punto di partenza dei Sentieri Napoleonici, raggiungiamo la Sella del Beigua in una manciata di minuti e ci dirigiamo verso l’Ermetta, meta facile e breve che abbiamo in programma per oggi. Il tempo è splendido e all’ombra fa ancora fresco.
Sull’Ermetta ho una piacevole sorpresa: vicino al cippo, fissata alla roccia il 30 agosto dell’anno scorso, c’è una targa ricordo dedicata a Emilio ed Enrico Parodi, i due fratelli che sono saliti al Beigua e al’Ermetta, partendo da Varazze, 2870 volte! C’è scritto: Il canto primaverile del cuculo è ora la vostra voce. Buon vento tra le vette che tanto amavate. Mai targa è stata più ampiamente meritata.
Il cielo è azzurro, verso sud qualche nuvola bianca galleggia all’orizzonte, a nord, oltre la pianura, spuntano le cime innevate del monte Rosa.
Scendiamo, è presto per terminare qui la nostra escursione, dopo la brevissima deviazione per il Bric Veciri prendiamo quella che, un poco prima della Sella, porta al monte Grosso.
Quando cammino lasciando liberi i pensieri di affollarmi la mente la destra e la sinistra mi scivolano invisibili ai lati. Non dovrei mai andare per prima, non mi accorgo del bivio e finisce che il nostro comodo sentiero finisce contro il muro della costruzione che ospita le antenne del Beigua! Poco male, visitiamo anche la chiesetta sulla vetta. E poi, per non lasciare nulla di incompiuto, raggiungiamo la Croce Monumentale che, incorniciata dalle fronde buie degli altissimi alberi, si staglia in un ovale di luce.
9 maggio 2021 - M. ERMETTA da Alberola
Stefano, Alessandro
- Adesso mi manca solo l’Argentea e poi li ho fatti tutti
- Ti manca anche l’Ermetta
- Dov’è l’Ermetta?
- Tra Alberola e il Beigua
- Quando mi ci porti?
- Domenica pomeriggio. Mangiamo presto e andiamo in macchina su ad Alberola
- E l’Argentea?
- La facciamo un’altra volta: questa domenica al Faiallo c’è troppa gente. Poi ti ci porto a giugno
A Veirera
- Guarda che belle le nuove foglie dei faggi. Hai visto come sono verdi?
- Si. Dove inizia il sentiero?
- Tra pochissimo, è dietro quella curva
- Ecco il sentiero. Sei pronto a “giocare allo skilift”?
- Siii!
- Bene, allora cerchiamo un bastone bello lungo
Sul sentiero nel bosco
- Eccolo! Prendilo papà!
- Ok. Tu mettilo in mezzo alle gambe e tieniti forte che lo skilift parte
- Ferma! Ferma lo skilift che salgo su questa roccia. Così mandiamo una foto ai nonni
- Stai attento a non finire giù dall’altra parte ...
- C’è scritto Firenze sotto i segni?
- Macchè Firenze ... c’è scritto F.I.E. che vuol dire Federazione Italiana Escursionismo
- Ora basta skilift. Raccontami un po’ quelle storie che mi fanno tanto ridere
- Ora dammi un attimo di riposo, cinque minuti. Ti ho trainato fino a qui!
- Ti prego ...
- Ho detto tra cinque minuti!
- Raccontami di nuovo la storia del macchinista del treno che gli scappa la cacca mentre guida ...
Sull’Alta Via
- Guarda papà, i cartelli! Dove si va da questa parte?
- Di lì si va giù a Sassello. O anche al Colle del Giovo
- E di là?
- Al Beigua. E anche all’Ermetta
- Ho una bellissima idea: andiamo giù a Sassello! Scherzo ...
- Guarda il mare, Ale. Si vede l’isolotto di Bergeggi. Anche la Gallinara. Riesci a vedere o hai gli arbusti davanti?
- Tirami su! Tirami su che non vedo!
- Madonna quanto pesi ...
- Tra pochissimo vedrai il cartello per l’Ermetta
- Adesso?
- Ci sei quasi
- Noi dove dobbiamo andare?
- Nella direzione della freccia del cartello. Prendi il sentierino che va su
Verso l’Ermetta
- E adesso?
- Segui la freccia del cartello con scritto “Monte Ermetta”
- E nell’altro cosa c’è scritto?
- Bric Veciri: è lì subito, dietro agli alberi
- I tralicci del Beigua! Papà, guarda come sono bravo
- Si ma mi fai paura. Stai un po’ attento
- Ma stai tranquillo
In cima all’Ermetta
- Vedi: laggiù c’è Piampaludo e là in fondo Vara Inferiore e Vara Superiore
- Dov’è il disco?
- Si chiama Rosa dei Venti. Però, invece dei venti, ci sono incise tutte le direzioni e i nomi delle montagne che si vedono da qui. Ovviamente quando c’è il cielo limpido
- Ora ci salgo sopra e mandiamo un’altra foto ai nonni
- Papà, in discesa giochiamo ad “attenti alle pietre”?
- Si, facciamo anche un pezzo fuori sentiero e poi ci ricongiungiamo più in basso con i segni gialli
- Adesso mi manca solo l’Argentea. Da dove si fa?
- Proviamo a farla da Vara
- Da dove si passa?
- Dal ponte del Dano
- E poi dalla Bucastrella?
- Bravo
- Quando la facciamo?
- Poi la facciamo. Ora pensiamo a fare questa discesa che non è corta. Sei pronto ad “attenti alle pietre?”
- Siii!
25 aprile 2021 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano, Alessandro
Finalmente una bella giornata di sole dopo un aprile freddo e perturbato. E’ l’occasione propizia per portare Alessandro sul Beigua, la montagna irta di antenne che vede sempre in lontananza dalla finestra del salotto e sulla quale non è mai stato.
Per la salita scegliamo il comodo sentiero segnato con i tre pallini gialli che si stacca dalla strada per Pratorotondo, poco oltre la Torbiera del Laione, e che passa a lato del grande faggio secolare di Cian du Nì. Camminiamo sopra un tappeto di foglie secche e di rami spezzati dalla tanta neve caduta nell’inverno. Alessandro si ferma a ogni passo per raccogliere i legnetti un po’ ricurvi: vorrebbe portarseli tutti sul Beigua per poi lanciarli a mo’ di boomerang. Per convincerlo a desistere gli propongo il gioco dello skilift che consiste nel “trainarlo” con un ramo necessariamente lungo e resistente che lui tiene in mezzo alle gambe proprio come un piattello. Accetta con entusiasmo e in tal modo riusciamo a riacquistare un discreto ritmo.
Mentre più in basso sui faggi cominciano a spuntare le prime timide foglioline, tenere e verdissime, qui in prossimità del crinale gli alberi si stagliano ancora completamente spogli nell’azzurro del cielo. Le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via galvanizzano Alessandro che adesso vuole arrivare in fretta dalle antenne. “Quanto manca?”, chiede in continuazione. “Guarda Savona laggiù, guarda il mare” gli dico, ma lui niente: per Alessandro nulla è paragonabile allo spettacolo di questi superbi tralicci. “Sono bellissimi” ripete incantato, “sono belli da impazzire!”.
Raggiunta la chiesetta si siede impaziente: “Papà, ora mi puoi dare il panino con il prosciutto e il formaggio, l’Oro Ciok, il pasticcino con la meringa e l’acqua frizzante? Ho una fame che non ti posso dire”. Penso che se adesso gli rispondessi di no - solo per fargli uno scherzo - le sue guance colorite sbiancherebbero all’istante.
Al ritorno seguiamo il percorso della X gialla. “Papà, giochiamo ad attenti alle pietre?”. Questo “gioco” consiste nell’affrontare una discesa a passo svelto, quasi di corsa, tenendo Alessandro saldamente per mano (stringendogliela con decisione, di modo che non cada) e gridandogli: “Attento! Salta!”, ogniqualvolta lungo il sentiero ci sia un pietrone o un salto da oltrepassare. Arriviamo in fondo sudati fradici ma sani, con Alessandro che si è divertito un mondo. E’ stato un bel test anche per il mio femore “chiodato” e sono contento di non aver avvertito il benchè minimo fastidio.
“Allora, ti è piaciuto il giro che abbiamo fatto?”. “Si, mi sono divertito un sacco. Papà, oggi è primavera, vero? Non è più inverno?”. “Si, oggi finalmente è primavera. E speriamo che duri”.
31 gennaio 2021 - ANELLO DEL CUCCO (ex piste da sci) da Alberola
Stefano
Divertente ciaspolata sulle vecchie piste di Alberola che non percorrevo più dalla chiusura degli skilift (era il gennaio del 1999, ventidue anni fa!). Nella notte sono scese cinque dita di neve fresca, però solamente alle quote superiori i 900 metri; in basso ha piovuto. Stamattina ho fatto una perlustrazione in macchina con Alessandro fin oltre il Laione: i rami erano tutti incurvati e in alcuni punti abbiamo fatto fatica a passare; anche gli imbocchi dei sentieri erano in parte ostruiti. Ho pensato quindi a un breve anello sulle piste di Alberola dove si può camminare liberamente. Dall’arrivo del “baby” sono sceso alla partenza dello skilift “lungo”, dopodichè ho risalito la pista “lato Palo” fino in cima al Cucco. Qui ho incontrato alcune persone con gli snowboard che avevano addirittura preparato dei salti! Cielo limpido, sole deciso e neve di buona qualità; bel panorama verso il Cervino e il Rosa. Dal Cucco ho seguito la pista del “medio” per proseguire ancora fino alla partenza del “lungo”. Infine risalita ad Alberola fatta “al massimo” per verificare un po’ lo stato di forma. Negli ultimi giorni le temperature hanno subito una brusca impennata e si respira un’aria da primavera anticipata. L’inverno sembra avere il fiato corto dopo due mesi consecutivi in cui ha fatto la voce davvero grossa. Vediamo un po’ cosa ci riserverà febbraio.
23 gennaio 2021 - M. CUCCO da Alberola
Stefano, Alessandro
Io e Alessandro andiamo ad Alberola per vedere quanta neve c’è (ce n’è ancora tanta) e per salire in cima al Cucco, dove arrivano i due vecchi skilift ormai arrugginiti che tante volte da bambino e da ragazzo ho preso. Oggi sono senza ciaspole (che errore!) e invece dei pantaloni da gita ho messo una vecchia tuta. Niente ghette e un paio di scarponcini non impermeabili: la neve mi entra dappertutto! Mentre io sprofondo a ogni passo, Alessandro sembra galleggiare ma talvolta va giù anche lui. Allora si arrabbia: “Neve noiosa!”, e la picchia con la mano. Però si diverte. Sul Cucco gli passo il piattello di un gancio che penzola quassù da più di vent’anni: cerca di tirarlo a sé con tutte le sue forze ma la molla della carrucola funziona ancora bene; dopo un po’ gli sguscia via per tornare in alto al suo posto. Dalla cima “rotoliamo” lungo le piste fin quasi alla partenza del “Medio”. La discesa nella neve alta è divertente; la successiva ripida risalita verso la macchina un po’ meno. Io affondo fino alle ginocchia e ho gli scarponi pieni di neve; Alessandro si arrangia come può, anche a “quattro zampe”. Però non molla e non brontola. “Non ho mai fatto tanta fatica come oggi”, dirà una volta tornato a casa.
12 gennaio 2021 - CIMA FRATTIN e BRIC DELL’OMBRA da Piampaludo
Stefano
Inizio di gita complicato con la macchina che si impantana nella neve mentre parcheggio dal Laione (un grosso fuoristrada di passaggio mi tira fuori). Trovo posto più in basso sopra le ultime case di Piampaludo. Lo spazzaneve ha reso la strada percorribile fino alla Casa del Che; da qui in avanti una comoda traccia di sci e di ciaspole conduce a Pratorotondo. Salgo sulla Cima Frattin e scendo, dalla parte opposta, nella bella conca ai piedi del Bric Damè. Proseguo poi in direzione del Bric dell’Ombra raggiungendo il casotto del parco per l’avvistamento dei rapaci e anche la sommità del bricco. La giornata è pienamente invernale ma meno fredda di ieri. Ritorno a Piampaludo a passo svelto con la gamba appena un po’ indolenzita.
13 dicembre 2020 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Giusto un mese fa ritornavo a casa in ambulanza dal Santa Corona di Pietra Ligure dopo quasi due settimane di ricovero. La gamba è gonfia, la coscia ancora cucita e fasciata, il ginocchio non si piega. Mi hanno raccomandato un emocromo perché ho perso molto sangue da un’arteria danneggiata e sono anemico. Il massimo del movimento che riesco a fare è trascinarmi fino in bagno con un girello perché non voglio usare la padella. La notte faccio bagni di sudore, mi sento debole e rassegnato a una lunga convalescenza. Se qualcuno mi avesse pronosticato che un mese dopo sarei salito sul Beigua - addirittura con le ciaspole! - l’avrei preso per pazzo. E invece eccomi a Piampaludo, con molta determinazione e molte perplessità. L’idea (ragionevole) è quella di provare a fare una breve ciaspolata sulla strada, che pensavo innevata, tra Piampaludo e il Laione. Siccome è passato lo spazzaneve, parcheggio la macchina dal ponticello dopo la torbiera con il nuovo obiettivo di arrivare sopra il Cian du Nì. La coscia ovviamente mi dà molto fastidio; quando la ciaspola cede lateralmente sento una fitta dolorosa; ma sono cose sopportabili e piano piano prendo fiducia. Del resto la testa è sempre una componente essenziale. Con mio grande stupore e con grandissima gioia, passo dopo passo, riesco a salire fino in cima al Beigua! E chi l’avrebbe mai detto! In più la giornata è bellissima e la neve pure. Che soddisfazione! Temo ancora la discesa e invece la faccio benissimo. La parte più ostica è quella di guidare fino a casa perché sento male ogni volta che premo la frizione. Ma chi se ne frega, oggi sono troppo contento.
27 settembre 2020 - M. SCIGUELO da Piampaludo
Stefano
Bel giretto ad anello a cavallo del crinale tra sole e nubi, in una giornata d’autunno precoce limpida e ventosa.
Parto dai Buschiazzi di Piampaludo (m. 872) alle 8.15 e percorrendo l’itinerario segnato con la crocetta gialla che risale la valle del Rostiolo raggiungo lo spartiacque al Prato Ferretto (m. 1086), “accarezzato” oggi da una tramontana tesa ma non burrascosa, comunque fredda per il periodo in corso.
Svolto a destra in direzione di Pratorotondo e mi porto alla Casa della Miniera per scendere poi brevemente alla sottostante Cappelletta degli Alpini. L’intenzione è quella di scendere ulteriormente lungo la traccia non segnata (indicata però con una palina) fino all’incrocio con il quadrato rosso proveniente da Sciarborasca; e da lì risalire alle Rocche di Vatterasca e allo Sciguelo. Ma fatti pochi passi mi rendo subito conto che questa traccia, oltre a essere ben ripida e in condizioni pessime, è soprattutto molto insidiosa, con i massi e i fossi invisibili sotto l’erba alta. Non sto a indugiare troppo: faccio dietrofront e mi riporto sul percorso dell’Alta Via che oggi offre un panorama quasi perfetto.
Poco prima di Pratorotondo taglio a sinistra raggiungendo per prati la base del “cono” dello Sciguelo da dove, affacciandomi dal ciglio del costone, vedo - nitidissima - Savona e tutto lo specchio di mare fino a Capo Noli. Da qui, in pochi minuti di ripida salita, sono in vetta allo Sciguelo (m. 1103, ore 11.10). Il sole va e viene tra raffiche di tramontana sempre meno convinte; e insieme al sole, vanno e vengono l’ultimo tepore estivo e il primo vero freddo autunnale.
Passando per Pratorotondo (m. 1108) trovo ancora un discreto affollamento: molti sono escursionisti a spasso per l’Alta Via, tanti sono fungaioli alla disperata ricerca di un porcino da mettere nella cesta; ma ho l’impressione che oggi, nelle (asciuttissime) faggete del Beigua, si trovino più ceste di vimini che funghi.
Per scendere al Laione percorro il “Sentiero Natura” che si imbocca a destra della strada asfaltata, alcune centinaia di metri sopra Pratorotondo. Infine dalla torbiera (m. 991) seguo la X gialla che, tagliando in più punti la strada, mi riporta velocemente giù ai Buschiazzi di Piampaludo dove alle 13 concludo questa breve e bella escursione.
27 agosto 2020 - FORESTA DELLA DEIVA da Sassello
Gianni, Franca
In tanti anni non eravamo mai stati nella Foresta della Deiva. Tutte le volte che a Sassello passavamo davanti al cartello che la segnala, dicevamo: “una volta o altra dobbiamo venire a vederla”. Non l’abbiamo mai fatto con la scusa che si sviluppa a quote basse (da 380 a 650 metri del Passo Salmaceto) e che d’estate fa molto caldo.
E’ andata così che, con la storia di “una volta o l’altra dobbiamo andare a vederla”, è arrivato il giorno che l’anello lungo che percorre l’ampia zona della foresta devo lasciarlo agli altri e accontentarmi di quello breve che arriva alla Casa della Giumenta. Un tracciato molto bello, facile, adatto anche ai bambini ai quali è dedicato un divertente percorso didattico sugli abitanti della foresta.
Appena sotto il paese di Sassello, a lato di un distributore di benzina svoltiamo e posteggiamo accanto a una fabbrica di dolci. Poche decine di metri dopo troviamo la caserma forestale, un altro parcheggio tra gli alberi e i cartelli del Parco del Beigua che danno il via al percorso. La larga sterrata sale dolcemente, circondata da alti pini che in questa giornata calda regalano un’ombra fresca e piacevole.
Una palina, poco più avanti, segnala la deviazione per il lago dei Gulli. Anche se non si tratta di un vero lago ma di un’ansa del fiume Erro è uno specchio d’acqua piuttosto grande. Ovviamente la trascuriamo e dopo circa mezz’ora incontriamo un bellissimo viale di cedri che dà accesso al Castello Bellavista, una villa dell'ottocento della famiglia Bigliati che era probabilmente proprietaria dell’intera foresta.
Tornati sul percorso principale tralasciamo l’immediata deviazione a destra per Casa Giumenta-Località Lombrisa e proseguiamo dritti seguendo l’anello in senso orario (cartello Casa Giumenta 0,45). Poco più in alto un’altra deviazione a destra. L’ambiente è cambiato e il sentiero si snoda ora tra sorbi, brughi e una vegetazione meno imponente.
Eccoci alla nostra meta: una bella radura con area picnic, una casa completamente ristrutturata che, Covid permettendo, dovrebbe diventare un rifugio da 15 posti letto e un essiccatoio. Aggiriamo la casa e l’essiccatoio e per il ritorno scegliamo l’altro sentiero. Lì per lì il cartello ci lascia perplessi. 3600 metri per tornare al castello? Ma se dal castello a qui abbiamo impiegato nemmeno mezz’ora? Immaginiamo un percorso più lungo e tortuoso e invece … è semplicemente il cartello ad essere sbagliato.
Il sentiero, dopo una breve discesa, contorna dolcemente i fianchi dell’altro versante, offrendo dove gli alberi lo permettono una bella vista sulla Valle Erro. Sostenuto a valle da tratti di antiche massicciate prosegue in piano e chiude l’anello al Castello Bellavista in brevissimo tempo, ritrovandoci così sulla sterrata fatta all’andata. Ai lati ogni tanto c’è una panchina, come quelle che negli ultimi tempi quando cammino per monti sogno inutilmente (se mi siedo sull’erba chi si alza più?). Oggi non ne approfitto.
Soddisfatti per aver colmato almeno in parte la lacuna di non aver conosciuto prima la Foresta della Deiva, raggiungiamo la caserma forestale dopo un’ora e cinquanta di cammino complessivo.
20 luglio 2020 - M. ERMETTA da Palo
Stefano
Itinerario abbastanza lungo ma dolce e quindi poco faticoso. Nella prima parte, fino alle case di Veirera, ricalca il percorso di piste forestali che attraversano e risalgono i boscosi versanti occidentali del Bric dell’Oca e del Monte Cucco di Alberola; poi è il classico sentiero per il Beigua.
Parto alle 7.20 dalla piazza di Palo (m. 672) e seguo le due lineette gialle che portano in breve alla chiesa del paese. La mattinata è calda e leggermente afosa. Si sale comodamente all’ombra delle fitte faggete dell’alta valle d’Erro passando poi a poca distanza dai vecchi skilift di Alberola, che tante volte ho preso in gioventù e che ricordo sempre con un filo di nostalgia.
Alle 8.40 sono a Veirera (m. 979) dove inizia la mulattiera per il Beigua, molto ben tenuta e con un fondo decisamente meno sconnesso rispetto a un po’ di anni fa. Sopra l’Alta Via il cielo è azzurro ma un “marino” pigro e svogliato sospinge i batuffoli di maccaja contro lo spartiacque.
Alle 10 in punto raggiungo la cima dell’Ermetta (m. 1267), leggermente defilata a nord rispetto al crinale principale e di conseguenza ancora ben soleggiata.
Lascio ora che mia mamma aggiunga due righe.
Quando Stefano aveva una decina di anni, percorrendo la neonata Alta Via sull’altopiano del Beigua, incontrammo due giovani, alti, atletici, identici tra loro. Non li avevo mai visti ma subito li avevo riconosciuti, non potevano che essere Emilio ed Enrico Parodi che tante note avevano lasciato sul libro di vetta sull’Ermetta.
Eravamo negli anni ’80 e nessun segno indicava il percorso a questa cima ma più avanti erano comparse delle grandi E pitturate di bianco, oggi ancora presenti anche se accompagnate dalla feluca di Napoleone che è il segnavia dei Sentieri Napoleonici.
Emilio ed Enrico partendo a piedi da Varazze sono saliti al Beigua e anche all’Ermetta un numero infinito di volte, in qualsiasi stagione, con qualsiasi tempo. L’ultima loro lettera che ho letto è del 19 maggio 2018 ed era già un commiato. Scrivevano: "Quando non vedrai più le nostre firme, il canto primaverile del cuculo sarà la nostra voce".
Se ne sono andati di primavera, a distanza di poco tempo l’uno dall’altro, e come avevano desiderato il canto del cuculo è stato la loro voce.
Sulla val d’Orba e sopra il piccolo altipiano di Piampaludo il cielo è invece scialbo e scolorito mentre un sole assai più grintoso irradia la valle d’Erro e la frazione Maddalena di Sassello.
Al ritorno seguo lo stesso identico percorso e al termine di una lunga e rilassante discesa nel bosco, dopo più di cinque ore di cammino, sono di rientro a Palo (ore 12.40).
E’ stata una bella camminata da cui ho tratto l’ennesima conferma di come i sentieri gestiti dal Parco del Beigua siano sempre “in ottima forma”, sia per quel che riguarda la manutenzione, sia per la segnaletica.
24 maggio 2020 - M. SCIGUELO da Pratorotondo
Stefano, Alessandro
Scendendo da Pratorotondo verso lo Sciguelo
- Qui come si chiama?
- Siamo tra Pratorotondo e il Monte Sciguelo
- Ma qui come si chiama?
- Sempre Pratorotondo
- Papa, guarda! C'è il mare!
- Si, quella è Savona con il porto. Le vedi le navi in mare?
- Si che le vedo!
- E quello laggiù è il Monte Rama
- Quale? Quello là?
- Quello dritto laggiù
- Quello?
- Si, quello!
- Quello là?
- Sii! ... Ecco lo Sciguelo con la croce in cima. La vedi la croce?
- Si
- Lì in fondo inizia la salita ripida. Sei pronto, Ale?
- Sono prontissimo!
Sullo Sciguelo
- Vento dispettoso
- Eh si, oggi c'è vento. C'è la tramontana
- Fai un sorriso che il signore ci fa la foto
- Cheese ... cheeese ... cheese ...
- Dai che poi andiamo a fare merenda, sotto la cima dove non c'è vento
- Cheese ...
- Laggiù come si chiama?
- In fondo in fondo c'è Arenzano e Lerca. Invece quelle case sui prati sono Sciarborasca
- Lo vedi quel cippo lì, in basso sul monte?
- Si
- E' il Monte Fardello
- Papà, qui ci sono le vipere?
- No, non ci sono
- Ma si, ti dico invece che ci sono ... c'è l'erba alta
- No, qui sullo Sciguelo non ci sono
- Ci sono le zecche?
- Speriamo di no ...
- Papà, aiutami!
- Aspetta che arrivo. Dai che ora scendiamo
- Però basta foto!
- E va bè ... ancora due o tre lasciamele fare
Ritorno a Pratorotondo
- Allora, ti è piaciuta oggi?
- Si
- Più oggi o quella del Reixa?
- A me mi è piaciuta ...
- Si dice "a me è piaciuta", non mi è piaciuta
- ... quella del Monte Briccone
- E qual è il Monte Briccone?
- E' quello sopra la Carpenè!
- Ah, il Bric Scaglione
- Si, quello dalla Carpenè
- Papà, guarda quante auto che ci sono!
- Vedo, vedo ... tieniti bene la mascherina che c'è tantissima gente
- C'è il coronavirus?
- Purtroppo c'è ancora, bisogna stare attenti
- Si va in cielo?
- E speriamo di no!
29 novembre 2019 - M. BEIGUA e M. PRIAFAIA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Tranquilla scarpinata di qua e di là dal Beigua sei giorni dopo il grande diluvio che ha sconquassato l’entroterra savonese - Valle d’Orba compresa - con danni considerevoli alla rete viaria. La provinciale che da San Pietro d’Olba sale a Piampaludo (la cosiddetta “strada dell’Antenna”) ha incassato gli oltre 500 millimetri di pioggia senza batter ciglio: pessima era e pessima è rimasta; ma almeno non è franata.
Sotto un cielo splendido verso il Piemonte e imbronciato verso il mare, parto alle 8 in punto dalla Torbiera del Laione (m. 991) e mi incammino su per il sentiero segnato con i tre pallini gialli che passa dalla vecchia casa di Cian du Ni. Nella faggeta sono ben evidenti i segni di quello che deve essere stato un autentico lavaggio con ruscelli e ruscelletti presenti un po’ dappertutto. La mulattiera, tutto sommato, si è mantenuta bene.
Dopo aver raggiunto l’Alta Via, buco le nebbie grigie e umide ed esco alla luce e al tepore del sole che in questo novembre sembrava essersi spento. Il crinale è un argine frangiflutti contro il quale preme un mare imbronciato di nubi e il panorama che regala è inusuale e suggestivo; dalla parte opposta svettano invece le Liguri che fatico a ricordare così innevate già in questo periodo dell’anno.
Dalla Chiesetta del Beigua (m. 1287, ore 9.30) scendo all’area picnic di Pian di Stella (m. 1220) e inizio a seguire il triangolo rosso per Alpicella. Sotto il ripiano delle Giare dell’Olio, nel punto in cui il sentiero si tuffa improvvisamente giù a destra nella valle del Sansobbia, procedo dritto a cavallo della dorsale lungo un’esile traccia segnalata con ometti di pietra e, dopo aver sfiorato il Bric Montebè, giungo in vista del cocuzzolo roccioso del Priafaia (m. 964).
Sono le 10.30 e il sole scompare dietro una nuvolaglia fratta e fastidiosa che cancella i colori e raffredda l’aria; ma è questione di non più di mezz’ora. Sulla via del ritorno (la stessa dell’andata) il cielo torna di nuovo azzurro e luminoso e i prati di Pian di Stella sono talmente verdi che, se non fosse per gli alberi spogli, sembrerebbero prati di maggio. Dietro la Sella del Beigua (m. 1251) chiazze di neve sparse tra i faggi rammentano che tra un diluvio e l’altro, e tra una grandinata e un acquazzone, c’è stato pure spazio per la nevicata del 19 novembre!
La gita volge al termine e alle 12.30 farò ritorno alla macchina. In fondo all’antica mulattiera che scende a lato del Grosso e che inaspettatamente ha resistito allo sfacelo, un pittoresco lago occupa adesso la conca della torbiera. Dicono che l’acqua sia un bene prezioso e sarà pur vero; ma dipende dove: qui in Val d’Orba non lo è per certo, altrimenti saremmo tutti ricchi sfondati!
29 settembre 2019 - M. CAVALLI e M. ERMETTA da Alberola
Stefano
Bel giretto mattutino nei boschi del Beigua, oggi accarezzati da un “marino” mite e svogliato e letteralmente presi d’assalto da un esercito di infervorati fungaioli.
Parto da Alberola (m. 969) alle 8 in punto e mi incammino sulla strada asfaltata verso Veirera: ad Alberola macchine parcheggiate ovunque e un traffico che non vedevo più da almeno vent’anni, dai tempi cioè in cui funzionavano ancora gli skilift.
Sulla mulattiera che sale verso l’Alta Via non incontro nessuno ma in compenso, tra le fronde degli alberi, sagome umane chinate e circospette appaiono e scompaiono fugaci. Ogni tanto si leva un grido soffocato di giubilo oppure un richiamo secco e spazientito. E’ il grande popolo dei fungaioli che di questa stagione si riversa in massa nei boschi come trascinato da un mistico furore.
Comunque sia, una volta raggiunte le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via svolto giù a destra in direzione del Giovo di Sassello e poi ancora a sinistra, sul “Sentiero Napoleonico” giallo, addentrandomi in una bellissima faggeta. Guadate le sorgenti del Sansobbia, seguo il brevissimo tratto di raccordo tra il percorso giallo e quello rosso e compio una breve deviazione alla Rocca Becciavè, modesto spuntone roccioso che funge da torretta d’osservazione sopra le chiome degli alberi.
La feluca napoleonica scende con decisione fino a incrociare la strada asfaltata proveniente da Alpicella; dopodiché l’itinerario disegna un grande arco verso sinistra (est) disponendosi parallelo al crinale di spartiacque e arrivando così all’insellatura tra il Beigua e il Monte Cavalli che raggiungo con una breve salita (m. 1142, ore 10.20).
Ridisceso sui miei passi, mi porto alla soprastante area picnic di “Pian di Stella” (m. 1225 e punto di partenza dei due “Sentieri Napoleonici”) e alla Sella del Beigua (m. 1251). Breve tratto di Alta Via e poi deviazione a destra per l’Ermetta dove giungo alle 11.20 (m. 1267).
Infine tranquillo ritorno ad Alberola (ore 12.30) mentre molti fungaioli stanno già riponendo i loro cestini dentro i bagagliai. Qualche fungo lo hanno trovato ma nulla di eccezionale: del resto io, in quattro ore e mezza di cammino, non ne ho visto neanche uno, neppure velenoso.
26 gennaio 2019 - M. BEIGUA e M. GROSSO da Piampaludo
Stefano e Roberto
Altra ciaspolata faticosa con tanta neve fresca anche se in realtà la fatica grossa l’ha fatta Roberto che per tutto il giro è sempre stato in testa a battere la traccia.
Partiamo dopo le ultime case di Piampaludo (m. 900 circa) con tempo splendido e con le ciaspole ai piedi visto che sulla strada per Pratorotondo, a differenza dello scorso anno, non è passato lo spazzaneve (per fortuna!). Dopo il ponticello prendiamo a destra il “Sentiero Natura” segnato con tre pallini gialli che passa davanti alla vecchia casa di Cian du Ni. Con un bel percorso nella faggeta sbuchiamo sull’ampia dorsale di spartiacque sopra Pratorotondo. Tanta neve soffice e ottimi panorami verso levante e sull’alta Val d’Orba. Solo la spianata sommitale risulta un po’ pelata dal vento che nei giorni scorsi ha soffiato senza tregua sul crinale; oggi invece quasi non tira un filo d’aria e anche le temperature sono in lenta ripresa.
Scolliniamo davanti alla chiesetta del Beigua (m. 1287) e ci tuffiamo dalla parte opposta nel bosco fino a raggiungere il Colle Cascina (m. 1209) alle pendici meridionali del Grosso. Quindi breve ma dura salita in un ambiente immacolato e solare, con Roberto sempre in testa a faticare e io passivamente “a ruota”; prestiamo solo un po’ d’attenzione, nel finale, alle insidie dei buchi tra i roccioni che conducono al cippo di vetta (m. 1265).
Infine discesa alla Torbiera del Laione seguendo la X gialla, su neve sempre farinosa ma scaldata dal sole e con le ciaspole e gli scarponi che scompaiono dentro enormi zoccoli che sembrano palloni da calcio: abbiamo i piedi di piombo! Sulla strada ritroviamo la nostra traccia dell’andata pestata e ampliata da altri ciaspolatori e questo ci consente un più tranquillo ritorno all'auto. In conclusione: ambiente meraviglioso, giro corto ma tosto e altra gita con Roberto perfettamente riuscita.
12 gennaio 2019 - M. BEIGUA e M. PRIAFAIA dal Laione (ritorno a Varazze)
Stefano
Dai monti al mare in una splendida e mite (l’ennesima!) giornata invernale.
Partenza in verità un po’ freddina dalla Torbiera del Laione (m. 991, ore 8.20) e rapida salita alla Chiesetta del Beigua (m. 1287, ore 9.10) seguendo la X gialla.
Poi discesa all’area picnic di Pian di Stella (m. 1220) e quindi triangolo rosso per Alpicella. Scorci panoramici molto belli della costa tra Savona e Capo Noli e grandi spazi visivi a occidente con lo sfondo delle Alpi povere di neve.
Dopo il ripiano delle Giare dell’Olio, nel punto in cui il sentiero per Alpicella si butta improvvisamente giù a destra nella valle del Sansobbia, procedo dritto sulla dorsale lungo un’evidente traccia segnalata con ometti di pietra. Sfiorato il Bric Montebè ed effettuati alcuni brevi saliscendi, giungo in vista della croce del Monte Priafaia (m. 964, ore 10.25) da cui si gode una splendida visuale sul versante a mare del Beigua e, molto più lontano, sulle innumerevoli pieghe boscose che digradano su Cadibona e che procedono oltre verso le bianche cime delle Liguri.
Dalla parte opposta un breve ma ripido sentierino consente di raccordarsi con l’itinerario Varazze-Beigua segnato con una croce rossa. Dopo il pittoresco tratto di mulattiera lastricata sotto un filare di faggi maestosi, sbuco sulla strada asfaltata presso le Faie (m. 456) e la percorro in discesa fino al Passo del Muraglione (m. 394) dove imbocco, in salita, una ripida pista forestale. Ancora panorami molto belli, questa volta verso Genova e sulla costiera di spartiacque dal Rama all’Argentea.
Dopo la Cappella del Beato Jacopo (m. 318) inizia il “tuffo” su Varazze. Passo per la Costa di Casanova e infine, dopo una ripida discesa lungo un antico viottolo e poi ancora giù per una lunghissima scalinata, metto piede su Via Piave (ore 12.20) dove Chiara e Alessandro mi stanno aspettando. In totale quattro ore esatte di cammino, in massima parte in discesa e su sentieri in ottime condizioni e perfettamente segnati.
3 ottobre 2018 - M. ERMETTA, M. GROSSO e M. BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Gianni, Franca
Nonostante ottobre si sia ormai lasciato alle spalle la calda estate del 2018, il tempo continua ad essere bello. Oggi è una giornata splendida e un filo di tramontana ha disegnato panorami ampi, dai colori nitidi e brillanti. Siamo a Vara, felici di fare i nonni, e oggi che siamo soli saliamo in macchina fino all'area picnic di Pian di Stella (Beigua) per andare sull'Ermetta. Una gita che abbiamo fatto tante volte, sempre bella, che si sviluppa in quota e affronta dislivelli modesti ricalcando, in parte, i Sentieri Napoleonici.
Attraversiamo il bosco che da Pian di Stella arriva alla Sella del Beigua: stentiamo a riconoscerla perchè fino a poco tempo fa era una bella radura circondata da alberi maestosi e ora è ridotta ad uno spazio deserto con cataste di tronchi tagliati ai lati. Ma subito dopo il paesaggio torna familiare e in breve raggiungiamo il Bric Veciri e poi la croce dell'Ermetta.
Il panorama è imponente. Oltre la pianura l'arco delle Alpi e a ovest le cime dell'Appennino. Nonostante la grande visibilità, all'orizzonte, specialmente verso il mare, i contorni si sfumano ma a nord e anche a ovest Gianni trova conferma sulla rosa dei venti delle tante cime che riconosce. Una, in particolare, lo colpisce: è Rocca la Meja, sulla quale una volta siamo saliti, facile da conquistare ma dal profilo tanto elegante che l'ho scelta per la pagina principale de "Lemiegite".
Quando arrivo sull'Ermetta leggo sempre il libro di vetta. Cerco le firme di Emilio ed Enrico, i due fratelli che da una vita salgono quassù da Varazze. Questa volta abbiamo trovato una lettera speciale che ho fotografato e vi leggo:
“Il 15 maggio 2017 nell'ultima pagina del registro avevamo scritto quanto segue: probabilmente queste sono le nostre ultime firme sul M. Ermetta. Siamo entrati negli "80": il fiato si è fatto corto, le gambe stanche, la fatica tanta (negli anni "80" il percorso di salita era di 3 ore, oggi è stato di 5 ore e 30). Tutto ha un inizio e una fine. Bisogna saper accettare. Con oggi le salite al M. Ermetta (sempre andata e ritorno a piedi da Varazze) sono 1226. Al Beigua, forse qualche salita riusciremo ancora a farla: con oggi sono 2810. Un saluto ad Angelo di Piampaludo che da una vita ci ha seguito con le sue firme amichevoli. Quando non vedrai più le nostre firme, il canto primaverile del "cuculo" sarà la nostra voce.
Oggi 19 maggio 2018 ce l'abbiamo ancora fatta. I profumi e i colori di dafne, violoni e orchidee, il cielo terso color cobalto, i fiocchetti di nuvole bianche, i cuculi in lontananza, il verde delicato e risplendente al sole ci circondano. La natura è intorno a noi e dentro di noi. Iniziamo un po' stanchi ma contenti la via del ritorno per l'ultima volta ... M. Ermetta 1227, M. Beigua 2857. Sempre a piedi da Varazze andata e ritorno. Emilio - Enrico (i gemelli).”
Non potevamo lasciare una lettera così, rivolta a tutti e insieme una riflessione interiore, senza risposta. Cosa abbiamo scritto? Abbiamo scritto che saranno quarant'anni che cerchiamo le loro firme sul quaderno di vetta, ogni volta ammirati e stupiti. Abbiamo scritto che anche per noi gli anni sono passati e ogni volta che torniamo sull'Ermetta pensiamo possa essere l'ultima. Eppure noi siamo partiti da vicino e anche da lontano, ma mai da Varazze. Da Varazze al Beigua sì, ci siamo andati, ma a contare bastano le dita delle due mani. Il loro record ci pare incredibile, per il numero infinito di salite, per la velocità con la quale sono state fatte, per il loro amore per la natura e per lo spirito di poesia che sanno trasmettere.
Percorriamo a ritroso il sentiero che dall'Ermetta porta all'Alta Via, una volta poco visibile e segnalato con delle "E" bianche ormai stinte (certamente opera dei due fratelli) e ora ben tracciato dopo l'apertura dei Sentieri Napoleonici. Scendendo incontriamo una famigliola di svizzeri, un bimbo biondissimo e sorridente nello zaino in spalla a papà e un altro di tre anni che sale con disinvoltura come se i monti fossero il suo terreno abituale.
Non possiamo accontentarci dell'Ermetta e trascurare il vicino Monte Grosso. Poco prima di giungere alla Sella del Beigua svoltiamo a sinistra sulla larga sterrata che scende dolcemente a una sella che noi abbiamo sempre chiamato Sella del Grosso ma che in realtà porta il nome di Colle Cascina.
Salendo al Monte Grosso è come si aprisse un sipario: dalle antenne del Beigua lo scenario si allarga al Rama, al Bric Resonau, alle praterie di Ferretto, al mare che oggi sfuma nel cielo. Il terreno si fa roccioso e la vetta non è che un mucchio di sassi con su un cippo e una Madonnina.
Abbiamo salutato l'Ermetta, abbiamo salutato il Grosso. Ora torniamo sui nostri passi e con un'ultima breve deviazione porgiamo il nostro saluto anche alla chiesetta del Beigua.
Concludiamo la nostra gita a Pian di Stella, punto di partenza dei Sentieri Napoleonici: il “giallo” che oggi in parte abbiamo percorso e il “rosso” che scende verso il mare.
11 febbraio 2018 - M. ERMETTA e M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano, Roberto
Meravigliosa ciaspolata sulle montagne di casa abbondantemente innevate. Roberto è venuto a trovarmi curioso di visitare questi luoghi così vicini a Genova ma da lui raramente frequentati; e così sono stato ben lieto di farglieli conoscere nel loro “massimo splendore”: alberi carichi di neve, boschi che sembrano usciti da un libro di fiabe e un bel cielo azzurro che è l’ingrediente principale per mettere il buon umore.
La relazione della gita è presto detta: partenza da Piampaludo alle 7.20, salita alla Sella del Beigua lungo la X gialla, andata all’Ermetta e ritorno; poi Croce Monumentale, Chiesetta del Beigua e discesa al ponte seguendo i tre pallini gialli; infine visita alla Torbiera del Laione, oggi molto suggestiva, e ritorno alla macchina per le 13.
Abbiamo avuto la fortuna di trovare ottime tracce che abbiamo seguito fino al primo tratto di discesa verso Pratorotondo; il ritorno nel bosco l’abbiamo invece battuto noi. Tanta neve di ottima fattura su tutto il percorso, appena un po’ pesante in basso, soffice e farinosa sull’Alta Via e a ridosso del crinale: insomma, condizioni perfette per ciaspolare.
Unica nota stonata: l'opera di pulizia delle strade è stata quantomeno stramba (eufemismo) come testimonia l’ultima foto. Salendo da Urbe la strada è pulita fin dopo l'ultima casa di Piampaludo; scendendo da Pratorotondo è pulita fin dove è pulita l'altra; solo che in mezzo c'è un diaframma di 4 o 5 metri di lunghezza, invalicabile. Chi arriva in macchina da Pratorotondo non può neppure fare inversione perché manca lo spazio; in compenso hanno tolto agli escursionisti la possibilità di salire con le ciaspole a Pratorotondo. Neanche se me la spiegassero riuscirei a capirla: qui siamo oltre l’umana comprensione.
10 febbraio 2018 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Veloce giretto mattutino con le ciaspole dopo le abbondanti nevicate di metà settimana: volevo sfruttare subito il buon innevamento dell’alta Val d'Orba e, al tempo stesso, provare il percorso che farò domani con Roberto.
Lascio la macchina dopo le ultime case di Piampaludo di fronte a un grosso cumulo di neve che sbarra la strada; metto le ciaspole, scavalco il cumulo di neve e ... sorpresa: la strada è di nuovo pulita! Peccato che nessuna auto ci potrà mai passare, nemmeno scendendo da Pratorotondo perché poi non troverebbe spazio per parcheggiare e tantomeno per fare inversione. Non resta che togliersi il cappello dinnanzi a tanta genialità. Io invece devo togliere le ciaspole e caricarmele sullo zaino; le rimetterò dopo il Laione, all'inizio del sentiero segnato con la X gialla.
Ho la fortuna di trovare il percorso già tracciato altrimenti, con tutta questa neve, sarebbe stata veramente una faticaccia. Tempo incerto con un po’ d’azzurro e un timido sole alla partenza; poi cielo che si copre velocemente e, tanto per non farsi mancare nulla, anche una fitta e coreografica nevicata nel finale. Ambiente molto pittoresco, soprattutto nel bosco tra il Colle Cascina e la Sella del Beigua dove si cammina tra suggestive gallerie di rami piegati dalla neve.
Dalla Chiesetta del Beigua percorro un brevissimo tratto di crinale in direzione Pratorotondo fino al termine della grande spianata sommitale; qui la traccia di ciaspole piega giù a sinistra nel bosco e allora la seguo e scendo lungo il sentiero che da piccolo facevo con i miei genitori. Saranno più di trent’anni che non ci passo e mi tornano alla mente bei ricordi sbiaditi dal tempo: come quella volta che da qui sono sceso con il bob. Presso una spalla boscosa incrocio i tre pallini gialli che portano, verso destra, alla casa di Cian du Ni dove c’è il grande faggio secolare. Io invece proseguo a sinistra della spalla e dopo un tratto un po’ ripido sbuco sulla strada asfaltata proprio dal ponte. Non mi resta che appendere le ciaspole allo zaino e far ritorno alla macchina.
29 dicembre 2017 - M. BEIGUA da Varazze (ritorno a La Carta)
Stefano
Dopo quasi trent’anni (era il 1988!) ho ripetuto questo bell’itinerario, lungo e molto vario, che da Varazze porta sulla cima del Beigua. Chiara e Alessandro sono andati a fare un giro giù a Celle e così sono sceso con loro in macchina e mi sono fatto lasciare all’inizio della strada per Sassello sotto il viadotto autostradale; presso l’imbocco di una scalinata si incontra il segnavia (una croce rossa, ore 10.35).
La mattinata è limpida e fredda; le raffiche di tramontana che ci hanno accompagnato durante il viaggio qui non si sentono perché Varazze ha la fortuna di essere ben protetta dalle correnti settentrionali. Al termine della scalinata seguo una stradina delimitata da due antichi muri di pietra e in breve raggiungo le case della Costa di Casanova che guardano dell’alto l’omonima frazione. Una buona mulattiera porta alla Cappella del Beato Jacopo (m. 318, ore 11.15), situata su una dorsale tra la macchia mediterranea; in alto, ancora molto lontana, comincia a profilarsi la sommità del Beigua.
Percorro adesso una pista forestale che offre splendide vedute sul golfo di Genova e sulle cime dell’Appennino bianche di neve; poi seguo una mulattiera che contorna a oriente il Bric della Forca e infine, al termine di una ripida discesa sassosa, sbuco sulla strada asfaltata delle Faie presso il Passo del Muraglione (m. 394).
Superato il bivio per Alpicella (m. 440 circa), proseguo ancora su asfalto per alcune centinaia di metri fino a incontrare l’inizio del sentiero che si innalza a sinistra nel bosco. Sopra le ultime case si trova uno dei tratti più caratteristici di questa gita: una bellissima mulattiera lastricata accompagnata da un filare di faggi maestosi. Pian piano gli alberi si diradano e il tracciato risale un’ampia e panoramica dorsale. Trascuro la diramazione a sinistra per il Monte Priafaia e proseguo sul sentiero segnato con la croce rossa che taglia dapprima le pendici orientali del Priafaia e del Bric Montebè per poi piegare progressivamente a destra ed entrare in un bel boschetto di pini.
Più in alto, nella faggeta, passo accanto a un piccolo ricovero di pietra seminterrato mentre un velo di neve farinosa, come quella che si mette sui presepi, dà un tocco d’inverno al paesaggio. La salita sembra non finire mai e in quest’ultimo tratto è bella ripida e faticosa. Finalmente, dopo quasi tre ore e mezza di cammino, sbuco sulla spianata sommitale e alle 14.05 sono di fronte alla Chiesetta Regina Pacis (m. 1287).
Nel frattempo il cielo si è completamente coperto e un vento teso di tramontana sferza il crinale acuendo di parecchio la percezione di freddo. Mi infilo tutti i pile che ho nello zaino e a passo spedito prendo la via di discesa: direzione Alberola, dove Chiara e Alessandro mi passeranno a prendere.
Dopo la deviazione per l’Ermetta, l’Alta Via è un fiume di ghiaccio che mi accompagna fino al bivio per Veirera; poi nel bosco, per fortuna, solo neve. Alle 15.30 raggiungo la provinciale e al Bar “Sciatori” di Alberola (m. 969) mi fermo per un caffè con l’idea di aspettare Chiara qui al caldo. Squilla il telefonino: è Chiara che mi dice che è in ritardo, arriverà tra non meno di un’ora; così, zaino nuovamente in spalla, mi incammino lungo la strada per andarle incontro, avvolto da un freddo pungente.
Finalmente, al bivio di La Carta (m. 739, ore 16.45), vedo arrivare la Panda azzurra con Chiara e Alessandro, contenti per la bella giornata trascorsa al mare; anch’io sono contento perché è stata proprio una bella gita.
3 dicembre 2017 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Anche da me è venuta la neve: non tanta (circa un palmo) ma di buona fattura, depositatasi tra il pomeriggio di venerdi 1 e il mattino di sabato 2. A Piampaludo e sul Beigua ne è caduta invece di più, trenta o quaranta centimetri; così soffice e farinosa che il forte vento, sul crinale, ha in buona parte spazzato via.
L’alba di domenica è splendida, gelida; una bava d’aria da nord fa intuire che in alto, sull’Alta Via, ci sarà vento. Mi copro per bene e con la Panda 4x4 vado su a Piampaludo. La strada è ancora tutta bianca ma con la trazione integrale salgo senza problemi.
Lascio la macchina dopo le ultime case del paese e con le ciaspole ai piedi mi incammino lungo la strada innevata. Il sentiero nella faggeta (tre pallini gialli) è bellissimo, con il sole che filtra tra gli alberi e con la neve che cade dai rami in piccole cascatelle polverose.
All’uscita dal bosco, prima di incrociare la strada sopra Pratorotondo, salgo a destra tenendomi il più possibile sull’ampio dorso del crinale tra ampi spazi aperti e macchie di faggi. In quest’ultimo tratto di salita incontro una bella traccia e due gruppetti di ciaspolatori. Alle mie spalle si apre il panorama verso il mare e sul bianco “altipiano” che da Pratorotondo corre fino al Reixa. La spianata sommitale, come immaginavo, è pelata dal vento che anche stamane spira da settentrione con buona intensità; l’aria è gelida, di qualche grado sotto lo zero; raggiunta la chiesetta faccio subito dietrofront.
In discesa seguo lo stesso percorso eccetto una variante a sinistra, in basso nel bosco, che mi porta a sbucare sulla strada direttamente dal ponte, senza passare dalla casa del grande faggio secolare. Oggi neve asciutta e farinosa, senza il minimo accenno di crosta, e giornata schiettamente invernale. Una bella ciaspolata.
17 settembre 2017 - SENTIERI NAPOLEONICI DEL BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Stefano
Esattamente come la settimana scorsa, le previsioni (di ieri sera!) per oggi davano sole pieno ma, come nella gita all’Armetta, anche questa volta ho rischiato di prendere acqua: il sole splendente e radioso è rimasto a decorare le cartine meteo della Liguria.
Da casa salgo in macchina fino al Beigua per una veloce passeggiata sui Sentieri Napoleonici; posteggio presso l’area picnic di Pian di Stella (m. 1220, poche centinaia di metri di strada sotto la cima sul versante a mare) e mi incammino lungo il percorso “rosso” in direzione del Monte Cavalli. Se non fosse che già conosco questo tracciato, mai e poi mai avrei potuto individuare l’imbocco del sentiero sulla sinistra della strada asfaltata: i segni rossi a forma di feluca stilizzata sono già completamente stinti nonostante abbiano non più di tre o quattro anni. Dopo una ripida discesa tra faggi e radure arrivo alla sella nord del Monte Cavalli e con una breve risalita lungo la dorsale ne raggiungo la cima (m. 1114).
Il pannello informativo apposto sopra il cippo ricorda ciò che qui accadde il 12 aprile del 1800, quando un attacco francese si infranse contro tremila soldati ungheresi dell’Impero austriaco.
Dalla sella nord del Cavalli il Sentiero Napoleonico procede ora con lievi saliscendi su di una pista forestale che termina sulla strada Alpicella-Beigua. Pochi metri di asfalto in direzione del Beigua e, dopo qualche incertezza dovuta ai segnavia non sufficientemente chiari, prendo sulla destra una bella mulattiera che sale nella faggeta. Guadagnata una spalla boscosa, le “feluche” rosse compiono una breve deviazione a sinistra per raggiungere la sommità della Rocca Becciavè (o Rocca d’Sansoggio, m. 1190).
A questo punto abbandono la parte conclusiva dell’itinerario “rosso” che sale verso Costa la Corma e mi raccordo con il “giallo” che passa a poca distanza, al di là delle sorgenti del Sansobbia, e che percorrerò, come il “rosso”, in senso orario.
Quando sbuco sull’Alta Via e inverto la direzione di marcia verso il Beigua, nubi plumbee e minacciose si parano dinnanzi a me inducendomi ad affrettare sensibilmente il passo. Comunque non rinuncio a deviare sulla sinistra per toccare le cime del Bric Veciri (m. 1264) e dell’Ermetta (m. 1267); e mi va bene perché nel frattempo, d’improvviso, irrompe il “Marino” che in un batter di ciglia sgonfia le nuvole temporalesche mentre una nebbia bassa e umida inizia a scorrere veloce a pelo del crinale.
Non mi resta che seguire l’Alta Via fino alla Sella del Beigua (m. 1251) e far ritorno ai prati di Pian di Stella: qui concludo questa bella passeggiata ad anello che si sviluppa tra gli avvallamenti appartati e i rilievi arrotondati del piccolo altipiano a occidente del Beigua.
13 settembre 2017 - SENTIERO NAPOLEONICO GIALLO DEL BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Gianni, Franca
Il tempo che prometteva nebbia è andato via via migliorando e ci ha permesso di godere questa breve gita che per me, dopo mesi durante i quali i monti li ho solo potuto immaginare o vedere dalle finestre di Vara, ha acquistato un significato particolare.
Sapevo che nulla mi avrebbe vietato di tornare a camminare ma, come succede quando c’è il solleone e sembra che il caldo ci tormenterà per sempre oppure quando c’è il gelo pare che il freddo pungente non avrà mai fine, così, quando non si sta bene, sembra che la nuova condizione sia quella che accompagnerà il nostro futuro.
Ho indossato le pedule e ho calpestato i sentieri. Non i panorami scintillanti che ci regala l’inverno, né i colori brillanti della primavera, settembre è amico dei colori discreti, dell’erba che ha conosciuto la siccità, delle foschie che cancellano gli orizzonti lontani. E neppure una gita intera ma una mezza gita perché del Sentiero Napoleonico abbiamo percorso solo l’itinerario giallo, quello più a nord che sale sull’Ermetta. Ma per me è stata lo stesso una grande soddisfazione.
Conosco a memoria l’itinerario, l’area picnic di Pian di Stella, la Sella del Beigua, l’Alta Via, la deviazione ben segnalata per il vicinissimo Bric Veciri e la panoramica – anche se non oggi – Ermetta. Questo tratto è talmente frequentato che la traccia è visibilissima attraverso la prateria, a differenza di alcuni anni fa in cui si individuava a fatica.
Monte Ermetta: teatro di fatti d’arme, di storia. Una croce che svetta, un cippo che ricorda, la rosa dei venti una cassetta metallica col libro delle firme il cui coperchio non sono riuscita a sfilare. La prossima volta dovrò ricordare di portare una bomboletta di grasso spray perché sono curiosa di leggere il libro, di vedere se sono sempre presenti le firme dei mitici fratelli che per oltre quarant’anni sono saliti su questo monte, il “loro” monte.
Tornati sul’alta via proseguiamo e il cappello di Napoleone, un po’ stinto e che avrebbe bisogno di una rinfrescata, ci accompagna al bivio del sentiero che dapprima scende e poi risale ripido fino alla Croce del Beigua. Siamo arrivati, Pian di Stella è a due passi, il cielo si è tinto di azzurro e ci saluta.
29 gennaio 2017 - M. ERMETTA, CROCE DEL BEIGUA e M. GROSSO dal Laione (Piampaludo)
Stefano
La prima metà dell’inverno al Nord-Ovest è trascorsa all’insegna del tempo freddo e asciutto. Due soltanto sono stati gli episodi nevosi, peraltro modesti: la nevicata del 19 e 20 dicembre (30/40 cm) e quella ancor più modesta di ieri, sabato 28 gennaio. Tra questi due eventi si sono succedute ben cinque settimane ininterrotte di tempo stabile di cui tre, a partire dal giorno dell’Epifania, caratterizzate dalla persistenza di gelide correnti settentrionali e da temperature corposamente sotto la media del periodo.
Stamattina il tempo è discreto e una spanna di neve fresca ricopre l’alta Val d’Orba. La strada che da casa mia porta a Piampaludo è ancora tutta bianca ma con la Panda 4x4 non ho problemi e salgo fin quasi alla Torbiera del Laione (m. 991).
Le ciaspole le lascio in macchina perché nel primo tratto di salita mi sarebbero d’impiccio; la mulattiera segnata con la X gialla che conduce alla Sella del Beigua è molto sconnessa e la neve è poca. Più in alto il manto cresce sensibilmente anche perché poggia su quello duro e ghiacciato presente già da prima di Natale. Con gli scarponi e i bastoncini cammino comunque senza problemi.
Raggiunto il Colle Cascina (m. 1209) alle pendici meridionali del Monte Grosso, proseguo nella faggeta fino alla Sella del Beigua (m. 1251) dove svolto a destra sul percorso dell’Alta Via. Il cielo, inizialmente sereno, va via via sporcandosi di nuvolette grigie sempre più fitte mentre, dopo oltre un mese di assenza, torna a spirare il “marino”, il vento di mare che preannuncia sempre un cambiamento del tempo e che in questa occasione segnerà la fine dell’ondata di gelo che ha caratterizzato il mese di gennaio.
La prima cima della giornata è quella dell’Ermetta la cui sommità (m. 1267) è raggiungibile con una breve e piacevole deviazione che si stacca dal tracciato dell’Alta Via. A occidente la bruma mattutina indugia tra le dolci colline delle Langhe mentre dalla parte opposta si abbraccia con lo sguardo tutta la Val d’Orba imbiancata.
Dall’Ermetta torno sui miei passi fino all’Alta Via che seguo per un breve tratto in direzione del Colle del Giovo. A un bivio poco evidente ma ben segnalato da una palina, imbocco un sentierino a sinistra (itinerario napoleonico “giallo”) che scende leggermente tra i pini marittimi inoltrandosi nell’alta Valle del Sansobbia; il segnavia è una feluca stilizzata di colore giallo a cui ben presto si affianca il cerchio rosso proveniente da Stella Santa Giustina.
Procedendo tra i faggi con alcuni saliscendi in un bell’ambiente invernale raggiungo le sorgenti del Sansobbia che nel suo tratto superiore, fino a Santa Giustina, corre parallelo alla costa in direzione ovest. Il Sentiero Napoleonico “giallo” da me seguito non attraversa il corso d’acqua ma piega bruscamente a sinistra in direzione della Croce del Beigua.
Al di là del Sansobbia, a poche centinaia di metri, si trovano invece il Sentiero Napoleonico “rosso” e la Rocca Becciavè (o Rocca d’Sansoggio) che svetta sopra i boschi offrendo un bel colpo d’occhio sulle Langhe e sulle Alpi Occidentali. Per guadagnarne la sommità (m. 1190) devo prestare un po’ di attenzione alle rocce rese insidiose dal ghiaccio e dalla neve gelata.
Dopo esser sceso dalla Becciavè con la dovuta cautela e dopo aver riattraversato il Sansobbia, riprendo l’itinerario “giallo” e, al termine di una ripida salita, sbuco nella radura dove si erge imponente la Croce Monumentale del Beigua (m. 1267), costruita tra il 1932 e il 1933 e alta quasi venti metri.
Dalla croce scendo alla Sella del Beigua e riprendo la X gialla in discesa fino al Colle Cascina.
Con un’ultima breve risalita raggiungo anche la cima del Grosso (m. 1265) che costituisce il contrafforte settentrionale del Massiccio del Beigua. Nuvoloni sempre più scuri si addensano sopra l’Alta Via mentre sul versante di Piampaludo splende ancora il sole.
Con una veloce discesa lungo la mulattiera già percorsa all’andata faccio ritorno alla macchina. Già domani questa bella neve sarà quasi del tutto sparita, divorata dall’umidità e dal vento di mare. Le giornate si allungano e l’inverno sembra aver già sparato le sue cartucce migliori anche se di neve, almeno dalle mie parti, fino a ora se n’è vista proprio poca.
30 dicembre 2016 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Gianni, Franca
Siamo a Vara e c’è neve, dura quanto si vuole ma per una bella ciaspolata bisogna anche sapersi accontentare. Il tempo è splendido, l’aria pungente. Qualche giorno fa avevamo lasciato la macchina a Piampaludo e ci eravamo incamminati lungo la carrozzabile per Pratorotondo coperta da un buon manto nevoso. Oggi vorremmo ripetere questa bella passeggiata.
Partiamo dunque ma quando superiamo le ultime case di Piampaludo abbiamo la sorpresa di trovare la strada nera di asfalto. L’hanno pulita! Pazienza, proseguiremo in auto e ci fermeremo più su.
Ai lati due muriccioli di neve impediscono il posteggio nei rarissimi slarghi e solo dopo il Laione, immediatamente prima del ponte sul rio Nido, riusciamo a fatica a invertire la marcia e accostarci a lato.
Faremo il sentiero Natura che sbuca poco sopra Pratorotondo, poi un breve tratto di Alta Via e ci fermeremo sul Beigua.
Mettiamo le ciaspole già da subito perché sul ponte luccicano larghe chiazze ghiacciate, non sarà un po’ di asfalto a rovinarle, ed entriamo nel bosco subito dopo, dove una palina segnaletica e tre pallini gialli indicano il Sentiero Natura. Sono le 11,40.
La neve è parecchio dura ma i ramponcini mordono bene e lo scricchiolio che producono dà sicurezza. La casa del faggio come la chiamiamo noi, o Cian du Ni che è il suo vero nome, è vicinissima. Un faggio secolare le fa da sempre compagnia. Si sale bene, senza fatica, sulla neve e anche sul tappeto di foglie cadute dagli alberi.
Un’ora più tardi incontriamo la strada che sale al Beigua e che cerchiamo in ogni modo di evitare per non dover togliere le ciaspole. Il cielo è di un azzurro intenso, le sagome scure dei pini risaltano sul grande tappeto bianco, ma sul mare c’è una densa foschia che nasconde il paesaggio.
Spesso l’erba, alta, secca e coperta di brina ghiacciata, spunta dal manto che qui non ha un grande spessore. In compenso la neve si è ammorbidita e sembra ora zucchero glassato sul quale le ciaspole a volte lasciano impronte leggere e a volte sprofondano appena.
Intanto il panorama ci regala scorci suggestivi, come le chiome dei pini coperti da una galaverna sottile e una fuga di monti disegnati dalla nebbia che si insinua nelle vallate. Perfino le antenne, così brutte, così ingombranti, sembrano giocattoli, alberi di Natale un po’ tecnologici che la neve rende accettabili.
Per mangiare al riparo del vento che soffia leggero ma ghiacciato ci sistemiamo proprio ai piedi di una di queste, tra un muretto di cemento e vecchie parabole abbandonate a terra, ma con una vista impagabile sulla lunga catena delle Liguri e delle Marittime che sembrano galleggiare sulla foschia.
Quando ripartiamo manca un quarto alle due. Salutiamo il paesaggio e ciaspole in spalla andiamo a fare visita alla chiesetta per poi scendere lungo la strada fino a ritrovare il sentiero Natura, un po’ sopra Pratorotondo.
L’ombra del bosco e gli occhiali scurissimi che sia io che Gianni abbiamo dimenticato di togliere ci fanno immaginare che sia pomeriggio inoltrato e imminente il tramonto. In realtà il sole filtra ancora tra gli alberi e alle 15,15 siamo di ritorno alla macchina.
Una bella passeggiata.
23 dicembre 2016 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
La nevicata di lunedi 19 e martedi 20 dicembre, seguita da un rialzo delle temperature diurne e da discrete gelate notturne, ha depositato in alta Val d’Orba un manto compatto di 30/40 centimetri. Venerdi è una giornata splendida e mite e una veloce ciaspolata mattutina è praticamente d’obbligo.
Come consuetudine prendo la macchina e vado a Piampaludo che, al pari di Alberola, è la località dove si trova la neve migliore e più abbondante; sostanzialmente per tre semplici motivi: quota relativamente elevata, maggior lontananza dal mare e minor esposizione ai venti (sia di tramontana, che spazza via la neve, sia di mare, che invece la neve se la mangia).
Lascio l’auto dopo le ultime case del paese e, ciaspole ai piedi, mi incammino lungo la strada per Pratorotondo fino all’imbocco del “Sentiero Natura” dove si trova un palina di legno con tre pallini gialli come segnavia. Passo davanti alla vecchia casa di Cian du Ni e, dopo un bel percorso nella faggeta, sbuco sull'ampia dorsale di spartiacque poco sopra Pratorotondo. Qui abbandono i tre pallini gialli e salgo sulla destra per raggiungere, poco più in alto, il percorso dell'Alta Via e la strada del Beigua oggi insolitamente coperta di neve.
Dico insolitamente perchè questa è la prima volta, da quando l'hanno asfaltata a metà degli anni novanta, che mi capita di trovare non pulito il tratto sopra Pratorotondo (tratto gestito dal Comune di Varazze); e, se devo essere sincero, preferirei che tra Piampaludo e il Beigua la strada non venisse mai pulita per poter essere così utilizzata esclusivamente dai ciaspolatori e dagli sci-escursionisti.
Lascio sulla sinistra le bandierine bianco-rosse dell'Alta Via e mi porto sul dorso del crinale, tra ampie radure e macchie di faggi; la neve è bella compatta e si cammina benissimo. Risalgo una breve rampa e, voltandomi indietro, posso ammirare un bel panorama che si spinge fino alle Apuane.
La consueta selva di antenne, alle quali sono ormai affezionato, mi dà il benvenuto sulla spianata sommitale del Beigua. Fotografare la piccola chiesetta senza che compaia alcun traliccio metallico non è semplice; costruita quasi un secolo fa e restaurata nel 1975, è infatti praticamente sommersa da decine di ripetitori che irradiano il segnale a parte della Pianura Padana, all'entroterra di Savona e alla Corsica settentrionale.
Al ritorno seguo un bel tratto di strada innevata considerato che, in queste particolari condizioni, forse non mi capiterà più di trovarla (e infatti il giorno dopo, sabato 24, passerà lo spazzaneve). Un ultimo sguardo alla Riviera delle Palme tra Savona e Capo Mele e poi veloce discesa lungo la strada fino al punto in cui l'ho incrociata in salita. Da qui alla macchina seguo esattamente le impronte dell'andata eccetto una piccola deviazione, quasi alla fine, per scattare alcune foto alla Torbiera del Laione.
Un'ultima considerazione: la Valle d'Orba è l'unica zona della Liguria dove il 19 e 20 dicembre ha nevicato in maniera consistente; sembra incredibile come una zona così vicina al mare e con quote tutto sommato modeste riesca sempre a fare il pieno di neve. Mentre sto scrivendo (3 gennaio 2017), intorno a casa mia (Tiglieto, solo 500 metri di altitudine) è ancora tutto bianco!
31 ottobre 2016 - M. BEIGUA e Sentiero Archeologico dal Laione (Piampaludo)
Gianni, Franca
Un po’ (tanto) per la salute che non mi permette di cimentarmi negli itinerari lunghi e anche faticosi che mi hanno accompagnato nel corso di tanti anni, un po’ perchè da quando sono diventata nonna non desidero altro che stare vicino al mio nipotino, succede che negli ultimi tempi il mio terreno di gioco si è limitato a quello del Parco del Beigua.
Non che mi dispiaccia, perché il massiccio del Beigua offre panorami eccezionali e una varietà di ambienti che negli ultimi anni sono stati valorizzati e hanno meritato al parco il titolo di Geopark che lo pone tra i parchi più importanti del mondo. Ma la cosa non mi permette più di raccontare le cose nuove alle quali mi ero abituata.
Mi accorgo di aver parlato in prima persona ma avrei potuto usare il “noi” perchè Gianni e io siamo sempre andati per monti insieme. Come oggi, una bella giornata mite e soleggiata che immaginavo non mi avrebbe regalato nulla da raccontare; né di far vedere, non avendo neppure la macchina fotografica ma solo il telefonino. Qualcosa da raccontare invece ce l’ho visto che alla fine abbiamo fatto un sentiero che …
Ma andiamo con ordine. Lasciamo la macchina subito dopo la torbiera del Laione là dove inizia il sentiero della croce gialla, e ci aspetta una sorpresa. A terra c’è un foglio piegato e ripiegato per poter essere messo in tasca, gualcito, che ha un’aria familiare. Lo prendo, lo apro: da un lato c’è stampata la cartina con l’itinerario Piampaludo (Lajone)-Monte Rama, fatta da Stefano e pubblicata sul sito, dall’altra gli itinerari del Beigua. Qualcuno che trova utile il nostro sito e ha pensato di servirsene c’è …
Raccolgo il foglio per ricordo e proseguo sulla strada Piampaludo-Pratorotondo per nemmeno mezzo chilometro, poi svolto a destra sul Sentiero Natura (tre pallini gialli).
Questo sentiero, comodo, ampio, suggestivo in questo scorcio di autunno per il grande e soffice tappeto di foglie rosse cadute dagli alberi ormai spogli, ha il solo difetto di essere troppo breve. Incontra la casa di Cian del Ni col suo faggio maestoso, poi il vecchio sentiero che sempre facevamo per salire al Beigua quando Stefano era bambino e che d’inverno diventava una pista per il suo piccolo bob in plastica rossa, svolta a sinistra e … incrocia la strada asfaltata Pratorotondo-Beigua. Tre quarti d’ora andando come lumache.
Chissà se quel vecchio sentiero, che invece di svoltare a sinistra sale dritto, esiste ancora? O se non esiste più, visto che già allora in alto si perdeva. Il navigatore mi dice di sì e se qualcuno si è preso la briga di mapparlo vuol dire che …
La risposta ce l’ho più in alto quando, dopo aver percorso un breve tratto di Alta Via, lungo la strada asfaltata incontriamo un furgone con il rimorchio carico di biciclette e un nutrito gruppo di ciclisti che inforcano velocemente le due ruote e scendono là dove sbucava il “nostro” sentiero. A mapparlo sarà stato uno di loro, non per niente le Openmtbmap si chiamano così perché sono nate per iniziativa dei bikers. Quelli che incontriamo oggi usano il furgone un po’ come gli sciatori usano le seggiovie e si cimentano in discese tecniche su sentieri curati da loro.
Eccoci al Beigua: le antenne, la chiesetta ci sono tanto familiari che potremmo andarci ad occhi chiusi.
E ora? E’ ancora presto. Dobbiamo inventarci come allungare il percorso. Andiamo a Pratorotondo, seguiamo l’Alta Via fino a Pian Ferretto, svoltiamo a sinistra e seguiamo la croce gialla (Piampaludo-Monte Rama) per tornarcene alla macchina? Forse è stato il foglietto che abbiamo trovato questa mattina a suggerire questa variante a Gianni.
Scendiamo lungo la strada e ci fermiamo a mangiare qualcosa all’area picnic di Pratorotondo prima di proseguire sull’Alta Via in direzione levante. Questo tratto nelle giornate limpide regala un panorama eccezionale ed è molto frequentato. Peccato che la visibilità sia oggi meno che mediocre.
Pian Ferretto, Prati Ferretto o Pian Fretto come recitano le vecchie carte: è una vasta distesa prativa interrotta da un grande “fiume di pietre”. Zona di pascolo per le mucche di nostra conoscenza, di razza piemontese, chiare come i sassi che costellano la prateria, magra per l’esposizione alle intemperie e con una vista spettacolare sul mare che non so quanto le mucche siano in grado di apprezzare.
Svoltiamo a sinistra, dicevo, e attraversiamo la prateria lungo il sentiero della croce gialla che troviamo oggi, per la prima volta, con l’erba tagliata. Merito del Parco. Quando si infila nel bosco però, almeno fino a quando incontra i tre pallini gialli del Sentiero Natura che ci riporterà alla macchina, attraversa una zona che risente del disboscamento selvaggio di qualche anno fa. Fangose piste forestali che intersecano il sentiero ad ogni passo e soprattutto rami e detriti disseminati ovunque.
Distrattamente seguiamo una di queste piste e anche se ci accorgiamo presto dell’errore lasciamo perdere e raggiungiamo la strada poco più in alto per proseguire sull’asfalto. Così almeno pensiamo, ma cambiamo idea quando incontriamo il cartello del Sentiero Archelogico che dà il nome a un tratto del Sentiero Natura dei tre pallini gialli. Non l’abbiamo mai percorso, è breve, è ancora presto, si può fare. Pazienza se scendiamo di nuovo per ritornare ai tre pallini e disegniamo sul tracciato gps uno stupido giro dell’oca.
Il sentiero ci porta presto a Casa del Che, una bella cascina ormai abbandonata circondata da grandi alberi e un tappeto di foglie rosse. E’ bello, è comodo e si fa interessante quando troviamo la prima delle cinque grandi pietre con le incisioni rupestri.
Non si tratta delle pietre originali che sono disseminate nel territorio del parco a grande distanza l’una dall’altra, spesso in zone impervie e non facilmente raggiungibili. Si tratta di calchi fedeli che in breve spazio raccolgono l’opera di antichi cacciatori e pastori che hanno lasciato sulla roccia la testimonianza della loro esistenza. Qualcuno di questi reperti viene fatto risalire a 4700 anni prima della nascita di Cristo ma quello di incidere la roccia è un’usanza proseguita anche dai nostri nonni che, immagino, avranno arricchito le antiche incisioni con le loro.
Ad ogni buon conto anche questa è una bella iniziativa del parco del Beigua per valorizzare il suo territorio.
Pannelli esplicativi accompagnano le incisioni e ci raccontano l’uso alle quali quelle pietre erano destinate. Naturalmente nell’ombra del bosco la fotocamera del telefonino fa cilecca e mi regala poche misere immagini.
Oh, come mi trovo male a fotografare col telefonino! Lo impugno male, non riesco a tenerlo fermo e così le foto vengono mosse, rischia di cadermi sui sassi ogni volta. Foto pesanti per i tanti pixel catturati dal minuscolo obiettivo ma che, alla resa dei conti, non mi soddisfano per niente.
La nostra breve gita si conclude quando, nella nebbia che intanto è scesa e ha cancellato l’azzurro del cielo, sbuchiamo sulla strada poco a valle della torbiera del Laione e andiamo a recuperare la macchina. Abbiamo percorso poco meno di 13 chilometri e superato un dislivello di 400 o 500 metri.
18 luglio 2016 - SENTIERI NAPOLEONICI DEL BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Gianni, Franca
Dopo un anno e mezzo (era il 2 gennaio 2015) torniamo a percorrere i due Sentieri Napoleonici del Beigua, segnati con la feluca napoleonica stilizzata rossa (sentiero n.1 sul versante marittimo) e gialla (sentiero n.2 sul versante padano): su questi percorsi storia e belle vedute panoramiche si intrecciano. Li avevamo fatti per la prima volta in una limpida e fredda giornata invernale, li ripetiamo oggi in una bella e calda giornata d’estate. Partiamo dall’area picnic Pian di Stella (ore 9,10) poco sotto la cima del Beigua e iniziamo con il Sentiero Rosso, che seguiremo in senso antiorario, incamminandoci lungo la bella sterrata a lato della prateria. L’alta Croce del Beigua spunta in alto sulla nostra destra, appena al di sopra della fitta cortina di alberi.
In breve ci troviamo al bivio per Costa la Corma che scende verso sud tra rocce e pini. L’aria è calda e immobile, un tappeto di nuvole si appoggia sul mare e sopra il tappeto si disegna il profilo grigio delle Marittime. La neve che Stefano ha incontrato pochi giorni fa è già sparita.
A Costa la Corma c’è il primo cippo con la storia dei fatti d’arme del 12 aprile 1800: qui si fermò l’impeto del contrattacco dei soldati francesi di fronte alla resistenza degli austriaci che occupavano la posizione del Monte Cavalli.
Torniamo sui nostri passi risalendo la costa fino al punto di massima elevazione e prendiamo il sentiero che si stacca sulla nostra sinistra per scendere verso la Rocca Becciavè, un piccolo rilievo roccioso che si alza sul bosco e che oggi ci regala un panorama sfocato, stanco, come sempre succede nelle afose giornate estive.
Una larga mulattiera scende ora nella folta e ombrosa faggeta, attraversa la strada asfaltata Alpicella-Beigua, la sfiora nella sua discesa verso sud, svolta a est con un dolce falsopiano e incontra la deviazione per il Monte Cavalli.
Non riconosco quasi il breve crinale che ci accompagna alla cima, d’inverno appena punteggiato dal verde dei pini tra il grigio delle rocce, oggi ricoperto da un fitto manto di faggi e di sorbi. Sulla cima il secondo cippo racconta dei 3000 soldati austriaci che qui resistettero e respinsero il contrattacco francese. Un vapore leggero sale nella conca che ci divide dalla cima del Beigua, nuvole bianche compatte si stendono a occidente. Siamo nel punto più a sud del tracciato (ore 11).
Lasciandoci alle spalle il Monte Cavalli torniamo alla deviazione e questa volta puntiamo dritti verso nord infilandoci nel bosco che sale ripido, attraversa la strada e ci riporta a Pian di Stella. Il primo percorso è terminato.
(ore 11,40) Ci aspetta il secondo, quello che si sviluppa sulle pendici nord del Beigua. Il segnavia, che ora è diventato giallo, ci accompagna alla Sella del Beigua, ricalca l’Alta Via e l’abbandona temporaneamente al bivio per il Monte Ermetta per compiere una lunga appendice che tocca dapprima il Bric Veciri, dove troviamo il terzo cippo e i resti di una trincea, e poi l’Ermetta, il punto più a nord del tracciato. Grandi E bianche sono disegnate sui massi insieme al cappello di Napoleone.
(ore 12,30) Ermetta: la croce in ferro e la bella rosa dei venti dominano il vasto panorama che nelle giornate limpide è superlativo. Oggi il profilo del lontano arco alpino sembra stemperarsi nell’aria calma e calda, tanto calda nel sole accecante che mi dimentico di fotografare il quarto cippo.
Eppure, in quei lontani 11 e 12 aprile del 1800, c’erano neve e gelo e gli affamati soldati di Napoleone dovettero resistere all’attacco austriaco riparandosi appena dietro ai massi.
Scendiamo a riguadagnare l’Alta Via, la percorriamo verso ponente per un altro tratto e un po’ oltre la croce svoltiamo a sinistra per scendere a incrociare il sentiero che sale da Santa Giustina. Il nostro segnavia svolta ancora a sinistra affiancandosi al cerchio rosso che lo accompagnerà, nel folto del bosco, fino alla Croce del Beigua. E’ il tratto meno evidente del percorso, quello dove il taglio dell’erba è stato meno curato.
(ore 14) – Siamo arrivati, l’area picnic di Pian di Stella è vicina, i nostri due anelli si chiudono dopo averci regalato una bella e interessante giornata. Il navigatore mi dice che abbiamo percorso 12 chilometri su quattro ore e venti di cammino effettivo.
6 luglio 2016 - M. BEIGUA da Piampaludo
Gianni, Franca
Anche oggi facciamo una gita nel Parco del Beigua, una gita breve, semplice ma per me di grande valore perché ancora un mese fa ero convinta che mai più avrei potuto percorrere questi sentieri. E’ tempo di bilanci, di rinunce e di ricordi. La differenza tra Gianni e me? A lui i bei ricordi fanno nostalgia, a me regalano la gioia di aver fatto qualcosa che nessuno mi potrà togliere.
E’ una bella giornata, la temperatura è piacevole, la pioggia di ieri ha lasciato il bosco umido e fresco.
Alle 8,45 lasciamo la macchina alle ultime case di Piampaludo, sulla strada per Pratorotondo, là dove il segnavia della X gialla sale sulla vecchia mulattiera ancora ben lastricata. Le pietre lisce e arrotondate questa mattina sono scivolosissime perfino a calpestarle in salita.
E’ un piacere osservare come il sentiero è tenuto dal Parco, così che, dove passa tra i prati, ci ritroviamo a camminare lungo un corridoio perfettamente rasato tra due pareti di erba altissima che ci sfiora le spalle.
E’ un sentiero che nella prima parte incrocia più volte la strada asfaltata, scende a lambire la torbiera del Laione che oggi è un tappeto di erba verdissima, e poi sale deciso nel bosco seguendo un antico tratturo in gran parte lastricato che porta a Colle Cascina, tra il Grosso e il Beigua.
Svoltiamo a sinistra e una larga e comoda sterrata ci accompagna alla Sella del Beigua dove, anche se sono rimasti i cartelli che segnalano la presenza di cani maremmani, non ci sono pecore al pascolo e quindi la presenza di questi temibili animali è scongiurata.
Ore 10,30 - La chiesetta del Beigua è circondata da un grande prato ordinato, la strada asfaltata che scende a Pratorotondo è deserta, il mare è avvolto dalla foschia. Una tipica giornata estiva.
Seguiamo l’Alta Via fino a incrociare i tre pallini gialli del Sentiero Natura. Davvero bello e ben curato questo percorso che si snoda interamente nel bosco e ci accompagna alla vecchia casa e al faggio maestoso di Cian du Ni (ore 11,45). Già quarant’anni fa, ai nostri primi passi sulle pendici del Beigua, questo faggio aveva attirato la nostra attenzione per la sua mole e in gruppo ci divertivamo a circondarne il tronco dandoci per mano. Per noi questo posto è sempre stato semplicemente quello della Casa del Faggio.
Seduti sui gradini della casa (quanto resisterà ancora?) mangiamo qualcosa. La strada asfaltata è poco più in basso e la seguiremo fino alla macchina, concludendo così, con due itinerari diversi di salita e di discesa, questo semplice ma suggestivo anello (ore 13).
10 chilometri lo sviluppo, quasi 400 metri il dislivello, 3 ore e 25 minuti il nostro tempo di cammino effettivo.
6 marzo 2016 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Anche quest’anno, quando ormai nessuno l’aspettava più, la neve è caduta in Val d’Orba in buona quantità. Oggi è una giornata splendida ed è probabilmente l’unica occasione, in questo inverno anomalo, per una ciaspolata a due passi da casa. Prendo la macchina e salgo a Piampaludo prestando ben attenzione alla strada che, dopo San Pietro d’Olba, è coperta da due dita di neve e di ghiaccio.
Lascio l’auto dopo le ultime case del paese e, ciaspole ai piedi, mi incammino lungo l’itinerario per il Monte Beigua segnato con una croce di Sant’Andrea gialla. Superata la Torbiera del Laione, trascuro la deviazione a destra (X gialla) e proseguo sulla strada per Pratorotondo fino all’imbocco del “Sentiero Natura” (palina in legno e tre pallini gialli per segnavia).
La mulattiera sale dolcemente nella faggeta in un ambiente finalmente invernale. Per un’insolita disposizione delle correnti, ieri è nevicato più in bassa valle che qui sul Beigua: o meglio, mentre al mattino da me fioccava fitto fitto, quassù pioveva a dirotto per girare poi in neve soltanto nel pomeriggio. Risultato: una spanna di coltre bianca sopra il vecchio manto duro della scorsa settimana, l’ideale per le ciaspole.
All’uscita dal bosco, in prossimità dell’ampio crinale di spartiacque, abbandono il sentiero e risalgo a destra i candidi pendii evitando di incrociare la strada asfaltata proveniente da Pratorotondo. La breve salita che porta alla cima regala scorci panoramici davvero caratteristici, con i bricchi innevati che si affacciano direttamente sul mare. Sopra il Reixa si addensano intanto minacciosi nuvoloni scuri mentre qui di fronte, sulla Rocca del Turnou e sul Bric Damè, splende forte il sole. Una traccia di sci riga la grande spianata sommitale mentre il sole e le nubi disegnano giochi di luci sul mare increspato.
Raggiunta la Chiesetta Regina Pacis faccio dietrofront e inizio a scendere verso Pratorotondo. Inizialmente seguo le bandierine bianco-rosse dell’Alta Via, poi mi sbizzarrisco a cercare la via più bella tra le macchie di faggi e le radure per arrivare così a Pratorotondo senza aver mai camminato sulla strada asfaltata. Il parcheggio è quasi pieno, la bella giornata ha attirato tanta gente: tutti sono saliti in macchina da Varazze visto che da qui a Piampaludo la strada è intransitabile.
In perfetta solitudine mi godo quindi la comoda discesa, poi, in vista del Laione, faccio una breve deviazione per fotografare la conca della torbiera completamente allagata e ricoperta di ghiaccio: in pratica un vero e proprio lago gelato formatosi dopo le abbondanti precipitazioni piovose e nevose delle ultime settimane. Provo a camminarci sopra ma subito sinistri scricchiolii mi inducono a tornare lesto sui miei passi: non sarebbe bello finire con le ginocchia a bagno! E poi devo sbrigarmi. Ieri Alessandro ha compiuto un anno e oggi abbiamo organizzato per lui una piccola festicciola.
31 ottobre 2015 – M. BEIGUA e M. SCIGUELO dal Laione (Piampaludo)
Gianni, Franca
Anni che passiamo vicino allo Sciguelo e lo ignoriamo … è giusto l’ora di tornarci.
Non abbiamo scelto la giornata adatta, sui crinali soffia un gran vento e sullo Sciguelo figuriamoci. Il nome, che in genovese vuol dire fischio, non nasce a caso.
Dal versante padano è un rilievo insignificante ed è raggiungibile in una manciata di minuti da Pratorotondo. Dal mare ha un aspetto imponente e l'escursione è più impegnativa.
Alle 9,10 partiamo dal Laione, sopra Piampaludo, e prendiamo il sentiero con la X gialla per il Beigua. Il tempo è imbronciato per via del forte vendo di tramontana ma via via prevale il sole anche se il vento freddo rimane. In poco tempo siamo alla sella sotto il Grosso – Gianni si ostina a chiamarla sella del Grosso anche se si chiama Colle Cascina – e proseguiamo, sempre con la X gialla, su quella che è diventata una comoda sterrata.
Le foglie sono tutte a terra e formano un morbido tappeto fiammeggiante, i faggi sono già pronti a ricevere la neve.
Alla Sella del Beigua incontriamo una coppia che ci chiede dove sia il Monte Grosso. Io glielo spiego indicando col braccio che è poco più in là, verso nord, Gianni pure e aggiunge che sul Grosso ci sono passati i soldati di Napoleone. La signora sta gentilmente ad ascoltarci e chiede qualche altro ragguaglio prima di spiegare che il monte Grosso che intendeva lei è quello dove c’è la Chiesa della Guardia di Varazze (sul mare, a 400 metri di quota).
Pochi minuti e siamo alla chiesetta Regina Pacis sul Beigua. Il cielo è azzurro ma verso il mare non c’è visibilità. Ci siamo coperti per via del vento e non si sta male.
Scendiamo sulla strada (è più comoda), arriviamo a Pratorotondo e proseguiamo per un tratto sulla sterrata per le Faie. Lo Sciguelo è sopra di noi, vicinissimo. Peccato che oggi, come promette il suo nome, fischi davvero: io non riesco a stare in piedi e meno male che sono solo pochi metri perché per non cadere devo camminare a quattro zampe.
Al ritorno ci diamo la mano: il mio peso (scarso) e il suo bastano a non farmi volare.
Avremmo potuto allungare con il Sentiero Cultura - segnato dal Parco per far conoscere le incisioni rupestri - ma il nostro nipotino ci aspetta. E così concludiamo la breve gita con una tranquilla camminata sulla strada che da Pratorotondo ci riporta al Laione.
9,5 i chilometri percorsi, 430 metri il dislivello.
8 settembre 2015 – M. GROSSO e M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Gianni, Franca
Anche questa di oggi si preannuncia come una piacevole camminata senza pretese. Il tempo, quando usciamo di casa a Vara, è splendido.
Alle 9,15 posteggiamo la macchina un po’ prima del Laione e seguiamo il sentiero della X gialla (Piampaludo-Beigua) che nella parte iniziale si snoda un po’ sopra e un po’ sotto la strada asfaltata che va a Pratorotondo e appena oltre la torbiera del Laione si stacca sulla destra prendendo quota rapidamente.
Alcune signore fanno conversazione sedute sulle loro sedie pieghevoli sistemate a bordo strada e che presto verranno riposte nel bagagliaio dell'auto: un quadretto curioso a quest’ora del mattino che qui non ha ancora conosciuto i raggi del sole e della notte conserva l’aria fine e pungente. Il mistero è presto spiegato quando incontriamo un fungaiolo che scende: c’è chi cerca ancora nel bosco e chi preferisce fare salotto.
Più in alto – quando siamo partiti l’altimetro segnava 950 e ora 1170 – il sentiero diventa una sterrata percorsa dai mezzi che arrivano a una cascina ristrutturata. Resterà tale, con i solchi lasciati dalle ruote dei camion, fino al Beigua. La sterrata all’inizio è ripida, poi spiana alla radura di Colle Cascina dove abbandoniamo la X gialla (la riprenderemo dopo) per seguire il sentiero dei tre pallini gialli che sale al Grosso. Lasciamo il bosco sotto di noi e saliamo sui prati costellati di massi fino a raggiungere la Madonnina sistemata sul cippo (ore 10,45), mentre le nuvole che intanto sono salite dal mare pennellano di bianco l’azzurro del cielo.
Tornati velocemente sui nostri passi riprendiamo a Colle Cascina la X gialla che in breve ci accompagnerà alla Sella del Beigua e poi alla chiesetta (ore 11,40): sul monumento dedicato agli alpini troviamo una targa nuova, commovente, dedicata ai dispersi in Russia che sembrano essere ormai dimenticati e che recita : nessuno saprà mai la vostra storia … che un sasso almen di voi serbi memoria.
Ora seguiamo per un tratto l’Alta Via e poco sotto la cima del Beigua ci mettiamo a sedere sui sassi per sbocconcellare un panino, ma l’abbandoniamo presto per il Sentiero Natura che gira a sinistra e si infila in un bellissimo e arioso bosco di faggi. La cosa curiosa è che a terra ci sono tantissime foglie ancora verdi, probabilmente strappate alla pianta dalla grandine di alcuni giorni fa. E’ un percorso davvero piacevole che ci porta a quella che da sempre chiamiamo la casa del faggio per via dell’albero secolare che sembra fargli da guardia: è la casa di Cian du Ni.
Il resto non ha storia: la deviazione per osservare da vicino la Torbiera del Laione, qualche curva e ritroviamo la macchina (ore 13,50).
10 chilometri scarsi, dislivello 400 metri.
20 luglio 2015 - M. ERMETTA e SENTIERO NAPOLEONICO (percorso giallo) da Veirera (Alberola)
Gianni, Franca
In questo torrido mese di luglio abbiamo scelto un percorso in gran parte all’ombra del bosco e sulle praterie dell’Alta Via quasi sempre ventilate anche nelle giornate più calde.
Partiti da Veirera alle 8,25 iniziamo la nostra salita lungo il segnavia delle due righe gialle provenienti da Palo. Poco dopo, quando ancora siamo sulla strada asfaltata, incontriamo il quadrato giallo vuoto che sale da Sassello e da questo momento troveremo i due segnavia affiancati.
Come un grande ombrello il bosco ci regala un po’ di frescura: il sentiero sale ripido finché – e intanto si sono fatte le 9,40 – sbuca sull’Alta Via. Un altro segnavia si aggiunge ed è il cappello di Napoleone, ovvero il simbolo Ω giallo che indica l’itinerario giallo del Sentiero Napoleonico che avevamo illustrato in occasione dell’escursione del 2 gennaio 2015. Lo seguiremo per intero, ma con il senso di marcia al contrario.
Dopo un breve tratto di Alta Via in direzione del Beigua svoltiamo a sinistra per salire all’Ermetta, senza trascurare la deviazione per il Bric Veciri dove ritroviamo il cippo numero tre e i resti del trinceramento dietro il quale i francesi si erano difesi dagli assalti austriaci.
Alle 10,30 siamo sull’ Ermetta: sul cippo numero quattro è raccontato quanto successe il pomeriggio dell’11 aprile 1800 quando i francesi, attaccati dagli austriaci, riuscirono a resistere e a trascorrere una gelida notte tra la neve e il vento che infuriava sulla cima.
Oltre a questi ricordi, che ci portano lontano nel tempo e hanno segnato la Storia, l’Ermetta ce ne regala altri più personali, che abbracciano l’arco di quattro decenni. Ogni volta che saliamo su questa cima cerchiamo con trepidazione le firme di Emilio ed Enrico, due fratelli che sono saliti quassù, a piedi da Varazze, oltre 1210 volte (e 2700 al Monte Beigua). Scrivono sul libro di vetta una sola volta e quest’anno, come nel 2015, l’hanno fatto nel mese di maggio, accompagnati dal canto del cuculo e dal profumo delle dafne e dei violoni fioriti. Qualcuno ha scritto grazie per averlo fatto partecipe, per tutti questi anni, delle loro emozioni e anche noi, che nel pensiero abbiamo sempre considerato l’Ermetta una loro privata proprietà, questa volta abbiamo lasciato due righe di saluto.
Oggi la Rosa dei venti è inutile: a sud un mare di nubi, a nord una fitta foschia impedisce allo sguardo di andare lontano. Fa caldo e anche lo sfogliare il libro di vetta è fatica. Alle 10,45 lo chiudiamo, lo fasciamo nel suo sacchetto impermeabile e lo rimettiamo nella scatola murata nella roccia che il sole ha reso rovente. Scendiamo.
Il cappello di Napoleone ci accompagna all’area picnic di Pian di Stella (ore 11,30) e, incredibilmente, seduti ad un tavolo all’ombra dei faggi, abbiamo freddo.
Non è ancora mezzogiorno quando riprendiamo il cammino e, nel senso contrario di marcia rispetto a quello consigliato, raggiungiamo la Croce del Beigua e scendiamo nella Valle del Sansobbia dove il cappello di Napoleone si affianca al cerchio rosso per Santa Giustina, prima di staccarsene, svoltando a destra, e risalire all’Alta Via (ore 13) nei pressi della bella croce posta su di un masso in posizione panoramica.
A questo punto non ci rimane che riprendere il nostro sentiero dell’andata e seguirlo fino a Veirera. Sono le 14,45 e il termometro in macchina segna 38°!
13,5 km la lunghezza del percorso, poco meno di 500 metri il dislivello.
23 febbraio 2015 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Dopo un dicembre e una prima metà di gennaio di inverno inesistente, nelle ultime settimane una serie di perturbazioni ha finalmente dispensato neve copiosa sulle Alpi e ha imbiancato in modo considerevole il nostro Appennino: è dal 21 gennaio che sul prato intorno a casa ho la neve al suolo in maniera continuativa. Due giorni fa ne è scesa dell'altra e stamattina ho colto l’occasione per una breve ciaspolata sul Beigua.
La giornata è splendida e a Piampaludo trovo tanta neve, molta più di quanta me ne aspettassi. Lascio la macchina al solito posto e cioè presso l'edificio dell'acquedotto oltre il quale la strada per Pratorotondo non viene più pulita.
Una comoda traccia di ciaspole mi accompagna fino all'imbocco del sentiero segnato con tre pallini gialli che passa per la vecchia casa del grande faggio secolare. Camminando all’interno di una galleria ininterrotta di rami incurvati dalla neve, esco dal bosco in prossimità dell’ampio crinale di spartiacque.
Qui il paesaggio cambia radicalmente e mi ritrovo a ciaspolare in un ambiente di fiabesco candore mentre alle mie spalle l’azzurro del cielo sfuma sul mare indorato dal sole. Tutto è bello e luminoso e mi sorprendo a pensare come in inverno la neve riesca a trasformare e a rendere incantevole ogni tipo di paesaggio.
Sulla spianata sommitale del Beigua il vento ha modellato alacremente il manto nevoso creando una serie di piccoli sastrugi. Mi diverto a gironzolare tra i pini in un’atmosfera ovattata cercando gli angoli più suggestivi da fotografare: sembra di stare in un giardino incantato. Il rombo greve di un motore rompe d’improvviso questo stato di quiete: è una vecchia turbina che arranca sbuffando e lanciando per aria pennacchi di neve.
Alla Chiesetta Regina Pacis faccio dietro-front e inizio a scendere verso Pratorotondo: alcune tracce di ciaspole mi guidano tra i faggi tenendosi ben lontane dalla strada, cosicchè raggiungo il rifugio direttamente dall’alto.
Non mi resta che percorrere la strada per Piampaludo irriconoscibile sotto la spessa coltre nevosa. Anche oggi nel finale compio una brevissima deviazione per scattare alcune foto alla Torbiera del Laione addobbata nella sua candida veste invernale. Al ritorno alla macchina sono soddisfattissimo per questa breve ma appagante ciaspolata.
24 gennaio 2015 - M. BEIGUA, BRIC VECIRI e M. ERMETTA da Piampaludo
Stefano
Da quando vivo a Tiglieto la neve non è più soltanto un piacevole diversivo ma è anche un disagio; l’inverno asciutto e mite che fin qui ci aveva accompagnato non mi dispiaceva ed ero quasi assuefatto all’idea che potesse proseguire su questa falsariga fino alla primavera. Invece due giorni fa mi son dovuto alzare alle quattro di mattina per togliere la neve caduta nella notte e poter così andare a Genova al lavoro; mentre liberavo la strada con la turbina, fradicio di sudore e intontito dal sonno, ero sinceramente scocciato.
Stamattina invece sono contento: nella debole luce dell’aurora, dalle finestre di casa mia, scorgo un paesaggio candido e immacolato; tutto è ovattato e silenzioso e anche i rintocchi delle campane giungono fievoli e quasi impercettibili; le tremule luci sulle antenne del Beigua segnano il confine tra la volta celeste e il morbido profilo della montagna; apro la porta e sento nell’aria quell’inconfondibile profumo d’inverno che risveglia i ricordi di tante giornate trascorse sulla neve e che sembra dirmi: non andare oggi sarebbe un delitto!
In Valle d’Orba la neve più bella e abbondante si trova all’interno del triangolo Piampaludo-Beigua-Alberola, sostanzialmente per tre semplici motivi: quote relativamente più elevate, maggiore lontananza dal mare e minore esposizione ai venti.
Raggiungo così Piampaludo e posteggio la macchina un po’ prima del Laione, in corrispondenza dell’acquedotto oltre il quale la strada non viene più pulita.
Ciaspole ai piedi costeggio la Torbiera del Laione (m. 991) e dopo il ponte imbocco a destra l’itinerario segnato con tre pallini gialli. Superata la vecchia casa del grande faggio secolare, salgo nel bosco ammantato di neve e raggiungo il crinale di spartiacque poco sopra Pratorotondo.
La breve salita che porta al Beigua propone scorci panoramici particolarmente suggestivi, con i bricchi innevati affacciati sul mare: paesaggi che solo l’inverno di Liguria sa offrire e che sembrano quadri dipinti a mano in cui l’azzurro del mare si incontra direttamente con il bianco della neve.
Sul Beigua (m. 1287) si sta davvero bene, non fa particolarmente freddo e non tira vento.
Dalla Chiesetta Regina Pacis proseguo in direzione ovest lungo l’Alta Via e mi dirigo verso l’altopiano dell’Ermetta trovando una comoda traccia di ciaspole che rende il cammino molto più agevole.
In prima battuta salgo sul Bric Veciri (m. 1264) da dove con lo sguardo abbraccio tutta la costa da Savona al Capo Mele; poi proseguo verso l’Ermetta trovando qui la miglior neve della giornata, soffice e farinosa.
Sulla Rosa dei Venti sono indicati i nomi delle montagne direttamente visibili da quassù (m. 1267), dall’arco alpino alle dorsali vicine e lontane dell’Appennino Ligure.
Sotto un sole splendente seguo la comoda traccia fino a reincontrare l’Alta Via e, alla Sella del Beigua (m. 1251), prendo sulla sinistra l’itinerario per Piampaludo segnato con la X gialla.
Il breve tratto che porta al Colle Cascina (pendici meridionali del Monte Grosso, m. 1209) è assai pittoresco snodandosi in gran parte all’interno di una galleria di rami carichi di neve.
Infine tranquilla discesa alla Torbiera del Laione e ritorno alla macchina dopo quasi cinque ore di cammino a conclusione di una ciaspolata molto ben riuscita: le condizioni della neve e del tempo oggi erano veramente perfette.
2 gennaio 2015 - SENTIERI NAPOLEONICI DEL BEIGUA da Pian di Stella (M. Beigua)
Stefano, Gianni, Franca
Era da un po’ che volevamo provare i Sentieri Napoleonici realizzati sul Beigua dall’Ente Parco e oggi, dopo il freddo polare di qualche giorno fa, sembra la giornata ideale. Ci diamo appuntamento con Stefano e passando per Piampaludo e Pratorotondo, con qualche cautela vista la presenza di ghiaccio in alcuni tratti, arriviamo al parcheggio dell’area picnic Pian di Stella (1220 m) poco sotto la vetta del Beigua sul lato a mare.
Già l’area picnic è splendida: sullo sfondo le Alpi Marittime e la bianca piramide del Monviso.
Alcuni cartelli presentano i percorsi che sono due, il “rosso” sul versante marittimo, il “giallo” su quello padano. Si tratta di due anelli distinti, entrambi con partenza e arrivo nello stesso punto, eventualmente collegabili tra loro anche con un breve sentiero durante il percorso. Dagli anelli si staccano delle propaggini che portano a punti panoramici o significativi. L’interesse è storico perchè si ricordano i fatti d’arme tra l’esercito napoleonico e quello austriaco tra il 10 e il 16 aprile del 1800; vedremo se meritano anche dal punto di vista escursionistico.
Memori del gelo che ci aveva fatto rinunciare a questa gita ci vestiamo tanto, forse troppo visto che la tramontana ha lasciato il posto a un debole marino che ha mitigato il clima senza rovinare l’azzurro del cielo.
Itinerario “rosso”
Alle 9 e un quarto cominciamo con il percorso “rosso”. Il segnavia è il cappello di Napoleone stilizzato ed è simile alla lettera omega dell’alfabeto greco.
Primo punto significativo è Costa la Corma (ore 9,40) dove ci aspettano un bellissimo panorama sul porto di Savona e la rada di Vado e la storia raccontata sul cippo numero uno. E’ un balcone di rocce pini e arbusti, una propaggine nel sentiero che ora torna indietro e poi svolta a sinistra per una breve puntata verso nord fino a toccare la Rocca Becciavè (1175 m).
Altro punto panoramico: le pale eoliche sembrano spilli conficcati sui crinali e all’orizzonte è disegnato il profilo maestoso delle Alpi. Scendiamo dal cocuzzolo roccioso e ci rimettiamo sul sentiero che ora scende verso sud perdendo un centinaio di metri di quota e attraversa la strada asfaltata proveniente da Alpicella.
I ricordi! Mi vengono in mente le tante marce Alpicella-Beigua che mi hanno vista ansante, accaldata alla partenza e bagnata e infreddolita all’arrivo per via di quella nebbia che ama avvolgere la cima del Beigua, eccitata per l’insolita presenza della folla dei marciatori, oppure semplicemente trepidante spettatrice in attesa che Gianni termini la sua gara. Potrei scommettere che gli stessi ricordi stanno tornando in mente anche a lui …
Il sentiero, sempre ben segnato, piega a est e con una breve deviazione sale sul Monte Cavalli (1114 m). E’ il punto più a sud del tracciato. Le chiome sempreverdi di alcuni pini risaltano tra il grigiore dell’erba secca e delle rocce affioranti. Ci aspetta il cippo numero due e un panorama super.
Ritorniamo al nostro anello che ora punta verso nord e ricalca il sentiero del triangolo vuoto rosso Alpicella-Croce del Beigua.
Siamo arrivati: il navigatore segna una distanza di 5,6 chilometri e un dislivello di 270 metri. Due sono le ore indicate nel cartello, noi abbiamo impiegato un po’ di più per via delle innumerevoli soste per ammirare di qua e di là.
Itinerario “giallo”
Ore 11,30 - Lasciamo gli indumenti in esubero nel bagagliaio della macchina e partiamo per il secondo anello, quello che si snoda sul versante nord.
Dall’area picnic andiamo alla vicinissima Sella del Beigua. Trattandosi di un’importante crocevia i segnavia si sprecano ma il nostro cappello di Napoleone, questa volta giallo, percorre l’anello in senso antiorario e segue l’Alta Via che prima si snoda tra alti faggi e poi esce in terreno scoperto regalandoci ampi panorami e immagini come quella scattata verso ponente dove tra una fuga di monti immersi in una luce azzurrina si riconosce il profilo del Carmo di Loano.
Sull’Alta Via una palina in legno indica la deviazione per il Monte Ermetta e il cappello di Napoleone si affianca alla E bianca per raggiungerne la cima ma con una breve deviazione, ben segnalata, da percorrere avanti e indietro, che porta al vicino Bric Veciri (1264 m) dove ci aspettano il cippo numero tre e i resti di un antico trinceramento dietro il quale i francesi si difendevano dagli assalti austriaci.
Tornati sui nostri passi proseguiamo sul sentiero per l’Ermetta (1267 m) che raggiungiamo a mezzogiorno e 20. Il panorama è a trecentosessanta gradi. Il cippo numero quattro che è l’ultimo di questi sentieri napoleonici ci racconta quanto successe il pomeriggio dell’11 aprile 1800 quando gli austriaci attaccarono i francesi su questa cima e furono respinti, quando i francesi passarono la notte al riparo dei lastroni di pietra (c’era la neve!) e all’alba gelida del 12 aprile furono nuovamente attaccati e riuscirono a resistere. La bella Rosa dei Venti che avevamo già potuto ammirare ci conferma che da qui il Monte Bianco non si può vedere perché è coperto dal Gran Paradiso.
Prima di lasciare la croce dell’Ermetta apro il libro di vetta e chissà perché lo richiudo subito, senza lasciare una nostra traccia e senza cercare le firme di Emilio ed Enrico che sono saliti quassù un numero inverosimile di volte. Peccato perchè quando me ne accorgo è tardi e stiamo già scendendo dopo una breve sosta per mangiare un panino. Sul sentiero riconosciamo il segno quasi certo del passaggio di un lupo.
Siamo di nuovo sull’Alta Via che per un tratto è diventata un fiume di ghiaccio e la seguiamo in direzione ponente prima di svoltare a sinistra e intercettare il cerchio rosso Santa Giustina-Croce del Beigua.
Il Sentiero Napoleonico lo affianca, scende nel bosco dove una palina in legno segnala la possibilità di percorrere il tratto di collegamento con l’itinerario rosso che qui è molto vicino e poi sale ripido, sempre insieme al tracciato di Santa Giustina, fino alla grande Croce Monumentale (1267 m).
Siamo praticamente arrivati. Sulla comoda e larga sterrata della Via Crucis arriviamo alla Sella del Beigua e poi facciamo ritorno alla vicinissima area picnic di Pian di Stella dove alle 14,10 concludiamo il secondo anello. Il navigatore segna una distanza di 6 chilometri e un dislivello di 225 metri.
I Sentieri Napoleonici del Beigua hanno superato a pieni voti il nostro giudizio. Potendo percorrerli separatamente o insieme sono adatti sia a chi vuole fare tragitti brevi oppure più lunghi, senza comunque essere troppo faticosi perché i dislivelli non sono elevati. Con la neve l’itinerario giallo esposto a nord si presta sicuramente a una bella ciaspolata. Sono ben curati nell’aspetto storico – complimenti a chi se n’è occupato - ricalcano bei sentieri che per noi sono stati per buona parte inediti e in molti tratti offrono panorami veramente notevoli.
29 dicembre 2014 M. GROSSO dalla Torbiera del Laione (Piampaludo)
Stefano, Gianni, Franca
Quando al Laione (980 m) scendo di macchina c’è un gelido vento di tramontana che mi toglie il respiro. Che freddo! Sono le 10 e il termometro segna -5 ma è il vento che fa la differenza.
Il primo a parlare è Stefano. “Lasciamo perdere (i Sentieri Napoleonici sul Beigua) e andiamo sul Grosso che rimane riparato”. Oltretutto è reduce da un periodo di malanni di stagione e non sembra il caso di correre inutili rischi.
Tra berretto di pelo, cappuccio e scaldacollo di Stefano non si vede neppure la punta del naso, Gianni ha tanto strati addosso che si potrebbe sfogliare come una cipolla. Ma devo dire che serve perché dopo un po’ che saliamo sul sentiero della X gialla (che alla torbiera del Laione abbandona la strada asfaltata Piampaludo-Pratorotondo e svolta a destra nel bosco) il freddo non lo sentiamo più.
La mulattiera è in alcuni tratti lastricata e ben conservata, in altri rovinata da profondi solchi. Dove c’era una pozzanghera ora c’è ghiaccio. Immersa nel bosco una cascina e poco più in alto si stacca sulla destra il sentiero dei tre pallini gialli per il Grosso.
Gli alberi si fanno più radi e il pendio prativo è costellato di massi. Il panorama si apre e si allarga: a levante il Rama e il mare, a ponente le Alpi Liguri e Marittime bianche di neve tra le quali risaltano il Mongioie, il Mondolè e l’Argentera, e poi Vara Superiore e il Faiallo con il Reixa e la Rocca Vaccaria.
Siamo sul versante riparato dal vento. Peccato che sia così breve e alle 11,20 siamo già in cima! (1265 m).
Oltre le rocce e il cippo in marmo sormontato da una minuscola Madonnina la vista sull’arco alpino è splendida e anche il Cervino che a volte si confonde nel massiccio del Rosa oggi è visibilissimo.
Scendiamo fino a incontrare la faggeta e il Colle Cascina dove ritroviamo il sentiero della X gialla che avevamo abbandonato e che se proseguissimo ci porterebbe al Beigua. Peccato, è talmente vicino! Ma in alto la tramontana soffia impetuosa ed è meglio lasciare perdere.
Torniamo quindi sui nostri passi e come unica variante facciamo visita alla cascina che avevamo intravvisto salendo e che immagino abbia dato nome al colle. Nonostante sia raggiungibile solo dal sentiero è una bella e rustica casa in via di ristrutturazione.
La discesa continua e all’ultimo si conclude con una breve puntata al Laione che credevo allagato e invece è coperto da poca acqua ghiacciata.
E’ l’una e siamo imbacuccati come alla partenza; nello zaino non c’è niente se non il pranzo gelido che porteremo a casa per essere scaldato sulla stufa. Ma il freddo è sempre rimasto fuori dei nostri panni e la nostra breve gita, che si conclude con 5,8 chilometri di sviluppo e poco più di 300 metri di dislivello, è stata proprio piacevole.
20 settembre 2014 – M. BEIGUA dal Passo del Faiallo
Claudio, Elio, Mino, Angela, Gianni, Franca
La traversata di oggi che Claudio, Elio, Mino e Angela hanno fatto partendo dal Beigua è una delle tappe della Staffetta Uleina sull’Alta Via dei monti liguri. Una staffetta nata nell’ambito dei numerosi festeggiamenti per i 100 anni di vita del sodalizio e organizzata in modo che ogni giorno, a partire dallo scorso 1 settembre, un gruppetto di soci ha il compito di percorrere un tratto del percorso Ventimiglia-La Spezia. E’ una tappa ufficiale, con tanto di bandierina da immortalare nelle foto che devono essere scattate nei punti più significativi.
Noi per vari motivi non abbiamo potuto impegnarci e non facciamo parte dei soci incaricati ma questa mattina, tentennanti come sempre anche per via della pioggia, il desiderio di incontrare gli altri e di partecipare anche se in modo informale alla staffetta ci ha portati al Faiallo. Partiremo da qui e gli amici dal Beigua. Li incontreremo strada facendo.
E’ la storia un po’ strana di una gita incrociata dove si alternano le foto nostre e quelle di Claudio che per evitare confusione ho incorniciato con un festone bianco.
Il tempo fa le bizze. A Vara pioveva, tanto che la tentazione di rinunciare è stata forte. Poi si è alzata la nebbia. Poi si è schiarito ed è spuntato l’azzurro.
Dunque …
10,10. Claudio, responsabile della tappa, e i nostri amici posano davanti al grande cartello in legno dell’Alta Via sul monte Beigua mentre noi, lasciata la macchina al Faiallo, ci portiamo sulla linea di crinale. Ci siamo permessi la piccola disobbedienza di non seguire integralmente l’Alta Via che in questo primo tratto passa nel bosco sotto lo spartiacque toccando Case Tassara.
Reixa, Rocca Vaccaria … alla stessa ora i nostri amici sono ancora sul Beigua e si fanno fotografare sul prato della chiesetta Regina Pacis.
Argentea e, più in basso, l’insellatura della Collettassa dove eravamo sabato scorso con la Mare e Monti. La costa è immersa in fumi di vapore. Siamo talmente di casa in questi sentieri che non ci rendiamo conto dell’eccezionalità dei panorami che soprattutto gli stranieri ci invidiano.
Ancora distante spunta il Rifugio Argentea e alle sue spalle il cupo massiccio del monte Rama. Due figurine lontane camminano veloci verso il rifugio, due ragazzi vengono verso il Faiallo e quando li incrociamo ci riconoscono per via del sito. Ho scaricato qualche gpx. Ma guarda un po’ come è piccolo il mondo.
I nostri amici intanto sono al Riparo Casa della Miniera e Claudio viene fotografato con la bandierina in mano. Si stanno avvicinando.
11,15. Passo Pian di Lerca, i cartelli indicano il sentiero che sul versante marino scende al riparo Padre Rino e quello che porta a Vara, il paletto dell’Alta Via è il 182° a partire da Ventimiglia.
Tra erba e sassi risaliamo il breve pendio e al paletto successivo, il 181° (tra ogni paletto c’è un chilometro di distanza), siamo a Cima del Pozzo. Il tempo di mangiare due biscotti col cioccolato e di notare che alla Madonnina in legno sono stati appesi al collo numerosi rosari e proseguiamo.
Mezzogiorno. Stiamo salendo nel bosco delle Sciue Gianche (Monte dei Fiori Bianchi) quando incontriamo Claudio e compagnia. Sono sorpresi di vederci, ma potevate dirlo che venivate!, Elio ci scatta una foto, noi siamo indecisi se tornare indietro con loro o andare avanti. Poi, per completare la traversata che, sembrerà strano, non avevamo mai fatto per problemi logistici, decidiamo di proseguire.
Il cielo è coperto e non ha colore. Scende la nebbia. Mentre tocchiamo il 180° paletto dell’Alta Via piantato sul Bric Sciue Gianche e iniziamo la discesa tra i pini, il gruppo ha raggiunto Cima del Pozzo e si fa fotografare davanti al riparo insieme a una bella ragazzina dagli occhi chiari. Per loro è tempo di pranzo, per noi, chissà perché, è ancora presto.
Sorpresa. Nella discesa tra i pini incontriamo un camminatore che arriva da Varazze e va a Sestri. Passo del Faiallo, Passo del Turchino, Passo del Veleno, Monte Penello, Proratado, Passo dell’Incisa e finalmente Sestri. Quanti chilometri e quanto dislivello, tenendo conto di quelli già fatti per arrivare qui, non oso pensare. La nostra traversata al confronto diventa brevissima. Anche lui ci riconosce per il sito e davvero mi sorprende e mi fa piacere questa inattesa popolarità.
Colle sud del Bric Resonau, Prato Ferretto. Le mucche, grandi assenti durante la stagione estive, sono tornate al pascolo e riposano accovacciate sull’erba. Casa della Miniera, Pratorotondo. La nebbia stende una cortina grigia sui colori.
Alle 13,35 siamo in vetta al Beigua e per la prima volta posso entrare e dire una preghiera nel piccolo santuario che i frati Carmelitani del Deserto di Varazze oggi hanno aperto. Di mangiare non si parla ancora. I nostri amici invece, dopo il lauto pranzo al riparo Cima del Pozzo, si stanno avvicinando alla conclusione della traversata ed eccoli qui, con la bandierina del Centenario dell’ULE in bella vista, davanti al rifugio-albergo La Nuvola sul Mare al Passo del Faiallo. Missione compiuta per Claudio e compagnia e anche per noi.
14 agosto 2014 - M. AVZE’, BRIC VECIRI e M. ERMETTA da Veirera
Gianni, Franca
Anche quella di oggi sarà una gita sui monti di Vara, i cui sentieri percorsi decine e decine di volte non smettono di riservarci sorprese. Le previsioni meteo sono buone eppure a Veirera ci accoglie una fitta nebbia e una leggera pioviggine.
Dopo aver seguito per un brevissimo tratto il segnavia delle due lineette svoltiamo a destra sulla sterrata per il Colle Bergnon (tre pallini gialli), utilizzata dai mezzi per il disboscamento e dunque piena di fango. La foresta è immensa e il paesaggio monotono.
Più in alto qualche fascio di luce riesce a filtrare tra la vegetazione e a bucare la nebbia e alle 9 e mezza, quando usciamo dal bosco e raggiungiamo la cima del Monte Avzè, il cielo è sereno. La semplice croce in legno dell’Avzè domina la conca del Sassello, ad ovest spunta la rada di Vado, a nord le Alpi innevate.
Ci tuffiamo nuovamente nel bosco per scendere al Colle Bergnon, magico crocevia di antichi sentieri dominati da faggi maestosi (ore 10,30) dove incontriamo i due triangoli gialli Sassello-Beigua. Li seguiamo, superiamo la Casa Bandita (o Bandìa) che ancora sopravvive nonostante sia attaccata da tutte le parti dal bosco vorace e alle 11,30 siamo sull’Alta Via che proviene dal Passo del Giovo.
Ancora bosco, qualche radura e, poco prima di raggiungere la mulattiera che da Palo sale al Beigua, dove sbuca l'itinerario che proviene dalla Valle del Sansobbia, scopriamo un nuovo segno che un mese fa non c’era ancora: la lettera Ω in giallo, forse il simbolo stilizzato del cappello di Napoleone. Si tratta infatti del Sentiero Napoleonico che seguiremo per un tratto.
Una breve nota la merita il Bric Veciri (ore 12,30) che ci riserva la sorpresa di un cartello murato su un cippo che racconta i fatti d’arme accaduti l’11, il 12, il 13 e il 14 aprile 1800 durante gli scontri fra i soldati francesi e quelli imperiali. Il Bric Veciri è un modestissimo rilievo immediatamente sopra l’Alta Via ed è ancora visibile la postazione difensiva realizzata con pietre ammassate.
Una breve deviazione segnalata da una palina lo collega al sentiero che sale all’Ermetta dove troveremo un altro cippo a ricordo di quel lontano aprile 1800.
La cima dell’Ermetta, solitamente deserta, è oggi popolata da una numerosa e singolare famiglia cosmopolita, italiana, russa e olandese, che nell’occasione del Ferragosto si è riunita a Piampaludo. Nonni, genitori e due bellissime bambine, Bianca e Giulia, che sanno parlare un mucchio di lingue. Bianca, simpaticissima, ci offre due caramelle, una russa e una alla cannella, e poi ci chiede la carta per paura che la lasciamo cadere a terra.
L’aria è fresca, il cielo è azzurro salvo alcune nuvole che stazionano sull’arco alpino e il panorama si allarga a perdita d’occhio. Gianni, che ha una vista d’aquila e ad ogni gita si affanna senza successo a dirmi di nomi dei monti che riconosce, ha la soddisfazione di trovare conferma dalla “Rosa dei venti” che giudica perfetta.
Mangiamo, ci riposiamo, facciamo altri incontri tra cui qualcuno che cerca residui bellici con un particolare strumento che segnala i metalli sepolti e alle 13,30 ci rimettiamo in cammino.
Il nuovo segnavia giallo si affianca alla E bianca dell’Ermetta, che scende tra l’erba, i sassi, i faggi nani e i cespugli fioriti dell’erica, e poi all’Alta Via. Questa sera cercherò la mappa di questo nuovo percorso e poi magari lo farò per intero. Per il momento invece abbandoniamo gli spazi aperti e insieme alle due lineette torniamo nell’ombra del bosco.
Ritroveremo il sole a Veirera (ore 15,15) alla fine di una bella e interessante camminata sulle pendici nord del Beigua.
14 giugno 2014 - M. ERMETTA, M. GROSSO e M. BEIGUA da Alberola (ritorno a Vara Inferiore)
(100 cime per festeggiare il Centenario del CAI ULE)
Gianni, Franca, Stefano
Renato, Paolo, Giancarlo
Bruno, Lodovico, Alberto, Angela
Claudio
Cento anni sono passati dalla nascita della nostra associazione, cento sono le cime raggiunte oggi per festeggiarla e dedicate ognuna ad altrettanti soci fondatori. Tra queste cento otto sono destinate al Gruppo del Giovedì che si è diviso per salire da Crevari su Reixa e Argentea, da Sciarborasca su Bric Camulà, Rama e Bric Resonau, da Alberola su Ermetta, Grosso e Beigua per poi convergere al Rifugio Argentea. Con lo Sciguelo e il Frattin saliti da Claudio le cime diventano dieci.
Sembra ieri che avevamo festeggiato il 90° sulla Cima Cars e molti di allora sono presenti anche oggi. Ma chi in questa ricorrenza ha introdotto un elemento di novità è stato l’esplosivo Lodovico che oltre a realizzare l’idea iniziale di Gianni l’ha arricchita di particolari. Generale degli alpini ed entusiasta organizzatore è riuscito a farsi aprire il rifugio Argentea che verrà inaugurato domenica prossima e a far preparare un ottimo pranzo dai suoi amici alpini.
Io naturalmente posso raccontare solo la gita destinata a Stefano, a Gianni e a me, rispettivamente l’Ermetta, il Grosso e il Beigua.
Alle 7 partiamo da Alberola. Stefano è con noi, come socio dell’ULE può portare la bandierina del Centenario su una cima.
A Veirera seguiamo i segnavia del quadrato vuoto giallo e delle due righe gialle che vanno entrambi al Beigua. Nonostante le pessime previsioni meteo il tempo è bello con velature alte sul cielo azzurro pallido.
Raggiunta l’Alta Via siamo in breve al bivio per l’Ermetta, ben segnalato da quando su questa cima è stata sistemata la Rosa dei Venti, e alle 8 e mezza possiamo scattare la prima foto con la bandierina tenuta da Stefano. Il socio fondatore a cui è dedicato questo monte si chiamava Otello Borio.
L’impegno di Stefano è assolto e una volta ridiscesi all’Alta Via può salutarci e tornare a casa. E’ stato bello fare un pezzo di gita insieme, peccato però che per qualche settimana non potrà raccontare altre gite, ammaccato com'è da una scivolata fatta in bici il giorno dopo.
Noi proseguiamo fino al bivio per la Croce Monumentale e svoltiamo a sinistra per la seconda cima: il monte Grosso.
E’ la volta di Gianni a posare in vetta con la bandierina del Centenario dedicata in questo caso a Belloni Clorinda. Sono le 9,45 e tre quarti d’ora dopo siamo sul Beigua. Stavo per dimenticare l’incontro ravvicinato con un pastore maremmano dall’aria non proprio amichevole, a pochi passi dalla strada asfaltata.
Torniamo alla terza bandierina che questa volta è tra le mie mani. Non è stato facile scattare una foto sulla cima del Beigua: o la chiesa o la bandierina. Alla fine Gianni taglia impietosamente la prima e dà la precedenza alla seconda. Missione compiuta, anche la terza cima, dedicata a Belloni Adolfo, è raggiunta.
Comincia ora il lungo avvicinamento al luogo di incontro con gli altri gruppetti saliti rispettivamente da Crevari e da Sciarborasca, il rifugio Argentea. Tutto sull’Alta Via.
Scendiamo a Pratorotondo e alla fonte Terrin dove c’è la casa della Miniera goccia a goccia riesco a riempire la bottiglietta. E’ il tratto più “scoperto” della gita. Le velature nel cielo si sono diradate e il sole splende nel cielo azzurro.
Ai Prati Ferretto l’Alta Via svolta a sinistra e risale la pineta. Poi prosegue in direzione est verso il riparo Cima del Pozzo, passo Pian di Lerca, Cima Pian di Lerca. Più avanti intravvediamo Claudio che arriva al rifugio prima di noi.
Sono le 13,15 quando sentiamo il richiamo di Giancarlo di vedetta su un masso e troviamo le jeep degli alpini e della protezione civile. Tra gli amici del Giovedì mancano ancora Lodovico e il suo gruppetto che arriveranno tra poco. Le cime sono state raggiunte.
Ci siamo tutti, anche un gruppo di “ciclisti” che hanno conquistato altre vette.
Trenette al pesto e salsicce, focaccette e vino e un clima di festa e di allegria che lì per lì mi ha fatto dimenticare il vero motivo per cui ci siamo ritrovati insieme. Ora, mentre scrivo, mi viene da riflettere. L’Unione Ligure Escursionisti è nata cento anni fa dall’idea di qualcuno che ha voluto un sodalizio per poter coltivare insieme la passione per la montagna, tra tante vicissitudini ha attraversato due guerre e oggi è qui per essere festeggiata. Cinquant’anni fa noi (Gianni e io) l’abbiamo conosciuta, ci siamo incontrati e ci siamo sposati. Qualcuno dei soci fondatori ci ha accompagnato nelle prime escursioni. Se il suo centenario è un traguardo importante anche il nostro mezzo secolo di appartenenza è un traguardo più che rispettabile. Ci penso e non ho ancora deciso se essere contenta o lasciarmi prendere dalla malinconia.
Le nuvole si affollano in cielo. Salutiamo gli amici e un po’ sulla strada della Bucastrella e un po’ sul sentiero facciamo ritorno a Vara giusto in tempo per non farci raggiungere dalla pioggia. 23 i chilometri percorsi, 7 le ore di cammino effettivo.
9 marzo 2014 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Altra ciaspolata in Valle d’Orba prima che le elevate temperature di questi giorni sciolgano tutta la neve. Come ieri parto dall’acquedotto di Piampaludo: da qui in avanti, infatti, la strada che sale al Beigua non viene più pulita dalla neve.
Ciaspole ai piedi supero la Torbiera del Laione (m. 991) e dopo il ponte imbocco sulla destra il sentiero segnato con tre pallini gialli (“Sentiero Natura”). In pochi minuti raggiungo la vecchia casa accanto alla quale sorge un grande faggio secolare. Proseguo nel bosco e, poco prima di incrociare la strada asfaltata tra Pratorotondo e il Beigua, svolto a destra.
Salgo tra distese di neve, pini marittimi e macchie di faggi fino a sbucare sull’ampia spianata sommitale. La giornata è bella e soleggiata ma il cielo è meno limpido rispetto a ieri, la foschia cela il panorama e le Alpi risultano invisibili.
Scattare una foto alla piccola chiesetta senza che compaiano i tralicci dei ripetitori non è affatto semplice, sommersa com’è da una selva di antenne. Qui converge una moltitudine di itinerari che salgono dalla Riviera e dalle valli del Sansobbia, dell’Erro e dell’Orba; la cima del Beigua (m. 1287) è inoltre toccata dall’Alta Via dei Monti Liguri che tra il Colle del Giovo e il Passo del Turchino attraversa luoghi di grande interesse paesaggistico.
Al ritorno seguo lo stesso percorso fin sopra la casa del faggio. Poi compio una deviazione a sinistra e raggiungo la strada con una bella discesa nel bosco fuori sentiero.
La temperatura sale e la neve soffre: oggi era l’ultima occasione per una ciaspolata a venti minuti d’auto da casa e sono contento di averla sfruttata.
8 marzo 2014 - M. GROSSO da Piampaludo
Stefano, Gianni, Franca
Relazione scritta a quattro mani: da Stefano per la prima parte ...
Oggi breve gita con le ciaspole a pochi minuti di auto da casa, approfittando del buon manto nevoso che ricopre l’alta Valle dell’Orba. Il tempo sembra essersi stabilizzato e si susseguono finalmente belle giornate di sole.
Posteggio la macchina sopra Piampaludo lungo la strada che sale a Pratorotondo e che, dopo l’acquedotto, non viene più pulita dalla neve. Ciaspole ai piedi mi incammino su per la strada innevata e, superata la Torbiera del Laione (m. 991), arrivo all’imbocco della mulattiera che porta al Beigua. Svolto a destra e salgo tra i faggi seguendo la X gialla.
Tra un’ora o due anche i miei genitori in arrivo da Genova faranno il mio stesso percorso e così cerco di far trovar loro una bella traccia sulla neve.
In basso il sentiero è ben percorribile e i rami non intralciano il cammino. I buchi e i fossi dei ruscelli disseminati lungo la mulattiera sono in buona parte coperti dalla neve cosicchè la salita risulta tutto sommato agevole. Uscito dal bosco proseguo a mezzacosta tagliando le pendici del Monte Grosso. Infine, con un’inversione a U, mi porto sulla dorsale sud-occidentale del Grosso e la risalgo fino a raggiungere il cippo di vetta (m. 1265).
Di fronte a me spicca la selva di antenne sul Monte Beigua mentre a est corre il crinale di spartiacque dal Bric Damè al Reixa.
In discesa ribatto con attenzione la traccia dell’andata per agevolare il passaggio dei miei genitori. Raggiunta la strada, faccio una breve deviazione al Laione per scattare alcune foto e subito dopo incrocio mia mamma e mio papà che sono appena partiti.
da Franca per la seconda parte:
Abbiamo da poco messo le ciaspole (11,15) quando incontriamo Stefano che ci viene incontro sulla strada innevata. Il tempo è splendido e la temperatura primaverile. Tocca a noi adesso salire sul Monte Grosso seguendo le orme di Stefano che con il bastoncino ha disegnato delle enormi frecce sulla neve nei punti in cui possono esserci dubbi sulla direzione da prendere.
Si è preoccupato di lasciarci una traccia ben battuta e senza buchi e noi, che apprezziamo il suo lavoro, saliamo senza fatica sul soffice e spesso manto immacolato. Così, quando più in alto incontriamo un ragazzo e due ragazze che scendono senza le ciaspole affondando fino alle cosce e lasciando buchi profondi, ci viene da pensare: “peccato”.
Poco prima della sella dalla quale partono i tre pallini gialli che portano al Grosso svoltiamo a destra seguendo le tracce che salgono su terreno scoperto fino a raggiungere la Madonnina e il cippo di vetta.
Intanto si è fatta l’una e al posto del pranzo ci accontentiamo di qualche dolcino e della neve che ha la consistenza di una granita e che, con un po’ di sciroppo, immagino deliziosa.
Poi salutiamo la Madonnina e scendiamo sui nostri passi scansando il più possibile le grosse buche lasciate da chi si è avventurato senza le ciaspole. All’orizzonte stagna un po’ di foschia ma la cupola del cielo è azzurra e senza sbavature.
Alle 14,50 terminiamo questa breve ma bella gita fatta nelle condizioni migliori che potessimo incontrare: 6 i chilometri percorsi e 300 i metri di dislivello.
2 marzo 2014 - M. BEIGUA (Croce Monumentale) da Alberola
Stefano
Ieri sull’Appennino si è levato il canto del cigno di quest’inverno strano e super-piovoso: una fitta nevicata ha infatti posato sul terreno un buon manto bianco che alle quote più elevate del Massiccio del Beigua ha superato il mezzo metro di spessore.
Oggi il tempo è inclemente: in Valle d’Orba pioviggina, oltre i 1000 metri nevica. Il crinale è immerso in una nebbia pesante e lattiginosa che si mescola con il bianco della neve: si tratta del gaigo, termine del dialetto genovese che indica la presenza di nubi basse incollate alle cime a guisa di cappello. La salita al Beigua non sarà di certo una passeggiata.
Da Alberola (m. 969) raggiungo a piedi Veirera (m. 979) sotto una leggera nevicata, poi imbocco il sentiero segnato che in alcuni punti è quasi impraticabile, invaso com’è da una selva di rami piegati: vere e proprie cascate di neve mi piovono continuamente sulla testa e nel collo cosicchè all’uscita dal bosco ho la giacca a vento completamente inzuppata.
In prossimità dell’incrocio con l’Alta Via la visibilità è talmente scarsa che fatico non poco a mantenere la corretta direzione di marcia: procedo un po’ a intuito, un po’ a zig-zag cercando i segni sugli alberi e, grazie alla buona conoscenza della zona, azzecco il punto di entrata nel bosco sotto la grande croce del Beigua. Qui abbandono il tracciato che porta alla Sella del Beigua e in pochi minuti raggiungo la Croce Monumentale (m. 1264).
Al ritorno seguo a ritroso la mia traccia.
Il cielo sembra alzarsi un poco e la visibilità migliora sensibilmente. La neve nel frattempo cade dagli alberi con scrosci improvvisi e pian piano i rami si raddrizzano liberando il sentiero.
Con una veloce discesa, assai più agevole che la salita, faccio ritorno ad Alberola mentre il cielo comincia a tingersi finalmente d’azzurro.
20 febbraio 2014 - M. BEIGUA e M. ERMETTA da Alberola
Dino, Sara, Paola, Chiara, Renato, Lodovico, Cesare, Paolo, Piero, Francesco, Bruno, Giancarlo, Gianni, Franca
Le gita di oggi è una gita ufficiale, una delle poche pubblicate nel calendario del CAI ULE dal Gruppo del Giovedì. Il coordinatore è Lodovico e il capogita Dino. Quando era stata proposta si era pensato a una bella ciaspolata ma lo strano inverno di quest’anno ha giocato brutti scherzi, seppellendo le località di montagna più in quota sotto cumuli inimmaginabili di neve mentre sull’Appennino ha piovuto più che nevicato.
E’ stata quindi una sorpresa trovare la neve quando siamo arrivati ad Alberola (m. 982). Molle, granulosa ma sufficiente a far tornare la speranza di una ciaspolata per la quale eravamo comunque previdentemente attrezzati.
La nebbia ci avvolge, il termometro segna +3°. Partiamo cinque minuti prima delle 9 e seguiamo la strada asfaltata per qualche centinaio di metri. Poi svoltiamo a destra e saliamo a Veirera dove incontriamo il segnavia del quadrato vuoto giallo che arriva da Sassello e quello delle due righe gialle che parte da Palo.
Appena imboccata la mulattiera che dalle case di Veirera sale nel bosco la neve si fa abbondante. Togliamo le ciaspole dallo zaino e le indossiamo anche se in qualche breve tratto, dove l’acqua che ruscella ha scavato un solco profondo, ci ritroviamo a camminare sull’acqua e sulle pietre. Quando stiamo per uscire dal bosco, la nebbia diventa chiara e lascia trasparire un pallido azzurro. Lodovico, ottimista e speranzoso, annuncia l’arrivo del sereno ma la nebbia si infittisce di nuovo e per tutto il giorno ci nasconde il panorama che da qui, quando il tempo è bello, è davvero stupendo.
Il bosco ha ceduto il posto a radi arbusti, una rigogliosa pianta di agrifoglio sorprende con le sue bacche rosse e le foglie ondulate fitte e lucide. Togliamo le ciaspole e più avanti le rimettiamo. Superiamo la piccola croce sull’Alta Via e dopo la Sella del Beigua arriviamo alla strada asfaltata (ore 11,20). L’albergo è chiuso e un cartello avverte che riaprirà ad aprile con una nuova gestione.
Noi ci mettiamo al riparo sotto il portico della Chiesetta Regina Pacis (m. 1287) mentre un leggero vento di nord non riesce a diradare la nebbia che rimane incollata alla sommità delle cime. Nel poco spazio lasciato libero dalla neve, seduti sul pavimento o in piedi, ci dedichiamo al pranzo ma, mentre gli altri mangiano con calma, io ingollo in fretta un panino perché sono impegnata con la mia attrezzatura tecnologica che oggi si è arricchita di un nuovo strumento: un gps cartografico tutto da imparare. Se non ci fossimo noi oggi la cima del Beigua sarebbe deserta e quando ci allontaniamo per proseguire nel nostro giro la riconsegnamo al silenzio della nebbia.
Scendiamo la scalinata di accesso alla chiesetta con le ciaspole ai piedi e lungo le stazioni della via Crucis siamo presto alla grande Croce del Beigua che qualche problema crea alla mia fotocamera quando devo decidere se ritrarla per intero facendoci assomigliare a tante formiche oppure troncarla senza rimpianti. Pochi metri e riprendiamo l’Alta Via, tra poco ci sarà la deviazione per il Monte Ermetta.
I sentieri per salire sono più di uno, il terreno infatti non presenta problemi. Il gps ad esempio ci segnala quello che passa dal Bric Veciri ma noi prendiamo quello contrassegnato dalla E bianca e indicato dalla palina. La nebbia ci accompagna nella breve salita e non ci abbandona sulla cima (m. 1267, ore 13) dalla quale, se fosse bello, avremmo potuto godere di un favoloso panorama a trecentosessanta gradi.
La Rosa dei Venti, che avevo già visto lo scorso 27 dicembre e oggi purtroppo ho dimenticato di fotografare, è stata voluta dal Cai di Varazze e inaugurata il 2 giugno 2013 in occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita del CAI.
Sono curiosa e ci tengo a sfogliare il quaderno di vetta alla ricerca del messaggio di Emilio ed Enrico che da Varazze sono saliti quassù tante volte. Lo trovo in data 12 novembre e lo pubblico perché è un documento davvero interessante che merita leggere: 1210 volte sul Monte Ermetta, 2630 volte sul Monte Beigua. Da Varazze a piedi. Se questo non è un record …
Ritorniamo sui nostri passi e in breve siamo di nuovo sull’Alta Via. La discesa non ci regala sorprese, ricalchiamo le impronte di questa mattina e alle 15 siamo ad Alberola a conclusione di un’escursione semplice e relativamente breve (13,6 km il mio gps) che si è svolta senza alcun problema nonostante le condizioni meteo non ottimali.
27 dicembre 2013 - M. ERMETTA da Alberola
Stefano, Gianni, Franca
A Vara Inferiore, dove trascorriamo questi giorni di festa, la “tempesta di Natale” ha voluto onorare il suo nome. Non si è accontentata di lavare e spazzare il paese con piogge torrenziali e venti da uragano ma si è divertita a far scivolare un pezzo di monte lasciando faggi, roverelle e pini beffardamente in piedi sull’asfalto della provinciale tra Vara e San Pietro. L’Orba si è gonfiato e infuriato, spumeggiando si è lanciato verso la Diga dell’Antenna che per la prima volta in tanti anni ha fatto sentire la sua voce suonando la sirena d’allarme. Ma ora è passata, il tempo è splendido e i monti sono bianchi. Tempo da gita.
Stefano ci ha dato appuntamento per una camminata sull’Alta Via. Lasciamo l’auto ad Alberola (m. 969) e ci incamminiamo verso Veirera (m. 979) sull’asfalto ghiacciato. Qui imbocchiamo il sentiero per il Beigua segnato con un quadrato e con due linee gialle. Il cielo è color cobalto e i rami degli alberi, coperti di soffice neve, si flettono sopra le nostre teste creando una lunga e fiabesca galleria.
Neve, neve, neve ... quanta ne è caduta stanotte: ci sarebbero volute le ciaspole. Stefano fa il passo, se provo a passare avanti dopo pochi istanti ho il fiato corto.
Due ore nel bosco e finalmente il panorama si apre: siamo sull’Alta Via, oggi particolarmente suggestiva. Capo Noli e Capo Mele si allungano sulla distesa azzurra del mare.
Le antenne del Beigua sono vicine ma oggi abbiamo un altro appuntamento: il Monte Ermetta. Per questa cima non c’è un vero segnavia, solo delle E verniciate in bianco e ora nascoste sotto la neve. Andiamo quindi a naso con Stefano in testa per risparmiarci fatica. E intanto cerchiamo il Bric Veciri che ancora non conosciamo: dovrebbe essere vicino ma per noi rimane, anche oggi, un oggetto misterioso.
E’ quasi mezzogiorno: siamo sull’Ermetta (m. 1267) dove una bella Rosa dei Venti è stata sistemata vicino alla croce. Il panorama è splendido con l’arco alpino scintillante sullo sfondo.
Soddisfatti possiamo iniziare la discesa e anziché ripercorrere il largo semicerchio dell’andata scendiamo direttamente lungo il versante ovest ritrovando in breve l’Alta Via. E poi via a ritroso, seguendo veloci le nostre tracce, fino a tornare a Veirera e ad Alberola.
Che dire? Questi luoghi, quando regalano scorci affascinanti come quelli di oggi, non hanno nulla da invidiare a montagne assai più blasonate. Sono semplicemente bellissimi.
4 luglio 2013 - M. BEIGUA da Vara Inferiore
Gianni, Franca
Oggi sul Beigua arriva il Giro Rosa. Noi siamo a Vara e il tempo è splendido: una buona occasione per andare a vedere la tappa partendo da casa.
Alle 8 ci mettiamo in cammino. Abbiamo a disposizione un sacco di tempo e ci godiamo il paesaggio, di un verde brillante come se fosse primavera. Seguiamo il rombo giallo che va al Rama, attraversiamo il fiume Orba sulla precaria passerella in ferro che la ruggine ha bucherellato come una groviera, saliamo alla località Dano e ci inoltriamo nel bosco.
Mi accorgo subito che il sentiero è in ordine, il Parco ha fatto tagliare i rami e l’erba, i segni sono pitturati di fresco. Mentre tutto intorno il bosco ha ripreso possesso dei vecchi sentieri, quelli segnati dalla FIE (Vara-Rama,Vara-Argentea, Piampaludo-Beigua e altri) sono stati rimessi a nuovo. Bene.
Alle 10 incrociamo l’Alta Via e alcuni escursionisti. Chiacchierando facciamo conoscenza anche col cane che quando era giovane accompagnava il padrone perfino sulle ferrate.
Scendiamo ai Prati Ferretto e abbandoniamo il rombo giallo del Rama. Alla nostra sinistra si alza il Bric Resonau, un cocuzzolo di sassi dove l’anno scorso è stata sistemata una bella croce. Saliamo, non saliamo. Ma sì, saliamo sul bricco. Da quando c’è la croce è diventato una meta. Due pallini rossi ci accompagnano lungo il percorso più agevole. Da lassù la vista spazia sul mare. E’ caldo e qualche nuvola viaggia nel cielo. Apriamo la bella ribaltina che custodisce il quaderno di vetta e scriviamo i nostri nomi.
Avevo spento il gps che porto al polso per far durare un po’ di più la batteria che si sta scaricando e, quando scendiamo, dimentico ovviamente di riaccenderlo. Così la discesa dal Bric e un tratto dell’Alta Via verso Pratorotondo non vengono registrati. Peccato.
E’ presto e con calma seguiamo la sterrata. Passiamo davanti alla Casa Miniera, lasciamo lo Sciguelo sulla sinistra e da Pratorotondo puntiamo al Beigua. Ciclisti che scendono, ciclisti che salgono. Oggi è la loro giornata e per me quella del rimpianto visto che, non tanti anni fa, anche io mi arrampicavo in bici su per queste strade.
A mezzogiorno arriviamo alla chiesetta. Un bel cancelletto in legno chiaro sostituisce quello da tempo andato distrutto. Gruppetti di persone, sedute intorno alla statua del Cristo, mangiano. Aspettano la corsa. E’ presto, noi possiamo arrivare alla grande croce monumentale che è poco distante. Qui ci fermiamo a mangiare, divorati dagli insetti. Per la disperazione richiudiamo velocemente gli zaini e ci avviamo al traguardo.
Un mucchio di gente, palco, tv, furgoni e attrezzature varie animano la cima del Beigua solitamente deserta. Studio il posto per scattare qualche foto, faccio le prove, di qua e di là, per cercare l’inquadratura. Alla fine mi siedo sull’erba a bordo strada, un po’ prima del traguardo dove un tornante mi permette di vedere le concorrenti in faccia. Al sole scoppio dal caldo, all’ombra ho quasi freddo. Dobbiamo aspettare fino alle 14 e 30 per vedere arrivare la testa della corsa.
Vince la statunitense Mara Abbott. La maglia rosa, l’olandese Marianne Vos campionessa del mondo che finora ha stravinto, oggi è in affanno. Sulla ripida salita da Alpicella accumula minuti di ritardo. Una, due, tre, e tante altre sono arrivate. Giovani, carine, di tutto il mondo. Eppure sono stanche, senza trucco, e il casco nasconde i capelli. Un bella cinesina mi passa accanto.
Non aspettiamo la fine della festa. La strada del ritorno è lunga. Questa volta seguiremo la X gialla che scende a Piampaludo. Anche questo sentiero è in ordine, segnavia appena rifatti, erba e frasche tagliati. Il gps funziona ancora. Il Laione è una distesa di erba verde dove se si avanza i piedi sprofondano nella melma. A tratti affiora l’acqua.
Un po’ seguiamo la X gialla, un po’ la strada, fino a che a Piampaludo il gps tira l’ultimo respiro. Non può registrare, peccato, il gran finale. Scendiamo su asfalto verso il Dano e, prima del ponte crollato, svoltiamo a sinistra per la base scout del Rostiolo. Stranamente deserta in questa giornata di luglio dove c’è sole a volontà, fa bella mostra con i grandi prati, le vecchie case rimesse in ordine, i giochi all’aperto. Tutto pronto a ricevere gli allegri gruppi di scout.
Ancora un ripido strappo e arriviamo a Vara. Ma prima dobbiamo attraversare un bel ponte sospeso sul letto del fiume, che oscilla sotto i nostri piedi. Il “ponte traballante”. Una ventina i chilometri stimati, dislivello poco, sette o ottocento metri. Sono le 17 e 30 e siamo stanchi e soddisfatti.
26 gennaio 2013 - M. ERMETTA da Alberola
Stefano
Dopo una settimana di mal di gola, tosse e antibiotico, il buon senso mi suggeriva di starmene tranquillo a casa. Però il fegato mi rodeva: venerdi dalle finestre dell’ufficio si vedeva il Reixa, come in una cartolina, bianchissimo di neve nel cielo azzurro. Chi conosce queste montagne che s’innalzano aspre a due passi dal mare sa quanto sia difficile trovarvi, contemporaneamente, la neve e il sole: le occasioni sono da cogliere al volo.
Questa mattina guardo su internet la webcam del Beigua e, vedendo che non c’è nebbia, metto da parte ogni indecisione e parto subito in macchina alla volta di Alberola: non essendo perfettamente in salute e non volendo faticare, camminerò dentro la traccia lasciata ieri dai miei genitori e dai loro amici durante la ciaspolata al Beigua.
Alberola si trova a 1000 metri di quota sulla dorsale che scende dal Monte Ermetta e che separa l’alta Valle dell’Orba da quella dell’Erro. Fino al 2001 funzionavano tre skilift (il “Baby”, il “Medio” e il “Lungo”) che servivano piste di discreta difficoltà, corte ma non banali: la pista del baby terminava nientemeno che con un muro! Considerata poi la qualità della neve che solitamente vi si trovava (ghiacciatissima al mattino e marcia al pomeriggio), saper sciare ad Alberola significava saper sciare dappertutto.
Tornando ad oggi, la temperatura alla partenza è di tre gradi sotto lo zero ma la sensazione di freddo è acuita da una gelida bava di vento di nord-est. Vestito come se mi trovassi al Polo o in Himalaya, seguo la strada asfaltata fino alle case di Veirera dove incontro la traccia che sale a destra nel bosco.
Metto le ciaspole e percorro fedelmente una vera e propria pista battuta in miniatura che mi permette di procedere agevolmente senza fare fatica. La giornata è bella ma il sole non riesce a scaldare l’aria.
Dopo aver tagliato le pendici occidentali dell’Ermetta incontro l’Alta Via proveniente dal Colle del Giovo: le antenne e la Croce Monumentale del Beigua sono ormai vicine. Però fa freddo e il vento gelido ha cominciato a spirare con più insistenza: allora decido di lasciar perdere il Beigua e di salire sulla più vicina Ermetta.
Il Monte Ermetta è una delle cime del Massiccio del Beigua e si trova su una dorsale orientata in senso sud-nord che si stacca dallo spartiacque principale poco ad ovest della Croce Monumentale.
Seguendo la traccia tra dolci distese innevate raggiungo la croce dell’Ermetta che, con i suoi 1267 metri di quota, è di soli venti metri più bassa rispetto al Monte Beigua.
Dalla croce scendo direttamente verso ovest su terreno scoperto punteggiato di faggi fino a ricongiungermi con l’itinerario percorso in salita. La discesa è veloce e in poco tempo torno a Veirera. Da qui percorro ancora un breve tratto giù per i prati innevati fino alla provinciale tra Alberola e Piampaludo.
Infine, seguendo la strada, faccio ritorno alla macchina, stanco come se avessi fatto chissà cosa: quando non si sta bene è meglio restarsene a casa al caldo.
25 gennaio 2013 - M. BEIGUA e M. ERMETTA da Alberola
Renato, Sara, Bruno, Gianni, Franca
Splendida giornata di sole su uno scenario immacolato per la neve caduta abbondante nei giorni scorsi. E pensare che tutto il viaggio e anche quando siamo scesi dalla macchina ad Alberola il cielo è rimasto ostinatamente grigio, le cime dei monti coperti dalla nebbia.
Un po’ delusi alle 9 ci mettiamo in cammino tra i muri di neve accumulati ai lati della strada dagli spazzaneve e al bivio per Veirera mettiamo le ciaspole. Le case del piccolo borgo sono coperte da una spessa e morbida coltre, così come gli alberi e tutto quello che ci circonda.
Guardo ancora il cielo: il grigio è meno compatto e in qualche punto lascia trasparire un colore più chiaro che assomiglia all’azzurro. Bruno, Renato, Gianni e anche Sara si alternano in testa e fanno una gran fatica a battere la pista e ogni tanto a liberare i rami curvi sul sentiero, piegati e prigionieri della neve.
Solo io sono esonerata e tranquilla sto in coda a camminare in un comodo e largo solco.
Sui tronchi degli alberi risaltano i segnavia gialli (quadrato vuoto da Sassello, due lineette da Palo), il cielo ora è diventato azzurro, la neve bellissima.
Alle 10 e 50 usciamo dal bosco e continuiamo in direzione sud per incrociare più avanti il percorso dell’Alta Via. I pianori sommitali ci offrono il fantastico spettacolo del mare e delle Alpi, in un cielo azzurro dove veleggiano nuvole leggere.
Non è ancora mezzogiorno quando arriviamo alla Chiesetta Regina Pacis sul Beigua e qui, al riparo del piccolo porticato, in piedi o seduti sulle ciaspole, consumiamo il nostro pranzo.
Al ritorno percorriamo un tratto della Via Crucis tra gli alberi maestosi carichi di neve e arriviamo alla Croce monumentale del Beigua.
Tornati sulla nostra comoda traccia abbiamo anche il tempo, in prossimità dell’Ermetta, di svoltare a destra e con una breve e bella salita arrivare alla piccola croce di questa panoramica cima.
Sono le 13,40. Uno scenario a 360 gradi ci circonda. Vorrei leggere il libro di vetta per trovare il messaggio dei due fratelli che vengono sempre quassù e firmano nei primi giorni dell’anno ma non riesco a trovarlo neppure con l’aiuto di una pala che Sara tira fuori a sorpresa dal suo zaino.
Rinuncio all’idea e seguendo alcuni segni di sci tagliamo il pendio nord fino a recuperare la nostra traccia poco sotto.
Una tranquilla camminata ci riporta a Veirera e poi ad Alberola, a conclusione di una bella ciaspolata favorita dalle condizioni meteo e dalla neve ottima (ore 15,20).
2 novembre 2012 - M. BEIGUA da Varazze
Dino, Renato, Lodovico, Sara, Gianni, Franca
Per la gita di oggi ci spostiamo in riviera: quasi 1300 metri di dislivello per salire al Beigua e la promessa di una giornata tutto sole.
Puntuale il treno ci lascia a Varazze e alle 8,20 la nostra escursione comincia con una bella passeggiata nel centro storico della cittadina.
Poi la salita lungo il sentiero (segnavia: una croce rossa), la Chiesetta del Beato Jacopo che si affaccia sulla riviera, il Passo del Muraglione. La cima del Beigua è bianca di neve e le nuvole si divertono a coprirla. Peccato.
Con una breve discesa siamo sulla strada asfaltata che porta alle Faie. Devo stare attenta a non distrarmi perchè l'ultima volta non ho visto il segnavia che poco più avanti svolta a sinistra e sale nel bosco per poi passare davanti all'ultima casa del paese.
Come sempre sostiamo per un breve spuntino (10,45) ma questa volta un signore preoccupato si affretta a chiudere a chiave l'uscio, poi raggiunge la sua auto parcheggiata sul prato e fa altrettanto. Un dubbio mi assale: abbiamo un aspetto così poco raccomandabile?
La salita continua, percorre la "strada megalitica" con i suoi faggi maestosi e attraversa spazi aperti che ci lasciano vedere la cima punteggiata di antenne.
Intorno a quota mille troviamo la neve, fradicia e pesante, e man mano che saliamo la coltre diventa più spessa e aumenta la fatica.
Le nuvole viaggiano veloci, lasciano scoperto il cielo per brevi attimi e poi si richiudono. Ho le scarpe piene di neve e un venticello fastidioso mi fa rabbrividire.
Il tempo di un pranzo veloce (13,15) e di una foto intorno al Cristo del Beigua e poi ci avviamo veloci verso Pratorotondo sul sentiero segnato con il quadrato pieno rosso.
La prima neve della stagione ha imbiancato le cime, nuvole grigie le avvolgono ma laggiù spunta l'azzurro del mare. Dappertutto acqua che ruscella a valle mentre la neve lascia sempre più spazio all'erba.
Siamo all'incrocio con il segnavia del rombo rosso che sale al Rama e tra poco arriveremo alla fontana Montebello, un po' in ritardo rispetto alla consueta tabella di marcia.
Scatto un'ultima foto alla riviera illuminata dal sole prima della veloce discesa che ci porterà alla Chiesa di Sciarborasca (16,30)
18 agosto 2012 - M. BEIGUA da Palo
Gianni, Franca
Continua la lunga serie di giornate di tempo bello e stabile ma anche di gran caldo. L'arsura comincia a farsi sentire soprattutto in quota dove numerosi faggi hanno la parte alta della chioma con le foglie secche e accartocciate. Che differenza di paesaggio a confronto con la stessa gita del 16 febbraio scorso dove c'era tanta bella neve!
Partiamo da Palo alle 8,05 e seguiamo le due linee gialle. Con una tranquilla camminata nel bosco raggiungiamo alle 9,30 le case di Veirera, le oltrepassiamo e ci tuffiamo nuovamente nel bosco che ricopre i pendii, prima ripidi e poi più dolci, del Beigua.
Nei tratti allo scoperto il panorama è nascosto dalla densa foschia. Riusciamo solo a vedere i paesi più vicini e, nella zona di Stella-Pontinvrea-Montenotte, contiamo quattordici pale eoliche.
Alla Sella del Beigua notiamo un cartello: il Parco ci avvisa - e allo stesso tempo si manleva da ogni responsabilità - che possono essere presenti cani pastore maremmani a guardia delle greggi. Significativo è il logo in basso nel cartello (Progetto Lupo - Regione Liguria). E' infatti l'aumentata presenza del lupo ad aver reso necessario l'utilizzo di questi cani prima sconosciuti nella zona.
Dalla Sella alla Chiesetta del Beigua il passo è breve. Dopodichè ci rechiamo dalla grande Croce Monumentale.
Ai piedi della croce ci fermiamo. Mezz'ora di sosta per ritemprarci prima di riprendere il cammino a ritroso.
Il progetto di fare una deviazione all'Ermetta viene bocciato per il gran caldo: preferiamo rimanere sul nostro sentiero che si snoda prevalentemente nell'ombra del bosco.
Con una veloce galoppata ritroviamo le case di Veirera (13,45) e infine il paese di Palo (ore 14,40) dove il termometro dell'auto parcheggiata al sole segna la sbalorditiva temperatura di 46 gradi!
12 febbraio 2012 - M. BEIGUA da Piampaludo
Stefano
Prima ciaspolata della stagione in una giornata veramente gelida: alla partenza da Piampaludo il termometro della macchina segnava -9 °C.
Mi sono incamminato di buona lena lungo la strada che sale a Pratorotondo mentre un timido sole faceva capolino tra le velature e le nubi orografiche addossate al crinale.
Tagliando i tornanti della strada mi sono avventurato su candide distese di neve soffice e polverosa dove le ciaspole sprofondavano rendendo il cammino lento e faticoso.
Alla Torbiera del Laione ho abbandonato momentaneamente la strada per godermi l'attraversamento del grande pianoro innevato in un ambiente molto bello e suggestivo.
Riguadagnata la strada (che dall'acquedotto in avanti non era sgomberata dalla neve), l'ho seguita fin oltre il ponte per imboccare poi il Sentiero Natura (segnavia tre pallini gialli) che si raccorda con l'Alta Via poco sopra Pratorotondo.
All'interno del bosco il manto nevoso era veramente notevole mentre allo scoperto si alternavano zone pelate dal vento ed altre dove gli accumuli erano invece davvero cospicui.
Nell'ultimo tratto mi sono inventato una traccia il più al riparo possibile dal gelido vento che sferzava il crinale.
Il tempo di una breve sosta sotto il porticato della Chiesetta Regina Pacis e ho subito proseguito verso la Croce Monumentale del Beigua immerso in un paesaggio fiabesco.
Al ritorno ho seguito l'itinerario che scende direttamente alla Torbiera del Laione (segnavia X gialla) e la discesa si è rivelata più avventurosa del previsto: benchè conoscessi questi posti come le mie tasche, per ben due volte ho perduto la traccia trovandomi così a vagare nel bosco tra turbinii di neve sollevati dal vento. Quando finalmente sono sbucato sulla strada ero bianco come un pupazzo.
Infine, accelerando il passo per scaldarmi un poco e con la temperatura che non ne voleva sapere di schiodarsi da -6 / -7 °C, ho fatto velocemente ritorno a Piampaludo.
5 maggio 2011 - M. BEIGUA da Varazze
Maurizio, Mino, Renato, Paolo, Paola, Cesare C., Franco, Lodovico, Chiara, Sara, Angela, Bruno, Claudio, Gianni
A distanza di un anno ripetiamo questa lunga e bella gita. Nella tarda mattinata il cielo si copre e in quota arriva la nebbia ma per il resto della giornata abbiamo sole e un assaggio di caldo estivo. Partiti dalla stazione di Varazze alle 8,15 attraversiamo il centro storico e alle 8,35 iniziamo il percorso con la croce rossa su per la ripida rampa che porta alle fasce di ulivi. Alle 9,20 raggiungiamo la chiesetta del Beato Jacopo, superiamo il passo del Muraglione e scendiamo fino alla strada asfaltata che conduce alle Faie. Poco dopo la cappelletta svoltiamo a sinistra sul sentiero che si inoltra nel bosco e alla casa abbandonata che troviamo poco più su ci fermiamo per un breve spuntino. Il sentiero prosegue lungo la suggestiva strada "megalitica" contornata da maestosi faggi. Lasciata a sinistra la deviazione per il monte Priafaia proseguiamo tra radure e boschetti e affrontiamo l'ultimo tratto nel bosco fino ad arrivare all'area pic nic del Beigua (i primi alle 12, gli ultimi alle 12,45). Alle 13,15 scattiamo ancora una foto davanti alla chiesetta e poi scendiamo a Pratorotondo dove imbocchiamo il sentiero con il quadrato rosso. Veloce discesa interrotta solo alla fonte Montebello per una rinfrescata e alle 16 eccoci a Sciarborasca giusto in tempo per prendere l'autobus per Cogoleto e, al volo, il treno per Genova.
17 aprile 2011 - M. SCIGUELO dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Veloce passeggiata sui monti di casa in una giornata di tempo buono e temperature fresche.
Alle 7 mi sono messo in cammino dalla Torbiera del Laione lungo l'itinerario che conduce al Lago della Biscia dove incrocia il sentiero Piampaludo - Rama.
Sotto i 1000 mt di quota i faggi hanno messo le foglie e sono verdissimi.
Al Prato Ferretto piego verso sud, raggiungo il crinale di spartiacque sopra la Casa Miniera e salgo sulla Cima Frattin.
Dopo essere sceso a Pratorotondo mi dirigo verso lo Sciguelo: alle 8.30 sono in vetta.
Tornato a Pratorotondo, percorro per 500 mt la strada che sale al Beigua ed imbocco il sentiero segnato con tre pallini gialli che scende alla casa del faggio ed al ponte della strada.
Alle 9.30 sono di ritorno alla macchina.
31 dicembre 2010 – MONTE AVZE’ da Alberola
Stefano
Avrei voluto andare sull'Ermetta e sul Beigua ma anche oggi una densa copertura nuvolosa stazionava sopra i 1100 mt. avvolgendo nella nebbia il crinale.
D'altra parte, in inverno, la probabilità di trovare il sole su questi monti equivale un po' a quella di trovare il bel tempo sulle cime della Patagonia.
Ho quindi deciso di ripiegare su una veloce passeggiata al Monte Avzè, percorrendo la pista forestale che taglia tutto il versante nord-occidentale dell'Ermetta.
Ho lasciato la macchina dalle vecchie piste da sci di Alberola e ho raggiunto Veirera.
Messe le ciaspole, ho seguito l'itinerario segnato con i tre pallini gialli che conduce al Monte Avzè ed al Colle Bergnon.
Quando il tempo è bello l'Avzè è un monte panoramicissimo. Dalla cima si domina la conca di Sassello e la vista spazia dalle Langhe alle Alpi.
Oggi purtroppo si riusciva a mala pena a distinguere la croce.
Nel bosco ho visto moltissime impronte di animali.
In particolar modo ho contato diverse tracce di cane o di lupo: mi viene da pensare che fossero proprio di lupo anche perchè non erano accompagnate da nessuna impronta di persona.
Confesso di non essermi sentito molto tranquillo durante buona parte dell'escursione.
13
febbraio 2010 - M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
e Chiara
Siamo
partiti poco prima della torbiera del Laione, nel punto in cui la
strada era chiusa perché non più sgomberata dalla neve.
Tempo dapprima soleggiato, poi nuvoloni bassi e in cima nebbia. Tantissima
neve fresca: in totale il manto nevoso superava sicuramente il metro.
Siamo partiti alle 9.30. Salita nel bosco passando dalla casa del
faggio. Usciti dal bosco di faggi siamo saliti direttamente a destra
e, zigzagando tra i pini innevati, siamo arrivati in vetta. In vetta,
purtroppo, freddo e nebbia. Discesa per lo stesso itinerario di salita.
Bellissimo il tratto all’interno del bosco carico di neve. Siamo
tornati alla macchina per le 13.30.
12
febbraio 2010 - M. ERMETTA da Alberola (tentativo non riuscito)
Stefano
Partenza
da Alberola alle 8.15. Tantissima neve appena caduta e tempo nebbioso,
temperatura di qualche grado sotto zero. La salita da Veirera è
stata faticosa perchè si sprofondava anche con le ciaspole.
Uscito dal bosco ho puntato a sinistra verso la cima dell’Ermetta
ma a causa della fitta nebbia non sono riuscito a trovare la croce.
Dopo alcuni tentativi infruttuosi di raggiungere comunque la vetta
sono tornato indietro. Ritorno ad Alberola per le 12.
4
gennaio 2010 - M. BEIGUA da Piampaludo
Gianni, Stefano, Franca
Questa
notte è nevicato, un palmo di neve asciutta e polverosa sopra
i resti di neve ghiacciata. Partiti da sopra Piampaludo alle 10 abbiamo
seguito la strada che porta a Pratorotondo e dopo il ponte a metà
strada abbiamo imboccato il sentiero con i tre pallini gialli che
taglia nel bosco e arriva sulla strada che da Pratorotondo sale al
Beigua. A mezzogiorno abbiamo raggiunto la chiesetta del Beigua e
alle 13 e 20 abbiamo completato questa breve gita. La nebbia ci ha
accompagnati lungo tutto il percorso, la temperatura era di 6 sottozero.
Stranamente nella prima parte della salita non abbiamo avvertito il
freddo, in alto invece il vento gelido si è fatto sentire.
5
dicembre 2009 - M. BEIGUA e M. ERMETTA da Piampaludo
Stefano
Sono
partito dalle case di Piampaludo alle 9.20 con tempo bello e niente
freddo.
Salita per due-tre km lungo la strada per Pratorotondo fino a dopo
il ponte, dove ho preso il sentiero con i tre pallini gialli. Presenti
15-20 cm di neve farinosa.
Molto bella la vista sul mare nel tratto finale di salita fatta in
mezzo ai pini coperti di neve.
Sono arrivato in vetta alle 11.
Poi discesa alla sella del Beigua e salita alla croce.
Dalla croce sono sceso nel bosco e ho preso il sentiero verso l’Ermetta
che ho raggiunto alle 11.40.
Bel panorama su tutte le Alpi Occidentali innevate, anche se l’innevamento
è meno abbondante di come sembra.
Seguendo delle impronte, sono sceso verso Veirera lungo un tracciato
mai fatto prima che si è rivelato più veloce di quello
tradizionale.
Arrivato a Veirera, ho preso la strada asfaltata per Piampaludo e
ho raggiunto la macchina poco prima delle 13.
27
agosto 2009 – M. BEIGUA da Sassello
Gianni e Franca
Sassello-Colle Bergnon-M.Beigua: partenza ore 8 e arrivo ore 11
M.Beigua-Veirera-Sassello: partenza ore 11,45 e arrivo ore 15,15
L’escursione
di oggi ci ha portato sui sentieri che da Sassello salgono al monte
Beigua. All’andata abbiamo seguito i due triangoli pieni gialli
che passano dal Colle Bergnon e al ritorno il quadrato vuoto giallo
che passa per Veirera.
Nulla di particolare da segnalare sul sentiero che sale verso il colle
Bergnon se non il consiglio di non percorrerlo dopo le piogge per
la presenza di molto fango.
Sul sentiero del ritorno – Beigua-Veirera-Sassello – abbiamo
invece molto da recriminare. Un’operazione di disboscamento,
tra Veirera e Sassello, è stata condotta in maniera dissennata.
Trattori evidentemente di grandi dimensioni hanno trascinato lungo
il sentiero gli alberi tagliati, lasciando solchi profondissimi, sradicando
massi anche molto grandi che sono rotolati sul passaggio e lasciando
un’ecatombe di rami sul percorso. Molti segni sono scomparsi
perché gli alberi sono stati tagliati e perché i massi
sono stati divelti.
Mentre scendevamo abbiamo incontrato una comitiva di tedeschi che
era salita da Sassello con l’intenzione di raggiungere il Beigua
e di “vedere il mare”. Sconsolati sono tornati indietro
ripercorrendo il sentiero devastato.
A Sassello abbiamo poi ritrovato, ben impilati, i tronchi degli alberi
tagliati: scorticati dalla lunga discesa erano la testimonianza dei
gravissimi danni inferti.
E pensare che siamo nel cuore del Parco del Beigua. E pensare che
Sassello ha la bandiera arancione. E pensare che gli escursionisti
stranieri arrivano sui nostri monti pieni di fiducia.
Perché non seguiamo l’esempio di altre regioni come il
Trentino Alto Adige dove il rispetto del territorio è cosa
ovvia?
Non un cartello per capire dove ci si trovi e i tempi di percorrenza,
non la normale cura dei sentieri.
Un consiglio: togliamo la scritta che a Sassello invita a percorrere
il quadrato vuoto giallo. Almeno non troveremo escursionisti, nostrani
e di altre nazioni, in mezzo a tanto sfacelo. Un
appunto a posteriori (ottobre 2009): Il direttore del Parco del Beigua
ha assicurato che il sentiero è ora perfettamente percorribile
25 aprile 2009 - M.
BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano e Chiara
Stefano
e Chiara sul Beigua dalla Torbiera del Laione.
In salita hanno seguito il sentiero con i tre pallini gialli che porta sopra
Pratorotondo e poi l'Alta Via fino al Beigua. Discesa lungo la X gialla
fino al Laione che, a cause delle piogge abbondanti, si è trasformato
in un lago. Tempo discreto.
11 gennaio 2009 - M.
BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano
Di
nuovo sul Beigua in questo inverno incredibilmente nevoso, questa volta Stefano da solo. Il tempo è
splendido, la neve tanto abbondante che anche le ciaspole sprofondano.
L'itinerario è quello della volta scorsa: i tre pallini gialli
che partono subito dopo il ponte sulla strada Piampaludo-Pratorotondo.
I rami che qualcuno saggiamente aveva tagliato per lasciare libero
il sentiero sono ora completamente coperti dalla neve. Gli alberi
sono tutti bianchi, carichi di neve soffice. Peccato non aver portato
la macchina fotografica!
4 gennaio 2009 - M.
BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano e Franca
In
queste vacanze di Natale l'unica cosa che non è mancata è
stata la neve. E oggi un cielo azzurro da favola. La salute invece
è mancata. Gianni è fermo per la distorsione al ginocchio
e Stefano da ieri sera ha mal di gola. Ma ha voluto lo stesso fare
un'ultima ciaspolata: un ambiente come quello di oggi è irripetibile.
Così siamo saliti sul Beigua dal sentiero con i tre pallini
gialli che parte subito dopo il ponte sulla strada Piampaludo-Pratorotondo.
E' un sentiero largo,comodo, migliore di quello seguito quattro giorni
fa e di quello di Veirera. Non lo avevamo mai fatto. Arriva sopra
Pratorotondo e da lì abbiamo proseguito sulla neve, con la
strada alla nostra sinistra.
31 dicembre 2008 - M.
GROSSO e M. BEIGUA dal Laione (Piampaludo)
Stefano e Franca
Gianni
è a Vara col ginocchio infortunato: mi dispiace! Mi dispiace
proprio. Stefano mi ha portato di nuovo sul Beigua: questa volta partendo
dal sentiero prima del ponte sulla strada Piampaludo Pratorotondo.
Neve, tanta neve come da anni non ne vedevamo tanta.
Salire è stata un’impresa per il bosco fitto e i rami
bassi che non lasciano passare e per i profondi buchi lasciati dall’acqua
proprio lungo il sentiero. Quando dopo tanta fatica siamo arrivati
in alto, dove il bosco dirada, abbiamo deviato a destra per salire,
prima del Beigua, sul monte Grosso. Arrivarci non ha comportato difficoltà
e neppure raggiungere il largo sentiero che ci ha condotto sul Beigua.
Dopo, sempre ciaspole ai piedi (ma in alto e sul versante marino sotto
le mie ciaspole si formava uno zoccolo fastidioso), siamo arrivati
a Pratorotondo e da qui, tolte le ciaspole, abbiamo seguito la strada
fino a ritornare al ponte.
28 dicembre 2008 - M.
BEIGUA da Veirera
Stefano e Franca
C’è
neve, tanta neve, e tanto freddo qui a Vara. E Gianni è infortunato
con una distorsione al ginocchio fatta il giorno dopo Natale.
Stefano, reduce dalla gita di ieri con Chiara intorno al Penna, mi
ha chiesto di andare con lui. Abbiamo lasciato l’auto ad Alberola
e a Veirera abbiamo indossato le ciaspole e seguito il sentiero segnato
con due righe gialle che provenendo da Palo passa da Veirera. Subito
la neve era dura e le ciaspole non erano propriamente necessarie.
La difficoltà veniva dagli alberi, i cui rami, piegati a terra
dalla neve, ostacolano il passaggio. Più in alto la neve abbondante
era morbida e gli alberi completamente bianchi. Uno spettacolo suggestivo,
reso possibile dall’ultima nevicata di S. Stefano che ha interessato
solo le quote più elevate. Peccato non aver avuto la macchina
fotografica! Alcuni scorci facevano pensare alle montagne del Trentino.Un’altra
difficoltà era data dai corsi d’acqua che sciogliendo
la neve lasciano dei buchi molto, molto profondi sul sentiero. Ragion
per cui si cammina sul bordo e si fanno delle deviazioni nel bosco
per evitarli. Per arrivare alla chiesetta del Beigua ci abbiamo messo
un’ora e 50 minuti. Non poco. Dalla chiesetta ci siamo diretti
verso l’altra punta del Beigua, dove c’è la croce
alta, e di lì abbiamo ripreso il sentiero e a ritroso l’abbiamo
ripercorso fino a Veirera, in tre ore e mezzo complessive. La temperatura
è stata di 4 o 5 gradi sottozero e il cielo coperto, salvo
in alto dove per brevi attimi ha fatto capolino il sole.
Agosto
1987 - M. BEIGUA da Palo
Gianni
Stefano Franca
Variante
nuova fino a Veirera, poi il solito tracciato. Stefano ha voluto provare
anche questo itinerario.
Luglio
1987 - M. BEIGUA da Sassello e discesa a Vara
Gianni
Stefano
Gita
lunghissima attraverso i boschi di faggio. Colle Bergnon, monte Beigua,
Prariondo, Prato Resonau, Dano, Vara. Abbiamo trovato un fungo.
Agosto
1986 - M. ERMETTA da Veirera (discesa a Vara)
Gianni,
Stefano, Franca, Gemmi, Bruna e marito, sorella Bruna, Erica
Una
traversata che ha avuto inizio a Veirera, ci ha portati sull'Ermetta,
a Prariondo, al Bric Frattin, Rexonnou e poi a Vara.
29
dicembre 1984 – M. BEIGUA da Piampaludo
Gianni
Stefano Franca
Partiti
con gli sci da piampaludo abbiamo trovato freddo e molto vento, cielo
sereno e poca neve, tanto che in discesa abbiamo dovuto togliere gli
sci.
19
febbraio 1984 - M. BEIGUA da Piampaludo
Gianni
Franca
Siamo
partiti con gli sci dal paese di Piampaludo e abbiamo seguito il segno
X. Il tempo è stato splendido, la temperatura moderata e la
neve ottima anche se non abbondante. Stefano è rimasto a casa
perchè ha la congiuntivite. Abbiamo incontrato diversa gente
dell'ULE che poi è passata da Vara.